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Quadro di sintesi dell’analisi di contesto

6. ANALISI DELLE COMPONENTI AMBIENTALI E DEI FATTORI DI PRESSIONE 72

6.7 Quadro di sintesi dell’analisi di contesto

In relazione a quanto suddetto, il territorio pontino ha perso con la bonifica gran parte della sua eterogeneità naturale e quindi della sua biodiversità.

Le aree di rilevante interesse naturalistico ancora presenti sono essenzialmente racchiuse nel Parco nazionale del Circeo e nell’ampia fascia depressa retrodunale in cui ricadono i quattro laghi costieri di Fogliano, Monaci, Caprolace e Paola.

Le altre aree di rilievo naturalistico, anche se poco estese, risultano importanti soprattutto in un’ottica di recupero della funzionalità della rete ecologica e di ecosistemi con una rilevante ricchezza in termini di entità floristiche e faunistiche, alcune delle quali ad alto rischio di estinzione locale.

Il resto della piana pontina pur senza particolari rilevanze naturalistiche, in molti casi conserva una discreta potenzialità di recupero spontaneo.

In merito agli aspetti socio-economici, sebbene la matrice agricola caratterizzi ancora l’Agro Pontino, lo sviluppo urbano diffuso e la progressiva industrializzazione dell’agricoltura hanno provocato una evidente alterazione del paesaggio rurale.

L’opera di riassetto idraulico e fondiario, l’immigrazione di migliaia di famiglie di coloni provenienti dal Nord-Est dell’Italia e l’edificazione di nuovi centri urbani nella campagna bonificata hanno comportato anche una profonda modificazione della struttura amministrativa e sociale.

Oggi la popolazione residente nei comuni della pianura pontina ha superato i 440.000 abitanti, con un incremento non marginale di cittadini italiani ma, soprattutto, di quelli stranieri. Poco meno di un quarto di tali abitanti è concentrato nel comune di Latina, che ne conta oltre 120.000. Altri Comuni popolosi sono Aprilia (oltre 70.000 ab.) e Terracina (circa 45.000 ab.).

I dati demografici evidenziano dunque un buon livello di attrattività del territorio, ma allo stesso tempo generano un incremento delle pressioni sull’ambiente nel suo complesso.

Come avviene però in gran parte dell’Italia, anche l’economia della piana pontina sconta la crisi degli ultimi anni, mostrando flessioni più o meno rilevanti in numerosi comparti.

L’agricoltura, anche se in gran parte affidata ad aziende agricole a conduzione familiare, è ancora molto redditizia e non si è verificato il fenomeno dell’abbandono dei campi, tipico di altre realtà.

Questo comparto ha investito molto nella specializzazione, puntando su colture particolari come l’actinidia, meglio nota col nome di kiwi, di cui è il primo produttore nazionale, l’anguria (terzo produttore nazionale), il carciofo, le zucchine, gli agrumi e gli spinaci.

La produzione maggiore per le ortive in pieno campo è quella del pomodoro da industria, seguita da anguria, carota, zucchina, peperone, melone e lattuga. Nel settore cerealicolo le colture principali sono granturco (mais), frumento tenero e frumento duro. Per quanto riguarda la produzione orticola in serra, questa è sviluppata in particolare nel triangolo compreso tra San Felice Circeo, Terracina e Sabaudia. Le maggiori produzioni riguardano zucchine e pomodori da mensa, seguite da lattuga e melone. Di rilievo anche la produzione di fragole. Negli ultimi anni diverse aziende si sono convertite all’agricoltura biologica.

Anche nella zootecnia si è assistito ad una specializzazione: accanto all’allevamento tradizionale dei bovini, introdotto negli anni Trenta e in calo negli ultimi anni, si è riscoperto l’allevamento delle bufale, già praticato in passato ma poi caduto in declino. Connessa alle bufale è la produzione tipica delle mozzarelle, e la lavorazione della carne di bufala. La filiera dei bufalini detiene il primato regionale. In alcuni casi, essenzialmente limitati al territorio del Parco nazionale del Circeo, le

bufale sono allevate allo stato brado, conferendo un peculiare aspetto al paesaggio, che ricorda quello precedente la bonifica. L’allevamento degli ovini, praticato diffusamente prima della bonifica, è quasi del tutto scomparso. Infine, in pochi comuni dell’Agro Pontino si concentra la produzione di avicoli e di suini.

Per quanto riguarda il comparto del secondario, il processo di industrializzazione del territorio della provincia di Latina è iniziato negli anni ’50 con lavorazioni quasi tutte legate al settore agricolo.

Poco dopo presero piede le industrie manifatturiere che nel tempo sono divenute molto numerose. I settori merceologici maggiormente presenti erano inizialmente il metalmeccanico, l’agro alimentare, la lavorazione del legno, il chimico-farmaceutico, il tessile e alcune lavorazioni legate all’edilizia. Lo sviluppo industriale si è concentrato soprattutto ad Aprilia, Latina e Cisterna di Latina, territori più facilmente raggiungibili da Roma.

L’abolizione della Cassa del Mezzogiorno, e quindi la fine dei privilegi fiscali che ne derivavano, ha spinto numerose aziende alla chiusura, con ovvie ricadute socio-economiche.

I grandi stabilimenti industriali rimasti sono comunque numerosi e sono dedicati in particolare all’agro-alimentare e al chimico-farmaceutico.

Il settore terziario occupa ormai un’ampia percentuale della forza lavoro. I maggiori investimenti sono stati di recente nell’informatica e nella ricerca tecnologica e scientifica. Non indifferente è anche il peso delle aziende nel comparto della moda e dello spettacolo, che hanno fortemente investito nella zona negli ultimi anni. Ma sicuramente non è marginale il comparto turistico, che recentemente ha conosciuto una forte espansione. Le principali mete turistiche sono le località balneari di Sabaudia, San Felice Circeo e Terracina).

Con lo sviluppo industriale e dell’economia in generale si è assistito, come detto all’inizio, anche ad un’espansione dell’urbanizzazione, con un costante incremento degli insediamenti lungo gli assi viari e con la diffusione dell’edificato nei territori agricoli. Tale fenomeno viene sinteticamente indicato con le parole sprawl town, cioè la diffusione progressiva della città e della sua periferia sulle superfici agricole circostanti, le quali si trasformano in aree urbanizzate a bassa densità. Alla dicotomia urbano-rurale post-bonifica si è sostituita quindi la città diffusa, caratterizzata da un insediamento residenziale sparso, dove il territorio agricolo tende a confondersi con quello periurbano.

Come confermato da diversi studi, lo sprawl town è economicamente inefficiente, socialmente iniquo e ambientalmente dannoso ed insostenibile, nella misura in cui consuma troppe risorse naturali, in primo luogo il suolo, creando uno spazio privo di identità ed obbligando all’uso dell’automobile.

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Fig. 25 - Stralcio della carta della copertura e uso del suolo della Provincia di Latina