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il CO2 è il più resistente e resiliente tra i gas serra in termini di ciclo di vita. L’N2O degrada principalmente attraverso la foto–dissociazione, il CH4 e gli idrofluorocarburi reagiscono con il radicale ossidrile, i CFC vengono distrutti nella stratosfera e i perfluorocarburi (PFC) e l’esafluoruro di zolfo (SF6) degradano attraverso la fotolisi nella mesosfera. Il CO2, invece, ha un percorso molto diverso. Poiché il carbonio nell'atmosfera col passare del tempo ossida a CO2 ed è quindi spesso più utile e rilevante monitorare complessivamente il carbonio che il CO2 stesso. Il carbonio elementare rimane comunque naturalmente indistruttibile. Il problema centrale è quindi semmai stimare correttamente le emissioni degli impatti futuri e definire strategie di efficientamento. La difficoltà nel prevedere future concentrazioni di CO2 concerne prevalentemente l'incertezza circa il comportamento dei vari componenti che prendono parte al “ciclo del carbonio” ed i cui flussi non è possibile allocare con precisione, ovvero con stime significative46. L'aumento

effettivo del CO2 in atmosfera può invece essere misurato con elevata precisione poiché le fonti di CO2 di origine umana, ovvero causate da combustione di combustibili fossili, sono state adeguatamente analizzate e comprese. Migliorare l’efficienza può e deve comprendere, quindi, differenti significati. Innanzitutto questo termine sta a evidenziare la volontà generale di ridurre le emissioni nocive viste, se non altro, come un output non cercato sia dalle singole aziende e raffinerie che dagli interi sistemi economici. Ridurre, cioè, la quantità di inquinanti immessi nell’aria e frutto dei processi produttivi al fine di rendere questi stessi processi caratterizzati da un minor numeri di componenti sprecati. Questo primo punto appare sin da subito contradditorio, nel senso che si scontra, in molti contesti, con la ricerca di una maggiore efficacia. Prova ne sia, a tal proposito, l’evidente fluttuazione tra valori

46 Sabine, Christopher L., et al. "The oceanic sink for anthropogenic CO2" science 305.5682 (2004): 367–371.

62 positivi e negativi che nell’ultimo quarto di secolo ha caratterizzato tutti i paesi e differenziato in modo così profondo le singole politiche energetiche (Figa 22).

Figura 22 – Variazioni Percentuali in CO2 Emissions – periodo 1990/2015

Essere più efficienti significa però anche riuscire a produrre più energia o a completare un maggiore numero di processi di produzione. Una richiesta di efficienza, quest’ultima evidentemente demand based. A fronte, quindi, di una sempre più spiccata necessità di migliorare la trasformazione delle riserve di Crude Oil e, più in generale, di tutte le dotazioni di capitale, si è affermata la impellente necessità di confrontarsi su variabili economiche quantificabili, discrete e valutabili in modo oggettivo. Il fine ultimo deve necessariamente essere quello di valutare le emissioni nocive nel loro insieme, seguendo la logica dell’efficientamento continuo nel settore e tra i settori.

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La Produttività

Il Mondo odierno corre, quindi, verso sistemi di regolamentazione sempre più efficienti e globalmente accettati. L’obiettivo evidente che i singoli paesi si sono dati consiste nel ridurre i livelli di emissioni di GHG poiché tali sostanze sono responsabili di diverse problematiche respiratorie e cardiovascolari47 e rappresentano, in ultima

istanza, la principale causa del cambiamento climatico. Quest’ultimo problema, in particolare, è collegato all’aumento delle temperature medie che nel lungo periodo possono essere distruttive per il funzionamento dei vari ecosistemi e potrebbero altresì avere impatti negativi sullo sviluppo economico, si pensi ad esempio all’intero settore primario o anche all’industria turistica48.

Sebbene esposizioni particolarmente elevate e durature a tali gas possano essere debilitanti, anche livelli relativamente modesti di esposizione potrebbero avere un impatto sulla produttività dei lavoratori a causa di cambiamenti nella pressione sanguigna49, di irritazione a orecchie, naso, gola e polmoni e di lievi mal di

testa50. Tali sintomi possono sorgere appena poche ore dopo l'esposizione ma anche

dopo diversi giorni di esposizione elevata, in particolare per soggetti a rischio. Appare quindi evidente la relazione che lega il livello di emissioni nocive con la produttività della forza lavoro. Se infatti è chiaro e alquanto logico il collegamento tra l’inquinamento, i gas serra, il cambio climatico, da una parte, e la trasformazione del contesto esterno e la difficoltà delle imprese a procedere quindi con le medesime

47 Seaton, Anthony, et al. "Particulate air pollution and acute health effects" The Lancet 345.8943 (1995): 176–178.

48 Nowogorska, Marta. "Drivers of industrial CO2 emissions at firm–‐level: European perspective" Social Sciences (2013).

49 Ghio, Andrew J., Chong Kim, and Robert B. Devlin. "Concentrated ambient air particles induce mild

pulmonary inflammation in healthy human volunteers" American journal of respiratory and critical

care medicine 162.3 (2000): 981–988.

50Pope III, C. Arden. "Review: epidemiological basis for particulate air pollution health standards." Aerosol Science & Technology 32.1 (2000): 4–14.; Sørensen, Mette, et al. "Linking exposure to

environmental pollutants with biological effects." Mutation Research/Reviews in Mutation Research

64 routine aziendali, dall’altra, è forse ancora più interessante sondare il legame che lega la diffusione di anidride carbonica sulla capacità dei lavoratori di portare a termine il proprio lavoro giornaliero e dunque, in ultima analisi, la loro capacità di partecipare alla formazione del PIL. La prima domanda che ci si pone è quindi tanto chiara quanto diretta: in che modo e con quale intensità le emissioni di diossido di carbonio influenzano la produttività di un sistema economico? Come si può facilmente osservare (Fig. 23) le emissioni di CO2 sono associate a valori di GDP sempre crescenti nel corso degli anni, a dimostrazione che giungere a conclusioni troppo immediate può portare a mistificare la realtà e a non analizzare in modo preciso i fenomeni economici. I cluster presi in considerazione hanno valori di produttività sempre positivi, soprattutto nei paesi OECD.

Figura 23 – GDP51 per unità di CO2 Energy Related

51 Calcolo fatto per US Dollars 2010 su chilogrammo. 0.0000 2.0000 4.0000 6.0000 8.0000 10.0000 12.0000 14.0000 16.0000 18.0000 20.0000 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013