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2.2. La proposta operativa dell’ODCEC di Milano

2.2.2 Raccolta e organizzazione dei dati

La raccolta e organizzazione dei dati consiste nella raccolta e organizzazione in un database generale dei dati standard ed integrativi predefiniti dalla check-list ed inviata dagli organi di controllo interno, agli organi amministrativi e di direzione insieme alla management representation letter.

Sulla base della valutazione preliminare degli indici segnaletici di cui abbiamo parlato nella prima fase, quando questi hanno caratteristica di rilevanza, di concomitanza e di ripetitività temporale, gli organi di controllo interno e i revisori saranno tenuti a richiedere all’organo amministrativo della società tutte le informazioni necessarie ad avviare la procedura di allerta interna alla società. Tale procedura va intesa come un operare da parte della governance aziendale al

fine di ripristinare la condizione in cui versa, quindi prendere misure correttive per tornare in una situazione di equilibrio e, quindi, risolvere tali anomalie.

Al riguardo gli organi di controllo interno dovranno predisporre una precisa check-list, definita anche information request list, di tutti i dati necessari ad una attenta analisi e valutazione della probabilità di insolvenza e a supporto del loro autonomo e ragionevole giudizio sul fatto che non venga meno il presupposto di continuità aziendale e sul rischio di insolvenza.

I dati che verranno riportati nella check-list dovranno essere integrati e supportati da tutte le informazioni di cui l’organo di controllo interno è in possesso o di cui verrà in possesso attraverso l’analisi interna effettuata.

Insieme alla check-list gli organi di controllo interno dovranno ottenere la Management representation letter, ovvero la lettera di assunzione di responsabilità da parte della direzione aziendale in merito alle informazioni trasmesse e alla relativa documentazione di supporto.

Sulla base degli elementi raccolti e delle informazioni ottenute dagli organi amministrativi e di direzione, gli organi di controllo interno definiscono il database generale organizzando adeguatamente i dati per set informativi, ovvero natura e sottocategoria temporale (directory e subdirectory).

Per ogni set informativo, gli organi di controllo interno potranno predisporre uno o più fogli di lavoro al fine di standardizzare e omogenizzare la matrice dei dati da analizzare e valutare.

Per quanto riguarda la predisposizione dei fogli di lavoro si rinvia ai principi di revisione ISA Italia. La fase si conclude con la raccolta e l’organizzazione dei dati che verrà eseguita predisponendo un dossier elettronico (ed eventualmente cartaceo), che costituisce la base probatoria e di riscontro del processo di allerta attivato dagli organi di controllo interno. In merito alle regole per la corretta predisposizione di tale dossier si rinvia ai principi di revisione ISA Italia.

Questa fase come si può evincere è una fase tipicamente paragonabile all’attività di revisione, che presuppone una serie di sub-attività interne all’azienda da parte di un soggetto esterno e terzo. Dunque è impossibile per noi acquisire le

e nelle possibilità di effettuare questo tipo di riscontro pratico per le stesse motivazioni suddette.

2.2.3. Review contabile (normalizzazione dei dati)

La Review contabile consiste in un’attività preliminare di revisione finalizzata alla normalizzazione, riclassificazione ed eventuale rettifica dei dati necessaria ad eliminare ogni possibile differenza informativa che dovrebbe attestare (assurance) la significatività e veridicità dei dati contabili.

Per attività di review contabile si intende l’attività prodromica all’analisi e valutazione dei dati contabili finalizzata a supportare le valutazioni professionali in merito alla continuità aziendale e rischio di insolvenza (rating di impresa). questa si base sulla standardizzazione, riclassificazione e rettifica dei dati e informazioni contabili acquisiti nella fasi precedenti e, in particolare, nella fase di raccolta con la information request list.

Tale attività rappresenta una tipica attività di revisione contabile e come tale deve essere svolta ai fini dell’applicazione dei relativi standard di riferimento. A tal fine l’organo di controllo interno (sindaco) e revisione faranno riferimento nello specifico ai principi di revisione ISRE 2400 e 2410.

L’attività di review contabile si deve considerare propedeutica fondamentale e indispensabile per una corretta ed affidabile valutazione della probabilità di insolvenza e, quindi, sulla permanenza del presupposto di continuità aziendale e rischio di insolvenza.

Oggetto dell’attività di review contabile dovrebbero essere nove elementi quantitativi desunti dalle risultanze contabili che ai fini dell’analisi sono ritenute fondamentali:

1) capitale fisso tangibile rettificato: valore delle immobilizzazioni materiali iscritte in bilancio al netto delle rivalutazioni effettuate (fondi di

rivalutazione)32. Le principali normalizzazioni riguardano:

- L’imputazione delle operazioni di leasing (operativo e finanziario). Nello specifico sarà necessario imputare nell’attivo patrimoniale, tra le immobilizzazioni materiali, anche il valore nominale dei beni acquisiti in leasing (prezzo di acquisto del bene), al netto del fondo ammortamento per i canoni in linea capitale già pagati e contemporaneamente nel passivo patrimoniale il debito finanziario nei confronti delle società di leasing.

- L’imputazione dei costi capitalizzati tra le immobilizzazioni immateriali non aventi un proprio mercato secondario, come tipicamente nel caso di marchi, brevetti, disegni industriali ed in generale opere dell’ingegno. Questa categoria di costi, seppur correttamente imputati in applicazione dei principi contabili e norme di legge, dovranno essere opportunamente evidenziati e, nel caso, stornati al risultato economico di periodo. Tra questi costi rientrano sicuramente le spese e gli oneri finanziari, le spese di sviluppo, quando non giustificati da successivi incrementi di fatturato e conseguenti nuovi investimenti materiali, e ogni altra categoria di costo la cui capitalizzazione non sia motivata dalla necessità di costituire un’attività avente un prezzo di realizzo.

2) Capitale circolante operativo: è la somma algebrica delle scorte del magazzino più crediti e debiti commerciali a breve termine, crediti e debiti diversi a breve termine, ratei e risconti attivi e passivi. Il principale adattamento è dato dai crediti e debiti diversi, infatti è opportuno depurarli di quelli facenti parte dell’area extra-gestionale (es. nei confronti dei soci o amministratori per trasferimento non inerenti l’incarico) o di quelli che non sono specificati in contabilità.

3) Immobilizzazioni Finanziarie: è la somma algebrica di partecipazioni in società controllate o collegate, crediti finanziari a medio-lungo termine e

crediti commerciali e diversi a medio-lungo termine33. Le immobilizzazioni finanziarie devono essere depurate nello specifico di:

- la posizione infragruppo, intesa come crediti e debiti e relativi costi e ricavi nei confronti di tutte le società controllate e collegate, con specifica indicazione dei crediti e debiti che hanno natura commerciale rispetto a quelli che per differenza devono considerarsi di natura finanziaria.

- Valutazione al fair value delle partecipazione detenute, con eventuale rettifica

di valore quando si ritiene che la perdita sia durevole e non recuperabile34.

4) Patrimonio Netto tangibile rettificato: si intende come l’ultimo capitale netto contabile risultante dall’ultimo bilancio ridotto delle immobilizzazioni immateriali che non hanno valore di realizzo e del fondo rivalutazioni sulle immobilizzazioni materiali e finanziarie.

5) Posizione Finanziaria Netta (PFN): somma delle passività finanziarie (debiti verso banche ed altre società finanziarie, sia a breve che a medio lungo termine, e presenti obbligazionaria non subordinati) al netto delle disponibilità liquide (saldi attivi di conto correnti, depositi vincolati e valori in cassa).

6) Margine Operativo Lordo (MOL): differenza tra valore della produzione e tutti i costi operativi, ad eccezione di ricavi e oneri diversi. In rispetto a quanto è indicato al punto numero 1 è opportuno normalizzare i costi per godimento di beni di terzi dei costi per canoni di leasing in applicazione del metodo finanziario (IFRS 17). Nello specifico il canone di leasing andrà ripartito, considerando quanto previsto, nelle sue due componenti: quota capitale e quota interessi.

La quota capitale andrà a rettificare il relativo fondo ammortamento inserito nel passivo patrimoniale perché verrà considerata come una quota ammortamento del bene; mentre la quota interessi sarà portata in diretto aumento degli oneri finanziari.

33 sono da comprendere anche quelli di dubbia esigibilità e contenzioso 34 Impairment test, in applicazione dell’OIC9

7) Oneri finanziari netti: sono da considerare come la somma algebrica degli oneri e proventi finanziari. Andranno incrementati, come detto sopra, della quota degli oneri finanziari dei beni in leasing e anche dei costi capitalizzati che, in questo contesto, dovranno essere rettificati dall’attivo dello Stato Patrimoniale.

8) Imposte e Tasse: si considerano le imposte e tasse effettivamente pagate nell’esercizio. Queste andranno rettificate in funzione dell’utilizzo del fondo imposte e tasse, se esiste.

9) Impegni e rischi: nella nota integrativa dovranno essere precisate, in base anche a quanto risultante dalla centrale dei rischi, tutti gli impegni che la società ha nei confronti di terzi e tutti gli impegni di terzi, specificando quali sono le garanzie personali e quali sono quelle reali.

Questa fase di analisi è una delle fasi più sostanziali e concrete della procedura che propone il Quaderno 71. Infatti nel terzo capitolo, quando andremo ad analizzare le nostre imprese selezionate, inizieremo proprio da valori di bilancio di questo tipo per determinare le eventuali anomalie e la loro gravità, tuttavia non siamo in possesso di dati così precisi e dettagliati che ci permettano di effettuare queste rettifiche e creare grandezze specifiche. Lavoreremo dunque su macro- aree senza soffermarci e addentrarci nelle specifiche voci.

Un esempio di questo può essere dato dalla determinazione del capitale circolante netto operativo, che noi andiamo a calcolare per capire il grado di liquidità dell’azienda. In teoria il capitale circolante operativo dovrebbe essere depurato dei crediti non caratteristici e di quelli non iscritti in contabilità; ma per noi, come vedremo, non sarà possibile.

Queste grandezze serviranno, e lo capiremo anche nelle prossime fasi, a comporre indici che consideriamo utili per dimostrare il grado più o meno di crisi dell’impresa in oggetto.

2.2.4. Analisi Andamentale

Definizione: attività di due-diligence e analisi che ha come finalità quella di evidenziare eventuali anomalie ed eventi lesivi nella gestione delle risorse finanziarie a disposizione dell’azienda nella struttura degli affidamenti attraverso una valutazione attenta di tutte le componenti della PFN e del CCO.

Oggetto della presente analisi è evidenziare eventuali anomalie e criticità nel sistema contabile della tesoreria aziendale, ovvero un’attività coordinata interdipendente che mira a prevedere, gestire e monitorare i flussi di cassa e i relativi rischi finanziari.

Il set informativo che costituisce la base dei dati di questa attività di due- diligence è costituito da:

 Intera documentazione relativa ai contratti nei confronti della banche e di

altre società finanziarie per operazioni di affidamento a breve e medio- lungo termine, operazioni di leasing e factoring, assicurazione su crediti ed altre operazioni negoziali, che hanno un impatto diretto o indiretto sulla Posizione finanziaria netta (PFN) o sul capitale circolante operativo (CCO).

Queste due grandezze sono da considerarsi i due fattori di maggiore influenza sulla probabilità di insolvenza e sul relativo rischio perché nel tempo influiscono direttamente sul cambiamento nel tempo della distribuzione dei flussi di cassa aziendale35.

 Ultime 48-60 segnalazioni della centrale di rischi, fino all’ultima

disponibile, da richiedere attraverso PEC direttamente ad una delle filiali della Banca d’Italia, utilizzando l’apposito modulo scaricabile dal sito istituzionale36.

35 saldi entrate e uscite e relative scadenze.

36 Accesso dati alla Centrale dei Rischi (https://www.Bancaditalia.it/ servizi-cittadino/ servizi/ accesso-

 Visure presso fornitori di Business information services37, di accertata

affidabilità, inerenti eventi pregiudizievoli, come pignoramenti, ipoteche giudiziarie, e anomalie nei pagamenti dei debiti di fornitura.

Sulla base della documentazione contrattuale sarà opportuno ricostruire tutta l’intera struttura degli affidamenti in essere, riscontrata con le segnalazioni della Centrale dei Rischi e con le scrittura contabili (libro giornale e libro mastro). Insieme sembra opportuno anche effettuare una verifica di tutte quelle che sono le componenti del CCO, quindi crediti e debiti commerciali oppure magazzino o ratei e risconti attivi e passivi, e delle eventuali loro anomalie, che possono essere dati da ritardi nei pagamenti, insoluti o ritardati incassi dei crediti di fornitura, giacenze di magazzino che sono obsolete o comunque non più commercializzabili, crediti o debiti non più esigibili, ecc.

Dall’analisi della PFN e del CCO sarà possibile capire il fabbisogno di capitale operativo dell’impresa e anche delle principali fonti di finanziamento esterno, prendendo in considerazione tutte le eventuali anomalie e criticità di impatto significativo sulla probabilità di insolvenza e sul relativo rischio.

Anche per questa fase valgono le considerazioni suddette riguardo alla nostra possibilità o meno di svolgere adeguatamente l’analisi in modo concreto in base alle informazioni possedute.

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