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I radicali: Sostantivi, verbi, avverbi, aggettivi: caratteristiche morfologiche 17

provengono da lingue esistenti e che sono scelte seguendo il principio della massima internazionalità. Queste radici che corrispondono ai morfemi lessicali nella lingua italiana, ma si presentano in assoluta contrapposizione quanto alla loro immutabilità28, possono formare nuove parole unendosi tra loro, attraverso il meccanismo dell'agglutinazione. Questa tecnica permette la diminuzione del numero di parole (o più precisamente radici lessicali) da dover memorizzare. L'agglutinazione nell'esperanto consiste nella saldatura di più elementi linguistici, per esempio tra due radici o con determinati affissi rendendo possibile così di precisare, modificare e sfumare i significati con l‘appropriata desinenza grammaticale.

Apponendo la desinenza grammaticale - {o} alla radice lessicale otteniamo il sostantivo che sostanzialmente non prevede una distinzione di genere nelle parole. Nonostante ciò, nomi usati per definire esclusivamente persone o animali del sesso maschile corrispondono alla costruzione basilare appena menzionata. Per distinguere il sesso femminile a quello opposto si ricorre all'uso del suffisso - {in} -, ad esempio amiko (amico) e amikino (amica). La mancanza della radice lessicale apposta per il genere femminile di persone e la ricorrenza al suffisso - {in} - ha comportato numerose critiche tra esperanto-parlanti che da anni combattono per l'eguaglianza linguistica nella comunità proponendo una riforma per cambiare i principi del Fundamento de

27 Dirk Willkommen, Esperanto-Grammatik, Buske, Amburgo, 2001, p.14.

28 Bruno Migliorini, Manuale di Esperanto, Coop. Editoriale Esperanto, Milano, 1995, p. 30.

18 Esperanto. Il discorso in merito si è amplificato ulteriormente rispetto alla costruzione dei nomi di genere maschile o femminile che descrivono la relazione familiare come ad esempio: patro (padre) e patrino (madre). Ricorrendo esclusivamente a un suffisso del genere femminile ha contribuito anche alla nascita della lingua Ido, considerata una riforma dell'esperanto che ha provato a compensare questo gap mediante l'uso del suffisso - {ul} - per il genere maschile: patrulo per la parola padre e patrino per madre.

Per quanto riguarda i numeri, nell'esperanto si distinguono solo due: il singolare e il plurale aggiungendo la desinenza -j al singolare: amiko (amico) e amikoj (amici).

Così come i sostantivi, anche gli aggettivi si accordano solo per numero e caso (l'accusativo). Aggiungendo per il singolare il suffisso - {a} e per il plurale - {aj} alla radice lessicale, sottolineando ulteriormente la sua invariabilità, ci consente a osservare il seguente esempio:

bela tago (bel giorno) ---> belaj tagoj (bei giorni).

Mentre con l'accusativo:

Mi vidas belajn virinojn. (Vedo belle ragazze.)

In posizione predicativa, contrariamente al tedesco, ma uguale all'italiano, devono essere accordati per numero:

Mi estas bela. / Ni estas belaj.

Gli avverbi in esperanto sono, come in italiano, caratterizzati per la loro immutabilità quanto al genere, numero e caso. Distinguiamo avverbi derivati, ovvero radici con la marcatura - {e}, come ad esempio frue (presto), sufiĉe (abbastanza) che corrisponde all'italiano -mente e radicali con valore avverbiale che detengono già in sé il proprio significato: morgaŭ (domani), tiel (così)29. L'avverbio dettaglia verbi, aggettivi, altri avverbi e intere affermazioni e come gli aggettivi sono soggetti a una graduazione per meglio esprimere una certa intensità espressiva.

I verbi in esperanto indicano cosa viene fatto o cosa succede30. Mentre i verbi in italiano si dividono in tre classi (are-, ere-, ire-) nella lingua esperanto esiste solo una.

Tutti i verbi all'infinito sono caratterizzati dalla terminazione - {i}, la quale viene aggiunta alla radice lessicale semplificando ulteriormente l'apprendimento della

29 Bruno Migliorini, Manuale di Esperanto, Coop. Editoriale Esperanto, Milano, 1995, p. 30.

30 Dirk Willkommen, Esperanto-Grammatik, Buske, Amburgo, 2001, p.34.

19 lingua: dir-i, vid-i, manĝ-i, trink-i ecc. L'infinito si colloca inoltre come nella lingua italiana dopo i verbi modali: mi volas ludi, mi povas bicikli.

3.3 I tempi, il condizionale, il volitivo

Mediante l'uso delle desinenze verbali che la lingua esperanta ci offre possiamo esprimere concetti nel presente, passato e futuro. Il verbo per sé non può essere impiegato nella costruzione del passivo, ricorrendo in quei casi all'uso dell'unico ausiliare a disposizione: essere + participio31.

Il presente viene formato apponendo alla radice lessicale la desinenza - {as} che esprime solo il tempo e non la persona che viene espressa esclusivamente attraverso i pronomi personali che sono obbligatori e non possono mancare32: mi trinkas (io bevo), vi trinkas (tu bevi), li trinkas (egli beve), ŝi trinkas (ella beve), ĝi trinkas (esso beve), ni trinkas (noi beviamo), vi trinkas (voi bevete), ili trinkas (loro bevono). Mentre nell'italiano l'uso del presente permette di indicare anche un'attività che verrà svolta nel futuro in esperanto questo non è possibile. Il verbo deve esprimere il tempo fattuale dell'azione33.

I verbi che esprimono che qualcosa è avvenuto nel passato (l'imperfetto italiano, il passato remoto, il passato prossimo) vengono indicati dalla terminazione - {is}: mi manĝis (mangiavo, ho mangiato, mangiai), mentre il futuro dalla terminazione - {os}:

mi iros (andrò). Nell'esperanto si utilizzano possibilmente i verbi semplici. Nel caso che si volesse dare indicazioni più precise si ricorre per una ulteriore differenziazione agli avverbi o participi.

Il condizionale ha il compito di esprimere nell'esperanto una condizione o possibilità e non contiene contemporaneamente un'informazione riguardante il tempo34. Esso viene formato con la desinenza - {us}, sempre aggiungendola alla radice semantica.

Quanto ai periodi ipotetici possiamo dire che sia nella subordinata condizionale, cioè la protasi che viene introdotto dalla congiunzione se, che nella proposizione reggente, la apodosi viene utilizzato il condizionale: Se mi estus esperantoparlanto, mi povus paroli

31 Vedi 29.

32 Bruno Migliorini, Manuale di Esperanto, Coop. Editoriale Esperanto, Milano, 1995, p. 28.

33 Dirk Willkommen, Esperanto-Grammatik, Buske, Amburgo, 2001, p.35.

34 Dirk Willkommen, Esperanto-Grammatik, Buske, Amburgo, 2001, p.36.

20 esperanton. Il congiuntivo non esiste. Esso viene espresso, a seconda del senso, in diversi modi ricorrendo all'uso degli avverbi o dei participi.

Attraverso il volitivo, chiamato anche l'imperativo possiamo formulare frasi in cui vogliamo esortare, esprimere desideri o dare degli ordini aggiungendo la terminazione - {u} alle radici lessicali che succedono ai pronomi personali. È permessa l'omissione dei medesimi per la seconda persona singolare e plurale35: Vidu! (vedi, vedete/guarda, guardate). La negazione nel volitivo si fa anteponendo ne al normale imperativo in - {u}: Ne laboru! (non lavorare).

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