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UNIVERSITÀ TELEMATICA e-campus. Facoltà di LETTERE. Corso Di Laurea in LINGUE E LETTERATURE STRANIERE LA DIFFUSIONE DELLA LINGUA ESPERANTO

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UNIVERSITÀ TELEMATICA ‟e-Campus”

Facoltà di LETTERE

Corso Di Laurea in LINGUE E LETTERATURE STRANIERE

LA DIFFUSIONE DELLA LINGUA ESPERANTO SUL TERRITORIO ITALIANO

Relatore: Prof. Paolo Nitti

Tesi di Laurea di:

Viktor Bosnjak Matricola numero 005030326

Anno Accademico 2018/2019

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2 A mia figlia BIANKA che a due anni cercando il plurale della parola “l’uovo” ha detto “i uovi”; una manifestazione a livello cognitivo che dimostra che già da piccoli impariamo ad archiviare certi schemi grammaticali che ci permettono di entrare più facilmente in contatto con altri utenti della stessa lingua. L’italiano e tante altre lingue purtroppo contemplano numerose eccezioni che, invece di facilitare, appesantiscono non solo l’apprendimento della lingua, ma in generale la comunicazione tra gli individui in tutto il mondo evocando così la necessità di proporre interventi sulle lingue nell’ambito della pianificazione linguistica. Al cospetto di guerre, cambiamenti climatici che provocano migrazioni ed esse a loro volta problemi che una società multiculturale e multilinguista deve affrontare, si propone come soluzione l’esperanto, la lingua pianificata in cui si cela oltre una grammatica semplificata, un tentativo di pacificare gli uomini in tutto il mondo fungendo da ponte tra le lingue. Spero che BIANKA avrà la fortuna di vedere un mondo più pacifico e unito.

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3 Indice

Indice ... 3

Indice Figure ... 5

1 Introduzione ... 6

2 Storia della lingua Esperanto (generale) ... 8

2.1 Ludwig Lejzer Zamenhof ... 8

2.2 La pianificazione linguistica ... 10

2.3 La visione di Zamenhof ... 11

2.4 La letteratura in esperanto ... 13

3 La grammatica della lingua esperanta e le somiglianze con la lingua italiana .... 15

3.1 L’alfabeto: caratteristiche fonologiche e fonetiche ... 15

3.2 I radicali: Sostantivi, verbi, avverbi, aggettivi: caratteristiche morfologiche 17 3.3 I tempi, il condizionale, il volitivo ... 19

3.4 L’accusativo e caratteristiche sintattiche ... 20

3.5 La tavola di Zamenhof ... 21

3.6 I prefissi e suffissi ... 22

4 Storia della lingua Esperanto in Italia ... 23

4.1 L’avanguardia italiana ... 23

4.2 Esperanto tra le due guerre mondiali in Italia ... 24

(4)

4

4.3 Gli anni ’50 e ’60 ... 27

4.4 Gli anni ’70 e ’80 ... 28

4.5 Movimenti esperantisti cattolici in Italia ... 28

4.6 Ritorno dell’interesse sull’esperanto dall’invenzione dell’Internet... 30

5 La diffusione della lingua Esperanto sul territorio italiano... 34

5.1 Associazioni nazionali ... 35

5.2 Associazioni locali ... 36

5.3 Congressi e Seminari ... 36

6 Conclusioni ... 38

7 Bibliografia ... 40

8 Sitografia ... 41

9 Altre fonti ... 43

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5 Indice Figure

Figura 1 Lettere e tabella IPA dell'alfabeto dell'esperanto ... 16 Figura 2 La tavola di Zamenhof ... 21

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6 1 Introduzione

L'esperanto, la lingua internazionale creata artificialmente, è uno dei progetti più controversi nell’ambito linguistico e, nonostante i suoi 130 anni d’esistenza, è ancora oggetto di accesi dibattiti. Anche se gran parte delle idee del suo iniziatore Zamenhof, come un mondo senza guerre o una religione universale, non sono state realizzate, egli ha creato, nonostante rappresaglie di ogni tipo, le basi per un facile apprendimento di una lingua utilizzata da una ormai relativamente grande comunità linguistica mondiale.

L'esperanto, come seconda lingua, non è solo una lingua con una funzione di ponte nella comunicazione mondiale, ma allo stesso tempo si propone come strumento per pacificare il mondo. L'esperanto vive e ricorda che in un mondo globalizzato in cui l'inglese è attualmente dominante, una comprensione democratica e liberale tra gli uomini non deve rimanere un'utopia, poiché offre a tutti l'opportunità di prendere parte alla comunicazione mondiale nella lingua che non appartiene a nessuno.

La diffusione della lingua esperanta non solo a livello mondiale, ma anche a livello nazionale risulta assai difficilmente analizzabile. Nonostante ciò, l’elaborato si propone come un tentativo di comprendere la sua presenza sul territorio italiano. Si inizierà con la storia dell’esperanto e il suo inventore Zamenhof che, oltre alla missione di portare alla luce una lingua pianificata come mezzo di comunicazione tra diverse etnie, la propone come un ponte tra gli umani a livello culturale, religioso e sociale promuovendo una identità mondiale. Nello stesso capitolo si spiegherà cos’è l’esperanto e quale funzione ha nell’ambito della pianificazione linguistica essendo un’opera d’arte per quanto riguarda il corpus planning, lo studio del lavoro che si compie su un particolare codice per metterlo in grado di assumere le funzioni di lingua dell’amministrazione, della scuola o dell’alta cultura1. Nel capitolo successivo ci occuperemo perciò della grammatica dell’esperanto mettendo in evidenza le sue caratteristiche morfo-sintattiche, fonetiche, fonologiche e semantiche. La sua grammatica per quanto riguarda le radici lessicali assomiglia molto a quella italiana che ha senz’altro contribuito alla diffusione della lingua internazionale sul territorio italiano. Si procede con la storia della lingua esperanta in Italia mettendo in luce gli

1 Dell’Aquila Vittorio, Iannàccaro Gabriele, La pianificazione linguistica, Garocci editore, 2004, Roma, p.59.

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7 esperantisti italiani e le attività degli esperantisti stranieri impegnati nella diffusione della lingua. Contestualmente si darà risalto alla domanda quale ruolo ricopre l’esperanto nella terminologia. Per soddisfare anche la questione sull’acquisition planning con la quale si definisce l’insieme di interventi pubblici che mirano ad aumentare il numero di utenti potenziali di una lingua2, nell’ultimo capitolo si vuole andare a illustrare dove, presso quali organizzazioni e associazioni italiane e mondiali, si può effettivamente acquisire la lingua internazionale.

2 Dobbiamo questa terminologia a Cooper (1989), ripresa da Strubell (1999).

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8 2 Storia della lingua Esperanto (generale)

2.1 Ludwig Lejzer Zamenhof

Zamenhof, figlio di una famiglia ebrea, è nato il 15 Dicembre 1859 a Bialystok, una città che si trova oggi in Polonia vicino al confine con la Bielorussia. Nel 1859 faceva parte dell‘Impero Russo ed aveva un ruolo molto importante per l‘economia e per la produzione delle armi per l‘esercito russo, diventando così un centro industriale in questa regione. Bialystok era una città multietnica, con il 60% di ebrei e le minoranze tedesche, bielorusse e polacche. Suo padre Markus era ateo e si dichiarava russo, era insegnante per le lingue tedesco e francese, scriveva e pubblicava censure per l‘Impero Russo, dove aveva una funzione di ispettore scolastico. Sua madre Rozalja invece seguiva la tradizione e religione ebrea e parlava la vecchia lingua yiddish.

Il suo nome è legato all’esperanto, una delle tante lingue pianificate. Si definisce pianificata una lingua frutto di ingegneria linguistica, anziché di una glottogenesi. Le lingue artificiali si dividono in lingue a priori (radici artificiali) e lingue a posteriori (radici naturali). Le lingue a posteriori si suddividono in lingue minimali vive (di cui un esempio è il Basic English 1928) o morte (Latino sineflexione XX secolo), lingue miste a derivazione schematica (Volapük) o a derivazione in parte schematica e in parte naturalistica (Esperanto)3. Tra le lingue pianificate l’Esperanto funge come quella più usata e anche se risulta enormemente difficile individuare il numero esatto degli esperanto-parlanti in tutto il mondo, si presume, secondo ethnologue.com4 (archivio online del Summer Institute of Linguistics di Dallas) che dei circa 2.001.000 utenti, 1.000 la utilizzano come prima lingua L1 e il resto come L2 di cui i livelli delle competenze linguistiche rimangono non determinabili. Se due milioni di parlanti a livello mondiale sembrano una quantità piuttosto trascurabile essi, contati insieme, sarebbero già molto di più che parlanti di tante altre lingue nazionali come per esempio l’estone o il maltese5.

3 Appunti di Linguistica Generale, Università e-Campus, 2018 a cura di Prof. Paolo Nitti.

4 https://www.ethnologue.com/language/epo (ultima consultazione 08/07/2019).

5 Max Hans-Jürgen Mattusch, Ist Esperanto noch aktuell?, BoD – Books on Demand, Norderstedt, 2019, p.35.

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9 Nonostante la sua popolarità, L’Esperanto assume, tra tutte le lingue ausiliari internazionali ancora oggi una posizione del tutto ambigua nell’interlinguistica; un fatto che ha suscitato non poche polemiche in merito. Sebbene la lingua esperanta, nel 1922, era «già pronta per essere adottata come “International Auxiliary Language”» e

«nel 1993 riconosciuta dal PEN Club International come 114a lingua di letteratura nel mondo» e sebbene «dal 1994 al 2012 era una delle 60 lingue in cui il Pontefice impartiva la sua benedizione “Urbi et Orbi” ai cattolici di tutto il mondo due volte l’anno», sebbene è «la 64a lingua di traduzione di Google e la lingua di Premi Nobel per l’Economia come il tedesco Reinhard Selten» e persino «Umberto Eco ne ha parlato come di “un capolavoro linguistico”»6, la domanda perché essa non è ancora oggetto del dibattito politico e linguistico a livello transnazionale per dare un segnale di speranza a coloro che auspicano una democratizzazione linguistica, non trova la sua adeguata e soddisfacente risposta. Invece, sembra che il mondo, le Nazioni Uniti inclusi, «per quali la questione della “Lingua Comune per Tutti” e della preservazione dell’ecosistema linguistico-culturale mondiale dal 1945 è tabù»7, si sia ormai arreso alla lenta anglicizzazione delle lingue impiegate nella comunicazione internazionale e interculturale, non tenendo conto dell’effetto sociolinguistico che potrebbe condurre alla perdita della cultura propria. Nessuna lingua oggi è ormai immune contro l’influenza della lingua inglese, adottando sempre più prestiti e calchi nei propri vocabolari.

A cospetto di questo cambiamento linguistico di cui Zamenhof nell’opera “Fundamenta Krestomatio” teneva anticipatamente conto e in cui aveva trattato le tematiche quanto alla necessità di una lingua internazionale, la possibilità di realizzarla, della sua adozione e in quale momento storico avrebbe avuto successo8, l’Esperanto offrirebbe

6 https://www.lavocedinewyork.com/onu/2015/07/20/obiettivo-18-per-lonu-esperanto-la-lingua- comune-della-specie-umana/ di Giorgio Pagano, pubblicato il 20/07/2015 (ultima consultazione 08/07/2019).

7 Vedi 6.

8 Carlo Minnaja, Lazzaro Ludovico Zamenhof – Antologia, Federazione Esperantista Italiana, Milano, 2009, p.94-105 in cui viene rielaborato un piccolo trattato di circa 40 pagine apparso a stampa nell’opera “Fundamenta Krestomatio”, un’antologia di vari autori redatta da Zamenhof e pubblicata nel 1903.

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10 con la sua popolarità un’alternativa alla “colonizzazione linguistica” dell’inglese e la sua posizione egemonica sul globo terreste.

Allo stesso tempo Haarmann sottolinea però che l'inglese non ha la posizione di monopolio, come molti credono. Stando alle ultime stime, almeno 1,5 miliardi di persone hanno un’attiva conoscenza della lingua inglese. In confronto, il numero dei parlanti che usano l’inglese come prima lingua è basso, intorno ai 337 milioni. Di conseguenza, considerando il potenziale comunicativo della maggior parte dei parlanti che hanno acquisito l'inglese come seconda lingua o come lingua aggiuntiva, un'altra lingua, non l'inglese, ricopre il ruolo del mezzo di comunicazione primario. Ciò dimostra che la funzione globale dell'inglese rappresenta in realtà solo un sottile strato che predomina nel plurilinguismo mondiale9.

2.2 La pianificazione linguistica

Nell’interlinguistica, la scienza che si occupa della pianificazione linguistica, contiamo circa 950 progetti di lingue pianificate di cui la maggior parte è stata presentata negli ultimi 120 anni. Solo pochissimi di loro sono stati elaborati in dettaglio e spiccavano attraverso nuove idee o soluzioni di base. Solo una mezza dozzina di questi progetti sono stati applicati nella pratica (lingue semi-pianificate). E tra loro solo l'esperanto è riuscito a sviluppare un linguaggio letterario coerente10. Ma ci potremmo chiedere a questo punto: perché proprio l’Esperanto?

Oggi sappiamo che «la pianificazione linguistica, nella sua applicazione pratica come nella sua riflessione scientifica, è diretta alla facilitazione della vita linguistica del parlante»11, il quale utilizza la lingua in modo naturale per poter esprimersi a livello comunicativo, non solo dal punto di vista grammaticale, e che appartiene a una comunità linguistica. Per poter raggiungere un buon risultato in merito è evidente che chi se ne occupa deve essere un linguista, dal punto di vista storico e strutturale,

9 Haarmann, H., Weltgeschichte der Sprachen, München, 2006, p.354.

10 http://www.karapaco.de/kioestas.html apparso su un volantino del Deutschen Esperanto-Bundes e.V.

und der Deutschen Esperanto-Jugend e.V. così come nella brochure "Freunde in allen Erdteilen" (ultima consultazione 08/07/2019).

11 Dell’Aquila Vittorio, Iannàccaro Gabriele, La pianificazione linguistica, Garocci editore, 2004, Roma, p.11.

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11 sociolinguistico e percettivo12. Ma Zamenhof, un oftalmologo, non lo era, suscitando così la domanda come ci sia riuscito a ispirare una coscienza, un’anima, un’identità all’esperanto attribuendo alla lingua sia la funzione pratica con lo scopo di usarla come veicolo per lo scambio di informazioni, che la funzione simbolica che consiste nel trasferimento al linguaggio i simboli di identità alludendo al famoso slogan di Suzanne Romaine: we speak what we are, noi siamo quello che parliamo. Attraverso l’uso delle radici lessicali di diverse famiglie linguistiche indoeuropee e la semplificazione delle regole grammaticali ha mirato a raggiungere un’ideale non soltanto dal punto di vista linguistico, ma anche identitario provando ad unire tutti i popoli sotto un tetto linguistico mondiale e internazionale.

2.3 La visione di Zamenhof

Un fattore fondamentale per l’identità di un popolo deve essere considerata la religione, soprattutto ai tempi di Zamenhof, ebreo, che rinunciava al concetto “popolo ebreo”, usando piuttosto il termine “gruppo religioso”13 e avvalendosi dei principi di Hillel. Si riferisce a rabbi Hillel, dottore dell’ebraismo che a cavallo dell’era volgare propone una visione aperta del credo riassumibile in “ciò che non desideri per te, non fare al tuo prossimo”14; una copia dell’affermazione evangelica. Zamenhof strumentalizzando le formulazioni di Hillel riduce «la religione all’essenziale di carattere aperto e universale: non più Dio, ma l’uomo sia al centro dell’universo che diventa la base e il supporto ideologico per la diffusione della lingua universale»15. Anche se il contributo di Zamenhof per una religione “hillelista-umanitarista” era originariamente indirizzata all’intellettualità ebraica che all’inizio del 900 era alla ricerca di una soluzione per gli ebrei disparsi in tutto il mondo e opponendosi col rifiuto alla sua proposta, la comunità esperantista dedicava ad essa una grande attenzione fino a quel momento in cui si adottava il suo umanitarismo come concetto

12 Vedi 11.

13 Carlo Minnaja, Lazzaro Ludovico Zamenhof – Antologia, Federazione Esperantista Italiana, Milano, 2009, p.31.

14 Vedi 13, p.29.

15 Vedi 13, p.30.

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12 ideale per contrastare la “diaspora esperantofona”16, che ancora oggi rimane un tema del tutto attuale. Durante i congressi mondiali vengono ricordate le sue parole e le frasi chiave pronunciate durante il suo discorso del primo congresso a Boulogne-sur- Mer (1905): “Oggi si sono incontrati non francesi con inglesi, non russi con polacchi, ma uomini con uomini”17.

Quanto ad altre lingue pianificate possiamo notare che l’Esperanto offre molto di più che uno strumento per la comunicazione tra gli esseri umani. Il concetto di unire gli uomini nutre non solo la visione di un mondo unito senza barriere linguistiche, ma soprattutto di promuovere la fratellanza, la pace e l’amore tra gli individui. Sebbene gli ideali di Zamenhof siano attualmente visti in modo diverso nel movimento dell'esperanto, a volte enfatizzati o compensati dal desiderio di neutralità e obiettività linguistica, essi alla fine hanno conferito e conferiscono ancora all'Esperanto una maggiore dimensione e motivazione rispetto ad altre lingue pianificate18. Il fatto che finora le lingue pianificate abbiano avuto un successo limitato viene spesso interpretato come una conseguenza di carenze linguistiche e non viene preso in considerazione che si tratta prevalentemente di questioni di potere. Inoltre, esiste una comunità mondiale prevalentemente conservatrice in termini di problemi linguistici, che vede le lingue create artificialmente con sospetto e / o rifiuto, in modo che l'introduzione dell'esperanto come materia e la sua diffusione non siano solo prevenute da grandi potenze, ma che possano anche fallire a causa della mancanza di interesse della gente. Nella vita sociale, scientifica e politica di tutti i giorni, c'è ancora bisogno di imparare le lingue straniere che richiedono tempo e di usare traduttori e interpreti o motori di traduzioni automatizzati. La difficoltà di comprensione tra rappresentanti di lingue diverse è particolarmente evidente nelle organizzazioni sovranazionali come l'Unione Europea, le Nazioni Unite e altre organizzazioni

16 Carlo Minnaja, Lazzaro Ludovico Zamenhof – Antologia, Federazione Esperantista Italiana, Milano, 2009, p.32.

17 Vedi 16, p.33.

18 Max Hans-Jürgen Mattusch, Ist Esperanto noch aktuell?, BoD – Books on Demand, Norderstedt, 2019, p.33 .

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13 internazionali, ma si estende anche al turismo, al commercio e alla vita di tutti i giorni19.

2.4 La letteratura in esperanto

Una componente indispensabile per il successo di una lingua pianificata rappresenta senz’altro quella letteraria. Per convincere il mondo dell’efficacia dell’Esperanto Zamenhof doveva dimostrare che la lingua nata a tavolino sia in grado di essere applicata nella letteratura. Ben consapevole che essa è l’anima di una lingua componeva poesie in cui descriveva il problema di essere escluso dal mondo circonstante e soprattutto di essere deriso. Inoltre, egli traduceva testi più cari alla cristianità e un’opera di Heine dal tedesco in Esperanto per darle subito un senso di universalità20.

Non di rado sentiamo che a causa della sua semplicità, l'esperanto non può essere un linguaggio a tutti gli effetti; non può esprimere sensazioni, emozioni e che all'esperanto mancasse la “grande” letteratura. Non da ultimo attraverso le numerose traduzioni di opere della letteratura mondiale, l'esperanto si è sviluppato rapidamente.

Esiste anche una ricca letteratura originale in esperanto. Tuttavia, bisogna tenere conto del fatto che negli ultimi anni è apparso poco nuovo, in particolare mancano delle traduzioni della letteratura moderna.

Le ragioni del rifiuto delle lingue pianificate possono essere molteplici. Non si comprende che una lingua pianificata può diventare una lingua naturale nel corso del suo sviluppo nonostante la sua origine artificiale; inoltre, si mescolano le diverse disposizioni di una lingua etnica e di quella pianificata. Quest'ultima, tuttavia, non è progettata come L1, ma come L2, mentre le lingue etniche di solito hanno la funzione di essere impiegate come L1. Inoltre, ci sono mistificazioni quanto alle lingue etniche che solo esclusivamente essi esprimessero l'anima di un popolo. Non manca la critica che una lingua pianificata non sia sufficientemente idonea per i tecnicismi o si crede che perderebbe la sua neutralità dalla sua introduzione in una comunità linguistica.

19 Max Hans-Jürgen Mattusch, Ist Esperanto noch aktuell?, BoD – Books on Demand, Norderstedt, 2019, p.29.

20 Minnaja Carlo, L’esperanto in Italia, Il Poligrafo, Padova, 2007, p.28.

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14 Infine, si ritiene che una lingua pianificata possa decomporsi in tanti dialetti nell'uso europeo o mondiale o che non abbia una cultura significativa21. Zamenhof, la storia e lo sviluppo dell’esperanto hanno dimostrato che tutto ciò può essere superato basandosi innanzitutto su un solido regolamento della grammatica.

21 Max Hans-Jürgen Mattusch, Ist Esperanto noch aktuell?, BoD – Books on Demand, Norderstedt, 2019, p.61.

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15 3 La grammatica della lingua esperanta e le somiglianze con la lingua italiana In questo capitolo non andremo a descrivere o ad analizzare l'intera grammatica della lingua esperanta che inviterebbe a scrivere appositamente un'intera tesi. Quello che si vuole delucidare è in quanto la grammatica della lingua esperanto assomigli a quella italiana per corroborare l'importanza che ha avuto nella storia italiana contribuendo così a un maggior interesse per questa lingua pianificata e per la diffusione sul territorio italiano.

3.1 L’alfabeto: caratteristiche fonologiche e fonetiche

L'alfabeto dell'Esperanto è composto da 28 lettere, ovvero grafemi che corrispondono a un preciso suono linguistico prodotto dal nostro apparato fonatorio22. I foni, che fanno riferimento solo a suoni, ovvero la rappresentazione concreta, acustica di essi e che suonano in modo diverso, ma non sono fonemi, sono nella lingua Esperanto praticamente inesistenti. I fonemi di una lingua sono individuabili attraverso la cosiddetta prova di commutazione in parole o forme che differiscono per un singolo fono, dette coppie minime23: ad esempio i fonemi /v/ e /f/ nelle parole "la vino" (il vino) e "la fino" (la fine), parole che ad eccezione di questi suoni sembrano identiche.

Analizzando l'alfabeto dal punto di vista fonologico possiamo dire che sussiste una perfetta corrispondenza tra grafemi e fonemi, fra scritto e parlato secondo il principio della trasparenza fonologica (o fonemica). Quanto alle caratteristiche fonetiche della lingua, la seguente tabella IPA dell'alfabeto dell'esperanto [abo'tso] darà conferma all'armonia tra le lettere e la pronuncia di esse. I nomi dei 5 vocoidi sono dati dalle stesse vocali (come in italiano); i nomi dei contoidi (semivocali ŭ e j compresi) sono dati dal suono della consonante seguito da - {o}, il suffisso che contraddistingue i nomi.

22 Dirk Willkommen, Esperanto-Grammatik, Buske, Amburgo, 2001, p.13.

23 D’Achille Paolo, L’italiano contemporaneo, Società editrice il Mulino, Bologna, Terza edizione 2010, p.89.

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Figura 1 Lettere e tabella IPA dell'alfabeto dell'esperanto - https://it.wikipedia.org/wiki/Alfabeto_dell%27esperanto

Merita soffermarsi sui contoidi muniti di segni diacritici come < Ĉ >, < Ĝ >, < Ĥ >, < Ĵ >, <

Ŝ > e la semivocale < Ŭ >. Mentre i primi vestono un circonflesso rappresentato graficamente da un tettuccio posto sulla cima della lettera, la semivocale ˂ Ŭ ˃ è incoronato dal cosiddetto segno breve. Non tutti i contoidi appena menzionati esistono nell'italiano per quanto riguarda la loro pronuncia e manifestazione fonetica:

la lettera ĉo si pronucia come c in cesto, ĝo come g in genero, ŝo come sc in scivolo e la semivocale ŭo come u italiana in uovo. Invece la lettera ĥo si pronuncia h fortemente aspirata come per esempio l’h tedesca nella parola Dach e ĵo si pronuncia come j in francese nella parola je24.

Per quanto riguarda la pronuncia nell'esperanto, l'accento nelle parole composte da più di una sillaba cade sempre sulla penultima25. Questa struttura di accentuazione facilita il riconoscimento delle unità di parole per la loro regolarità: ogni parola ha solo un accento e ogni sillaba di una parola segue questo accento. Di conseguenza, l'accento della parola segna una chiara separazione delle parole durante il discorso, che avvantaggia particolarmente il principiante, ma facilita anche la comprensione in caso di disturbi26.

24 Bruno Migliorini, Manuale di Esperanto, Coop. Editoriale Esperanto, Milano, 1995, p. 14.

25 Bruno Migliorini, Manuale di Esperanto, Coop. Editoriale Esperanto, Milano, 1995, p. 15.

26 Dirk Willkommen, Esperanto-Grammatik, Buske, Amburgo, 2001, p.15.

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17 Zamenhof riconosceva il principio "fonemico", prima che la scienza moderna lo formulasse. Ha deliberatamente usato questo principio per separare significati diversi di parole identiche. Fondatori e pionieri del ramo scientifico della fonologia erano esperanto-parlanti o si sono occupati intensamente del problema della pianificazione linguistica come il professore di linguistica e membro dell'Accademia delle scienze polacca J.M. Baudouin de Courtenay e il linguista russo Count N. S. Troubetzky. Il linguista francese André Martinet ha anche lavorato per molti anni sulla questione della lingua pianificata27.

3.2 I radicali: Sostantivi, verbi, avverbi, aggettivi: caratteristiche morfologiche Il lessico dell'esperanto è caratterizzato dalla composizione delle radici (radikoj) che provengono da lingue esistenti e che sono scelte seguendo il principio della massima internazionalità. Queste radici che corrispondono ai morfemi lessicali nella lingua italiana, ma si presentano in assoluta contrapposizione quanto alla loro immutabilità28, possono formare nuove parole unendosi tra loro, attraverso il meccanismo dell'agglutinazione. Questa tecnica permette la diminuzione del numero di parole (o più precisamente radici lessicali) da dover memorizzare. L'agglutinazione nell'esperanto consiste nella saldatura di più elementi linguistici, per esempio tra due radici o con determinati affissi rendendo possibile così di precisare, modificare e sfumare i significati con l‘appropriata desinenza grammaticale.

Apponendo la desinenza grammaticale - {o} alla radice lessicale otteniamo il sostantivo che sostanzialmente non prevede una distinzione di genere nelle parole. Nonostante ciò, nomi usati per definire esclusivamente persone o animali del sesso maschile corrispondono alla costruzione basilare appena menzionata. Per distinguere il sesso femminile a quello opposto si ricorre all'uso del suffisso - {in} -, ad esempio amiko (amico) e amikino (amica). La mancanza della radice lessicale apposta per il genere femminile di persone e la ricorrenza al suffisso - {in} - ha comportato numerose critiche tra esperanto-parlanti che da anni combattono per l'eguaglianza linguistica nella comunità proponendo una riforma per cambiare i principi del Fundamento de

27 Dirk Willkommen, Esperanto-Grammatik, Buske, Amburgo, 2001, p.14.

28 Bruno Migliorini, Manuale di Esperanto, Coop. Editoriale Esperanto, Milano, 1995, p. 30.

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18 Esperanto. Il discorso in merito si è amplificato ulteriormente rispetto alla costruzione dei nomi di genere maschile o femminile che descrivono la relazione familiare come ad esempio: patro (padre) e patrino (madre). Ricorrendo esclusivamente a un suffisso del genere femminile ha contribuito anche alla nascita della lingua Ido, considerata una riforma dell'esperanto che ha provato a compensare questo gap mediante l'uso del suffisso - {ul} - per il genere maschile: patrulo per la parola padre e patrino per madre.

Per quanto riguarda i numeri, nell'esperanto si distinguono solo due: il singolare e il plurale aggiungendo la desinenza -j al singolare: amiko (amico) e amikoj (amici).

Così come i sostantivi, anche gli aggettivi si accordano solo per numero e caso (l'accusativo). Aggiungendo per il singolare il suffisso - {a} e per il plurale - {aj} alla radice lessicale, sottolineando ulteriormente la sua invariabilità, ci consente a osservare il seguente esempio:

bela tago (bel giorno) ---> belaj tagoj (bei giorni).

Mentre con l'accusativo:

Mi vidas belajn virinojn. (Vedo belle ragazze.)

In posizione predicativa, contrariamente al tedesco, ma uguale all'italiano, devono essere accordati per numero:

Mi estas bela. / Ni estas belaj.

Gli avverbi in esperanto sono, come in italiano, caratterizzati per la loro immutabilità quanto al genere, numero e caso. Distinguiamo avverbi derivati, ovvero radici con la marcatura - {e}, come ad esempio frue (presto), sufiĉe (abbastanza) che corrisponde all'italiano -mente e radicali con valore avverbiale che detengono già in sé il proprio significato: morgaŭ (domani), tiel (così)29. L'avverbio dettaglia verbi, aggettivi, altri avverbi e intere affermazioni e come gli aggettivi sono soggetti a una graduazione per meglio esprimere una certa intensità espressiva.

I verbi in esperanto indicano cosa viene fatto o cosa succede30. Mentre i verbi in italiano si dividono in tre classi (are-, ere-, ire-) nella lingua esperanto esiste solo una.

Tutti i verbi all'infinito sono caratterizzati dalla terminazione - {i}, la quale viene aggiunta alla radice lessicale semplificando ulteriormente l'apprendimento della

29 Bruno Migliorini, Manuale di Esperanto, Coop. Editoriale Esperanto, Milano, 1995, p. 30.

30 Dirk Willkommen, Esperanto-Grammatik, Buske, Amburgo, 2001, p.34.

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19 lingua: dir-i, vid-i, manĝ-i, trink-i ecc. L'infinito si colloca inoltre come nella lingua italiana dopo i verbi modali: mi volas ludi, mi povas bicikli.

3.3 I tempi, il condizionale, il volitivo

Mediante l'uso delle desinenze verbali che la lingua esperanta ci offre possiamo esprimere concetti nel presente, passato e futuro. Il verbo per sé non può essere impiegato nella costruzione del passivo, ricorrendo in quei casi all'uso dell'unico ausiliare a disposizione: essere + participio31.

Il presente viene formato apponendo alla radice lessicale la desinenza - {as} che esprime solo il tempo e non la persona che viene espressa esclusivamente attraverso i pronomi personali che sono obbligatori e non possono mancare32: mi trinkas (io bevo), vi trinkas (tu bevi), li trinkas (egli beve), ŝi trinkas (ella beve), ĝi trinkas (esso beve), ni trinkas (noi beviamo), vi trinkas (voi bevete), ili trinkas (loro bevono). Mentre nell'italiano l'uso del presente permette di indicare anche un'attività che verrà svolta nel futuro in esperanto questo non è possibile. Il verbo deve esprimere il tempo fattuale dell'azione33.

I verbi che esprimono che qualcosa è avvenuto nel passato (l'imperfetto italiano, il passato remoto, il passato prossimo) vengono indicati dalla terminazione - {is}: mi manĝis (mangiavo, ho mangiato, mangiai), mentre il futuro dalla terminazione - {os}:

mi iros (andrò). Nell'esperanto si utilizzano possibilmente i verbi semplici. Nel caso che si volesse dare indicazioni più precise si ricorre per una ulteriore differenziazione agli avverbi o participi.

Il condizionale ha il compito di esprimere nell'esperanto una condizione o possibilità e non contiene contemporaneamente un'informazione riguardante il tempo34. Esso viene formato con la desinenza - {us}, sempre aggiungendola alla radice semantica.

Quanto ai periodi ipotetici possiamo dire che sia nella subordinata condizionale, cioè la protasi che viene introdotto dalla congiunzione se, che nella proposizione reggente, la apodosi viene utilizzato il condizionale: Se mi estus esperantoparlanto, mi povus paroli

31 Vedi 29.

32 Bruno Migliorini, Manuale di Esperanto, Coop. Editoriale Esperanto, Milano, 1995, p. 28.

33 Dirk Willkommen, Esperanto-Grammatik, Buske, Amburgo, 2001, p.35.

34 Dirk Willkommen, Esperanto-Grammatik, Buske, Amburgo, 2001, p.36.

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20 esperanton. Il congiuntivo non esiste. Esso viene espresso, a seconda del senso, in diversi modi ricorrendo all'uso degli avverbi o dei participi.

Attraverso il volitivo, chiamato anche l'imperativo possiamo formulare frasi in cui vogliamo esortare, esprimere desideri o dare degli ordini aggiungendo la terminazione - {u} alle radici lessicali che succedono ai pronomi personali. È permessa l'omissione dei medesimi per la seconda persona singolare e plurale35: Vidu! (vedi, vedete/guarda, guardate). La negazione nel volitivo si fa anteponendo ne al normale imperativo in - {u}: Ne laboru! (non lavorare).

3.4 L’accusativo e caratteristiche sintattiche

Per quanto riguarda l'accusativo necessita approfondire un fenomeno sintattico che non è presente in tante lingue: l'arbitrarietà nello scegliere la successione dei sintagmi in una proposizione. L'esperanto permette l'allineamento degli elementi frasali a proprio piacere che fa emergere il problema della marcatura dell'accusativo, ovvero del complemento oggetto diretto. Non apponendo il suffisso grammaticale - {n} ai pronomi personali nei seguenti frasi, non consente a comprendere in pieno il suo significato: mi amas vi - vi amas mi sono due frasi identiche e tra l'altro incorrette per la mancanza appunto della marcatura - {n}. Ci potremmo chiedere: chi ama chi? Io te o tu me? La marcatura - {n} è proprio per questo fondamentale per individuare il complemento oggetto: Mi amas vin. (Io ti amo) - Min vi amas. Vi min amas. (Tu mi ami).

A prescindere della sua flessibilità, l'ordine dei sintagmi in una proposizione risulta per principio SVO (soggetto + verbo + oggetto). Nel caso in cui usiamo una sequenza sintattica diversa non cambiamo il significato basilare, ma creiamo diversi gradi di enfasi36. Una maggior attenzione quanto all'ordine della frase richiede l'utilizzo dei verbi predicativi o copulativi come ad esempio essere (esti) o diventare (fariĝi): Leono estas besto. (Un leone è un'animale.) risulta un'affermazione vera, mentre Besto estas leono. (Un'animale è un leone.) non del tutto, dato dal fatto che ci sono altri esseri viventi che sono animali. O meglio: Lernanto fariĝis instruisto (Uno studente diventa

35 Dirk Willkommen, Esperanto-Grammatik, Buske, Amburgo, 2001, p.39.

36 Vedi 35, p.107.

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21 un'insegnante) contro Instruisto fariĝis lernanto (Un'insegnate diventa uno studente).

Comunque sia, infine si ritiene che l'obiettivo dovrebbe essere di formulare le frasi in tale modo che si ottenga la massima comprensibilità di quello che si voglia enunciare37.

3.5 La tavola di Zamenhof

La creazione della tavola dei correlativi rappresenta sicuramente la parte più schematica e pianificata in esperanto che mira a semplificare ulteriormente l'apprendimento della lingua. Essa è una caratteristica speciale dell'esperanto, che rende particolarmente visibile la pianificazione e le sue possibilità. Formano un proprio sistema morfologico di stampo analitico. Con la combinazione delle unità di base -io, - iu, -ies, -ia, -ie, -iel, -ial, -iam, -iom e le marcature t-, k-, ĉ-, nen-, si ottengono 45 parole logicamente correlate38. Nonostante la sua voluta semplificazione e soprattutto a causa della sua artificialità che non permette di ricorrere a elementi già conosciuti nelle lingue naturali, la tavola rappresenta una vera sfida per ogni studente.

Figura 2 La tavola di Zamenhof - https://it.wikipedia.org/wiki/Lessico_dell%27esperanto

37 https://bertilow.com/pmeg/gramatiko/vortordo/frazpartoj.html (ultima consultazione 10/07/2019).

38 Dirk Willkommen, Esperanto-Grammatik, Buske, Amburgo, 2001, p.118.

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22 3.6 I prefissi e suffissi

L'esperanto forma un novero di parole nuove con un numero limitato di parole compositive che contengono dei significati differenziati. Ciò rende possibile formare in modo produttivo una grande quantità di parole con una provvista relativamente piccola di radici apprese e a disposizione dei parlanti. Queste parole compositive, che possono essere libere e adottare desinenze grammaticali, vengono regolarmente poste prima della parola o allegate ad essa39. Essi vengono distinti tra prefissi e suffissi con concetto generale e senza concetto generale. Queste sillabe possono anche essere combinate tra loro e possono quindi formare compositi. Mentre nell'italiano i prefissi e suffissi hanno dei significati molto mutabili, l'esperanto gli attribuisce un senso unico.

39 Dirk Willkommen, Esperanto-Grammatik, Buske, Amburgo, 2001, p.120.

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23 4 Storia della lingua Esperanto in Italia

4.1 L’avanguardia italiana

L'Italia come società italiana come tutti gli altri paesi si è avvicinata all'Esperanto fondamentalmente per ragioni ideali. La comparazione tra l'italiano e l'esperanto dal punto di vista linguistico è importante, però non era quell'aspetto linguistico la molla che ha fatto scattare un certo interesse per l'Esperanto da parte dei primi italiani. Il primo in assoluto è stato Daniele Marignoni, un noto stenografo e in precedenza volapuekista, che ha pubblicato a Crema nel 1890 la prima grammatica di esperanto in lingua italiana. Addirittura, due anni dopo, fu già in grado di comunicare epistolarmente con Zamenhof.

Dopo di lui ci sono stati altri personaggi: Achille Tellini, considerato fondatore del gruppo esperantista di Bologna, e Giacomo Bianchini, sacerdote cattolico friulano- udinese che potrebbe aver avvicinato la lingua esperantista ad Achille Tellini attorno al 1903/04. Tellini si avvicinò alla lingua esperanto già alla fine dell'800 a Torino dove ha conosciuto il docente, scienziato naturalista Daniele Rosa che nel 1890 stava progettando una delle centinaia di lingue ausiliari internazionali, il Nov Latin che consiste prevalentemente nella semplificazione del latino riducendo drasticamente le desinenze, utilizzando la costruzione diretta e arricchendo il lessico latino con vocaboli internazionali moderni. Necessita ricordare che in quel momento storico l'attenzione a livello linguistico e grammaticale era molto maggiore rispetto ad oggi, cioè lo standard qualitativo era superiore.

A Bologna ha creato, portando avanti da solo per i primi 10 anni di vita, la rivista

"Esperanto" che oggi è l'organo ufficiale della FEI (Federazione Esperantista Italiana).

Ma non voleva solo diffondere l'Esperanto tra gli italiani, voleva utilizzare l'Esperanto per far conoscere altre culture.

Doveva trasferirsi nel 1917, in piena Prima Guerra Mondiale perché è diventato oggetto di perquisizioni da parte della polizia che riteneva la lingua esperanta sempre più sospetta, cioè filoaustriaca. A causa della guerra si alzavano non solo barriere geografici, ma anche culturali, tra popolo e popolo. Nella fattispecie le autorità poliziesche e governative e in seguito i comunali e provinciali del territorio italiano

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24 guardavano, soprattutto nelle zone più esposte a una invasione, a tutto ciò che non era in norma con sfiducia.

C'erano anche gli esperantisti soprattutto stranieri, come ad esempio, il Conte Albert Gallois, un esperantista francese dal 1902, un autodidatta, un provenzale che aveva deciso, 100 anni fa, di vivere a Riolunato, un paesino dell'appennino modenese e di introdurre la lingua e cultura esperantista, che erano ancora agli esordi in questo territorio in cui si parlava piuttosto in dialetto che in italiano fondando un gruppo esperantista. Non è riuscito a creare un movimento, ma possiamo dire che ha gettato il seme.

Anche se numeri non esistono possiamo dire che attorno al 1917/18 la comunità esperantista comprendeva pochissimi gruppi che stavano nascendo: 1906 nasceva il gruppo di Milano fondato da due non-italiani, la professoressa boema Rosa Junck e il britannico Clarence Bicknell, un sacerdote protestante che 4 anno dopo, nel 1910 fondavano anche quello di Bordighera (Liguria). Gli stranieri Clarence Bicknell e Rosa Junck, Albert Gallois e Gaspar Blanc così come gli italiani Daniele Marignoni e Raffaele Bagnulo, un famoso esperantista di Napoli, parteciparono nel 1905 al Primo Congresso Universale di Esperanto a Boulogne-sur-Mer in Francia e continuarono a rimanere in contatto con Zamenhof. Essi possono essere considerati insieme con Giacomo Bianchini e Achille Tellini l'avanguardia italiana dell'Esperanto.

L'attività esperantista in Italia rimaneva entusiasta fino alle soglie della Prima Guerra Mondiale, perché c'è stato il tracollo dovuto dal fatto che i singoli stati guadavano sempre più col sospetto all'esperanto. I gruppi si chiudevano, il congresso mondiale previsto a Parigi del 1914 non ha avuto luogo.

4.2 Esperanto tra le due guerre mondiali in Italia

Il gruppo esperantista di Bologna riapriva nel 1920, nel primo dopoguerra che segnava un periodo di grande attività soprattutto all'estero. Un nome che spiccava tra questi era Giovanni Peterlongo, politico, esperantista e traduttore italiano e famoso per la sua traduzione della Divina Commedia di Dante Alighieri. Fu arrestato a Linz, sospettato di essere un irredentista.

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25 In Italia si assisteva a una crescita dei gruppi esperantisti prevalentemente da Roma in su. Il fenomeno dell'associazionismo è stato un fenomeno che si è sviluppato principalmente da Roma fino agli Alpi. Ci sono stati esempi sotto Roma come a Napoli, il gruppo Vivo kaj Penso che esiste ancora oggi o le attività di singole persone in Sicilia come Stefano La Colla, direttore della Biblioteca Treccani a Roma dal 1929 al 1938, e redattore di un vocabolario italiano-esperanto, ma essi rimangono solo piccoli esempi.

Per quanto riguarda gli anni '20 e i rapporti col fascismo il quale è stato molto ambivalente l'Esperanto dalla marcia su Roma nel 1922 fino al 1935 erano di reciproco non-belligeranza. Il fascismo accettava, in certe misure promuoveva, sosteneva e aiutava l'Esperanto fin tanto che essa si faceva paladino, promotore nei confronti dell'estero ed esperantisti esteri dell'italianità. Il duce voleva che l'Esperanto italiano promuovesse una certa immagine edulcorata, positiva dell'Italia all'estero, per non farla presentare male dove c'era la dittatura, ma un luogo in cui si assisteva a una riproposizione dei fasti della grandezza dell'Antica Roma.

Dopo il 1935 cambiava tutto radicalmente e velocemente per il movimento che in questo momento storico aveva ormai raggiunto un numero di un paio di migliaia di Esperantisti in Italia. Nello stesso anno aveva luogo il Primo Congresso Mondiale di Esperanto in Italia, a Roma. Anche Mussolini, dopo la presa di posizione che Hitler compieva nei confronti dell'Esperanto e seppur più lentamente, ha costretto i gruppi esperantisti allo scioglimento che rimanevano operativi e attivi fino al 1938/3940. Negli anni 20’, a livello mondiale, l’Esperanto godeva un particolare interesse nell’ambito della standardizzazione internazionale dei termini ritenuta fondamentale e significativa per la cooperazione internazionale nella scienza, tecnologia, produzione ed economia. Non ci sono dubbi che una lingua pianificata ricopre un ruolo importante nella comunicazione internazionale, essendo un complemento utile rispetto alle varie lingue etniche del mondo41. Sebbene gli scienziati naturali (botanici, zoologi, medici e chimici) abbiano già nel diciannovesimo secolo generato una nomenclatura unificata e fissato regole per la formazione di nuovi termini, i tecnici scientifici e coloro

40 Intervista con Ivan Orsini, Presidente del gruppo esperantista bolognese GEB, svoltasi il 29/06/2019 a Bologna.

41 Wera Blanke, Esperanto-Terminologie und Terminologiearbeit, Mondial, 2008, New York, p.29.

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26 responsabili per la produzione industriale hanno iniziato solo nel ventesimo secolo a prenderla in considerazione. La crescita dello scambio internazionale dei prodotti, macchinari e attrezzi ha corroborato la necessità di una comprensione reciproca e senza ambiguità nella comunicazione internazionale, rendendo indispensabile la regolamentazione dei termini e concetti essendo elementare per la traduzione dei medesimi42. Come risposta a queste esigenze interlinguistiche nell’ambito terminologico nasceva nel 1928 l’ISA - "International Federation of the National Standardizing Associations" con lo scopo di impegnarsi per un’omologazione delle unità di misura e dei parametri tecnici di ogni tipo in tutto il mondo43. Coinvolto in modo significativo nella fondazione d‘ISA era l’interlinguista Eugen Wüster, un esperantologo austriaco considerato il fondatore della terminologia moderna44. Nel 1917, già a 19 anni ha pubblicato “Un piccolo dizionario esperanto-tedesco” che fungeva come base per le opere pubblicate in seguito: il “Dizionario enciclopedico esperanto-tedesco” (1929) e la “Standardizzazione linguistica internazionale nella tecnica – in particolare elettrotecnica” (1931)45. Insieme a Ernest-Vilhelm Karlovic Drezen, interlinguista ed esperantologo lettone, fondatore dell’Unione Sovietica di Esperanto e co-fondatore dell’Interlinguistica sovietica46 sottolineava l’importanza dell’esperanto come lingua pianificata nella terminologia. Wüster ha dimostrato come l’esperanto per le sue caratteristiche linguistiche e strutturali sia altamente adatto come mezzo di comunicazione in contesti specifici. Queste includono l’agglutinazione dei morfemi (in virtù della favorevole struttura sillabica e morfofonologica e dell’assenza di allomorfi), un sistema di affissione pienamente produttivo e le regole quanto alla composizione e formazione delle parole47. Queste caratteristiche consentono anche di adattarsi alle nuove esigenze di comunicazione e di rendere la lingua adatta agli interessi della traduzione automatizzata.

42 Wera Blanke, Esperanto-Terminologie und Terminologiearbeit, Mondial, 2008, New York, p.30.

43 Vedi 41, p.70.

44 Vedi 41, p.67.

45 Vedi 41, p.66.

46 Wera Blanke, Esperanto-Terminologie und Terminologiearbeit, Mondial, 2008, New York, p.29.

47 Wera Blanke, Esperanto-Terminologie und Terminologiearbeit, Mondial, 2008, New York, p.22.

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27 Di fronte a queste conquiste nella standardizzazione dei termini va corroborato il fatto che la lingua esperanta ha dato impulsi decisivi alla nascita della terminologia moderna e che si offre come un ponte ideale nella comunicazione internazionale e nei contesti specifici.

4.3 Gli anni ’50 e ’60

Dopo un lungo silenzio era nel 1949/50 che tutti gruppi esperantisti italiani riprendevano le loro attività in Italia: quello di Bologna, di Genova, di Torino, di Milano, di Udine, di Firenze, di Livorno, di Roma.

Oggi la FEI conta circa 800 come soci iscritti, 20 anni fa forse 1000. 300 iscritti nel 1938 e 1950 1400 iscritti48. C'è stata una ripresa esponenziale, perché dopo il secondo dopoguerra si poteva tornare ad aggregarsi, a parlare di Esperanto in Esperanto. Italia in seguito vedeva un aumento dei rapporti soprattutto con gli esperantisti occidentali.

L'Europa orientale invece era vittima del grande silenzio, d'età staliniana e poi della cortina di ferro. All'inizio degli anni 20 l'Unione Sovietica ha utilizzato l'Esperanto per propagandare la propria politica culturale e ideologica in Occidente, ossia favoriva i rapporti tra singoli gruppi operai che lavoravano nelle fabbriche socialiste con i loro omologhi dell'Europa Occidentale in modo che questi ultimi sapessero quanto era bello vivere nell'Unione Sovietica, come si sbagliassero i detrattori di questo stile di vita.

Lenin non amava l'Esperanto, lo ha snobbato. Stalin invece in una prima occasione si dimostrava in qualche modo incerto, però non prendeva una posizione netta. In un secondo tempo, durante la seconda metà degli anni 30 a dominare l'Unione Sovietica era lui in modo incontrastato e si è schierato contro.

Una petizione del movimento dell'Esperanto, che nel 1950 si rivolgeva alle Nazioni Unite per l’insegnamento dell'esperanto nelle scuole e per l'uso dell'esperanto nel turismo e nel commercio, veniva firmata da una vasta gamma di organizzazioni da 76 paesi. Nel 1954, l'UNESCO riferiva della risposta di 45 stati a questa petizione. 19 stati membri si sono opposti, in particolare gli Stati Uniti e la Germania. 10 paesi hanno

48 https://www.esperanto.it/ (ultima consultazione 31/07/2019).

(28)

28 risposto positivamente, inclusa l'Austria. Nel 1954, l'UNESCO ha adottato una risoluzione nella sua Assemblea Generale a Montevideo in onore dei successi dell'Esperanto: il riconoscimento del movimento dell'Esperanto da parte dell'UNESCO (la Federazione mondiale dell'Esperanto diventa un membro consultivo) e l'instaurazione di relazioni tra l’UEA (Universala Esperanto Asocio) e l’ONU49.

4.4 Gli anni ’70 e ’80

Negli anni 60 fino alla seconda metà degli anni 70 l'Esperanto viveva un vero boom che spesso viene usato come periodo di riferimento per indicare che l'Esperanto avrebbe potuto cambiare qualcosa, avrebbe avuto qualche ruolo importante sul futuro50. L'Assemblea generale dell'UNESCO a Sofia nel 1985 ha invitato i suoi membri a commemorare il centenario dell'esperanto e a sostenere l'introduzione di programmi di studio sul problema linguistico e dell'esperanto nelle scuole e negli istituti di istruzione superiore. Questi e altri segnali positivi, tuttavia, sono rimasti di effetto limitato poiché sono stati ignorati dagli stati nazionali51. In Italia sono due le università che offrono percorsi formativi in merito. A Torino e Trieste è possibile di intraprendere un corso di esperanto nell’ambito della pianificazione linguistica e lingue pianificate52.

4.5 Movimenti esperantisti cattolici in Italia

La potenzialità della lingua esperanta di superare le barriere linguistiche e di proporre un’identità mondiale seguendo i principi come l’eguaglianza, la non-violenza, il rispetto dell’altro per unire l’umanità hanno da sempre influenzato la Chiesa Cattolica italiana e questo avveniva rispetto alla comunità esperantista reciprocamente53. Mentre i primi sacerdoti vedevano nella lingua “universale” lo strumento perfetto per entrare in

49 Max Hans-Jürgen Mattusch, Ist Esperanto noch aktuell?, BoD – Books on Demand, Norderstedt, 2019, p.148.

50 Intervista con Ivan Orsini, Presidente del gruppo esperantista bolognese GEB, svoltasi il 29/06/2019 a Bologna.

51 Max Hans-Jürgen Mattusch, Ist Esperanto noch aktuell?, BoD – Books on Demand, Norderstedt, 2019, p.151.

52 Intervista con Romano Bolognese e Vito Tornillo, Presidente del gruppo esperantista DLF Bologna, svoltasi il 04/07/2019 a Bologna.

53 GEB - Gruppo Esperantista Bolognese, Chiesa ed Esperanto - Atti del seminario, Storie di alcuni sacerdoti esperantisti, 2018 a cura di Ivan Orsini.

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29 contatto con i loro confratelli in tutto il mondo per facilitare la divulgazione dell’apostolato, gli esperantisti speravano di dare alla lingua internazionale un ruolo più ambizioso all’interno della Chiesa. Di conseguenza, quando tra il 1970 e il 1980 la lingua latina iniziava a perdere il predominio nel mondo cattolico emergeva un disputo feroce tra i vescovi cattolici, divisi tra progressisti e conservatori, tra esperantisti e tradizionalisti che erano fortemente contrari all’esperanto. Dopo l’apertura della Chiesa Cattolica di celebrare le messe non solo in latino, ma anche nelle lingue nazionali, il sacerdote Georgo J. Korytkowski che nel 1973 per primo ha esaminato la barriera linguistica nella Chiesa e le prospettive dell’esperanto suggeriva di adottarla come lingua ufficiale. Questo avvenimento, seppur in buona fede, veniva percepita come una minaccia e per niente apprezzata condannando la lingua esperantista uno strumento erroneo e fallace istituendo nel 1976 a iniziativa di Papa Paolo VI la

“Fondazione Latinitas” per favorire lo studio della lingua latina, della letteratura classica e cristiana e del latino medievale e per incrementare l’uso della lingua latina per mezzo della pubblicazione di testi in latino e con altre vie appropriate54.

Se fino agli anni 70 l’esperanto ha goduto un vivace interesse da parte della comunità linguistica a livello mondiale, come si può dedurre dall’intervista col presidente del gruppo esperantista bolognese dott. Ivan Orsini, lo scontro tra gli esperantisti e la Chiesa Cattolica ha sicuramente contribuito a un declino o almeno una stagnazione della attenzione nei confronti della lingua “interreligiosa”. Essa, durante “la questione della lingua” nell’ambito ecclesiastico non è riuscita a imporsi nel varare una determinata politica linguistica emanata, anche se con enorme resistenza, da parte dello Stato della città del Vaticano. Nella pianificazione linguistica, insomma, non è la prima volta che il conservativismo, in questo caso, mondiale avrebbe ostacolato la

“modernizzazione” e “democratizzazione linguistica” di una comunità multietnica.

Quanto all’esperanto, sarà l’affioramento dell’internet che le darà una nuova speranza, se non persino un impulso fondamentale per garantirle una rinascita.

54 GEB - Gruppo Esperantista Bolognese, Chiesa ed Esperanto - Atti del seminario, Adversus Esperantistas, 2018 a cura di Massimo Martiniello.

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30 4.6 Ritorno dell’interesse sull’esperanto dall’invenzione dell’Internet

Il tema “Esperanto nell’internet” risulta difficilmente analizzabile dato della immensa presenza nel “World Wide Web”. Nessuno sa con precisione quante pagine in o sull’esperanto siano veramente online e dagli anni Novanta, dall’invenzione dell’internet, il numero delle pagine si è moltiplicato sempre di più, oltre ogni confine.

Per chi desidera saperne di più della lingua, come un ottimo punto di partenza si propone il più importante motore di ricerca google.com. Esso offre da circa 20 anni la possibilità di usare i suoi servizi anche esclusivamente in esperanto scegliendo nelle impostazioni tra una lunga lista di lingue quella inventata da Zamenhof. Anche grazie alla diffusione dell’Unicode, il sistema di codificazione numerico dei caratteri indipendentemente delle lingue, promossa dall’Unicode Consortium55, permette agli utenti di scrivere e leggere in esperanto senza ostacoli56.

Consultando oggi la pagina di Google e digitando il termine “esperanto” nel campo di ricerca compaiono 183 milioni risultati in merito57; una dimostrazione che la lingua esperanta è lungi dall’essere dimenticata. Inoltre, il sistema di traduzione di Google su Internet traduce da e in esperanto, sebbene i risultati lasciano ancora a desiderare.

Per coloro che desiderano di entrare in contatto con altri esperantisti, oltre ai vari servizi di corrispondenza e alle diverse possibilità che offre l’Internet, esiste da decenni un Pasporta Servo, ovvero una rete di persone che parlano l'esperanto e che sono disposti a offrire agli altri esperantisti una sistemazione gratuita per una notte, simile al couch surfing. L’elenco degli indirizzi viene aggiornato ogni anno. Nell'edizione 2017, 974 ospiti si sono registrati in 81 paesi, tra cui 43 dall’Italia58.

Non di rado succede che interessati alla lingua esperanta pronti ad impararla non hanno un contatto diretto con altri esperantisti o associazioni nella loro vicinanza e si trovano isolati. L’accesso all’Internet diventa così un mezzo valido per trovare corsi online che permettono di intraprendere un percorso didattico in modo autonomo.

55 https://www.unicode.org/consortium/consort.html (ultima consultazione 31/07/2019).

56 Bertilo Wennegren, Esperanto im Internet, un articolo uscito in Spracherfindung – Sprachplanung – Plansprachen: Beiträge der 13.Jahrestagung der Gesellschaft für Interlinguistik e.V., Berlin, 2004 redatto da Detlev Blanke, p.93-95.

57 (ultima consultazione 31/07/2019).

58 www.pasportaservo.com (ultima consultazione 31/07/2019).

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31 Numerosi sono i corsi che vengono offerti e merita soffermarsi sulla piattaforma online lernu.net, un sito multilingue che informa sull’esperanto e aiuta a impararlo facilmente e gratuitamente59. Lernu.net veniva lanciata nel 2002 e predispone di una nuova versione del percorso formativo dal 2016. Percorsi formativi del tipo eLearning velano ciononostante la difficoltà di migliorare la comunicazione nell’apprendimento di qualsiasi lingua nell’ambito della glottodidattica e di conseguenza lo studente è destinato a dover affrontare enormi problemi nell’apprendere correttamente la pronuncia e l’accento o nell’archiviare l’intonazione appropriata delle frasi; un fatto che ci porta sempre alla stessa domanda quante persone veramente parlino l’esperanto.

Una simile manifestazione del problema ci offre la possibilità di studiare l’esperanto via Duolingo, una piattaforma d’apprendimento linguistico, che dal 2015 offre un corso di esperanto per chi parla l’inglese. Secondo Vito Tornillo del gruppo esperantista DLF Bologna, fino ad oggi si sono iscritti al corso 2.000.000 di utenti di cui 500.000 rimasti attivi60. Un numero che dimostra un enorme interesse per la lingua esperanta e che potrebbe comportare qualche sorprendente cambiamento quanto al multilinguismo mondiale e alla pianificazione linguistica dei governi esposti a rivedere senza sosta la loro politica in merito. Anche se Duolingo dispone di una applicazione per i cellulari permettendo di allenarsi linguisticamente in qualsiasi parte del mondo e in qualsiasi momento della giornata, salvo l’accesso all’internet, le competenze nella comunicazione scritta e orale vengono decisamente meno e di conseguenza come alternativa non resta altro che recarsi presso uno dei più vicini associazioni o gruppi esperantisti che organizzano lezioni presso le loro sedi. Inoltre, congressi, incontri per lo più a livello internazionale consentono di entrare in contatto con altri esperanto- parlanti dando la possibilità di verificare il livello delle proprie competenze linguistiche.

Fondamentale per l’apprendimento di una lingua consta la consultazione di un dizionario nella propria lingua. Il più famoso e più grande dizionario PIV (Plena Ilustrita Vortaro de Esperanto), apparso per la prima volta nel 1970, e che esiste dal Aprile

59 www.lernu.net (ultima consultazione 31/07/2019).

60 Intervista con Romano Bolognese e Vito Tornillo, Presidente del gruppo esperantista DLF Bologna, svoltasi il 04/07/2019 a Bologna.

(32)

32 2012 in versione online a cui contenuto hanno contribuito molte persone e organizzazioni come la SAT (Sennacieca Asocio Tutmonda)61, un'associazione globale indipendente e non neutrale di esperanto, fondata nel 1921 come organizzazione del movimento operaio dell'esperanto e considerata l’unico proprietario dell’opera e Edukado@Interreto62, un'organizzazione giovanile neutrale e non governativa che esiste dal 2005, che si occupa prevalentemente della gestione del dizionario online63. Non possono mancare riferimenti a siti che predispongono un ventaglio di possibilità nel caso che qualcuno si volesse informare sulle regole grammaticali della lingua esperanta. Ideata da Bertilo Wennergren e probabilmente la più completa risulta la PMEG (Plena Manlibro de Esperanta Gramatiko)64. L’intera grammatica della lingua si trova online ed è gratuitamente scaricabile. Si tratta di una grammatica ipertestuale interamente in esperanto che è almeno altrettanto dettagliata e ampia come la "Plena Analiza Gramatiko" (1985) di Kalocsay e Waringhien, ma scritta in uno stile molto più comprensibile. Wennergren crede perfino «che con queste due opere grammaticali l'esperanto nel world wide web si trovi in cima a tutte le lingue»65.

Una volta acquisite le competenze linguistiche, al neo-utente della lingua esperanta si offrono diversi mezzi per praticarla e utilizzarla in “Esperantujo”66. Attraverso e-mail, chat, facebook, newsgroups, skype, whatsapp e numerosi altri strumenti di comunicazione il nuovo utente della lingua può iniziare a curare una vivace corrispondenza con esperantisti in tutto il mondo per contrastare un eventuale isolamento.

Per coloro che invece aspirano all’ottenimento di un certificato, dal 2009 è possibile sostenere gli esami internazionali di esperanto nei livelli B1, B2, C1 presso gli istituti di

61 http://www.satesperanto.org/ (ultima consultazione 01/08/2019).

62 https://ikso.net/eo/ (ultima consultazione 01/08/2019).

63 http://vortaro.net/prie (ultima consultazione 01/08/2019).

64 https://bertilow.com/pmeg/ (ultima consultazione 01/08/2019).

65 Bertilo Wennegren, Esperanto im Internet, un articolo uscito in Spracherfindung – Sprachplanung – Plansprachen: Beiträge der 13.Jahrestagung der Gesellschaft für Interlinguistik e.V., Berlin, 2004 redatto da Detlev Blanke, p.98-99.

66 Tradotto dall’esperanto significa “il paese degli esperantisti”, cioè la comunità delle persone che lo parlano o studiano.

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33 esperanto nei diversi paesi67 ed essere valutati nelle quattro abilità basiche: lettura e comprensione orale, comunicazione scritta e orale in accordo con il Quadro Comune Europeo di Riferimento per la conoscenza delle lingue68. In Italia è l’IIE (Istituto Italiano di Esperanto) che «favorisce, disciplina e controlla, dal punto di vista didattico e linguistico, l'insegnamento e le applicazioni dell'Esperanto, nel rispetto del Fundamento e delle direttive della Akademio»69. Nel decennio 2009-2018 sono stati promossi 690 partecipanti: 566 hanno sostenuto l’esame di 1° grado, 91 quello di 2° e 33 quello di 3°

grado.

Prendendo in considerazione le analisi sulla presenza della lingua esperanta nel world wide web possiamo senz’altro constatare un ritorno dell’interesse per la medesima.

67 In Italia: L'Istituto Italiano di Esperanto (I.I.E.), fondato il 20 aprile 1912 con la denominazione di 'Cattedra Italiana di Esperanto'.

68 https://lernu.net/it/esperanto (ultima consultazione 01/08/2019).

69 http://www.esperanto.it/iie/ (ultima consultazione 01/08/2019).

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