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La creazione della tavola dei correlativi rappresenta sicuramente la parte più schematica e pianificata in esperanto che mira a semplificare ulteriormente l'apprendimento della lingua. Essa è una caratteristica speciale dell'esperanto, che rende particolarmente visibile la pianificazione e le sue possibilità. Formano un proprio sistema morfologico di stampo analitico. Con la combinazione delle unità di base io, -iu, -ies, -ia, -ie, -iel, -ial, -iam, -iom e le marcature t-, k-, ĉ-, nen-, si ottengono 45 parole logicamente correlate38. Nonostante la sua voluta semplificazione e soprattutto a causa della sua artificialità che non permette di ricorrere a elementi già conosciuti nelle lingue naturali, la tavola rappresenta una vera sfida per ogni studente.

Figura 2 La tavola di Zamenhof - https://it.wikipedia.org/wiki/Lessico_dell%27esperanto

37 https://bertilow.com/pmeg/gramatiko/vortordo/frazpartoj.html (ultima consultazione 10/07/2019).

38 Dirk Willkommen, Esperanto-Grammatik, Buske, Amburgo, 2001, p.118.

22 3.6 I prefissi e suffissi

L'esperanto forma un novero di parole nuove con un numero limitato di parole compositive che contengono dei significati differenziati. Ciò rende possibile formare in modo produttivo una grande quantità di parole con una provvista relativamente piccola di radici apprese e a disposizione dei parlanti. Queste parole compositive, che possono essere libere e adottare desinenze grammaticali, vengono regolarmente poste prima della parola o allegate ad essa39. Essi vengono distinti tra prefissi e suffissi con concetto generale e senza concetto generale. Queste sillabe possono anche essere combinate tra loro e possono quindi formare compositi. Mentre nell'italiano i prefissi e suffissi hanno dei significati molto mutabili, l'esperanto gli attribuisce un senso unico.

39 Dirk Willkommen, Esperanto-Grammatik, Buske, Amburgo, 2001, p.120.

23 4 Storia della lingua Esperanto in Italia

4.1 L’avanguardia italiana

L'Italia come società italiana come tutti gli altri paesi si è avvicinata all'Esperanto fondamentalmente per ragioni ideali. La comparazione tra l'italiano e l'esperanto dal punto di vista linguistico è importante, però non era quell'aspetto linguistico la molla che ha fatto scattare un certo interesse per l'Esperanto da parte dei primi italiani. Il primo in assoluto è stato Daniele Marignoni, un noto stenografo e in precedenza volapuekista, che ha pubblicato a Crema nel 1890 la prima grammatica di esperanto in lingua italiana. Addirittura, due anni dopo, fu già in grado di comunicare epistolarmente con Zamenhof.

Dopo di lui ci sono stati altri personaggi: Achille Tellini, considerato fondatore del gruppo esperantista di Bologna, e Giacomo Bianchini, sacerdote cattolico friulano-udinese che potrebbe aver avvicinato la lingua esperantista ad Achille Tellini attorno al 1903/04. Tellini si avvicinò alla lingua esperanto già alla fine dell'800 a Torino dove ha conosciuto il docente, scienziato naturalista Daniele Rosa che nel 1890 stava progettando una delle centinaia di lingue ausiliari internazionali, il Nov Latin che consiste prevalentemente nella semplificazione del latino riducendo drasticamente le desinenze, utilizzando la costruzione diretta e arricchendo il lessico latino con vocaboli internazionali moderni. Necessita ricordare che in quel momento storico l'attenzione a livello linguistico e grammaticale era molto maggiore rispetto ad oggi, cioè lo standard qualitativo era superiore.

A Bologna ha creato, portando avanti da solo per i primi 10 anni di vita, la rivista

"Esperanto" che oggi è l'organo ufficiale della FEI (Federazione Esperantista Italiana).

Ma non voleva solo diffondere l'Esperanto tra gli italiani, voleva utilizzare l'Esperanto per far conoscere altre culture.

Doveva trasferirsi nel 1917, in piena Prima Guerra Mondiale perché è diventato oggetto di perquisizioni da parte della polizia che riteneva la lingua esperanta sempre più sospetta, cioè filoaustriaca. A causa della guerra si alzavano non solo barriere geografici, ma anche culturali, tra popolo e popolo. Nella fattispecie le autorità poliziesche e governative e in seguito i comunali e provinciali del territorio italiano

24 guardavano, soprattutto nelle zone più esposte a una invasione, a tutto ciò che non era in norma con sfiducia.

C'erano anche gli esperantisti soprattutto stranieri, come ad esempio, il Conte Albert Gallois, un esperantista francese dal 1902, un autodidatta, un provenzale che aveva deciso, 100 anni fa, di vivere a Riolunato, un paesino dell'appennino modenese e di introdurre la lingua e cultura esperantista, che erano ancora agli esordi in questo territorio in cui si parlava piuttosto in dialetto che in italiano fondando un gruppo esperantista. Non è riuscito a creare un movimento, ma possiamo dire che ha gettato il seme.

Anche se numeri non esistono possiamo dire che attorno al 1917/18 la comunità esperantista comprendeva pochissimi gruppi che stavano nascendo: 1906 nasceva il gruppo di Milano fondato da due non-italiani, la professoressa boema Rosa Junck e il britannico Clarence Bicknell, un sacerdote protestante che 4 anno dopo, nel 1910 fondavano anche quello di Bordighera (Liguria). Gli stranieri Clarence Bicknell e Rosa Junck, Albert Gallois e Gaspar Blanc così come gli italiani Daniele Marignoni e Raffaele Bagnulo, un famoso esperantista di Napoli, parteciparono nel 1905 al Primo Congresso Universale di Esperanto a Boulogne-sur-Mer in Francia e continuarono a rimanere in contatto con Zamenhof. Essi possono essere considerati insieme con Giacomo Bianchini e Achille Tellini l'avanguardia italiana dell'Esperanto.

L'attività esperantista in Italia rimaneva entusiasta fino alle soglie della Prima Guerra Mondiale, perché c'è stato il tracollo dovuto dal fatto che i singoli stati guadavano sempre più col sospetto all'esperanto. I gruppi si chiudevano, il congresso mondiale previsto a Parigi del 1914 non ha avuto luogo.

4.2 Esperanto tra le due guerre mondiali in Italia

Il gruppo esperantista di Bologna riapriva nel 1920, nel primo dopoguerra che segnava un periodo di grande attività soprattutto all'estero. Un nome che spiccava tra questi era Giovanni Peterlongo, politico, esperantista e traduttore italiano e famoso per la sua traduzione della Divina Commedia di Dante Alighieri. Fu arrestato a Linz, sospettato di essere un irredentista.

25 In Italia si assisteva a una crescita dei gruppi esperantisti prevalentemente da Roma in su. Il fenomeno dell'associazionismo è stato un fenomeno che si è sviluppato principalmente da Roma fino agli Alpi. Ci sono stati esempi sotto Roma come a Napoli, il gruppo Vivo kaj Penso che esiste ancora oggi o le attività di singole persone in Sicilia come Stefano La Colla, direttore della Biblioteca Treccani a Roma dal 1929 al 1938, e redattore di un vocabolario italiano-esperanto, ma essi rimangono solo piccoli esempi.

Per quanto riguarda gli anni '20 e i rapporti col fascismo il quale è stato molto ambivalente l'Esperanto dalla marcia su Roma nel 1922 fino al 1935 erano di reciproco non-belligeranza. Il fascismo accettava, in certe misure promuoveva, sosteneva e aiutava l'Esperanto fin tanto che essa si faceva paladino, promotore nei confronti dell'estero ed esperantisti esteri dell'italianità. Il duce voleva che l'Esperanto italiano promuovesse una certa immagine edulcorata, positiva dell'Italia all'estero, per non farla presentare male dove c'era la dittatura, ma un luogo in cui si assisteva a una compieva nei confronti dell'Esperanto e seppur più lentamente, ha costretto i gruppi esperantisti allo scioglimento che rimanevano operativi e attivi fino al 1938/3940. Negli anni 20’, a livello mondiale, l’Esperanto godeva un particolare interesse nell’ambito della standardizzazione internazionale dei termini ritenuta fondamentale e significativa per la cooperazione internazionale nella scienza, tecnologia, produzione ed economia. Non ci sono dubbi che una lingua pianificata ricopre un ruolo importante nella comunicazione internazionale, essendo un complemento utile rispetto alle varie lingue etniche del mondo41. Sebbene gli scienziati naturali (botanici, zoologi, medici e chimici) abbiano già nel diciannovesimo secolo generato una nomenclatura unificata e fissato regole per la formazione di nuovi termini, i tecnici scientifici e coloro

40 Intervista con Ivan Orsini, Presidente del gruppo esperantista bolognese GEB, svoltasi il 29/06/2019 a Bologna.

41 Wera Blanke, Esperanto-Terminologie und Terminologiearbeit, Mondial, 2008, New York, p.29.

26 responsabili per la produzione industriale hanno iniziato solo nel ventesimo secolo a prenderla in considerazione. La crescita dello scambio internazionale dei prodotti, macchinari e attrezzi ha corroborato la necessità di una comprensione reciproca e senza ambiguità nella comunicazione internazionale, rendendo indispensabile la regolamentazione dei termini e concetti essendo elementare per la traduzione dei medesimi42. Come risposta a queste esigenze interlinguistiche nell’ambito terminologico nasceva nel 1928 l’ISA - "International Federation of the National Standardizing Associations" con lo scopo di impegnarsi per un’omologazione delle unità di misura e dei parametri tecnici di ogni tipo in tutto il mondo43. Coinvolto in modo significativo nella fondazione d‘ISA era l’interlinguista Eugen Wüster, un esperantologo austriaco considerato il fondatore della terminologia moderna44. Nel 1917, già a 19 anni ha pubblicato “Un piccolo dizionario esperanto-tedesco” che fungeva come base per le opere pubblicate in seguito: il “Dizionario enciclopedico esperanto-tedesco” (1929) e la “Standardizzazione linguistica internazionale nella tecnica – in particolare elettrotecnica” (1931)45. Insieme a Ernest-Vilhelm Karlovic Drezen, interlinguista ed esperantologo lettone, fondatore dell’Unione Sovietica di Esperanto e co-fondatore dell’Interlinguistica sovietica46 sottolineava l’importanza dell’esperanto come lingua pianificata nella terminologia. Wüster ha dimostrato come l’esperanto per le sue caratteristiche linguistiche e strutturali sia altamente adatto come mezzo di comunicazione in contesti specifici. Queste includono l’agglutinazione dei morfemi (in virtù della favorevole struttura sillabica e morfofonologica e dell’assenza di allomorfi), un sistema di affissione pienamente produttivo e le regole quanto alla composizione e formazione delle parole47. Queste caratteristiche consentono anche di adattarsi alle nuove esigenze di comunicazione e di rendere la lingua adatta agli interessi della traduzione automatizzata.

42 Wera Blanke, Esperanto-Terminologie und Terminologiearbeit, Mondial, 2008, New York, p.30.

43 Vedi 41, p.70.

44 Vedi 41, p.67.

45 Vedi 41, p.66.

46 Wera Blanke, Esperanto-Terminologie und Terminologiearbeit, Mondial, 2008, New York, p.29.

47 Wera Blanke, Esperanto-Terminologie und Terminologiearbeit, Mondial, 2008, New York, p.22.

27 Di fronte a queste conquiste nella standardizzazione dei termini va corroborato il fatto che la lingua esperanta ha dato impulsi decisivi alla nascita della terminologia moderna e che si offre come un ponte ideale nella comunicazione internazionale e nei contesti specifici.

4.3 Gli anni ’50 e ’60

Dopo un lungo silenzio era nel 1949/50 che tutti gruppi esperantisti italiani riprendevano le loro attività in Italia: quello di Bologna, di Genova, di Torino, di Milano, di Udine, di Firenze, di Livorno, di Roma.

Oggi la FEI conta circa 800 come soci iscritti, 20 anni fa forse 1000. 300 iscritti nel 1938 e 1950 1400 iscritti48. C'è stata una ripresa esponenziale, perché dopo il secondo dopoguerra si poteva tornare ad aggregarsi, a parlare di Esperanto in Esperanto. Italia in seguito vedeva un aumento dei rapporti soprattutto con gli esperantisti occidentali.

L'Europa orientale invece era vittima del grande silenzio, d'età staliniana e poi della cortina di ferro. All'inizio degli anni 20 l'Unione Sovietica ha utilizzato l'Esperanto per propagandare la propria politica culturale e ideologica in Occidente, ossia favoriva i rapporti tra singoli gruppi operai che lavoravano nelle fabbriche socialiste con i loro omologhi dell'Europa Occidentale in modo che questi ultimi sapessero quanto era bello vivere nell'Unione Sovietica, come si sbagliassero i detrattori di questo stile di vita.

Lenin non amava l'Esperanto, lo ha snobbato. Stalin invece in una prima occasione si dimostrava in qualche modo incerto, però non prendeva una posizione netta. In un secondo tempo, durante la seconda metà degli anni 30 a dominare l'Unione Sovietica era lui in modo incontrastato e si è schierato contro.

Una petizione del movimento dell'Esperanto, che nel 1950 si rivolgeva alle Nazioni Unite per l’insegnamento dell'esperanto nelle scuole e per l'uso dell'esperanto nel turismo e nel commercio, veniva firmata da una vasta gamma di organizzazioni da 76 paesi. Nel 1954, l'UNESCO riferiva della risposta di 45 stati a questa petizione. 19 stati membri si sono opposti, in particolare gli Stati Uniti e la Germania. 10 paesi hanno

48 https://www.esperanto.it/ (ultima consultazione 31/07/2019).

28 risposto positivamente, inclusa l'Austria. Nel 1954, l'UNESCO ha adottato una risoluzione nella sua Assemblea Generale a Montevideo in onore dei successi dell'Esperanto: il riconoscimento del movimento dell'Esperanto da parte dell'UNESCO (la Federazione mondiale dell'Esperanto diventa un membro consultivo) e l'instaurazione di relazioni tra l’UEA (Universala Esperanto Asocio) e l’ONU49.

4.4 Gli anni ’70 e ’80

Negli anni 60 fino alla seconda metà degli anni 70 l'Esperanto viveva un vero boom che spesso viene usato come periodo di riferimento per indicare che l'Esperanto avrebbe potuto cambiare qualcosa, avrebbe avuto qualche ruolo importante sul futuro50. L'Assemblea generale dell'UNESCO a Sofia nel 1985 ha invitato i suoi membri a commemorare il centenario dell'esperanto e a sostenere l'introduzione di programmi di studio sul problema linguistico e dell'esperanto nelle scuole e negli istituti di istruzione superiore. Questi e altri segnali positivi, tuttavia, sono rimasti di effetto limitato poiché sono stati ignorati dagli stati nazionali51. In Italia sono due le università che offrono percorsi formativi in merito. A Torino e Trieste è possibile di intraprendere un corso di esperanto nell’ambito della pianificazione linguistica e lingue pianificate52.

4.5 Movimenti esperantisti cattolici in Italia

La potenzialità della lingua esperanta di superare le barriere linguistiche e di proporre un’identità mondiale seguendo i principi come l’eguaglianza, la non-violenza, il rispetto dell’altro per unire l’umanità hanno da sempre influenzato la Chiesa Cattolica italiana e questo avveniva rispetto alla comunità esperantista reciprocamente53. Mentre i primi sacerdoti vedevano nella lingua “universale” lo strumento perfetto per entrare in

49 Max Hans-Jürgen Mattusch, Ist Esperanto noch aktuell?, BoD – Books on Demand, Norderstedt, 2019, p.148.

50 Intervista con Ivan Orsini, Presidente del gruppo esperantista bolognese GEB, svoltasi il 29/06/2019 a Bologna.

51 Max Hans-Jürgen Mattusch, Ist Esperanto noch aktuell?, BoD – Books on Demand, Norderstedt, 2019, p.151.

52 Intervista con Romano Bolognese e Vito Tornillo, Presidente del gruppo esperantista DLF Bologna, svoltasi il 04/07/2019 a Bologna.

53 GEB - Gruppo Esperantista Bolognese, Chiesa ed Esperanto - Atti del seminario, Storie di alcuni sacerdoti esperantisti, 2018 a cura di Ivan Orsini.

29 contatto con i loro confratelli in tutto il mondo per facilitare la divulgazione dell’apostolato, gli esperantisti speravano di dare alla lingua internazionale un ruolo più ambizioso all’interno della Chiesa. Di conseguenza, quando tra il 1970 e il 1980 la lingua latina iniziava a perdere il predominio nel mondo cattolico emergeva un disputo feroce tra i vescovi cattolici, divisi tra progressisti e conservatori, tra esperantisti e tradizionalisti che erano fortemente contrari all’esperanto. Dopo l’apertura della Chiesa Cattolica di celebrare le messe non solo in latino, ma anche nelle lingue nazionali, il sacerdote Georgo J. Korytkowski che nel 1973 per primo ha esaminato la barriera linguistica nella Chiesa e le prospettive dell’esperanto suggeriva di adottarla come lingua ufficiale. Questo avvenimento, seppur in buona fede, veniva percepita come una minaccia e per niente apprezzata condannando la lingua esperantista uno strumento erroneo e fallace istituendo nel 1976 a iniziativa di Papa Paolo VI la

“Fondazione Latinitas” per favorire lo studio della lingua latina, della letteratura classica e cristiana e del latino medievale e per incrementare l’uso della lingua latina per mezzo della pubblicazione di testi in latino e con altre vie appropriate54.

Se fino agli anni 70 l’esperanto ha goduto un vivace interesse da parte della comunità linguistica a livello mondiale, come si può dedurre dall’intervista col presidente del gruppo esperantista bolognese dott. Ivan Orsini, lo scontro tra gli esperantisti e la Chiesa Cattolica ha sicuramente contribuito a un declino o almeno una stagnazione della attenzione nei confronti della lingua “interreligiosa”. Essa, durante “la questione della lingua” nell’ambito ecclesiastico non è riuscita a imporsi nel varare una determinata politica linguistica emanata, anche se con enorme resistenza, da parte dello Stato della città del Vaticano. Nella pianificazione linguistica, insomma, non è la prima volta che il conservativismo, in questo caso, mondiale avrebbe ostacolato la

“modernizzazione” e “democratizzazione linguistica” di una comunità multietnica.

Quanto all’esperanto, sarà l’affioramento dell’internet che le darà una nuova speranza, se non persino un impulso fondamentale per garantirle una rinascita.

54 GEB - Gruppo Esperantista Bolognese, Chiesa ed Esperanto - Atti del seminario, Adversus Esperantistas, 2018 a cura di Massimo Martiniello.

30 4.6 Ritorno dell’interesse sull’esperanto dall’invenzione dell’Internet

Il tema “Esperanto nell’internet” risulta difficilmente analizzabile dato della immensa presenza nel “World Wide Web”. Nessuno sa con precisione quante pagine in o sull’esperanto siano veramente online e dagli anni Novanta, dall’invenzione dell’internet, il numero delle pagine si è moltiplicato sempre di più, oltre ogni confine.

Per chi desidera saperne di più della lingua, come un ottimo punto di partenza si propone il più importante motore di ricerca google.com. Esso offre da circa 20 anni la possibilità di usare i suoi servizi anche esclusivamente in esperanto scegliendo nelle impostazioni tra una lunga lista di lingue quella inventata da Zamenhof. Anche grazie alla diffusione dell’Unicode, il sistema di codificazione numerico dei caratteri indipendentemente delle lingue, promossa dall’Unicode Consortium55, permette agli utenti di scrivere e leggere in esperanto senza ostacoli56.

Consultando oggi la pagina di Google e digitando il termine “esperanto” nel campo di ricerca compaiono 183 milioni risultati in merito57; una dimostrazione che la lingua esperanta è lungi dall’essere dimenticata. Inoltre, il sistema di traduzione di Google su Internet traduce da e in esperanto, sebbene i risultati lasciano ancora a desiderare.

Per coloro che desiderano di entrare in contatto con altri esperantisti, oltre ai vari servizi di corrispondenza e alle diverse possibilità che offre l’Internet, esiste da decenni un Pasporta Servo, ovvero una rete di persone che parlano l'esperanto e che sono disposti a offrire agli altri esperantisti una sistemazione gratuita per una notte, simile al couch surfing. L’elenco degli indirizzi viene aggiornato ogni anno. Nell'edizione 2017, 974 ospiti si sono registrati in 81 paesi, tra cui 43 dall’Italia58.

Non di rado succede che interessati alla lingua esperanta pronti ad impararla non hanno un contatto diretto con altri esperantisti o associazioni nella loro vicinanza e si trovano isolati. L’accesso all’Internet diventa così un mezzo valido per trovare corsi online che permettono di intraprendere un percorso didattico in modo autonomo.

55 https://www.unicode.org/consortium/consort.html (ultima consultazione 31/07/2019).

56 Bertilo Wennegren, Esperanto im Internet, un articolo uscito in Spracherfindung – Sprachplanung – Plansprachen: Beiträge der 13.Jahrestagung der Gesellschaft für Interlinguistik e.V., Berlin, 2004 redatto da Detlev Blanke, p.93-95.

57 (ultima consultazione 31/07/2019).

58 www.pasportaservo.com (ultima consultazione 31/07/2019).

31 Numerosi sono i corsi che vengono offerti e merita soffermarsi sulla piattaforma online lernu.net, un sito multilingue che informa sull’esperanto e aiuta a impararlo facilmente e gratuitamente59. Lernu.net veniva lanciata nel 2002 e predispone di una nuova versione del percorso formativo dal 2016. Percorsi formativi del tipo eLearning velano ciononostante la difficoltà di migliorare la comunicazione nell’apprendimento di qualsiasi lingua nell’ambito della glottodidattica e di conseguenza lo studente è destinato a dover affrontare enormi problemi nell’apprendere correttamente la pronuncia e l’accento o nell’archiviare l’intonazione appropriata delle frasi; un fatto che ci porta sempre alla stessa domanda quante persone veramente parlino l’esperanto.

Una simile manifestazione del problema ci offre la possibilità di studiare l’esperanto via Duolingo, una piattaforma d’apprendimento linguistico, che dal 2015 offre un corso di esperanto per chi parla l’inglese. Secondo Vito Tornillo del gruppo esperantista DLF Bologna, fino ad oggi si sono iscritti al corso 2.000.000 di utenti di cui 500.000 rimasti attivi60. Un numero che dimostra un enorme interesse per la lingua esperanta e che potrebbe comportare qualche sorprendente cambiamento quanto al multilinguismo mondiale e alla pianificazione linguistica dei governi esposti a rivedere senza sosta la loro politica in merito. Anche se Duolingo dispone di una applicazione per i cellulari permettendo di allenarsi linguisticamente in qualsiasi parte del mondo e in qualsiasi momento della giornata, salvo l’accesso all’internet, le competenze nella comunicazione scritta e orale vengono decisamente meno e di conseguenza come alternativa non resta altro che recarsi presso uno dei più vicini associazioni o gruppi esperantisti che organizzano lezioni presso le loro sedi. Inoltre, congressi, incontri per lo più a livello internazionale consentono di entrare in contatto con altri esperanto-parlanti dando la possibilità di verificare il livello delle proprie competenze linguistiche.

Fondamentale per l’apprendimento di una lingua consta la consultazione di un dizionario nella propria lingua. Il più famoso e più grande dizionario PIV (Plena Ilustrita Vortaro de Esperanto), apparso per la prima volta nel 1970, e che esiste dal Aprile

59 www.lernu.net (ultima consultazione 31/07/2019).

60 Intervista con Romano Bolognese e Vito Tornillo, Presidente del gruppo esperantista DLF Bologna, svoltasi il 04/07/2019 a Bologna.

32 2012 in versione online a cui contenuto hanno contribuito molte persone e organizzazioni come la SAT (Sennacieca Asocio Tutmonda)61, un'associazione globale

32 2012 in versione online a cui contenuto hanno contribuito molte persone e organizzazioni come la SAT (Sennacieca Asocio Tutmonda)61, un'associazione globale

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