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I racconti della radicalizzazione (’68-’78)

LUOGO DI CRESCITA

3.2 Radicalismo, repressione e defezione negli anni ’

3.2.1 Diversi approcci all’attivismo radicale

Il periodo che seguì le mobilitazioni del ’68, in Turchia fu caratterizzato da una progressiva parcellizzazione e radicalizzazione del movimento studentesco. Tale clima politico vide l’emergere di figure che assunsero un ruolo quasi mitologico nella ricostruzione dell’immaginario rivoluzionario, tra cui Deniz Gezmiş, Mahir Çayan, İbrahim Kaypakkaya, Hüseyin İnan e Yusuf Aslan, leader storici delle diverse organizzazioni politiche di estrema sinistra. È in particolare Deniz Gezmiş a divenire il simbolo dei moti del ’68 turco e a ricoprire un ruolo fondamentale nella mobilitazione politica degli anni che seguirono. Come già messo in luce precedentemente, il movimento studentesco turco fu infatti particolarmente caratterizzato dal culto della leadership, sia nella sinistra sia nelle fazioni di destra113, che ai

modelli del passato aggiungeva l’esaltazione dei rivoluzionari contemporanei (Neyzi 2001, 421). A partire proprio da questo periodo nei percorsi biografici del campione si riscontra una prima fase di radicalizzazione, che vide unirsi alla lotta politica alcuni di coloro che, nati tra la seconda metà degli anni ’40, avevano partecipato alle proteste a partire dalla seconda metà degli anni ’60. (Una seconda fase sarà riscontrabile durante la seconda metà degli anni ’70, quando un nuovo panorama politico vide l’affiliazione di chi, essendo più giovane, cominciò il percorso universitario e politico in un secondo momento). La testimonianza seguente sintetizza alcuni dei passaggi principali che formarono il complesso mosaico delle organizzazioni radicali emerse nel periodo immediatamente successivo ai moti studenteschi del ’68. Tale quadro, che seguì gli eventi descritti precedentemente, sfociò alla fine del decennio nell’inizio della lotta armata, che venne solo parzialmente interrotta dal

memorandum del 1971. Ömer Madra a questo proposito racconta:

Mi sono laureato nel 1968 e fu da una parte un’educazione sentimentale. Eravamo molto influenzati dalle rivoluzioni sociali internazionali, il maggio del ’68, il Messico, i movimenti negli Stati Uniti…È stata la nostra generazione a iniziare la prima azione di boicottaggio in

113 Nelle fazioni di destra è particolarmente noto il nome di Alparslan Türkeş (1917-1997), denominato dai

suoi seguaci “Başbuğ”, termine di origine ottomana utilizzato per definire i comandanti (Nocera 2011, 52). Türkeş fu il portavoce del colpo di stato del 1960 e divenne in seguito il leader del partito ultranazionalista MHP e l’anima principale dell’organizzazione paramilitare dei Bozkurtlar, i Lupi grigi.

Turchia per le cattive condizioni delle caffetterie (ride). A quel tempo mi avvicinai ai veri movimenti politici. C’era il movimento Dev-Genç, avevano i Fikir Kulüpleri. Poi alla fine si trasformò in un altro movimento rivoluzionario, che dopo si biforcò, e nacque Dev-Yol114. Il

TİP rappresentò un esperimento importante e fu veramente influente, poi degenerò in due gruppi differenti, non solamente il partito, ma il movimento giovanile in particolar modo. Alcuni di loro continuarono a seguire il partito, altri si avvicinarono ai gruppi maoisti, e io ero uno di loro. Ci fu un grande faglia tra la linea sovietica e quella maoista, e allo stesso tempo c’erano i kemalisti di sinistra, il movimento antimperialista di Deniz Gezmiş (Ömer Madra).

In questo brano, Madra, rimarcando le influenze internazionali nel clima politico del ’68 turco, descrive il processo di radicalizzazione del movimento studentesco a partire da uno degli eventi principali che ne determinò la nascita: la fondazione di Dev-Genç. Durante le mobilitazioni del 1968 infatti la linea democratica propagandata dal TİP, che guardava con diffidenza ai segnali di rapida estremizzazione del clima politico, cominciò a incontrare al suo interno le prime forti voci di dissenso115. L’avvenimento che determinò la spaccatura tra

il partito e il movimento studentesco avvenne nel 1969, quando i sostenitori della linea più radicale del partito conquistarono la direzione della FKF (vedi 2.3.2), che rappresentava in quegli anni il più importante nucleo di organizzazione dell’attivismo studentesco. Dopo questo cambiamento di rotta la Federazione dei club delle idee venne trasformata nella

Türkiye Devrimci Gençlik Federasyonu (Federazione della Gioventù Rivoluzionaria della

Turchia meglio nota come Dev-Genç), provocando una svolta radicale nella sinistra turca. Dev-Genç, infatti, aveva obiettivi politici più ampi rispetto alla sola gestione delle università e si pose in prima linea nell’organizzazione della lotta antimperialista. In generale, la caratteristica fondamentale che differenziava Dev-Genç dalla precedente FKF era l’uso della

114 Devrimci Yol (Via Rivoluzionaria in breve Dev-Yol) movimento rivoluzionario nato intorno all’omonima

rivista che iniziò a essere pubblicata il 1 maggio 1977. La rivista, nel momento di maggior successo, contava circa centomila copie (Samim 1981, 77). Seguendo l’eredità teorica di Mahir Çayan, Dev-Yol si presentava come un movimento organizzato attraverso una struttura federalista simile a quella che aveva caratterizzato Dev-Genç negli anni precedenti. Seguendo una politica improntata sul marxismo contemporaneo e, a differenza della maggioranza delle altre organizzazione politiche, non improntata su una singola corrente ideologica, il gruppo di Dev-Yol fu tra quelli che subì maggiormente la repressione del colpo di stato del 1980 (Samim 1981, 77). Nella presente tesi l’evoluzione della lotta radicale dopo la seconda metà degli anni ’70 verrà trattata più specificatamente nei paragrafi successivi 3.2 e 3.3.

115 Nel TİP si venne a definire una fazione conosciuta come MDD- Milli Demokratik Devrim (Rivoluzione

Nazionale Democratica), guidata da Mihri Belli, che cominciò già dalla seconda metà degli anni ’60 a opporsi alle politiche del partito utilizzando un accento più radicale che, soprattutto a partire dal 1967, raccolse intorno a sé un numero sempre maggiore di aderenti. Le posizioni della MDD assunsero negli anni a seguire un ruolo determinante nel processo di estremizzazione del movimento studentesco.

violenza politica, che porterà a una rapida militarizzazione del movimento studentesco e all’inizio, negli anni appena successivi, della lotta armata.

La fraglia tra la linea sovietica e quella maoista, di cui Ömer Madra parla nella testimonianza precedente fa riferimento a questo periodo, in cui la fondazione di Dev-Genç fu immediatamente seguita dall’emergere di una serie di fazioni che portarono alla scissione del movimento in una miriade di gruppi, spesso in netta controtendenza116. Tra questi, alla

fine del 1969, un gruppo guidato da Doğu Perinçek e Şahin Alpay117, fraterno amico di

Madra, entrò in contrapposizione con la linea centrale del movimento e formò un gruppo intorno alla rivista Proleter Devrimci Aydınlık (PDA), che adotterà un approccio sempre più rigidamente maoista e filocinese. Mete Tunçay, che al tempo era docente nella facoltà di Scienze politiche di Ankara, descrive così il rapporto con il gruppo di studenti, tra cui Madra e Alpay, che in quel periodo si avvicinarono al filone maoista:

Tra i miei studenti c’era un gruppo di ragazzi e ragazze di sinistra. Erano maoisti. Ömer Madra era uno di loro, ma fu uno dei primi che ripudiò il legame col maoismo. C’erano altri, come Şahin Alpay, che andarono all’estero, credo in Norvegia. Io ero abbastanza arrabbiato con loro, perché erano i figli della borghesia, e i loro oppositori politici, i nazionalisti turchi, venivano invece da famiglie povere, ma erano di destra, mentre loro erano rivoluzionari. Gli dicevo che avrebbero dovuto vicendevolmente cambiare le parti. Tra loro non ero molto popolare, non so quanto poi andarono avanti nelle relazioni col partito comunista cinese […] È interessante osservare come, in seguito, un gruppo che aveva scelto di seguire il comunismo cinese si risolse nel Vatan Partisi, un partito fascista. Questo è l’esempio di dove è arrivato il comunismo cinese interpretato in Turchia (Mete Tunçay).

116 Le principali formazioni che, in seguito alla frammentazione di Dev-Genç, presero parte all’inizio della

lotta armata sono il THKO- Türkiye Halk Kurtuluş Ordusu (Esercito di Liberazione del Popolo Turco) fondato da Deniz Gezmiş, Hüseyin İnan e Mustafa Yalçiner, che guardava principalmente alla rivoluzione cubana e il THKP-C- Türkiye Halk Kurtuluş Partisi-Cephesi (Partito-Fronte Popolare di Liberazione della Turchia) guidato da Mahir Çayan di ispirazione leninista. Anche la frangia maoista dei sostenitori del PDA fondò un’organizzazione illegale ossia il TİİKP- Türkiye İhtilalci İşçi Köylü Partisi (Partito Rivoluzionario degli Operai e dei Contadini di Turchia) che tuttavia non attuò azioni di rilievo, da cui poi si staccherà il TKP-ML/ TİKKO- Türkiye Komünist Partisi- Marksist-Leninist/Türkiye İşçi Köylü Kurtuluş Ordusu (Partito Comunista Marxista-Leninista/Esercito di Liberazione degli Operai e dei Contadini di Turchia) guidato da İbrahim Kaypakkaya che invece condusse pratiche di gran lunga più radicali (Bertuccelli 2013, 195-6). Per una descrizione più dettagliata della storia e delle visioni ideologiche di ciascun gruppo rivoluzionario si faccia riferimento anche a Emir Ali Türkmen e Ümit Özger (2014) Türkiye Sosyalist Solu Kitabı 2 e Igor Lipovsky (1992) The socialist movement in Turkey.

117 Questo gruppo era formato principalmente da studenti e giovani accademici della facoltà di scienze

politiche di Ankara. Negli estratti di intervista precedenti è stato già messo in luce il rapporto di amicizia tra Madra e Alpay (vedi 2.3.2).

Questa considerazione riprende l’importante questione dell’estrazione sociale in riferimento alle diverse frange del movimento rivoluzionario. Diversamente dalle sezioni precedenti, in cui il percorso delle élite è stato presentato in maniera più consequenziale in termini di classe (dalla provenienza dalle famiglie di origine allo specifico percorso scolastico intrapreso dal gruppo), gli anni corrispondenti con l’università videro il mescolarsi di molteplici fattori, che determinarono la compresenza di condizioni sociali a volte profondamente diversificate. Quella che viene definita la “generazione del ’68”, era composta più in generale da un gruppo variegato di personalità riconducibili a tre gruppi distinti: studenti delle élite urbane provenienti da licei prestigiosi, studenti della classe media urbana e coloro che provenivano dalle famiglie abbienti dell’Anatolia (Köse, 2018)118. Questa eterogeneità è comunque da

contestualizzare nel dato del 6,5% (Kışlalı 1974, 53) dei giovani che, nel 1968, frequentavano le università, e dunque all’interno di una minoranza proveniente da un contesto in media piuttosto agiato, rispetto a coloro che nello stesso periodo risultavano avere la stessa età anagrafica.

Se, nell’estratto precedente in riferimento al gruppo maoista di Ankara, Mete Tunçay mette in luce l’affiliazione ai gruppi rivoluzionari da parte degli studenti appartenenti all’élite borghese, tuttavia questo dato non rappresenta una caratteristica costitutiva di tutto il movimento studentesco rivoluzionario. Al contrario, il profilo dei militanti che formarono in questo periodo le prime linee dell’azione politica (composto principalmente da studenti alla fine della carriera universitaria) non ricalcava in maniera sistematica i percorsi degli intervistati considerati fino a questo momento. A conferma di questa tesi, la ricerca condotta da Ruşen Keleş e Artun Ünsal per quanto riguarda l’origine geografica dei militanti attivi sia nelle fila destra che in quelle di sinistra durante gli anni di riferimento, stima una percentuale intorno all’86,2% di personalità nate fuori dalle grandi città e che avevano vissuto nella maggior parte dei casi l’esperienza dell’esodo rurale (1982, 62).

La radicalizzazione dell’esperienza politica degli anni ’60 e ’70 deve, quindi, essere interpretata piuttosto attraverso l’estrema trasformazione dello spazio urbano, che negli stessi anni coinvolse le grandi città della Turchia e che allo stesso tempo significò per i nuovi arrivati la consapevolezza dell’esclusione sociale (Bozarslan 2005). In questo senso, il

quadro socio-politico di radicalizzazione del movimento studentesco si costituì a partire da un terreno molto diverso rispetto a quello dell’élite istanbuliota. Secondo Hamit Bozarslan, infatti, la violenza di questo periodo fu esacerbata dalla crescente urbanizzazione, che rese sempre più evidente il profondo dislivello socio-economico del paese e acuì, per alcune fasce sociali, il senso di rivalsa e la volontà di riscatto (2002, 9). Questo aspetto è particolarmente visibile nelle testimonianze del campione della ricerca che, nonostante per questo periodo manifesti la vicinanza ideologica ai principi e alle richieste del movimento, dimostra, in questa prima fase, tre diversi posizionamenti nei confronti dell’azione politica119. L’uno di

coinvolgimento diretto, ma di tipo critico rispetto alla radicalizzazione. Questo gruppo riguarda soprattutto coloro che continuarono a seguire la linea più moderata del partito dei lavoratori, che, come illustrato precedentemente, si oppose alla crescente radicalizzazione del movimento. Nonostante queste personalità fossero coinvolte nella politica ideologica non presero parte alle organizzazioni armate (tra questi sono un esempio Asaf Savaş Akat, Orhan Silier, Şanar Yurdatapan). Il secondo gruppo comprende coloro che si trasferirono all’estero o che, in questa fase, non presero direttamente parte all’azione politica, ma ne subirono l’influenza. L’ultimo esempio riguarda invece le esperienze (quelle già citate di Ömer Madra, di Murat Belge, ma anche quelle non considerate nel campione centrale di Şahin Alpay, Jülide Aral, Fahri Aral) di coloro che si affiliarono alle organizzazioni entrate poi nell’illegalità. Queste personalità saranno quelle che pagheranno il prezzo maggiore dell’ondata repressiva avviata col memorandum del 1971.

3.2.2 Il memorandum del 1971 e la repressione politica

Il 12 marzo 1971 venne annunciato dalle Forze armate turche il cosiddetto “golpe del memorandum”, che mise fine al governo Demirel, proclamando la legge marziale in undici provincie, comprese le maggiori città della Turchia. Il colpo di stato, giustificato in un primo momento nella volontà di attuare un piano di riforme socio-economiche per il rafforzamento dell’industria nazionale, si rivelò in poco tempo una misura volta a reprimere le libertà pubbliche, di stampa e d’associazione (Nocera 2011, 58). Le politiche repressive, attuate

119 In questa fase non vengono considerati coloro che per ragioni di età cominciarono a partecipare alla lotta

politica in un periodo successivo. Per un approfondimento riguardo l’attivismo della seconda metà degli anni ’70, in cui queste personalità divennero protagoniste, vedi 3.3.1.

dalla giunta nel tentativo principale di mettere fine alle azioni dei gruppi della sinistra rivoluzionaria, furono ufficialmente avviate in reazione a una delle iniziative più sensazionali condotta dal THKP-C, ossia il rapimento il 17 maggio 1971 del console israeliano Ephraim Elrom, terminato con la sua uccisione (Bertuccelli, 2013, 200). L’avvio dell’operazione Balyoz (Martello), che comportò l’inizio di perquisizioni e arresti collettivi, soprattutto tra gli attivisti della sinistra, e nella quale furono coinvolte anche alcune personalità del campione di ricerca, rappresentò la prima repressione di massa del movimento socialista. Le vicende che seguirono il memorandum del 1971 e le conseguenti azioni repressive da parte della giunta militare decretarono la fine della prima generazione dei leader dei movimenti rivoluzionari120. Le operazioni di repressione attuate in questo

periodo segnarono in modo fondamentale la considerazione del ruolo dell’esercito da parte della sinistra rivoluzionaria, relazione che andò ulteriormente ad aggravarsi col successivo colpo di stato del 1980. Tuttavia, la repressione di questo periodo non attaccò in modo esclusivo l’attivismo politico, ma si ampliò al mondo intellettuale, al giornalismo e in generale al pensiero critico, punendo con il carcere anche personaggi eminenti nell’ambito della cultura. A testimonianza delle forme che assunse il sistema securitario, Defne Sandalcı nel seguente estratto racconta la storia del padre, il ben noto giornalista Emil Galip Sandalcı.

Mio padre era un giornalista molto attivo negli anni ’50 e ’60 e si dichiarò contrario alla pena di morte e al governo militare. Anche se era politicamente contro coloro che sarebbero stati giustiziati, non poteva essere testimone o assistere ad alcun tipo di violenza. La sua casa fu perquisita. In verità, in quel periodo una sua amica, che faceva parte della guerriglia, scese dalle montagne per veder mio padre e farsi ospitare, perché non aveva altro posto in cui andare. Credo avessero una relazione. Mio padre accettò, ma le disse che si doveva inventare una storia, quindi si travestì da hostess. Girava per le vie di Ankara con i capelli biondi e un vestito preso dai suoi amici teatranti e ogni sera tornava a casa di mio padre e raccontava ai ragazzi che stavano lì storie inventate riguardo il volo della giornata. Quando venne sequestrato il

120 All’esecuzione della pena capitale di Gezmiş, İnan e Aslan seguì la morte sotto tortura di İbrahim

Kaypakkaya del TKP-ML/TİKKO nel carcere di Diyarbakır. L’esecuzione dei vertici di THKO fu preceduta da un altro evento centrale nella storia rivoluzionaria della sinistra, nonché dall’eccidio di Kızıldere il 30 marzo del 1972, in cui perse la vita Mahir Çayan. L’operazione, seguita al sequestro di quattro tecnici britannici da parte dei rivoluzionari, e condotta dai militari per liberare gli ostaggi terminò con la morte di tre dei quattro rapiti e di tutti i sequestratori, con la sola eccezione di Ertuğrul Kürkçü.

volo,121 un ragazzo che gravitava a casa di mio padre e che era una spia della polizia suppose

la connessione e lo fece arrestare. Questa volta le torture furono durissime. Era il secondo arresto dopo il colpo di stato del 1971, soffrì per mesi. Gli chiedevano chi fosse quest’hostess Leyla [nome in codice della donna]. Fu orribile. Io chiaramente ero molto orgogliosa di lui (Defne Sandalcı).

Questo brano permette di aprire una riflessione sul clima di sospetto e sul sistema repressivo messo in atto dopo il memorandum. La vicenda del sequestro aereo intensificò in questo quadro la sensazione di far parte di un complotto da parte dello Stato alla ricerca di un capro espiatorio, utilizzato nel tentativo di punire l’attivismo. Sono questi infatti gli anni in cui nella repressione della sinistra giocò un ruolo fondamentale un’organizzazione paramilitare di contro-guerriglia (Kontrogerilla), attiva fin dalla fine degli anni ’60 e fondata con il sostegno logistico della CIA. Questa organizzazione faceva parte della rete di organizzazioni

stay behind create dalla NATO nei paesi dell’Europa occidentale122 e in Turchia divenne

centrale nella recrudescenza del terrorismo degli anni ’70 (Nocera 2011, 58).

121 Si fa qui riferimento alla vicenda del sequestro del volo Ankara-Istanbul della Turkish Airlines, dirottato

verso Sofia il 3 maggio 1972 per mano di quattro attivisti tra cui Sefer Şimşek, che richiedevano il rilascio dei vertici del THKO condannati a morte. La vicenda, che precedette solo di un giorno la pena capitale dei rivoluzionari per i quali si chiedeva la liberazione, consistette in un sequestro di trentasei ore dei passeggeri e dell’equipaggio del velivolo nell’aeroporto della capitale bulgara, in seguito al quale i sequestratori si arresero e richiesero asilo politico in Bulgaria. La vicenda presentò fin dall’inizio delle caratteristiche poco chiare, che portarono molti a mettere in discussione l’attendibilità politica dell’evento. Oltre a Emil Galip Sandalcı, l’accusa di implicazione nel dirottamento aereo ricadde su numerosi intellettuali tra cui Altan Öymen, Zülfü Livaneli, Ömer Madra, Uğur Mumcu, e Erdal Öz. A questo proposito, si faccia riferimento alle dichiarazioni rilasciate da Altan Öymen a proposito della vicenda del sequestro aereo nel testo scritto da Mehmet Ö. Alkan (2017) Osmanlı’dan Günümüze Darbeler. La questione è stata ripresa nel maggio 2008 in seguito ad un dibattito sulle pagine del giornale Cumhuriyet in cui Bora Gezmiş, fratello di Deniz Gezmiş, parla utilizzando delle riserve nell’azione di dirottamento dell’aereo che più comunemente si accordano sul sospetto dell’intercessione nell’evento da parte dei servizi segreti. Bora Gezmiş avanza delle perplessità connesse soprattutto alla pena successiva ricevuta dal gruppo di insorti, alle loro affiliazioni con i gruppi politici del tempo che non risultavano di natura organica e alla singolarità dell’azione stessa che si risolse in poco tempo con l’arrendersi dei dirottatori. A queste perplessità risponde lo stesso Şimşek, residente tutt’ora in Germania che, difendendo l’operato del gruppo di insorti di cui faceva parte, giustifica il fine dell’azione nel tentativo di dare maggiore visibilità possibile all’evento così da riportare il dibattito della condanna a morte dei rivoluzionari sulla stampa mondiale. Lo scambio pubblicato su Cumhuriyet è stato riportato sul sito Bianet in data 20 settembre 2018. URL https://bianet.org/bianet/insan-haklari/106811-bora-gezmis-yaniliyor- hem-hapis-yattik-hem-sofya-yonetimiyle-catistik (11/2018).

122 Di questo sistema di strutture paramilitari segrete fa parte anche la Gladio italiana. Nell’estratto

dell’intervista a Ömer Madra in cui si fa riferimento allo stesso evento del dirottamento aereo, la Kontrogerilla turca viene riferita con il termine italiano entrato poi nel linguaggio comune per