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Rapporti commerciali tra i Paesi dell’area Asia-Pacifico e l’Italia

La nuova frontiera del business per le aziende italiane e venete

3 Rapporti commerciali tra i Paesi dell’area Asia-Pacifico e l’Italia

I Paesi asiatici costituiscono una vera e propria ‘locomotiva’ per le esportazioni italiane. In particolare, le vendite di merci verso Cina, Giappone, Hong Kong, Corea del Sud, Singapore, Thailandia e Viet-nam rappresentano la quasi totalità delle esportazioni italiane verso l’Asia Orientale, area che si conferma nel 2012 la terza destinazione delle merci italiane. Altri due importanti mercati trainanti per il nostro Paese sono rappresentati dall’India e dall’Australia.

I metalli e la meccanica strumentale sono i comparti che mostrano le dinamiche migliori dell’export italiano in Asia, grazie al recupero dell’at-tività industriale e degli investimenti delle imprese asiatiche. Tuttavia aumentano anche le esportazioni di beni di consumo (soprattutto del settore moda e dell’agroalimentare), evidenziando l’interesse crescente dei consumatori asiatici per i prodotti di lusso made in Italy. Vi sono di-versi fattori che influenzano il fenomeno. Oltre al progressivo aumento della ricchezza e il contestuale cambiamento delle convenzioni sociali, si sta assistendo alla rapida urbanizzazione di molti centri, diversi dalle

grandi città, che permette il diffondersi dei prodotti di lusso a una fascia sempre più ampia di popolazione.

L’attrazione per il lusso in Cina sta ponendo nuove sfide ai produttori italiani. I nuovi consumatori cinesi, in particolare di abbigliamento, gio-ielli e accessori, sono accomunati dalla giovane età (oltre il 70% ha meno di 45 anni), ricercano prodotti di qualità, sia in termini di lavorazione che di materiali utilizzati, e si orientano verso brand affermati a livello internazionale: tutte caratteristiche che si riscontrano nelle produzioni italiane. Nel tempo si sono delineate diverse categorie di consumatori: nella fascia di ricchezza più alta rientra solo l’1% della popolazione, ma si prevede che questa acquisterà nel tempo un peso sempre maggiore in termini di spesa. Vi sono poi nuovi consumatori che appartengono a fasce di reddito più basse, vivono in città periferiche e hanno stili di vita più modesti. Essi sono comunque molto attratti dal lusso, per il quale arrivano a spendere più del 40% del proprio reddito. Il mercato del lusso in Cina è quello che ha registrato la crescita più rapida a livello mondia-le: nel Paese si concentra il 21% dei consumi mondiali di prodotti alta gamma. Si stima che nei prossimi cinque anni il potenziale di crescita si aggirerà tra il 20% e il 30%.

Grafico 2. Italia. Interscambio commerciale con i Paesi dell’area Asia-Pacifico. Anno 2012 (provvisorio)

Vengono illustrate di seguito le principali dinamiche del commercio estero dell’Italia per Paese asiatico di destinazione.

3.1 Cina

L’Italia rappresenta il 15° partner commerciale a livello mondiale e il 4° a livello europeo. Nell’ultimo quinquennio si rilevano nel Paese il sostenu-to aumensostenu-to dell’export italiano, la crescita degli investimenti produttivi italiani e la presenza commerciale sia di grandi gruppi che di PMI.

I flussi commerciali con la Cina, pur se sostenuti, nell’ultimo anno si sono indeboliti. Il 2012 ha visto un calo degli scambi commerciali, sia in termini di import (-17%, 24,7 miliardi di euro), sia in termini di export (-10%, 9 miliardi), che ha determinato un deficit commerciale di 15,6 miliardi. Si prevede tuttavia che l’interscambio commerciale migliorerà nei prossimi anni (nel periodo gennaio-giugno 2013 l’export verso la Cina è aumentato del 6,7%). Il settore di punta resta la meccanica strumenta-le, ma aumentano anche le esportazioni dei beni di consumo (comparto moda e agroalimentare) e del settore automobilistico.

Le imprese italiane stabilitesi in Cina con varie modalità di presenza sono oltre mille, alle quali sono complessivamente riconducibili quasi 85.000 posti di lavoro e un fatturato di 7,6 miliardi di euro. Gli investi-menti italiani sono abbastanza diversificati, con quote significative per la meccanica e il tessile.

3.2 India

L’Italia è il 5° partner commerciale tra i Paesi UE, dopo Germania, Belgio, Regno Unito e Francia. Nel 2012 le esportazioni italiane verso l’India sono diminuite del 10,3% (3,3 miliardi di euro), mentre più marcata è stata la fles-sione delle importazioni (-21,5%, 3,7 miliardi di euro), che ha prodotto un disavanzo commerciale per l’Italia di 402 milioni di euro. Nei primi mesi del 2013 si è registrata una contrazione dei flussi: nel primo semestre del 2013 l’export italiano in India ha registrato una variazione negativa del 12,1%. La meccanica strumentale rappresenta il settore principale per l’export ita-liano, mentre i prodotti tessili e del comparto moda costituiscono circa un terzo delle importazioni. Si stimano circa 400 entità legali e stabilimenti italiani in India, distribuiti soprattutto nei poli industriali di Delhi-Gurgaon-Noida e di Mumbai-Pune. I servizi (principalmente: trasporti, consulenza, servizi finanziari) e la componentistica auto rappresentano i settori nei qua-li si concentrano principalmente gqua-li investimenti itaqua-liani in India.

3.3 Corea del Sud

L’Italia è il 3° partner commerciale (dopo Germania e Regno Unito). L’interscambio commerciale nel 2012 ha visto l’ennesimo capovolgi-mento di fronte con le importazioni coreane dall’Italia (3,5 miliari di euro) a superare le esportazioni (2,8 miliardi), facendo tornare nuova-mente in attivo la bilancia commerciale italiana (661 milioni di euro). I prodotti italiani maggiormente importati sono, in ordine di importanza: macchinari, pelletteria, apparecchi elettrici. Sul fronte dell’export co-reano verso l’Italia le voci principali sono: navi, autovetture, ferro e ac-ciaio, anche se negli ultimi anni hanno registrano perdite significative. Gli investimenti italiani in Corea rimangono modesti.

3.4 hong Kong

L’Italia è il 16° fornitore, il 4° tra i Paesi Ue (dopo Regno Unito, Francia e Germania). L’interscambio commerciale si registra in crescita, grazie al forte progresso segnato dopo il 2009. L’export ha raggiunto un valo-re di poco inferiovalo-re ai 5 miliardi di euro, soprattutto grazie alle vendite del comparto moda. Nel decennio 2002-2012 le importazioni italiane da Hong Kong si sono contratte, attestandosi a 230 milioni di euro. Le esportazioni verso questo mercato sono sempre state nettamente supe-riori alle importazioni, il che ha determinato un saldo commerciale po-sitivo (4,2 miliardi di euro nel 2012). Quasi la metà del valore dei beni venduti in questo mercato è costituita dai prodotti della concia e della lavorazioni delle pelli, oltre che da articoli di abbigliamento. Per quan-to riguarda le importazioni, il 40% delle merci acquistate dall’Italia a Hong Kong è costituito da calzature. Sono presenti più di 300 aziende italiane, attive principalmente nel settore finanziario, logistica e moda/ lusso. Tutte le case di moda italiane hanno uffici di rappresentanza a Hong Kong e sono presenti più di 150 negozi monomarca italiani.

3.5 Vietnam

Da alcuni anni i rapporti commerciali con l’Italia si stanno notevolmen-te innotevolmen-tensificando. Il Vietnam offre innotevolmen-teressanti opportunità per l’Italia, grazie alla sua struttura industriale, anch’essa fondata sulle PMI; alla sua capacità di attrarre investimenti esteri in virtù di una manodope-ra giovane, a basso costo e qualificata, così come di una vasta rete di accordi di libero scambio con i Paesi dell’area contenenti clausole di

salvaguardia molto favorevoli. Il forte sviluppo e il conseguente for-marsi di una classe media hanno reso il Vietnam un mercato sempre più attraente per i settori del lusso accessibile del made in Italy. Nel 2012 l’export italiano si è attestato a 501 milioni di euro, ma con un saldo tradizionalmente a favore del Vietnam. L’Italia si colloca al 14° posto quale Paese fornitore. Il livello degli investimenti italiani è al di sotto delle potenzialità offerte dal Paese: a fine 2011 erano presenti solo 50 imprese a partecipazione italiana, la maggior parte delle quali nel comparto manifatturiero.

3.6 Thailandia

Sotto il profilo economico-commerciale, il potenziale inespresso dei rapporti bilaterali è dimostrato dall’andamento dell’interscambio, cre-sciuto decisamente dal 2009, fino a raggiungere nel 2012 quasi 1,5 miliardi di euro, a fronte di un posizionamento dell’Italia solo al 22° posto tra i partner commerciali della Thailandia. Nel 2012 sia l’ex-port che l’iml’ex-port sono aumentati di quasi un quarto su base annua, determinando per la prima volta un saldo positivo in favore dell’Italia (368 milioni di euro). L’Italia esporta soprattutto macchinari e prodotti chimici e, in misura crescente, beni di consumo (vini, agroalimentare, arredamento, design e moda), grazie ad un’espansione della classe media urbana che offre prospettive interessanti al made in Italy. Di particolare interesse sono i settori ad alto contenuto tecnologico (ge-stione delle acque, ferrovie ad alta velocità, attività spaziali, energie alternative, biotecnologie, macchine utensili, automotive, apparec-chiature medicali) in cui i thailandesi non hanno ancora forniture ade-guate. L’andamento degli IDE si evidenzia discontinuo, principalmente nei settori delle costruzioni, della logistica, dei software e della com-ponentistica elettronica.

3.7 Giappone

Agli inizi del decennio il valore delle merci italiane vendute in Giappo-ne è sempre stato superiore a quello delle merci acquistate. Dal 2010 invece si è registrato un forte aumento delle esportazioni, tale che nel 2012 si è registrato un saldo commerciale positivo per 2,4 miliardi di euro. Esaminando il flusso di prodotti, oltre un quarto delle merci ita-liane vendute riguarda i medicinali e gli articoli di abbigliamento. Tra le prime voci si conferma anche il buon andamento degli autoveicoli e

delle calzature. Dal lato delle importazioni, oltre un quarto delle merci acquistate è costituito da autoveicoli e macchine di impiego genera-le. L’importanza del made in Italy quindi è riscontrabile non solo nei settori più tradizionali (agroalimentare, tessile e abbigliamento), ma anche in quelli ad alto valore aggiunto (chimica farmaceutica, mezzi di trasporto, macchinari e strumenti di precisione). Sono ancora poche le aziende italiane che svolgono una significativa attività produttiva nel Paese. Più diffusa è la presenza a carattere commerciale, in particolare nel sistema moda e design, alimentare e automobilistico.

3.8 Australia

L’Italia è il 12° Paese fornitore dell’Australia e il 3° tra i Paesi europei fornitori (dopo Germania e Regno Unito). È il Paese dell’area Asia-Pacifico con cui l’Italia registra un elevato saldo positivo della bilancia commerciale (quasi 3 miliardi di surplus nel 2012, per il secondo an-no consecutivo, il valore storicamente più elevato). Negli ultimi anni il surplus commerciale è progressivamente aumentato in seguito ad una crescita marcata delle esportazioni (nel 2012 +23% su base annua, per un valore di 3,7 miliardi di euro) e una contrazione delle impor-tazioni (-31,3%). I beni strumentali costituiscono i principali prodotti dell’export italiano verso l’Australia. La metà delle importazioni italia-ne dall’Australia è costituita invece da antracite, prodotti alimentari, prodotti della concia e della lavorazione delle pelli. Oltre 200 azien-de italiane sono radicate in forma stabile e diretta nel mercato locale con impianti di produzione, filiali commerciali o uffici di rappresentan-za. In notevole crescita è la partecipazione delle imprese italiane nei progetti australiani di sviluppo dei comparti minerario, energetico e delle infrastrutture. La spinta derivante dalla crescente integrazione economico-commerciale dell’Australia con le dinamiche economie del Sudest Asiatico ha determinato l’avvio di imponenti programmi di in-vestimento nei settori delle infrastrutture, dell’energia e delle materie prime, che offrono svariate opportunità commerciali e di investimento per l’imprenditoria italiana.

3.9 Singapore

I rapporti commerciali tra Italia e Singapore si fondano su un vivace interscambio, sulla presenza in loco di numerose aziende e imprendi-tori italiani, su significativi investimenti diretti singaporiani in Italia

nel settore portuale e su un programma culturale ben articolato e in fase di espansione. Nel 2012 le esportazioni italiane sono ammontate a quasi 2 miliardi di euro, mentre le importazioni a soli 255 milioni. Singapore rappresenta il Paese asiatico nei confronti del quale l’Ita-lia vanta il maggior saldo attivo della bilancia commerciale. L’export italiano continua ad essere rappresentato in particolar modo dai beni strumentali, quali apparecchiature meccaniche ed elettriche, seguiti da prodotti chimici, prodotti petroliferi raffinati, metalli e prodotti me-tallurgici, prodotti dell’industria manifatturiera e dell’abbigliamento. L’import italiano è costituito invece da prodotti chimici, macchinari, prodotti energetici, prodotti petroliferi raffinati, prodotti alimentari e materie plastiche. Operano a Singapore quasi 190 imprese, molte delle quali hanno scelto questo Paese come base dalla quale controllano l’in-tera area Asia-Pacifico.

3.10 Macao

L’Italia risulta il 5° fornitore mondiale e il 2° dell’UE, preceduta solo dalla Francia. Borse e accessori moda in pelle, calzature, abbigliamen-to, bigiotteria, occhiali da sole e autoveicoli sono le categorie merceolo-giche maggiormente esportate a Macao dal nostro Paese. Nel decennio 2002-2012 l’export italiano verso questa regione è quasi quintuplicato, raggiungendo un valore di 78 milioni di euro. L’Italia risulta l’11° cliente mondiale di Macao e il 4° tra i Paesi dell’UE dopo Germania, Francia e Regno Unito; circa il 90% degli acquisti dell’Italia è costituito da capi d’abbigliamento e maglieria, il 4,3% da calzature. A Macao sono pre-senti numerosi punti vendita dei più famosi brand italiani.

Grafico 3. Italia. Andamento delle esportazioni in alcuni Paesi asiatici (numero indice 2002=100). Anni 2002-2012

Fonte: elab. Unioncamere Veneto su dati ISTAT

4 L’interscambio commerciale tra i Paesi dell’area Asia-Pacifico