3. GLI AMBITI DELLA PROGRAMMAZIONE
3.2 ASSISTENZA OSPEDALIERA
3.2.5 Rapporti con l’Università
La Regione sviluppa il rapporto con l’Università in applicazione delle seguenti fonti normative e regolamentari:
- il D.Lgs. n. 502/1992, che all’art. 4 prevede l’istituzione delle Aziende Ospedaliere per specifiche esigenze assistenziali, di ricerca scientifica, nonché di didattica del SSR;
- la L.R. n. 55/1994, che detta norme sull’assetto programmatorio, gestionale e di controllo delle Aziende Ospedaliere, in attuazione del D.Lgs. n. 502/1992;
- la L.R. n. 56/1994, che detta norme e principi sul riordino del Servizio Sanitario della Regione Veneto, in attuazione del D.Lgs. n. 502/1992;
- il D.Lgs. n. 517/1999, che istituisce le Aziende Ospedaliere Universitarie e disciplina i rapporti tra il SSR e l’Università;
- il DPCM del 24.05.2001 che detta le Linee guida concernenti i protocolli di intesa da stipulare tra Regioni ed Università per lo svolgimento delle attività assistenziali delle Università nel quadro della programmazione nazionale e regionale e che prevede che “Il parere delle Università é reso direttamente e può anche essere espresso attraverso il Comitato regionale di coordinamento delle Università”; - la pre-intesa tra Regione Veneto e le Università degli Studi di Padova e di Verona
per la stipula del “Protocollo d’intesa” siglata in data 30.01.2006 (approvata dalla Giunta Regionale e dal Consiglio regionale rispettivamente con Delibera 28.02.2006, n. 21/CR, e 14.12.2006, n. 140);
- la L.R. n. 18/2009, che all’art. 3 detta disposizioni per la costituzione delle Aziende Ospedaliere Universitarie nella Regione Veneto;
- la Delibera del Comitato Regionale Universitario del Veneto in ordine al Piano Socio Sanitario Regionale dell’l1.03.2011.
Nel quadro della ridefinizione della rete ospedaliera veneta non appare ulteriormente rinviabile una seria analisi del ruolo delle Aziende Ospedaliere e del loro rapporto con le altre Aziende Sanitarie, in particolare con quelle della stessa provincia e delle provincie confinanti. Soprattutto non appare più rinviabile la definizione di sequenziali livelli ospedalieri di assistenza in base alla complessità delle cure ed alla numerosità dei casi presenti o stimati nel territorio regionale.
Il livellamento dei criteri di finanziamento delle strutture sanitarie regionali, unito al minore richiamo verso pazienti di Regioni tradizionalmente afferenti, ha pesantemente impoverito i bilanci e ha rallentato il rinnovamento dei nostri grandi Ospedali a sede universitaria. Le Aziende Ospedaliero-Universitarie di Padova e Verona continuano a sopperire a questa necessità, in attesa del nuovo assetto del servizio sanitario veneto, che, con il recupero della medicina del territorio e la creazione di una rete organica degli ospedali hub e spoke, deve delineare ruolo e funzioni dei grandi Ospedali sedi di Università. La Regione dovrà definire lo strumento normativo che delinei il migliore assetto giuridico ed organizzativo in cui l’assistenza ospedaliera di qualità sia affiancata da servizi innovativi per la formazione, la didattica e l’attività di ricerca di base ed applicata.
Attraverso questo strumento si deve dare attuazione al principio che prevede che il PSSR programmi non solo l’assistenza medica e sanitaria, ma anche il fabbisogno di formazione medica e sanitaria, tenendo conto anche delle attività di ricerca biomedica e clinica offerte dall’Università, come previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 71/2001, che ha stabilito che: “L'attività di assistenza ospedaliera e quella didattico-scientifica affidate dalla legislazione vigente al personale medico universitario si pongono tra loro in un rapporto che non è solo di stretta connessione, ma di vera e propria compenetrazione”.
L’attuazione del principio della inscindibilità delle funzioni avviene attraverso:
- una programmazione finalizzata alla attuazione del principio della inscindibilità delle funzioni di didattica, ricerca ed assistenza;
- l’impegno a perseguire, negli adempimenti e nelle determinazioni di rispettiva competenza, gli obiettivi di efficacia, efficienza, economicità dell’attività integrata
di assistenza, didattica e ricerca, per la parte relativa all’esercizio dei compiti istituzionali dell’Università;
- la piena sinergia, anche attraverso la reciproca informazione o consultazione in ordine alle determinazioni che abbiano influenza sull’esercizio integrato delle attività di competenza;
- l’identificazione dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria che potrebbe assumere la denominazione di Policlinico universitario, quale struttura idonea, indicata dall’art. 2, commi 1 e 3, del D.Lgs n.517/1999, a realizzare l’integrazione delle funzioni di didattica, ricerca ed assistenza, da organizzare all’interno dei dipartimenti ad attività integrata, nel rispetto degli standard formativi e delle strutture necessarie per garantire tali standard. Ove necessario si prevedono modelli alternativi di Azienda con caratteristiche innovative che diversificano la responsabilità gestionale da quella scientifica. Ciò comporta altresì il coinvolgimento nella rete formativa e di sviluppo della ricerca d’interesse medico-sanitario di Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, di altre strutture ospedaliere, anche gestite da Aziende Sanitarie territoriali e di istituzioni private accreditate;
- il pieno rispetto dell’autonomia dell’Università nell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali di didattica e di ricerca, svolte nel pieno rispetto delle Leggi, delle norme e dei principi statutari propri dell’istituzione universitaria, e della autonomia della Regione nella determinazione dei principi generali organizzativi della Sanità regionale;
- la piena attuazione del principio della integrazione funzionale del personale medico universitario e ospedaliero attraverso l’individuazione di specifici compiti, organizzazione e livelli retributivi, nel rispetto dello stato giuridico ed economico di ciascuno.
Quanto sopra è regolato mediante accordi attuativi tra Università e Aziende Ospedaliere.
Perché la specificità della funzione universitaria integrata con la Sanità si realizzi appieno, è indispensabile che essa venga programmaticamente riconosciuta e venga quindi garantita la necessaria differenziazione degli obiettivi, dotazioni e indicatori di valutazione, in ragione della gerarchizzazione delle sedi ospedaliere e del ruolo guida delle Aziende che ospitano l’Università nel generare assistenza di eccellenza, sperimentazione tecnologica di avanguardia, formazione (fino al massimo livello dei dottorati di ricerca), ricerca clinica e biomedica, in linea con il prestigio internazionale delle due scuole di medicina venete.
Nel Veneto esistono infatti due sedi, una dell’Università di Padova e una dell’Università di Verona, entrambe largamente riconosciute come istituzioni di primario livello.
L’eccellenza della Sanità veneta, al servizio di un’assistenza qualificata ai cittadini, si basa infatti in misura considerevole sulla ricerca clinica e preclinica svolta nelle sedi di Padova e Verona, che svolgono anche formazione e assistenza qualificate. Di conseguenza è necessario potenziare, in entrambe le sedi, i centri universitari per le scienze mediche, nella loro logistica e nelle loro dimensioni, nel rispetto della qualità delle attività di ricerca, di formazione e di assistenza che vi si svolgono.
Elemento essenziale per una piena valorizzazione del potenziale assistenziale, scientifico e formativo disponibile nella Regione è il riconoscimento del principio
fondamentale che, fatte salve le specificità delle due sedi e le evidenti differenze, largamente correlate con la storia profondamente diversa dei due Atenei, il significato istituzionale, le funzioni e la missione delle due sedi sono sovrapponibili.
A Verona, dando piena attuazione all’intesa, è stata costituita una Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata ai sensi del D.Lgs. n. 517/1999, riconoscendo nell’integrazione uno strumento indispensabile per la costituzione di un Ente interamente dedicato alla effettuazione “unitaria e coordinata delle funzioni di assistenza, didattica e ricerca”. Azioni conseguenti sono ora la realizzazione di un Campus, accanto al nuovo Ospedale, sede delle funzioni di assistenza, per la formazione del personale medico e dei professionisti sanitari, confrontabile per funzioni, dimensioni, dotazioni di posti letto, di tecnologia, di servizi per la didattica e la ricerca ai migliori modelli nordamericani e il compimento di una omogeneizzazione del trattamento economico e degli obiettivi di attività tra personale universitario ed ospedaliero.
La Università di Padova non ha ancora proceduto alla fase attuativa dell’intesa, mantenendo a tutt’oggi, attraverso uno strumento convenzionale, un modello funzionale tradizionale di Azienda Mista, proiettato in un coordinamento territoriale con altri presidi e poli ospedalieri delle attività proprie dell’Università. Appare pertanto non ulteriormente rinviabile la definizione di un progetto condiviso tra Università di Padova e Regione, così come sta avvenendo per l’Università di Verona, per la costituzione del nuovo Campus biomedico, partendo dal lavoro sin qui svolto dalle istituzioni coinvolte, e in modo particolare seguendo le indicazioni fornite dall’Ateneo patavino per la realizzazione di tale Campus.
Appare pertanto necessaria la costituzione di strutture adeguate e idonee in entrambe le città, quale passaggio preliminare a qualsiasi ipotesi di ulteriore decentramento delle attività formative proprie delle Università presso altre Aziende ospedaliere sul territorio. Resta sicuramente condivisa la validità della rete formativa definita per la formazione specialistica dei giovani medici, ed altresì del quadro che è venuto strutturandosi per l’offerta formativa di Corsi di Laurea per le professioni sanitarie nell’ambito della Regione. In tal senso appare urgente il completamento dei lavori avviati in occasione della elaborazione dei protocolli d’intesa, per una programmazione della rete formativa sul territorio regionale fondata sulla identificazione di due sistemi territoriali, ciascuno di dimensione appropriata al potenziale didattico dei due Atenei ed alla capacità di offerta di tirocinio pratico degli ospedali regionali certificati quali sedi della rete.
Due aspetti, infine, avranno rilievo nel prossimo futuro. Occorrerà:
- valutare l’impatto del sistema a numero chiuso previsto nell’attuale ordinamento di Medicina, che a breve produrrà una significativa carenza di medici, inducendo a ricercare modifiche sostanziali nei modelli organizzativi (es. concentrazione di alcune funzioni legate alla gestione dell’urgenza soltanto in alcuni Ospedali, attribuzione di maggiori funzioni al personale infermieristico e al personale rappresentativo di altre professioni sanitarie, ecc.);
- programmare in previsioni pluriennali il numero di contratti per le specializzazioni mediche per la necessaria integrazione delle assegnazioni ministeriali.