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4. Tradurre il Teatro sovietico

4.4. L’intertestualità

4.4.3. I realia

In ogni lingua ci sono parole che, senza distinguersi in alcun modo nell’originale dal co-testo verbale, ciò nondimeno non si prestano a trasmissione in un’altra lingua con i mezzi soliti e richiedono al traduttore un atteggiamento particolare: alcune di queste passano nel testo della traduzione in forma invariata (…). Tra queste parole s’incontrano denominazioni di elementi della vita quotidiana, della storia, della cultura ecc. di un certo popolo, paese luogo che non esistono presso altri popoli, in altri paesi e luoghi155.

In questa sede ci riferiremo in particolare con il termine «realia» a quelle parole che nella traduzione abbiamo voluto lasciare invariate. Si è visto nel paragrafo precedente, infatti, che alcune parole specifiche della cultura o della lingua del tempo sono state in qualche modo tradotte e inserite successivamente nel glossario per informare il lettore della loro «estraneità». Questo non è stato possibile per tutti i termini cultural-specifici (altre letterature li definiscono «culturemi»). Per quanto riguarda alcuni termini, la traduzione in italiano avrebbe comportato una perdita di significato troppo consistente. Consapevole che l’inserimento di un termine straniero nel testo di arrivo comporta una riduzione in termini di leggibilità e di scorrevolezza, si è optato per l’inserimento dello stesso (spesso attraverso la sola traslitterazione fonetica del termine originale) e la sua spiegazione all’interno del glossario allegato ai testi tradotti. È importante conservare l’estraneità del testo di partenza, in questo modo arricchendo anche il lessico della traduzione di termini insoliti e che necessitano di una spiegazione per essere compresi. È attraverso il calco di parole straniere che una determinata

154 Cavagnoli, F., “Il proprio e l’estraneo nella traduzione letteraria”, in Arduini S., Carmignani I., (a

cura di), Giornate della traduzione letteraria 2010-2011, p. 26.

155 Osimo, B., Storia della traduzione. Riflessioni sul linguaggio traduttivo dall’antichità ai

91 società acquistisce neologismi e concetti fino ad allora estranei ad essa156. Le varie

organizzazioni giovanili del Partito comunista (oktjabrist, pioner, komsomolec) sono rimasti invariati nel testo, così come la descrizione di Vera Ivanovna in Lož’ è «è una komsomolka di tutto rispetto». Durante il processo di traduzione, si è ovviamente ponderato se tradurre il termine in qualche altro modo (ragazza, giovane), ma qualsiasi opzione avrebbe eliminato buona parte della portata semantica della parola «komsomolka» che non sta a indicare solamente giovinezza, ma soprattutto l’appartenenza all’Unione Comunista russa della Gioventù. Lo stesso procedimento vale per il termine, utilizzato in Šarmanka, vydviženka, come è definito uno dei personaggi, Evdokija. Il vydviženec era un proletario promosso a una carica amministrativa; si tratta di una vera e propria cerchia di persone nuove che appaiono nella società del tempo. Questo termine non poteva essere tradotto in alcun modo conservando la sua specificità culturale, per questo motivo si è scelto di traslitterarlo e poi inserirlo nel glossario. Sempre in Šarmanka, Aleša è definito un kul’trabotnik. Questo termine indica invece indica una persona responsabile delle attività culturali ed educative. Ora, la resa in italiano di questo termine avrebbe dato origine a un inutile perifrasi e creato effetti non presenti nel testo originale, quindi, di nuovo, si è preferito calcare il termine del testo di partenza e inserirlo nel dizionario. Tutte queste scelte traduttologiche sono state effettuate con la consapevolezza che lasciare così tanti elementi dell’originale nel testo di arrivo, lo avrebbe appesantito e reso molto più complicato. Esse hanno come scopo quello di «accogliere l’Estraneo nella sua corporeità carnale»157 come

afferma Berman, ossia, applicando il metodo traduttivo alla lettera, rispettandone le clausole. Sempre in Šarmanka, è presente la parola Osoaviachim, ossia l’acronimo di Obščestvo sodejstvija oborone, aviacionnomu i chimičeskomo

stroitel’stvu, un’organizzazione paramilitare di massa dell’URSS che ha lo scopo di

addestrare il personale per le Forzee Aeree Sovietiche. Così come è presente il riferimento storico-geografico alle miniere di carbone del Kuzbass, nella Siberia

156 Krysin, L. P., “Leksičeskoe zaimstvovanie i kal’kirovanie”, in Krysin L. P., (a cura di), Sovremennyj

russkij jazyk. Aktivnye processy na rubeže XX-XXI vekov, p. 167.

92 sud-occidentale. Per una questione di coerenza con la strategia traduttiva scelta, s’è ritenuto importante mantenere i due termini, i quali fanno parte del patrimonio socio-culturale dell’epoca e del testo in questione.

Non si può dire lo stesso di altri termini, sempre cultural-specifici, ma non legati strettamente all’aspetto sociale, i quali sono stati, invece, addomesticati. Questo è il caso, ad esempio, dei termini culinari e di piatti tipici russi citati in Šarmanka. Questo procedimento di modifica è stato svolto con cautela e sensibilità. Infatti, l’inserimento di termini «estranei» in momenti fonte di humour, avrebbe creato fratture nella lettura del TP, le quali avrebbero trasformato l’intentio autoris di divertire, dando origine a pause e interruzioni che avrebbero poi leso lo skopos primario del passaggio o della battuta. Poiché i termini in questione non fanno parte del tessuto della «lingua sociale» che permea i due drammi, e cioè quindi non sono da considerarsi elementi dominanti, s’è optato di avvicinarli alla cultura del lettore del TA attraverso strategie che i ricercatori bulgari Vlachov e Florin definirebbero «traduzioni descrittive» o «approssimative»158. Eccone un esempio.

Все нормально, Игнат Никанорович! Суп из крапивы готов, щи из кустарника с дубовым салом - париться поставил, механические бутерброды лежат на посту, компот из деляческого сока - на крыше холодится, котлеты из чернозема жарятся. Что касается каши из саранчи и муравьиных яичек, то она преет, Игнат Никанорович! Все прочее - также мобилизуется на плите, а сладкое из клея и кваса поспело первым.

Tutto nella norma, Ignat Nikanorovič! La zuppa di ortica è pronta, la minestra di radice e grasso di quercia l’hanno messa su a bollire, i panini meccanici sono al loro posto, la gelatina di succo di trafficante è sul tetto a raffreddare, le polpette di terriccio stanno friggendo. Per quanto riguarda la polenta fatta con cavallette e uova di formica, quella sta marcendo ben bene, Ignat Nikanorovič! Tutto il resto è già mobilitato sui fornelli, mentre il dolce di colla e infuso è pronto per primo.

In questo caso, i realia sono rappresentati dai termini indicanti specifici piatti russi, quale šči, che è stato reso con il termine ben più vago «zuppa» oppure kaša che è stato tradotto con «polenta», piatto di origine italiana. In questo passaggio, è

158 Osimo, B., Storia della traduzione. Riflessioni sul linguaggio traduttivo dall’antichità ai

93 evidente che l’autore voglia divertire l’autore, per questo i termini che utilizza indicano semplicemente piatti tipici dell’epoca, ma realizzati con materiali e prodotti atipici. Il contrasto crea ilarità, che rappresenta la marca dominante di questa battuta di Evsej. In questo caso, quindi, l’elemento «estraneo» dell’originale non è stato conservato perché subordinato a un aspetto considerato più importante.

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