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La realtà degli allevamenti intensivi

Cosa realmente accade all'interno degli allevamenti intensivi in realtà è dato a sapere a pochi, essendo i dirigenti di tali industrie altamente restii ad acconsentire l'accesso ai non addetti ai lavori. Persino famose industrie nostrane, quali l'Amadori,o la Granarolo, sbarrano le porte a chi vorrebbe guardare con i proprio occhi quanto lontane sono le realtà degli animali che allevano, e che in innumerevoli pubblicità appaiono liberi e sereni. Spesso dunque i più sensibili al tema etico si vedono costretti ad indagini illegali.

104 Direttiva 98/58/CE del Consiglio, del 20 luglio 1998 http://eur-

La giornalista Giulia Innocenti, insieme ad un gruppo di attivisti, è entrata in diversi blitz notturni all'interno di alcuni dei tanti allevamenti della pianura padana per vedere e raccontare cosa veramente accade in quegli edifici, registrando il tutto.105

Mostrano e descrivono situazioni agghiaccianti, dove i maiali vivono in mezzo al sudiciume, ai topi e agli insetti, in spazi minuscoli, “in condizioni spietate, costretti a stare in piedi per il poco spazio e spesso a

mangiare nelle proprie feci. Ecco come funziona l'industria alla base di tante eccellenze alimentari del made in Italy”106

Non si sta parlando infatti di situazioni presenti in zone poco sviluppate, dove il progresso non è ancora stato pienamente raggiunto. Si tratta del nord est italiano, spesso visto come il cuore dello sviluppo e forza motrice dell'economia italiana; i blitz fatti dalla giornalista, ad esempio, sono stati effettuati in allevamenti di Modena, Brescia, Mantova. Questo, come tanti altri video facilmente reperibili, vengono girati a pochi chilometri dalle nostre case.

Nelle registrazioni si vedono suini all'ingrasso (devono raggiungere i 170 chili in 9 mesi di vita) ammassati gli uni sugli altri, con accanto a loro maiali agonizzanti che vengono lasciati li a morire, e i cadaveri di quelli già defunti.

Si vedono scrofe in gestazione completamente immobilizzate per settimane in apposite gabbie, nonostante la normativa europea, almeno in parte, lo vieti. Animali in condizioni igenico-sanitarie scioccanti che non riescono a reggersi sulle proprie zampe, con ferite, lacerazioni e infezioni che non vengono curate, in quanto è più semplice destinare l'animale malato (che poi noi mangeremo) direttamente al macello senza cercare di curarlo; o di lasciarlo a morire lì dove sta.

È difficile descrivere queste situazioni a parole e rendere davvero l'idea di ciò che accade in questi luoghi, ma le immagini non danno spazio

105 http://www.serviziopubblico.it/2015/05/dentro-la-carne-linchiesta-choc-sugli-

allevamenti-intensivi/

a possibili interpretazioni alternative, o addirittura a falsificazioni. Mostrano ciò che è, e che continua ad essere. Nonostante la normativa europea volta a tutelare il benessere animale negli allevamenti molte cose non sono cambiate, e non vi è traccia di migliorie dell'habitat al fine di renderlo più simile a quello naturale (con della semplice paglia a terra, ad esempio).

4.2.1 Pratiche comuni: debeccaggio, amputazioni, bruciature

Non è necessario in realtà effettuare dei blitz notturni per trovare all'interno di queste industrie delle situazioni decisamente non etiche, basta anche solamente osservare norme e pratiche che vengono normalmente messe in atto.

Il sovraffollamento è la caratteristica più frequente e comune a tutte le tipologie di allevamenti di tipo intensivo. Più animali vengono allevati, maggiore sarà il profitto. Di conseguenza si tende ad inserire quanti più animali possibili nello stesso capannone, o in gabbie dove non riescono praticamente a muoversi, ammassandoli gli uni sugli altri. Vi sono moltissime documentazioni di animali che non hanno nemmeno abbastanza spazio per potersi stendere per dormire, letteralmente schiacciati tra un compagno e l'altro.107 O di conigli allevati in due o tre nella stessa gabbia, senza possibilità di girarsi su se stessi. Ma vi è una seconda ragione per limitare lo spazio il più possibile: così facendo gli animali non consumano calorie, e ingrassano prima. Un coniglio, in grado di correre a 32 km/h in natura, in allevamento non farà nemmeno un passo in tutta la sua vita, passando direttamente dalla gabbia al macello.

Tanti animali in spazi ristretti tendono com'è naturale che sia tendono a mostrare nel giro di breve tempo segni di sofferenza psicofisica, fino ad arrivare a comportamenti nocivi verso gli altri animali o autolesionisti. Esempi comuni sono “galline che si uccidono beccandosi fra loro,

cannibalismo della madre verso i piccoli fra conigli, suini che si divorano la coda”108 e via dicendo. Per ovviare a tale problema l'uomo spesso ricorre a mutilazioni e menomazioni varie, quali ad esempio:

• Debeccaggio: pratica diffusa specialmente tra i polli, che consiste nello spuntare, senza anestesia, il becco dell'animale di modo che non sia più in grado di beccare efficacemente evitando il cannibalismo. Viene fatto tagliando o bruciandone una parte, la cui conseguenza è spesso il taglio dei terminali nervosi presenti nel becco, che vengono così lasciati scoperti.”109

• Uccisione pulcini maschi: pratica abitudinaria negli allevamenti di galline ovaiole. I pulcini appena usciti dall'uovo vengono messi su nastri trasportatori, esattamente come se non fossero degli esseri senzienti ma cose110, e divisi per sesso. Non essendo produttivi per essere allevati per una futura macellazione (le galline ovaiole presentano caratteristiche nettamente diverse e la loro carne non risulta appetibile sul mercato) a poche ore dalla nascita tutti i pulcini maschi vengono uccisi, attraverso l'uso di un gas o, molto più spesso, buttati vivi in un tritacarne o schiacciati con apposite macchine per diventare mangimi.”111

• Recisione di code e denti: specialmente negli allevamenti di suini, alla nascita all'animale vengono amputati sia coda, di modo che non possa essere morsa dagli altri animali, che i denti, per evitare che si feriscano l'un l'altro. Sempre senza anestesia, che porterebbe ad un aumento dei costi.112

108 F. Freni, La laicità del biodiritto: le questioni bioetiche nel nuovo incedere

interculturale della giuridicità, Giuffrè Editore, Milano, 2012, p. 141

109 Ibidem

110 https://www.youtube.com/watch?v=cZVWtaq7t9g

111 F. Freni, La laicità del biodiritto: le questioni bioetiche nel nuovo incedere

interculturale della giuridicità, Giuffrè Editore, Milano, 2012, p. 141

112 P. Singer, J. Mason, Come mangiamo. Le conseguenze etiche delle nostre

• Castrazione: la carne suina risulta migliore al gusto se l'animale è castrato, in quanto con la crescita acquisisce un sapore più simile a quello della selvaggina. Di conseguenza a poche ore di vita avviene l'amputazione dei testicoli.113

• Decornazione: tra bovini e ovini soprattutto è facile che avvengano scontri negli allevamenti, che possono portare ferite gravi. Quindi le corna vengono o amputate, o la zona nella quale dovrebbero crescere viene bruciata alla nascita.114

• Mulesing: è una pratica ai più sconosciuta utilizzata in ambito ovino. Consiste letteralmente nello scuoiare la zona perianale della pecora al fine di evitare la proliferazione delle larve di mosca, che spesso si sviluppano in quell'area creando infezioni. Come le altre pratiche non viene somministrato alcun tipo di anestesia né successiva sutura.115

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