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Salubrità degli alimenti

3.5. Salute umana

3.5.1. Salubrità degli alimenti

Un recente rapporto dell'OMS, l'Organizzazione Mondiale per la Salute ha fatto molto scalpore paragonando la pericolosità di certe tipologie di carne a quella del fumo di sigaretta in quanto rischiosa per la salute umana ed in grado di favorire il cancro.97 “Il Global Burden Disease

Project, un’organizzazione di ricerca accademica indipendente, stima che

nel mondo ogni anno circa 34.000 morti per cancro (all’intestino) siano attribuibili a una dieta ricca di carni trasformate.”98

Continuiamo in realtà a considerare salutari, o addirittura benefici, alimenti che non lo sono affatto.

• Latte ed alimenti caseari: siamo l'unica specie al mondo che si nutre di latte in età adulta (assieme agli animali domestici, a cui noi stessi scegliamo cosa dare da mangiare). Ogni altro mammifero si nutre di questa sostanza, ricchissima di elementi, solamente per la crescita, fino al raggiungimento dello sviluppo necessario.

Inoltre, il latte è considerato come un'ottima fonte di calcio e spesso consigliato per malattie quali fratture ossee e osteoporosi. Nella realtà però è sotto gli occhi di tutti che tali malattie sono nettamente meno presenti in quelle popolazioni dove, per cultura, alimenti caseari non vengono consumati il larga misura, specialmente nel continente asiatico. Vi sono inoltre alimenti vegetali ricchi di calcio e privi al contempo delle sostanze poco salutari presenti nel latte, che, tra l'altro, risulta spesso difficilmente digeribile a molti individui. Cento grammi di latte apportano circa 119 mg di calcio,

97 A. Donzelli, I rischi associati al consumo delle carni rosse e processate secondo le recenti valutazioni della Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). D. A., & Donzelli, p. 5

98 A. Donzelli, I rischi associati al consumo delle carni rosse e processate secondo le recenti valutazioni della Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). D. A., & Donzelli, p. 5

accompagnati però a 400 mg di colesterolo, e da 3600 mg di grassi. Frutta e verdura apportano quantità simili di calcio, ma senza apporto di grassi e colesterolo: il radicchio ne contiene 115 mg, i broccoli 97, i carciofi 86, e così via. Il latte dunque non è sicuramente né l'unica né la migliore fonte di calcio.

Inoltre, secondo una ricerca dell'Università svedese di Uppsala,99 il latte, a lungo raccomandato da medici e nutrizionisti, non apporta benefici alle cure delle malattie sopracitate, anzi. La ricerca, della durata di ben 20 anni, è stata condotta su un campione di 61.000 donne e 45.000 uomini. I dati relativi dimostrano che non vi è stata nessuna riduzione delle fratture o delle malattie ossee per coloro che in questi 20 anni hanno bevuto latte, anzi, nelle donne vi era una maggiore probabilità di fratture.100

• Uova: l'uovo è una grande cellula composta in larga parte da proteine, presenti nell'albume, e da un alto livello di colesterolo, circa 200 mg a uovo. Per tale ragione tendono ad essere pesanti da digerire, vista anche la forte presenza di grassi saturi. L'uovo è inoltre in grado di portare alla Salmonellosi, grazie a dei batteri che possono inocularsi al suo interno. Ve ne sono, in Unione Europea, circa 900 mila casi all'anno.101 Il rischio di contrarre tale malattia triplica se le uova vengono lasciate a lungo in frigo prima di essere consumate, o se vengono mangiate crude o poco cotte.

Vi sono comunque opinioni contrastanti circa la salubrità o meno di tale prodotto di per sé; semmai vi possono essere dubbi più fondati circa il come vengono prodotte, della salubrità o meno delle galline ovaiole, e similari. Sicuramente vi sono molte differenze tra uova da allevamento e uova reperibili nelle realtà contadine, soprattutto circa

99 K. Michaelsson, A. Wolk, S. Langenskiold, S. Basu, E. Warensjo Lemming, H. Melhus, L.

Byberg, Milk intake and risk of mortality and fractures in women and men: cohort studies, BMJ, Uppsala University, 2014

100 Ibidem

la composizione del guscio, molto più fragile e poroso se di allevamento, per la mancanza di calcio delle ovaiole che lo hanno prodotto.

In genere, la prima critica mossa nei confronti di chi decide di eliminare dalla propria alimentazione queste tipologie di alimenti riguardano ipotetiche carenze di proteine e di vitamine, in special modo la vitamina B12. Mentre per le proteine il discorso è talmente banale da poter essere omesso, vista la moltitudine di legumi e altri alimenti vegetali che ne sono ricchi, la vitamina B12 merita una sua definizione. Essa, erroneamente da quel che si crede in genere, non è presente nei prodotti di origine animale di per sé, ma nasce e si sviluppa da microorganismi che inquinano i cibi vegetali, specialmente nelle radici. L'animale che se ne ciba accumula la B12 in eccesso nei tessuti, dai quali poi l'uomo la ricava. È dunque frutto di una sintesi batterica, che può essere assimilata sia attraverso i prodotti di origine animale che di integratori, facendo crescere questi batteri non nell'intestino dell'animale, ma in un substrato artificiale da laboratorio.102

Questa vitamina è quindi di origine batterica, la sua sintesi avviene grazie ad alcuni microorganismi. Se ci cibassimo di radici, ad esempio, ne assimileremmo quantità sufficienti; ma lavando frutta e verdura se ne perde gran parte, da qui la necessità degli integratori, che ad oggi in realtà vengono spesso somministrati anche agli animali.

CAPITOLO 4

L'ASPETTO ETICO

Parlando degli allevamenti intensivi cercando di valutarne l'impatto su ogni ambito che tali tipi di industrie può influenzare, e l'aspetto etico non può e non deve essere omesso. È ormai fin troppo normale, quasi scontato, valutare un determinato prodotto in base al suo rendimento, alla sua richiesta sul mercato, o alla sua qualità.

Ma non è accettabile non porsi delle domande sul come questo prodotto è giunto a noi, qual è stata la sua filiera produttiva non solo in termini economici ma anche, nel momento in cui si sta parlando di esseri viventi - in grado di provare come noi paura, dolore e stress - in termini qualitativi circa le condizioni di vita che l'animale che abbiamo nel piatto ha subito.

Una famosa frase di Linda McCartney recita che “se i mattatoi

avessero le pareti di vetro, tutti sarebbero vegetariani”. La conoscenza è

ciò che manca alla società per poter fare delle scelte consapevoli, in campo alimentare come in moltissimi altri ambiti. Spesso viene appositamente celata a livello macro, dalle industrie e dal mondo dell'economia in generale. Altrettanto spesso però è l'uomo che decide di non voler sapere, perché confrontarsi con la realtà significherebbe approvare coscientemente determinate situazioni.

L'aumento della domanda di prodotti di origine animale, specialmente dopo la seconda guerra mondiale, ha portato alla necessità di una maggior produzione, con un conseguente peggioramento delle condizioni di vita degli animali all'interno degli allevamenti. Si è cercato sempre di più di tagliare i costi ed aumentare la quantità di prodotti, a discapito della qualità del prodotto finale, e della vita degli animali.

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