Detto questo è utile considerare che la raccolta di piante e funghi, deve avvenire nel rispetto di alcune leggi, che mirano alla conservazione dello stato di determinate specie e che di fatto, ne condizionano anche la vendita. Fino a poco tempo fa la legge che regolamentava la raccolta dei funghi era principalmente quella regionale n. 23 del 19 agosto 1996175, che subordina la loro raccolta al rilascio di un’autirizzazione, concretizzata tramite il possesso di un apposito tesserino, accordato dopo la partecipazione ad un corso formativo che dia una base di conoscenza sulle specie fungine; questa disposizione è stata, però, integrata e rinnovata dalla recente legge regionale del 31gennaio 2012176, che ridefinisce le sanzioni, la quantità giornaliera della raccolta e snellisce le procedure per l’identificazione, in quanto il tesserino è sostituito dall’obbligo di esibire un documento di identità.
È necessario, inoltre, rispettare le giornate di raccolta stabilite dalla Giunta regionale, in accordo con le Province e le Comunità montane. Per quanto concerne la portata della raccolta, giornalmente si possono raggiungere al massimo tre chili di funghi epigei commestibili, che sono ridotti ad un chilo nel caso di alcuni funghi epigei commestibili, tra cui porcini, ovuli, pioppini, finferli, mazze di tamburo e barboni che si trovano anche sul Montello. Tra le varie cose, l’articolo 10 consente delle agevolazioni a chi effettua la raccolta per integrare il reddito, cioè a fini commerciali: è consentito di prelevare fino ad un triplo dei limiti giornalieri prima riportati e la raccolta può avvenire in qualsiasi giorno della settimana. La vendita dei funghi, poi, prevede un’autorizzazione comunale
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Legge regionale 19 agosto 1996, n. 23 (BUR n. 76/1996). Disciplina della raccolta e
commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati;
da www.consiglioveneto.it/crvportal/leggi/1996/96lr0023.html (Consultazione a maggio 2012).
176 Legge regionale 31 gennaio 2012, n. 7 (BUR n. 11/2012). Modifiche e integrazioni alla legge
regionale 19 agosto 1996, n. 23 “disciplina della raccolta e commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati”; da http://www.consiglioveneto.it/crvportal/leggi_storico/2012/12lr0007.html
che attesti che i soggetti che li commercializzano sono idonei al riconoscimento delle specie, competenza, questa, che dovrà essere riconosciuta tale da strutture territoriali competenti; prima di vendere funghi spontanei al dettaglio, inoltre, è necessario che avvengano dei controlli da parte dell’asl.
Per quanto concerne la raccolta delle piante, rimane disciplinata dalla legge regionale n. 53 del 15 novembre del 1974, che mira a tutelate alcune specie della fauna, evitandone la riduzione o l’estinzione; qui si trova un elenco delle specie protette, di cui è vietata in toto la raccolta, tra cui compaiono le orchideacee, di cui alcune specie sono presenti nel bosco Montello; per quanto concerne gli asparagi selvatici, ne è consentita la raccolta di non più di un chilo al giorno per persona; l’articolo 10, per altro, esprime il divieto di commerciare le piante spontanee, salvo che provengano dal proprio terreno, o da stabilimenti e serre; nel caso in cui, a queste condizioni, avvenga la vendita, le merci devono essere accompagnate da un certificato del produttore in proposito alla loro provenienza.
Considerazioni
Si può in qualche modo concludere che le donne, e le piante con loro, hanno svolto un ruolo centrale nell’economia nervesana del ventesimo secolo, delineando dei profili culturali che rimangono indelebili nella memoria e determinanti per la costruzione dell’identità del paese. In un certo senso anche la tipicità alimentare di certi prodotti vegetali e boschivi nasce dall’iniziativa di queste figure, che hanno saputo proporli come risorsa del territorio e valorizzarli; un processo, questo, costato grande laboriosità ed impegno, come afferma Giselda, una delle protagoniste: “No sta mia credar, von tribulà da morìr!”; oramai molte di loro si sono ritirate da questo lavoro, esentate dalla vecchia fatica, e sono disponibili a condividere la ricchezza del loro trascorso con chi ne cerca le tracce, che si può leggere, in parte, anche in quegli alberi di gelso rimasti, che riposano qua e là nella campagna nervesana, ormai licenziati dall’occupazione che li aveva visti indispensabili presenze.
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Glossario
Propongo, a questo punto, una raccolta di piante, alberi e funghi presenti nella zona della ricerca, di cui ho cercato di recuperare il nome dialettale. Le informazioni a riguardo le ho avute da coloro che ho annoverato tra gli informatori nel capitolo iniziale del presente elaborato, ma anche da altri paesani che, in varie circostanze, ho interrogato in merito a questo argomento; mi sono avvalsa anche di mie conoscenze pregresse, essendo io stessa nativa della zona in questione e ivi residente.
Ho confrontato i dati che sono emersi con quelli riportati nell’opera di Otto Penzig177, riguardante i nomi popolari associati alla flora italiana. I termini dialettali sottolineati, nel coso del glossario, sono quelli presenti anche nell’opera di Penzig, per quanto concerne la regione Veneto, e non necessariamente la provincia trevigiana nello specifico; gli altri non vi compaiono, o comunque non associati alla regione in questione.
Alcune piante, diverse tra loro, condividono lo stesso nome dialettale.
Ho riportato anche piante ed alberi che non hanno un referente dialettale, o che comunque, io personalmente non sono riuscita a mettere in luce, perché, tuttavia, sono utilizzate o particolarmente diffuse nella zona; in questo caso, nello spazio riservato al nome dialettale, comparirà un trattino (―).
Nelle note sarà riportata un’indicazione del ruolo della pianta o albero in questione, emersa nel corso della ricerca:
Cucina: se si tratta di piante o parti di piante mangerecce o usate come ingrediente per bevande
Medicina: se sono impiegate nella pratica di rimedi naturali
Usanze e mestieri: nel caso di piante a cui, appunto, fanno capo particolari tradizioni, lavori artigianali, giochi, o altri usi simili evidenziati nel corso
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dell’elaborato. Rientreranno in questa categorie anche le piante coinvolte nella bachicoltura o nella forma di commercio messa in luce nel capitolo 5.
Un trattino (―) parallelo alla voce “note” significa che non ho personalmente rilevato usi specifici in quest’area, pur essendo le piante in questione note e diffuse; in alcuni casi si tratta di frequenti infestanti.
Per quanto concerne i funghi non compilerò le note perché riguardano tutti l’ambito culinario ed, eventualmente, commerciale. L’Amanita phalloides fa eccezione perché è nota per la sua tossicità.
I criteri per la trascrizione dialettale sono quelli riportati a pagina 13 del presente elaborato.
Le foto che compaiono nel glossario sono in parte di chi scrive; per quanto concerne alberi e piante, quasi tutte le rimanenti sono state tratte dal sito www.actaplantarum.org: nello specifico queste saranno contrassegnate da un asterisco (*) alla voce “note”. Le restanti sono:
- Anagallis arvensis L., tratta dal sito www.funghiitaliani.org - Tamarus communis L., tratto dal sito www.ripadiversilia.uoei.it - Tymus serpyllum L. tratto dal sito www.lasemeria.it
Per quanto concerne i funghi sono tutti tratti dal sito www.funghiitaliani.it, tranne quella relativa all’Amanita bakari, scattata dalla sottoscritta, e quella relativa al Lycoperdon