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Relazionali, cioè nella testimonianza la rievocazione può essere influenzata da

aspetti relazionali e comunicativi con l’interlocutore.

Le prime due forme di distorsione non sono dovute a specifici suggerimenti, mentre la terza incide fortemente nel corso delle tecniche di intervista e interrogatorio. Rispetto alle fonti di distorsione interne vanno considerate le caratteristiche di suggestionabilità del soggetto e le abilità connesse al source monitoring, ovvero la capacità di identificare il contesto nel quale è avvenuto l’evento oggetto del ricordo. Il reality monitoring è uno specifico aspetto della identificazione della fonte del ricordo che descrive la capacità di discriminare eventi “interni” (ad esempio immaginati) ed eventi esterni (ad esempio visti o uditi). La confusione o gli errori nel reality monitoring conduce ad un falso ricordo (Johnson, 2006). Rispetto ai fattori esterni all’individuo nella percezione e recupero del ricordo, oltre alle informazioni ricevute successivamente all’evento, studi di laboratorio (Baddeley et al. 2009) hanno individuato le seguenti variabili da tenere in considerazione: a) la frequenza dell’esposizione all’evento;

b) la durata dell’osservazione;

c) la posizione dell’evento, cioè la collocazione di un singolo fatto in una serie più vasta di avvenimenti.

Ad esempio, la durata di esposizione all’evento aumenta la possibilità di percezione e dunque di codifica, mentre se si assiste a una sequenza di eventi è più facile percepire e ricordare quelli che si sono verificati all’inizio (effetto primacy) e alla fine (effetto recency) rispetto a quelli nel mezzo. Le distorsioni della memoria possono, infine, dipendere anche dall’influenza di fattori relazionali e comunicativi, come suggerimenti, nuove informazioni e conoscenze che causano una distorsione del ricordo o producono, nei casi più estremi, un falso ricordo. Si presentano diversi effetti che scaturiscono dall’aggiunta di informazioni e da domande suggestive, tra questi ricordiamo l’effetto cosiddetto di suggestionabilità e di compiacenza. L’effetto compiacenza accade quando al soggetto vengono rivolte le stesse domande più volte; alla fine il testimone risponde con ciò che l’esaminatore vuole sentirsi dire (Fornari, 2008).

Ansia o stress sono quasi sempre associati con crimini violenti nella vita reale. Deffenbacher (1983) analizzò circa ventuno studi e trovò che la relazione tra stress e performance seguiva una curva ad U invertita, già evidenziata da due psicologi di Harvard R.M. Yerkes e J.D. Dodson nel 1908. Questo significa che per compiti di moderata complessità (come una testimonianza oculare), all’aumento dell’attivazione (fisiologica o

mentale) aumenta anche la prestazione, ma solo fino ad un certo punto. Hanno previsto che la prestazione ottimale si ha a livelli intermedi di attivazione. Quando i livelli di arousal oltrepassano il punto limite la prestazione inizia a diminuire, soprattutto nello svolgimento di compiti complessi.

Clifford e Scott (1978) trovarono che quando le persone vedevano un film di un attacco violento, ricordavano meno dei quaranta items di informazioni rispetto a coloro che avevano visto lo stesso filmato ma in una versione meno violenta. Un testimone di un crimine nella vita reale sarà sicuramente più stressato rispetto ad un altro che prende parte ad un esperimento, quindi la precisione della memoria sarà ancora meno nella realtà.

Tuttavia, uno studio di Yuille e Cutshall (1986) contraddice l'importanza dello stress nell'influenzare la memoria del testimone. Essi dimostrarono che testimoni di un incidente nella vita reale, una sparatoria avvenuta fuori da un negozio di pistole in Canada, ricordavano molto bene l'accaduto anche dopo cinque mesi dall'accaduto. Quindi, nella vita real, ci sono anche casi in cui le memorie per eventi stressanti e ansiosi sono accurate, anche dopo qualche mese.

3.3. La suggestionabilità

Le fonti di distorsione esterne (informazioni post-evento) interagiscono con le caratteristiche dell’individuo e della relazione tra esso e l’interlocutore nel plasmare la capacità di ricordare. Le influenze delle informazioni post-evento sulla memoria possono essere particolarmente subdole. Elisabeth Loftus ha condotto diverse ricerche che hanno posto l’attenzione sul potere esercitato da determinate tipologie di domande o suggerimenti esterni nel recupero di un evento vissuto. Ad esempio, è emerso che è sufficiente cambiare in una domanda una piccola parte, come l’articolo, per aumentare la probabilità di modifica di un ricordo (Loftus e Zanni, 1975, Loftus, 2005); ad esempio, se si chiede “hai visto un uomo” o “hai visto l’uomo” la domanda cambia poiché nel primo caso si indica un individuo qualunque di genere maschile mentre, nel secondo caso, si fa riferimento ad un individuo specifico di cui si assume che l’interlocutore abbia conoscenza. Il fenomeno per cui l’aggiunta di informazioni suggestive porta a modificare il ricordo di un evento si chiama post-event misinformation effect, ossia l’effetto di un’informazione fuorviante fornita dopo l’evento (Loftus, 2005). Diversi studi di laboratorio hanno cercato di

analizzare i meccanismi che portano a modificare i ricordi. Un interessante studio è stato condotto da Crombag, Wagenaar e Van Koppen (1996) in merito allo scontro avvenuto tra un Boeing 747 e un palazzo di undici piani, ad Amsterdam nell’ottobre del 1992. La televisione olandese riportò tutti i momenti dell’evento ma non trasmise alcuna immagine del momento dello schianto. I telegiornali riportarono la notizia del disastro per alcuni giorni. La ricerca, tesa a sondare il ricordo del terribile evento, evidenziò che 61 dei 93 studenti che parteciparono all’esperimento risposero in modo affermativo alla domanda: “Hai visto in televisione il filmato del momento in cui l’aereo ha colpito il palazzo?”. Tale domanda in realtà conteneva una falsa informazione, ovvero che il filmato dello schianto fosse stato mostrato in televisione; inoltre, molti testimoni fornirono numerosi dettagli dell’inesistente video dell’impatto dell’aereo. È bene sottolineare che la suggestionabilità non implica solo aggiungere o modificare gli elementi di una scena, ma riguarda anche ricordare eventi mai vissuti (Hyman, Husband e Billings, 1995; Loftus e Pickrell, 1995; Gulotta e Ercolin, 2004). A tale proposito, va considerato che affinché negli individui si crei un falso ricordo, è necessario che le fonti di distorsione rispondano a tre requisiti (De Leo, Scali e Caso, 2005):

1. L’evento suggerito deve essere plausibile, cioè deve trattarsi di qualcosa di