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Relazione sull’ipotesi di allestimento per il Centro di documentazione della Benedicta

CAPITOLO 3. PROGETTO DI ALLESTIMENTO PER IL CENTRO DI DOCUMENTAZIONE

3.3 Relazione sull’ipotesi di allestimento per il Centro di documentazione della Benedicta

L’edificio è costituito sostanzialmente da due ambienti simmetrici rispetto all’ingresso principale. Il primo, a sinistra, di forma trapezoidale, è costituito da gradinate e si conclude sul fondo con una parete che avrà tutte le caratteristiche per ospitare proiezioni. Si cercherà di mantenere uno spazio sufficiente per allestire una conferenza.

La seconda, oggetto dell’intervento, posta a destra dell’ingresso, sarà destinata alle esposizioni permanenti o temporanee, a convegni, dibattiti, eventi e attività culturali in genere. Quindi questa sala avrà un ruolo didattico-educativo dove il visitatore potrà reperire informazioni legate alla storia del territorio.

Il progetto è caratterizzato da un lungo muro di colore rosso, dalla forma sinuosa e ondulata, alto circa 3 metri. Il colore rosso prende ispirazione dal colore del papavero, fiore simbolo dei Partigiani, e ricorda al tempo stesso la memoria tragica del sangue versato nella Pasqua del 1944, durante il crudele episodio che rende tristemente noto questo luogo.

L’impatto visivo dovrà essere forte andando a sorprendere il pubblico, che si ritroverà avvolto da questa forma che richiama la bandiera mossa dal vento e dallo spirito della Resistenza. In questo modo, i gruppi di visitatori si ritroveranno idealmente e fisicamente uniti in un momento di raccolta e riflessione.

La nuova struttura sinuosa, su cui verrà fissato l’allestimento, nasconderà i molteplici angoli e spigoli degli ambienti di servizio adiacenti, creando così un ambiente fluido e morbido adatto alla concentrazione visiva ma anche agli incontri e ai dibattiti che vi si potranno organizzare.

In nessun modo il visitatore, concentrato nella visita alla mostra o impegnato in una conferenza, non sarà disturbato dalla presenza

dell’ufficio, del magazzino o dei servizi igienici. Questo nastro rosso idealmente potrebbe essere assimilato a quell’elemento di congiunzione tra il presente e il passato, tra ciò che storia e ciò che è memoria, invitando tutti al ricordo ed alla riflessione.

Su questo muro saranno installati dei pannelli light-box che mostreranno riproduzioni di fotografie storiche, che per questioni di conservazione non verranno fisicamente esposte, ma adeguatamente conservate in luoghi sicuri e protetti.

Questa scelta è stata dettata dal fatto che non è previsto un servizio di guardiania continuo ed inoltre il luogo potrebbe non avere le caratteristiche adatte alla tutela e alla conservazione duratura del materiale originario, che quindi rimarrà depositato negli Istituti Storici della Resistenza piemontesi.

Oltre ai light-box sono previsti una serie di pannelli sui quali si potranno proiettare video come: filmati d’epoca del territorio che testimoniano le difficoltà della vita in montagna; documentari che descrivono le caratteristiche peculiari di flora e fauna che contraddistinguono il Parco Naturale della Capanne di Marcarolo. Tra tutte queste documentazioni acquisiranno primaria rilevanza le interviste originali ai testimoni di guerra.

I pannelli potranno essere fissati nell’estremità superiore del muro dal quale verrà fatta passare l’energia elettrica. Quindi, la parte sommitale della parete fornirà energia ai video, ai light-box e all’occorrenza a corpi illuminanti per il materiale utilizzato nelle esposizioni temporanee o permanenti. Il muro sorreggerà le fonti luminose che andranno ad illuminare il soffitto e la sua decorazione.

Il soffitto, come tutte le pareti, sarà caratterizzato da una tinteggiatura scura, vicina al blu notte, per creare maggiore drammaticità e concentrazione sulla parete rossa. Questo andrà a richiamare il cielo

notturno del bosco, luogo in cui si rifugiarono e trascorsero le notti i partigiani.

Una decorazione in mosaico riprodurrà, con una vista dal basso verso l’alto, le fronde di un bosco. Questa decorazione partirà dalle pareti perimetrali in modo tale da creare una sorta di spazio aperto centrale racchiuso tra le fronde degli alberi. La relazione tra la decorazione musiva, le pareti ed il soffitto-cielo illude il visitatore con una possibile via di fuga, ma allo stesso tempo l’intelaiatura che sovrasta e circonda lo spazio vitale della sala esclude qualsiasi idea di salvezza. In questo modo si cercherà di rievocare e far rivivere l’ambiente immerso nella vegetazione in cui vissero e si nascosero i Partigiani; quel bosco che fu per loro come una tana: sì, luogo di rifugio necessario alla sopravvivenza, ma anche trappola mortale. La parte centrale del soffitto sarà in penombra così da rimanere fedeli al concetto di precarietà che la notte trasmette ed induce su ogni essere vivente. Le uniche parti illuminate rimarranno le fronde che renderanno quello spazio anche un luogo di contemplazione verso la natura qui rappresentata da quest’opera musiva.

Il mosaico, oltre a creare una ghiera di fronde protettive, esalterà lo spazio al cui centro saranno collocate alcune sedute realizzate da blocchi di pietra recuperati dal territorio circostante. Queste pietre verranno levigate unicamente sulla parte superiore per poter essere impiegate come elemento di seduta e di riposo.

L’asperità della pietra grezza vuole sottolineare la durezza della vita dei Partigiani nei boschi. Si è fatta questa scelta per rimanere in sintonia con le caratteristiche naturali di questo territorio e per fare in modo che l’individuo venga proiettato in un ambiente simile a quello originario.

Il pavimento verrà realizzato con un cemento grezzo con all’interno ossidi di ferro che conferiranno un tono bruno a tutta la superficie, con l’evidente obiettivo di creare un effetto naturale che ricordi il terreno montano