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9. A REE ‘ PERIFERICHE ’

9.1 A RGILETO , C ARINE E S UBURRA

Le aree immediatamente ad est rispetto al Foro Romano, in una zona di confine tra le Regioni augustee IV, VI e VIII828, compaiono solo sporadicamente nei tre autori considerati. Nel testimone virgiliano, in particolare, si fa riferimento al nemus Argileti (Appendice 32V) e alle Carinae (Appendice 33V) nel contesto della celebre passeggiata archeologica attraverso la Roma di Evandro.

Il primo, connotato negativamente dall’aggettivo sacer, è un luogo strettamente collegato alla vicenda del re di Pallanteo. Virgilio, infatti, accoglie qui la leggenda secondo la quale il toponimo sarebbe derivato dalla sepoltura ivi eretta per Argo (Argi letum829), lo sconosciuto

827 Vd. OSBORNE 1988. 828 CAPANNA,AMOROSO 2006.

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personaggio ucciso dallo stesso Evandro per aver minacciato il suo potere830. Il riferimento a questa specifica etimologia è interessante perché, oltre a porre in secondo piano quella probabilmente più fortunata relativa alla composizione argillosa del terreno del quartiere alle pendici dell’Arx in favore di una ricostruzione che legasse l’area alla biografia del re, evidenzia una certa aderenza con la realtà dell’area così come doveva apparire nella sua fase pre-urbana. Tra l’XI secolo e il 900-830 a.C., precisamente nell’area che sarà poi occupata dai fori di Cesare e Augusto, infatti, la zona dell’Argileto era adibita a necropoli pertinenti all’abitato capitolino831.

Il ricordo di un Argiletum a connotazione sepolcrale, però, doveva essere particolarmente nebuloso se già per l’epoca proto-urbana (850-750 circa a.C.) si può forse pensare allo sviluppo di un’area artigianale nella zona, attestata con sicurezza a partire dalla prima età regia. Quest’area, infatti, si sarebbe connotata, nella sua fase di massimo splendore

830 SERV. ad Aen. 8, 345-346 che raccoglie diverse etimologie tra le quali anche quella legata all’uccisione del

senatore Argillo che, in seguito alla sconfitta di Canne, avrebbe osato proporre la stipula della pace con Cartegine. Secondo l’esegeta, Argillo sarebbe stato ucciso e la sua casa distrutta (per lo sviluppo di questa topica vd. ROLLER 2010). Cfr. VARRO Ling. 5, 157.

831 Testimonianze relative alla frequentazione dell’area risalgono però già al Bronzo Recente (1300-1150 a.C.)

sebbene – a parte le zone adibite a necropoli – i resti attribuibili a un’occupazione rimangano del tutto sporadici ancora fino alla prima età regia. FILIPPI 2012, 149-152.

Fig. 10 Argiletum, Carinae e Subura tra le regiones IV, VI, VIII. (da CAPANNA,AMOROSO 2006)

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repubblicano, per una distinzione delle tipologie insediative tra nord e sud della strada (le prime a carattere residenziale anche intensivo, le seconde a carattere commericale) che si sarebbero andate poco a poco erodendo con la costruzione dei fora.

Se l’Argileto è assente dalla mappa mentale degli altri autori del circolo, forse a causa della progressiva ridefinizione della zona già a partire dal 51 a.C. con l’inizio dei lavori per il foro cesariano832, così non è per le succitate Carinae che compaiono sia in Virgilio che in Orazio. Nel caso del riferimento virgiliano, le lautae833 Carinae odierne fanno da contraltare all’immagine iperbolica del vicino Foro adibito, in età evandrea, a pascolo per gli armenti. Oltre all’elegante aspetto del quartiere a nord della Velia, che doveva il meritato attributo alla sua forte caratterizzazione residenziale834, già dai versi del Mantovano emerge il suo forte collegamento con l’ambiente forense al quale era, d’altra parte, logisticamente prossimo. La vita dei facoltosi residenti delle Carinae, come dimostra l’ironica testimonianza oraziana, non poteva che svolgersi tra questi due settori cittadini. Tra il Foro e l’area veliense si dipana l’intera vicenda del celebre avvocato Lucio Marcio Filippo (strenuus et fortis) che però, per la veneranda età, è costretto a lamentare una incongruente eccessiva distanza della sua residenza dal fulcro dei fruttuosi affari (Appendice 77H). L’aneddoto legato al giurista, accusato dal poeta di Venosa di aver convinto – per puro spasso personale – il modesto ma felice banditore Volteio Mena ad acquisire un suo piccolo podere in Sabina, è sintomatico della critica alla brama di possesso instillata in chi, non avvezzo a certi maneggi, finisce per rimanerne vittima. Nell’epistola diretta a Mecenate per giustificare la sua assenza da Roma, l’exemplum oraziano – perfettamente calato nella realtà cittadina – intende porre al centro il tema del decorum che è fortemente personale835. Giacchè non a tutti conviene la ricchezza, così come vivere nella regia Urbe836, è bene che

metiri se quemque suo modulo ac pede.

Due sono anche i riferimenti al malfamato quartiere della Subura che si sviluppava ai piedi del Quirinale837. Il primo ricorre nel celebre quinto epodo oraziano dedicato alla feroce

832 SUET. Iul. 26. Vd. anche CIC. Att. 4, 16, 8. I lavori presso i primi due fora di Roma si conclusero solo nel 2

a.C. con la dedica dell’edificio augusteo.

833 Per la scelta di questo attributo dalla forte valenza espressiva vd. TIMPANARO 1978, 510-511.

834 Qui, in età augustea, si distinguevano una dimora dei Domizi, la domus di Gneo Pompeo Magno (cui era

riconnessa quella di Strabone ed un intero quartiere abitato da clienti e sodali del generale) passata prima nelle mani di Antonio e poi, probabilmente, in quelle dello stesso Ottaviano (DION.HAL. Ant. Rom. 3, 22, 8; CIC.

Phil. 2, 64-69; CASS. DIO 45, 28, 3-4), la domus di Appio Claudio Pulcro e la dimora di famiglia di Cicerone. Alle Carinae aveva abitato anche il futuro princeps tra il 51-45 a.C. (SERV. ad Aen. 8, 361; VELL.PAT. 2, 59, 3; CASS.DIO 45, 1, 1) e, forse, Marco Terenzio Varrone. Vd. FRAIOLI 2012a, 291-292.

835 KILPATRICK 1986, 12-14.

836 L’aneddoto è introdotto dai già citati versi parvum parva decent; mihi iam non regia Roma, / sed vacuum

Tibur placet aut inbelle Tarentum (Appendice 44H).

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invettiva contro la fattucchiera Canidia (Appendice 76H). Il quartiere, per la sua forte connotazione popolare838, ben si attaglia a fare da sfondo all’intera scena della preparazione del sacrificio approntato dall’amante abbandonata. Ciò anche se il riferimento alla Subura compare solo in relazione alle cagne latranti che Canidia si augura accolgano le nuove avventure amorose del vecchio Varo, quod omnes rideant, intento ad ungersi di intrugli. Che il quartiere si connotasse soprattutto per i furtivi incontri amorosi che vi si svolgevano, lo conferma anche Properzio che in El. 4, 7 viene accusato da Cinzia di aver dimenticato troppo in fretta i loro incontri furtivi (furta) nella vigilax Subura (Appendice 49P). L’epiteto, che con riferimento ad un luogo è hapax properziano839, è particolarmente calzante per la condizione suburbana che ospitava le abitazioni di minor lusso di tutta la regio e che anche Persio e Marziale, così come i testimoni epigrafici840, ricordano per il numero di postriboli841. La popolosa, oltre che popolare Subura, si prestava ottimamente ad essere additata come un quartiere sempre sveglio e in costante sommovimento tanto da diventare proverbiale, proprio in età augustea, per essere frequentata dalle più variegate personalità. Livio, infatti, proprio qui ambienta lo scabroso episodio del 461 a.C. legato alle lotte per l’approvazione della lex Terentilia. In questo frangente, racconta lo storico patavino, il patrizio Cesone Quinzio – figlio di Cincinnato – sarebbe stato (falsamente) accusato dall’ex tribuno della plebe Marco Volscio Fittore di aver causato la morte del fratello con un pugno sferratogli durante una rissa842:

premebat reum praeter volgatam inuidiam crimen unum, quod M. Volscius Fictor, qui ante aliquot annos tribunus plebis fuerat, testis exstiterat se, haud multo post quam pestilentia in urbe fuerat, in iuventutem grassantem in Subura incidisse. Ibi rixam natam esse fratremque suum maiorem natu, necdum ex morbo satis validum, pugno ictum ab Caesone cecidisse; semianimem inter manus domum ablatum, mortuumque inde arbitrari, nec sibi rem exsequi tam atrocem per consules superiorum annorum licuisse.

838 Cesare aveva qui la sua residenza (SUET. Iul. 46). 839 FEDELI,DIMUNDO,CICCARELLI 2015, 933.

840 CIL VI 1953; CILVI9284; CIL VI 9399; CIL VI 9491 = ILS 7556; CIL VI 9526 = AE 1997, 166; CIL VI

33862.

841 PERS. 5, 32-33; MART. Epigr. 6, 66, 1-2; 7, 31; 10, 94; 11, 61; 11, 78.

842 LIV. 3, 13, 1-3. Cfr. DION.HAL. Ant. Rom. 10, 5-8. Per la composizione del gruppo di sodales cesoniani vd.

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