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5. Caratteristiche del conduttore, rapporti col mercato e performance aziendale

5.3 I ricavi aziendali

Con il censimento del 2010 si è tentato di mettere a fuoco il complesso delle attività e delle fonti di reddito presenti in azienda, includendo le attività remunerative connesse all’azienda e i pagamenti diretti. Questi sono uno strumento di sostegno al reddito degli agricoltori, finanziato dalla Unione europea attraverso le regioni; i suoi effetti sono monitorati dall’UE,5 ed è oggetto di discussione e di proposte di revisione nell’ambito delle trattative a livello comunitario per la definizione della nuova PAC, viste le storture evidenziate nell’applicazione concreta.

La formulazione del quesito che riassume sinteticamente le informazioni in verità si riferiva ai ricavi lordi, formulazione più corretta, e chiedeva di ripartirli, in percentuale, fra tre diverse fonti: vendita dei prodotti

azien-dali, altre attività remunerative connesse all’azienda, pagamenti diretti.

Al quesito hanno risposto 21.154 aziende;6 tra queste anche unità valutate con SO uguale a 0 per la classi-ficazione tipologica e quindi escluse dalla classiclassi-ficazione e dall’analisi dei capitoli 3 e 4. L’elaborazione propo-sta considera in maniera disgiunta le risposte alle singole modalità del quesito; ad esempio le 4.214 aziende nelle quali il 100 per cento dei ricavi è proveniente dalla vendita dei prodotti sono un di cui delle 5.338 con nessun pagamento diretto (Prospetto 5.7).

Prospetto 5.7

Aziende secondo la percentuale di ricavi lordi proveniente da ciascuna delle fonti (valori assoluti e relativi)

% RICAVI LORDI Vendita prodotti

Altre

attività connesse Pagamenti diretti Vendita prodotti attività connesse Altre Pagamenti diretti

v.a. % 0 1.234 19.250 5.338 5,8 91,0 25,2 1 - 49 1.431 1.261 12.825 6,8 6,0 60,6 50 - 79 6.828 332 1.532 32,3 1,6 7,2 80 - 99 7.447 240 315 35,2 1,1 1,5 100 4.214 71 1.144 19,9 0,3 5,4 Totale 21.154 21.154 21.154 100,0 100,0 100,0

Fonte: Elaborazioni su dati Istat (6° Censimento generale dell’agricoltura al 24 ottobre 2010)

Risalta la quota elevata di aziende che non derivano alcun ricavo dalla vendita di prodotti, il 5,8 per cento ovvero 1.234 unità; le 1.144 aziende che si sostentano esclusivamente con pagamenti diretti, 5,4 per cento del totale, sono un di cui delle prime e rappresentano certamente un dato rilevante. Parimenti significativa è la scarsa incidenza delle attività connesse: assenti per 91 per cento delle aziende, con un contributo inferiore comunque al 50 per cento per il 6,8 per cento delle aziende. Sono il 19,9 per cento, pari a 4.214, le aziende che si sostengono esclusivamente su attività aziendali in senso stretto, quota che sale al 55,1 per cento delle aziende se si abbassa la soglia all’80 per cento dei ricavi lordi derivante dalla vendita di prodotti.

       

5 “Dall'esperienza maturata con l'applicazione dei vari regimi di sostegno agli agricoltori è emerso che in alcuni casi il sostegno è stato concesso a beneficiari il cui obiettivo commerciale non era affatto, o era solo marginalmente, connesso a un'attività agricola, come nel caso di aeroporti, aziende ferroviarie, società immobiliari e società di gestione di terreni sportivi. Per garantire una conces-sione più mirata del sostegno, gli Stati membri non devono assegnare pagamenti diretti a tali persone fisiche e giuridiche. I piccoli agricoltori part-time danno un contributo diretto alla vitalità della zone rurali: per tale motivo non deve essere impedito loro di ottene-re pagamenti diottene-retti.” in “Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune”, comma 13. Il documento è disponibile al se-guente Url: http://goo.gl/pVhRXs.

flessione in merito alla effettiva efficacia delle politiche attuate.7 In Italia tra le unità rispondenti8 la quota di aziende che non deriva nessun reddito da attività connesse sale al 94,2 per cento, mentre quasi una azienda su cinque, 19,7 per cento, dichiara di non percepire reddito dalla vendita di prodotti e il 19,3 per cento deriva la totalità dei ricavi da pagamenti diretti (Figura 5.9). La situazione italiana appare più polarizzata sui valori estremi, perché il 32 per cento non avrebbe avuto accesso ad alcun pagamento diretto mentre il 28 per cento dichiara la vendita di prodotti quale unica fonte di ricavi.

Figura 5.9

Aziende secondo la fonte dei ricavi lordi, per importanza relativa della fonte. Friuli Venezia Giulia e Italia

(distri-buzione percentuale)

  Fonte: Elaborazioni su dati Istat (6° Censimento generale dell’agricoltura al 24 ottobre 2010)

I risultati, quelli nazionali molto più che quelli regionali, vanno letti ricordando quale è stato l’universo di rile-vazione del Censimento: come ricordato nell’introduzione, la definizione di azienda agricola, benché rivista ri-spetto al passato, includeva comunque unità produttive marginali, con superfici esigue e/o pochi capi di be-stiame, da cui la quota rilevante di unità produttive che hanno dichiarato di non percepire redditi dal mercato.

La distribuzione per OTE delle aziende dei valori estremi, totalità dei ricavi lordi da pagamenti diretti o da vendita di prodotti aziendali (Figura 5.10), comparata alla distribuzione per OTE di tutte le aziende, evidenzia un maggior accesso ai contributi diretti dell’OTE seminativi e in misura più contenuta delle aziende dell’OTE erbivori, mentre per gli altri, in particolare ortofloricoltura e colture permanenti, i contributi diretti sono decisa-mente meno rilevanti. Per queste ultime è significativa la quota di aziende che derivano la totalità dei loro red-diti lordi dalla vendita dei prodotti aziendali: le aziende dell’OTE orto-floricoltura sono il 2,4 per cento del totale,

       

7 “Attraverso le varie riforme realizzate, la PAC è riuscita a orientare maggiormente l'attività agricola al mercato sostenendo nel contempo il reddito dei produttori, a inglobare maggiormente gli aspetti ambientali e a rafforzare il sostegno allo sviluppo rurale in quanto politica integrata a favore dello sviluppo delle zone rurali in tutta l'Unione. Tuttavia, dal medesimo processo di riforma sono scaturite, da un lato, l'esigenza di una migliore ripartizione del sostegno tra gli Stati membri e al loro interno e, dall'altro, la richiesta di misure più mirate per far fronte alle sfide ambientali e a un'accresciuta volatilità del mercato.” in “Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune”.

8 Nel complesso del Paese non hanno risposto al quesito 302.904 aziende, pari al 18,7 per cento. Vendita prodotti - Italia

Vendita prodotti - FVG Pagamenti diretti - Italia Pagamenti diretti - FVG

0 1 - 49 50 - 79 80 - 99 100

ma salgono al 6,6 per cento in questo gruppo, quelle dell’OTE coltivazioni permanenti passano dal 17,3 per cento della distribuzione di tutte le aziende al 32,4 per cento in questo gruppo.

Figura 5.10

Aziende che ricevono il 100 per cento dei ricavi lordi da una unica fonte, secondo la fonte, per OTE (valori

per-centuali)

 

Fonte: Elaborazioni su dati Istat (6° Censimento generale dell’agricoltura al 24 ottobre 2010)

Gli stessi due gruppi di aziende, distribuiti secondo la classe di SO di appartenenza, rivelano una concen-trazione delle aziende che derivano la totalità dei redditi dai contributi diretti nella classe di SO più ridotto, infe-riore ai 2 mila euro: 55,3 per cento delle aziende, a fronte del 25,4 per cento del complesso delle aziende (Fi-gura 5.11). Nelle classi di reddito superiori le quote sono via meno significative. Le aziende che hanno dichia-rato la vendita di prodotti quale fonte esaustiva del loro reddito sono invece sottorappresentate nelle prime classi di SO, fino ad 8mila euro, dopo di che sono sempre presenti con quote di poco superiori rispetto alla di-stribuzione del totale delle aziende; nondimeno anche aziende di dimensioni economiche medie e grandi deri-vano parte del loro reddito lordo da contributi erogati per varie finalità.9

       

9 “La ripartizione del sostegno diretto al reddito tra gli agricoltori è caratterizzata dall'assegnazione di importi di entità sproporzio-nata a un numero piuttosto esiguo di aziende beneficiarie di grandi dimensioni. A motivo delle economie di scala, i beneficiari di maggiori dimensioni non necessitano di un sostegno unitario di livello identico affinché l'obiettivo del sostegno al reddito sia conse-guito in modo efficiente. Inoltre, dato il loro potenziale di adattamento, è più facile, per i grandi beneficiari, funzionare con livelli di sostegno unitario inferiori. Al fine di migliorare la ripartizione dei pagamenti tra gli agricoltori è pertanto giusto introdurre per i grandi beneficiari un sistema in base al quale il livello del sostegno è ridotto progressivamente e infine livellato.” in “Proposta di Regola-mento del ParlaRegola-mento europeo e del Consiglio recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune”, comma 15.

  0 10 20 30 40 50 60 70 Coltivazioni-allevamento Poli-allevamento Policultura Granivori Erbivori Colture permanenti Orto-floricoltura Seminativi

Aziende secondo la percentuale di ricavi lordi provenienti da pagamenti diretti, per classe di standard output

(valori percentuali)

  Fonte: Elaborazioni su dati Istat (6° Censimento generale dell’agricoltura al 24 ottobre 2010)

L’agricoltura biologica in Friuli Venezia Giulia:

dimensioni e caratteristiche secondo i registri regionali e compiti dell’ERSA10

L’agricoltura biologica è un metodo di produzione regolamentato da norme comunitarie (i re-golamenti CE 834/2007 e 889/2008) che prevede la salvaguardia della fertilità del suolo, vie-ta l’impiego di fitofarmaci e concimi di sintesi e prevede che gli animali debbano essere alle-vati con tecniche che garantiscano il rispetto del loro benessere.

L’agricoltura biologica del Friuli Venezia Giulia vede iscritte nell’elenco regionale 407 azien-de (di cui 289 produttori esclusivi, 193 preparatori e 3 importatori). Questo dato ci permette di capire come il settore sia relativamente piccolo se raffrontato al resto d’Italia o anche semplicemente al vicino Veneto, che, pur essendo grande poco più del doppio della nostra Regione, ha un numero più di cinque volte superiore di produttori e doppio di preparatori.

       

10 A cura di: Giulio Palamara, Emilio Simonetti (ERSA). 0 10 20 30 40 50 60 0 - 1,99 2 - 3,99 4 - 7,99 8 - 14,99 15 - 24,99 25 - 49,99 50 - 99,99 100 - 249,99 250 - 499,99 500 e più 0 pagamenti diretti (6.350 aziende) 100% pagamenti diretti (671 aziende) Totale aziende

Le aziende biologiche regionali sono prevalentemente medio piccole e la superficie com-plessiva dedicata si attesta attorno ai 3.500 ha (dato stabile nell’ultimo quinquennio). L’indirizzo produttivo prevalente è costituito da pascoli e foraggi (1.600 ha), seguito da quello cerealicolo e di colture industriali (1.000 ha). Circa il 7 per cento del totale è dedicato alla frutticoltura (principalmente melo e actinidia). Per quanto concerne la viticoltura, è stato regi-strato un apprezzabile aumento delle superfici condotte secondo il metodo biologico anche grazie ad una modifica del regolamento comunitario relativamente al vino biologico.

Ridotta risulta l’orticoltura biologica (90 ha) come relativamente modesta risulta la zootecnia, costituita prevalentemente da allevamenti da carne (bovini e ovicaprini), da avicoli da uova e da apicoltura.

Dal 2009 con l’approvazione del Regolamento CE 710 è stata normata l’acquacoltura biolo-gica. Nella nostra Regione, nonostante la rilevanza del settore dell’acquacoltura, la produ-zione biologica si trova ad uno stadio iniziale che vede, attualmente, un’unica azienda iscritta nel registro degli operatori.

A livello nazionale, il comparto biologico sta assumendo un’importanza crescente con un aumento tendenziale del 10-15 per cento annuo circa, sostenuto dalla domanda dei consu-matori e dal loro interesse verso questo tipo di produzione.

La Legge Regionale n.32 del 24 luglio 1995 stabilisce i compiti dell’ERSA in materia di agri-coltura biologica che sono i seguenti:

tenuta dell’Elenco regionale degli operatori dell’agricoltura biologica del Friuli Venezia Giu-lia, suddiviso per le sezioni produttori agricoli, preparatori e raccoglitori di prodotti sponta-nei;

vigilanza sull’attività degli Organismi di controllo e certificazione. Tale attività viene effet-tuata con visite ispettive presso le sedi degli Organismi di controllo e presso quelle degli operatori, con proprio personale adeguatamente formato. L’attività di vigilanza è regola-mentata da un Manuale della Qualità. Attualmente il controllo sugli operatori biologici vie-ne effettuato annualmente su un campiovie-ne (estratto casualmente) del 5 per cento, mentre viene effettuata la vigilanza presso tutti e 13 gli Organismi di controllo accreditati presso il Ministero delle politiche agricole e forestali.

Il nucleo di vigilanza è così composto:

1 responsabile per la verifica ispettiva, con abilitazione conseguita con corso specifico sui sistemi di gestione per la qualità;

1 addetto alla gestione dati e per l’attività di verifica ispettiva;

2 addetti alla verifica ispettiva presso le sedi delle aziende biologiche.

Nel corso del 2013 sono previsti controlli a 31 aziende biologiche, di cui 29 produttori agricoli e 2 preparatori.

Dal 2002, anno nel quale è stato introdotto il Manuale della Qualità, è stato riscontrata una riduzione notevole del numero di infrazioni/irregolarità rilevate:

2002: n. 23 irregolarità per le aziende biologiche e n.2 infrazioni e n.5 irregolarità per gli Organismi di controllo;

2012: n. 4 irregolarità per le aziende biologiche e nessuna per gli Organismi di controllo.