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Le ricerche e gli studi empirici sul DDL

4.2. Data-driven learning

4.2.3. Le ricerche e gli studi empirici sul DDL

La tecnologia è ormai ampiamente entrata nelle aule scolastiche anche al livello dell’istruzione pre-universitaria. Alcune ricerche nell’ambito spagnolo e inglese hanno evidenziato che il 70 per cento degli insegnanti intervistati usano le risorse web e le piattaforme su internet nel loro lavoro in classe (Pérez-Paredes et al. 2018). Nello stesso tempo solo alcuni insegnanti intervistati erano a conoscenza dei corpora linguistici e del loro possibile impiego nello studio delle lingue.

Dall’analisi dei contributi scientifici nelle riviste dedicate al CALL (Computer Assisted Language Learning) nel periodo 2011–2015 si evince che solo 32 su 759 pubblicazioni è dedicata all’approccio DDL e all’uso dei corpora nell’insegnamento delle lingue (Pérez- Paredes 2019). Nonostante i risultati non incoraggianti, anche una semplice ricerca su Google Scholar dimostra un’elevata quantità di pubblicazioni in questo ambito (riviste, libri, atti di convegno). Molti di questi studi sono di stampo teorico, mentre per i fini della presente ricerca risultano importanti gli studi empirici che riportano risultati delle sperimentazioni in classe. Sistematizzarli tutti è un compito che richiederebbe molto più spazio e tempo di quello che si ha a disposizione41. È importante tuttavia presentare almeno una parte dei temi toccati dalle ricerche sul DDL, soprattutto negli ultimi dieci anni, innanzitutto quelli che sono stati una fonte di ispirazione per la stesura della presente tesi e che hanno stimolato l’interesse di chi scrive per le ricerche in classe con gli studenti.

Nell’esaminare l’efficacia del DDL molti studiosi cercano di verificare la motivazione degli studenti e il modo in cui loro percepiscono l’efficacia di questo metodo (Soruç, Tekin 2017, Forti 2019). Nello stesso tempo vengono osservate le ricerche compiute dagli studenti quando lavorano in modo autonomo, rispetto a quelle effettuate sotto la guida dell’insegnante (Pérez-Paredes et al. 2011). In questo senso un approccio induttivo che vede lo studente impegnato a esplorare autonomamente i corpora con un procedimento bottom-up, viene

41 Per una rassegna più approfondita delle ricerche DDL in una prospettiva diacronica si vedano i contributi di

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messo a confronto con l’approccio deduttivo per verificare l’efficacia di entrambi. I risultati mostrano che al di là della concezione secondo la quale l’approccio induttivo è per definizione legato all’uso dei corpora in classe, anche l’approccio deduttivo può dare simili risultati con il vantaggio di essere meno time-consuming e in questo senso adatto a integrare il primo (Pinshuan, Huifen 2019).

L’uso del DDL è stato ampiamente sperimentato nel potenziamento delle abilità di scrittura in L2, soprattutto nell’ambito del linguaggio accademico, in particolare della lingua inglese. L’utilità della metodologia usata è stata osservata nella ricerca in cui è stato analizzato un numero di contributi scientifici dedicati a questo tema (Yoon 2011). L’analisi ha mostrato che l’interesse e l’efficacia nell’uso delle concordanze spesso dipende dagli stili di studio individuali e, se da una parte abbiamo gli studenti molto motivati in grado di utilizzare i corpora in modo adeguato e autonomo, dall’altra parte alcuni non sono pronti a cambiare il loro modo di apprendere la lingua e di conseguenza diventano frustrati e inefficienti. In conclusione l’autore sottolinea due aspetti chiave per la didattica dell’academy writing: l’uso dei corpora adeguati e il training adatto per l’esplorazione dei corpora. L’ultimo aspetto qui indicato è stato ripreso da alcuni altri studi che mettono in evidenza la necessità e l’importanza dei specifici procedimenti di preparazione per l’introduzione del lavoro corpus-based in classe (Sripicharn 2010). Una ricerca effettuata su due gruppi di studenti ha mostrato che le ricerche sui motori di ricerca online del primo gruppo risultavano più efficaci rispetto a quelle del secondo gruppo eseguite sui corpora. Questo perché le ricerche sui corpora spesso vengono fatte sul modello delle ricerche su Google per cui si deduce che bisogna lavorare sullo sviluppo delle abilità cognitive indispensabili per una ricerca corpus-based strutturata e mirata (Pérez-Paredes et al. 2012).

Viste le carenze dei dizionari specialistici bilingui e monolingui nell’apprendimento del linguaggio settoriale risulta molto utile e stimolante l’uso dei corpora nell’ambito del CLIL (Content and Language Integrated Learning) (Corino 2014). I risultati di una ricerca svolta in una scuola professionale mostrano non solo l’interesse degli studenti per questo tipo di didattica, ma anche che in un arco di tempo breve è possibile raggiungere dei risultati incoraggianti tra gli apprendenti di diverse età, poco motivati, e di basso livello di conoscenza della lingua (A1/A2) (Corino, Onesti 2019).

Le conferenze dedicate alla didattica delle lingue corpus-based, TaLC (Teaching and Language Corpora) che si svolgono a partire dal 1994 con cadenza biennale, dimostrano un

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crescente interesse per questo tipo di didattica. Gli atti di convegno della decima conferenza TaLC sono stati pubblicati nel volume curato da Alex Boulton e Agnieszka Leńko-Szymańska nel 2015. I contributi rappresentano una rassegna di ricerche attuali sul DDL e sono utili per comprendere in quale direzione si sta evolvendo la ricerca in questo campo e quali sono gli argomenti che necessitano di essere ancora approfonditi. L’interesse dei ricercatori spazia dall’acquisizione della fraseologia e dallo sviluppo delle abilità produttive nell’ambito dell’interpretazione e della traduzione in generale fino alle analisi delle traduzioni nella ricerca delle interferenze L1 e l’uso dei corpora nella lettura e la comprensione dei testi.

Da una parte vengono esplorate le potenzialità dei corpora per gli apprendenti con basso livello di competenze linguistiche e dall’altra parte l’apprendente di livello avanzato impara a creare e utilizzare i corpora specializzati per l’acquisizione del registro formale accademico. Molto stimolante per la presente tesi è il contributo di Alex Boulton, nello stesso volume, che esplora le potenzialità del Web inteso come corpus che nonostante i suoi punti deboli può soddisfare bisogni di alcuni apprendenti in determinati contesti d’uso. Le sue conclusioni sono servite come un punto di partenza per l’analisi dei gruppi di controllo in questa tesi che, per rispondere alle domande del test, hanno usato esclusivamente l’internet, a differenza del gruppo torinese che si è avvalso dell’uso dei corpora (si veda il capitolo 5).

Una menzione particolare va al lavoro continuativo e prolifico di Alex Boulton i cui contributi dominano la ricerca sul DDL nell’ultimo decennio. Le sue ricerche hanno un valore particolare per la loro impronta empirica in quanto si basano sul lavoro personale con gli studenti. Boulton si impegna affinché la linguistica dei corpora diventi più presente nelle aule scolastiche e accettata non solo dagli studenti, ma soprattutto dagli insegnanti che vengono invitati a superare le metodologie tradizionali e aprirsi alle nuove metodologie didattiche (2013, 2014). Nello stesso tempo è consapevole che la necessità di acquisire le nuove tecnologie per poter lavorare sui corpora rappresenti un ostacolo concreto che può scoraggiare tutti i partecipanti del processo didattico. Per questo motivo propone da una parte la metodologia hands-off che non si basa sull’uso diretto dei corpora, ma sulle concordanze prestampate, e la sperimenta con successo con gli studenti universitari, dall’altra parte l’uso del web come uno strumento in grado di sostituire i corpora in alcuni contesti nonostante le sue debolezze e i limiti accertati (2012a, 2012b).

Il lavoro teorico tuttavia deve essere supportato da quello empirico ed è proprio qui che Boulton (2010, 2011) cerca di dare un proprio contributo e di sollecitare ulteriori

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sperimentazioni in classe. Senza un lavoro pratico si rischia di rimanere per sempre nell’ambito delle ricerche focalizzate sulle potenzialità e le possibili utilità dei corpora che non possono avere una grande validità scientifica se non sostenute dal lavoro pratico e dai risultati concreti nei diversi ambiti dell’apprendimento linguistico, ma anche quello letterario e culturale (Boulton 2019).

4.3. I corpora nella didattica della lingua serba come L2/LS

Prima di iniziare qualsiasi tipo di analisi sulla lingua serba al di fuori dei confini dei Paesi che in passato costituivano la Iugoslavia è necessario precisare quali sono le differenze sociolinguistiche particolarmente sentite dopo l’ultima guerra degli anni ‘90. Per quanto riguarda la denominazione della lingua, se nel periodo postbellico nei Paesi ex iugoslavi sono diventate ufficiali le formule «lingua bosniaca», «lingua croata», «lingua montenegrina», «lingua serba», all’estero, oltre a questi nomi che fanno capo alle singole comunità nazionali, si usa ancora la forma serbo-croato (o serbocroato), mentre nelle università italiane sono perlopiù ancora in vigore le diciture «Lingua serbocroata» o «Lingua serba e croata» (Banjanin 2007, 2019).

Nella presente analisi si è insistito sui corpora serbi seppur con la possibilità di verificare le differenze diatopiche grazie ai corpora delle altre tre varianti (bosniaca, croata, montenegrina). In ambito serbo si nota una quasi completa assenza di studi teorici così come risulta carente la sperimentazione dei corpora nella didattica in generale (Vitaz, Poletanović 2018). Per quanto riguarda la didattica del serbo come L2/LS vi è una sola ricerca dedicata all’uso dei corpora nella didattica del serbo e dell’italiano come LS (Miličević, Samardžić 2010).

Non dissimile la situazione relativamente all’ambito croato: l’unico contributo disponibile è infatti un dottorato di ricerca sul ruolo dei corpora nell’insegnamento del croato come L2/LS dal titolo Uloga računalnih korpusa u poučavanju hrvatskoga kao drugoga i inoga jezika (Posavec 2017), cui segue un lavoro della stessa autrice sul medesimo tema (Posavec 2018) e un recente contributo di un gruppo di autori croati (Mikelić Preradović, Posavec, Unić 2019).

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