L’assenza di studi e sperimentazioni sull’uso dei corpora nella didattica della lingua serba come LS/L2 rappresentava un terreno inesplorato che, se non era privo di vantaggi, in quanto si poteva scegliere liberamente la direzione in cui muoversi, presentava anche alcune difficoltà date dalla carenza di indicazioni teoriche o pratiche su cui impostare il lavoro. Ai fini di una riflessione di qualsiasi genere era necessario partire dalle attività svolte in classe per arrivare a eventuali conclusioni di natura teorico-pratica. La ricerca si basava sullo stesso procedimento induttivo seguito dagli studenti che muovono dall’osservazione della lingua autentica per giungere alle conclusioni circa il suo funzionamento.
A partire da ricerche simili svolte per altre lingue, perlopiù l’inglese, chi scrive ha tentato di individuare i procedimenti adatti a ogni argomento linguistico affrontato che potrebbero costituire una base per future sperimentazioni all’interno di una metodologia da delinearsi a conclusione di questa fase preparatoria.
Per testare la motivazione degli studenti e la possibilità di mettere in atto questo tipo di didattica dal punto di vista organizzativo, durante l’a.a. 2017/2018 è stato tenuto un seminario presso l’Università di Torino (Dipartimento di Lingue e Letterature straniere e culture moderne) che mirava a un’introduzione sperimentale dei corpora nell’insegnamento del serbo come LS. In assenza di altri studi espressamente dedicati all’apprendimento corpus-based della lingua serba come L2/LS si è cercato di capire non solo se esistesse un reale interesse da parte degli studenti per questo tipo di didattica, ma anche quali fossero gli argomenti più adatti per la metodologia che si stava per intraprendere.
Il seminario, non obbligatorio, costituiva un’attività integrativa alle lezioni di lingua e lettorato. Gli studenti sono stati informati in anticipo sul numero complessivo delle ore e sulla metodologia di lavoro corpus-based che sarebbe stata applicata. A iscriversi al seminario sono state cinque studentesse: tre del corso di laurea magistrale, una al terzo anno del corso di laurea triennale e una al secondo anno. Le studentesse della triennale avevano già
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sperimentato l’uso dei corpora durante il primo semestre (dieci ore di lezione) con la mediazione dell’insegnante cosicché erano in qualche modo avvantaggiate rispetto alle altre partecipanti. Tuttavia la circostanza non ha influito negativamente sull’andamento delle lezioni perché le partecipanti meno esperte hanno superato grazie al lavoro di collaborazione ogni iniziale difficoltà. Per quanto riguarda la loro conoscenza della lingua al secondo e al terzo anno di solito si raggiunge un livello B1, mentre le studentesse della laurea magistrale avevano il livello B2.
Sono state tenute 9 lezioni a livello teorico e pratico di 2 ore ciascuna per un totale di 18 ore. Le partecipanti lavoravano sui propri computer portatili utilizzando all’occorrenza la connessione WiFi dell’Università. La parte pratica è stata svolta su due piattaforme contenenti i corpora per la lingua serba: SrpKor 2013 della Facoltà di Matematica di Belgrado e Sketch Engine, SrWaC 1.2.
La prima lezione è stata dedicata all’introduzione alla linguistica dei corpora e ai primi corpora digitali. Dalla seconda lezione in poi sono stati presentati agli studenti i corpora per la lingua serba e i fondamenti della ricerca semplice con i caratteri wildcard. Questo tipo di ricerca è consentito, seppur con minime variazioni, su entrambe le piattaforme usate, le quali riportano inoltre le istruzioni per svolgere le ricerche. Tale aspetto permette di lavorare in autonomia da casa facendo capo anche a una serie di video su YouTube predisposti da SE e suddivisi per argomento.
L’utilizzo dei metacaratteri consente di ottenere come risultato tutte le forme di una parola declinabile:
on. > ona, one, oni, ono, onu (il punto corrisponde a un carattere)
on.* > onog, onih, onde, onako (l’asterisco corrisponde a un numero indefinito di caratteri) ona? > on, ona (il punto interrogativo indica che l’ultimo carattere è opzionale)
on|ona|ono|oni|one|ona > la barra verticale indica o/oppure.
Successivamente si è passati a ricerche più complesse svolte con il linguaggio CQL (Corpus Query Language). Qui di seguito vi è un esempio di ricerca costituito da un aggettivo come prima parola seguito da un sostantivo:
[word = “plav.*”] [tag = “N.*”]
Come risultato si otterranno tutte le forme dell’aggettivo plav/a (blu) seguito da un qualsiasi sostantivo:
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Fig. 22. Esempio di ricerca per query [word = “plav.*”] [tag = “N.*”]
Per far apprendere in modo autonomo agli studenti la posizione dell’aggettivo in serbo si può invece intraprendere la ricerca per aggettivo con un sostantivo che nei risultati può trovarsi prima o davanti la parola nodo.
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Fig. 23. Ricerca per filtro con un sostantivo a destra o a sinistra dell’aggettivo plav
Nelle fasi iniziali non si è insistito su una presentazione esaustiva di tutti i tipi di query, ma le studentesse, lavorando gradualmente sui casi concreti, hanno perfezionato la capacità di ricerca che in seguito hanno saputo adattare ai singoli casi. Occorre comunque far presente che non tutti dimostrano interesse o predisposizione per questo tipo di attività e che ogni persona necessita di tempi propri.
Già a partire dalla terza lezione alle studentesse sono state fornite domande su diversi argomenti linguistici alle quali dovevano rispondere formulando altrettante tipologie di query. Per esempio:
- «Visualizza a partire da un’unica ricerca le due parole: kokoš e kokoška.» (gallina) Risposta: kokoš(ka)?
- «Cerca un verbo seguito da una preposizione e un sostantivo.» [tag=“V.*”] [tag= “S.*”] [tag= “N.*”]
- «Cerca un verbo seguito dalla preposizione u oppure na seguito da un sostantivo.» [tag= “V.*”] [word = “u|na”] [tag= “N.*”]
- «Cerca tutte le forme dell’aggettivo nizak.» (basso) [lemma = “nizak” & tag= “A”]
- «Trova tutti i superlativi nel corpus.» [tag=“A.*” & word=“naj.*”]
Nell’ultimo caso gli errori consistevano in una ricerca impostata per lemma al posto di quella per word. La forma superlativa di un aggettivo non è presente nei dizionari e non rappresenta un lemma.
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- «Cercare tutte le forme perfettive del verbo pevati (cantare).» [tag=“V.*” & lemma=“.*pevati”]
- «Determina il plurale della parola misao.» (pensiero)
Agli studenti si può suggerire di inserire il plurale del verbo essere (su) nell’immediato contesto a destra:
[lemma=“misao”] [word=“su”]
Fig. 24. Ricerca della parola misao seguita dal plurale del verbo essere (su)
- «Quale preposizione va dopo il verbo diskutovati (discutere)?» [lemma=“diskutovati”] [tag=“S.*”]
Dopo le prime tre lezioni di lavoro introduttivo e in seguito agli esercizi svolti gli studenti sono passati al lavoro individuale che, in considerazione del livello di conoscenza della lingua (B1/B2), è consistito nella ricerca del lessico e nell’apprendimento dell’aspetto verbale. Nel primo caso ci si è occupati della distinzione tra le parole che sono sinonime solo in apparenza: dom-kuća (casa), mastan-debeo (unto, grasso), snažan-jak (potente, forte). Per questo tipo di ricerca si rivelano di grande utilità gli strumenti Word Sketch e Sketch diff. Il primo espone uno schema dettagliato dei collocati delle parole ricercate suddivisi per la loro funzione grammaticale e sintattica e organizzati rispetto alle frequenze (ordine decrescente). Seguendo lo stesso principio Sketch difference permette di visualizzare contemporaneamente due parole contrassegnate da colori diversi (rosso e verde) per una lettura più facile e immediata dei risultati.
92 Fig. 25. Ricerca con Word Difference (mastan-debeo)
93 Fig. 26. Ricerca con Word Sketch (debeo)
Per quanto riguarda i temi morfosintattici, nelle lezioni ci si è occupati dell’aspetto verbale, tra gli argomenti più complessi per un apprendente italofono. Questo perché l’aspetto del verbo in italiano, come noto, viene espresso attraverso i tempi verbali al passato, mentre in serbo si compie a livello lessicale. La maggior parte dei verbi presenta una duplice forma, perfettiva e imperfettiva, presente nei dizionari con lemmi separati. Visto che uno dei modi più frequenti per esprimere la perfettività è la prefissazione, nella query si può partire dalla forma imperfettiva di un verbo con un numero indefinito di caratteri davanti:
[lemma=“.*raditi”] (fare, lavorare).
Nella prima fase si individuano le forme perfettive di un verbo e si procede con la verifica sia della loro presenza nei dizionari bilingui sia delle eventuali definizioni. Nella terza fase utilizzando lo strumento Word Sketch si cerca di individuare i collocati per ogni forma rinvenuta e attraverso questi si specifica la loro preferenza semantica, cioè l’ambito d’uso in cui essa appare. Questo tipo d’informazione serve a determinare contestualmente una parola e il suo registro per giungere a equivalenze non solo semantiche ma anche funzionali.
Per la propria relazione finale ogni partecipante poteva scegliere uno degli argomenti grammatico-lessicali trattati a lezione. Per evitare sovrapposizioni di temi e ricostruire in forma più autentica il lavoro eseguito, ciascuna ha scelto un argomento diverso. Una delle
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studentesse che non aveva frequentato regolarmente il seminario non ha potuto realizzare la ricerca. Un’altra ha esposto il lavoro complessivo svolto in classe e ha presentato i corpora e gli strumenti che ogni piattaforma utilizzata mette a disposizione con alcuni esempi di ricerca. La terza studentessa, impossibilitata anch’essa a frequentare con regolarità le lezioni, ha deciso di dedicarsi allo studio delle preposizioni in modo autonomo: l’argomento non era stato trattato in aula, ma visto l’entusiasmo dell’allieva e la determinazione nello svolgere questo tipo di ricerca la proposta è stata accettata. La mancanza di conoscenze specifiche sul funzionamento dei corpora insieme all’assenza di una riflessione linguistica matura hanno fatto sì che lo scopo primario di questi strumenti non fosse stato compreso. Le conoscenze pregresse e recuperate dal materiale tradizionale (grammatiche e manuali) sono state presentate senza alcun criterio, mentre il corpus si è rivelato quasi come una cornice, ossia un elemento decorativo privo della sua funzione primaria. Veritiera in questo senso l’asserzione di Sinclair: «it is just as easy to derive nonsensical conclusions from the evidence as insightful ones» (Sinclair 2004b: 2).
La studentessa del secondo anno della Triennale ha presentato una ricerca sulla distinzione dei sinonimi dom/kuća (casa) e jako/snažno (forte, potente) mediante l’utilizzo di tutti gli strumenti di Sketch Engine. Ha infine elencato i collocati che andavano esclusivamente legati all’una o all’altra parola e quelli che sono risultati comuni a entrambe. Un contributo particolare è stata la traduzione di tutte le collocazioni trovate, la maggior parte delle quali risultava assente nei dizionari bilingui (Allegato 1).
La studentessa del terzo anno della Triennale si è occupata dell’apprendimento dell’aspetto verbale sull’esempio del verbo raditi. Nella prima fase di lavoro ha estrapolato attraverso una query mirata tutte le forme perfettive che in seguito ha analizzato singolarmente facendo una ricerca per i collocati.
[word= “*raditi” & tag= “V.*”]
Seguendo i principi di una ricerca corpus-based l’allieva è partita dalle definizioni già esistenti nei dizionari bilingui per poi elencare le forme perfettive assenti e verificare quelle presenti grazie alle informazioni rinvenute nei corpora (preferenza semantica) e trovando in questo modo i traducenti semantici, e soprattutto quelli funzionali, spesso ignorati dai dizionari bilingui. Durante la sua ricerca la studentessa ha incontrato una serie di ostacoli in quanto tra i risultati appariva anche il verbo graditi (costruire) che non rientrava nella
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tipologia dei verbi cercati. Per tale motivo la ricerca è stata modificata escludendo questo verbo:
[word!= “*graditi|Graditi” & word= “.*raditi” & tag= “V.*”] (Allegato 2)
Nelle relazioni presentate la didattica DDL è stata valutata da parte di tutte le partecipanti positivamente e con entusiasmo. Sono state evidenziate le difficoltà iniziali nell’apprendimento della parte tecnica delle ricerche ma anche della metodologia stessa che richiede l’osservazione delle parole in un contesto più ristretto rispetto a quello abituale (KWIC). Nelle prime fasi esse si focalizzavano alla traduzione di ogni parola per comprendere a fondo il contesto, passaggio che ha rallentato notevolmente il lavoro. Gli esempi autentici invece sono di solito più complessi rispetto a quelli creati a tavolino e presenti nelle grammatiche o nei libri di testo.
In una sintesi a fine lavori una delle studentesse ha ripercorso tutte queste problematiche:
Nel momento in cui mi sono avvicinata all’uso dei corpora ho riscontrato diverse difficoltà, sia per quanto riguarda l’accesso al corpus stesso (probabilmente per problemi del mio supporto informatico), sia per quanto riguarda il loro utilizzo. Con l’andare avanti il procedimento è poi diventato, fortunatamente, un po’ più facile e man mano che si scoprivano nuovi elementi è cresciuto l’interesse per l’uso.
Un’altra difficoltà che ho incontrato è stata la comprensione dei testi: pur ottenendo risultati dalle ricerche (sia da quelle svolte con la docente, sia da quelle svolte individualmente), ho avuto molte difficoltà a comprendere il significato dei vari testi riportati. Sicuramente l’utilizzo dei dizionari online (in particolare www.srpskijezik.com e www.znanje.hr) è stato fondamentale, ma in alcuni casi risultava dispersivo dover cercare i significati delle singole parole.
Nel complesso però la partecipazione al seminario sull’uso dei corpora e lavorare direttamente su di essi è stata un’esperienza molto interessante e sicuramente con l’andare avanti con lo studio della lingua si può rivelare indispensabile per l’apprendimento di espressioni e sfumature che altrimenti non sarebbero così immediate.
5.1.1. Conclusioni al termine del seminario
Il DDL si configura come un approccio dinamico che permette agli studenti, fulcro e obiettivo del processo didattico, di partecipare attivamente e in una forma sempre più indipendente alle lezioni senza l’autorità e l’intervento diretto del professore che qui invece
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ricopre il ruolo di mediatore. Gli argomenti indicati come problematici possono essere affrontati in modo innovativo e stimolante senza escludere gli strumenti della didattica tradizionale, soprattutto nella prima fase sperimentale del lavoro. Nello stesso tempo sono state evidenziate alcune criticità legate all’organizzazione del corso, tra cui la necessità di aumentare il monte ore a disposizione per poter approfondire tutti gli argomenti e permettere agli studenti di impratichirsi delle tecniche di ricerca. Bisogna poi far presente che il seminario non rientrava tra le attività obbligatorie per cui c’è stata una certa sottovalutazione da parte di alcuni iscritti ai corsi. Per poter meglio controllare e sperimentare questa metodologia occorrerebbe allora definire in anticipo i temi da trattare, organizzare pre e post-testing, se non si tratta di gruppi principianti, e un test riassuntivo alla conclusione dei lavori. Solo così è possibile ottenere risultati quantitativi sull’efficacia della metodologia DDL.