I. Probabilmente il lettore, che sia dal primo capo trovos"si arrivatoa
Monte
Galdella,non
avrà avuto pazienza di seguirmi in queste antiche storie,enon mi
permetterà dargli braccio dinuovo
cho a questo punto.Moviam dun-que
al castello: esupponiamo
che non siaun
di quei giorni, che la strada coi prati vicini sia coperta dalle inondazioni, che noi diciamo Brentano, presso a poco in quelmodo
che i Toscani diconoChiane
ogni palude dalnome
del fiume di lentocorso.Altrimenti abbiate pazienza:si fa in barca il tragitto: vi sirassegnòanche il Vescovo Barbarigo, rassegniamoci anche noi,
non
occorrendo per questo esser Santi.Di
là del ponte, ove piacciavi, potre-ste entrareun momento
nella Chiesetta dei Conti Valma-rana per vederviun
belquadrodell1Invenzionedella Croce, delnostroB
usato(1).Persalire al castellosipuò
prendere la(1) SullaPorta di questo Oratorio leggesi. SS.Cruci lesu Chrt-sti- El* EiusdemIncentrici Auguslae •Hoc Sacellnm -Andreas\ alma-rana Comes• Erexil-InDolaliPredio Uxoris- IldenacVcndremin Ca-lerai•Kt dieXVI Oct. An. MDCCCXXXII- Publico CulmiAperuil.
Digitìzedby
— 37
-nuova
strada, resa testò agevole e carrozzabile. Chi lesse gli altri duocapitoli, si rammenterà, che giàsin daltempo
Scaligero il*castello avea lasuabastitae isuoi valli:duo
torri però sonosi edificate
da Taddeo
DalVerme,
capitano a Vicenza pei Visconti. Colla descrizione del castello diMontcgalda
s'inauguralaStrenna Veneta, fiordieleganza, che Iacopo Cabiancapublicò nel 1839,ma
libroche rimane tuttoragiovanocome
il suo editore. Sifiguri illettore s'io pretenda dir meglio di Pietro Selvatico, cui toccò nella strenna far gli onori di casa in questo nostro castello: la più delicata onestà si e in questo caso il rubare, ed io rubo.-
Vedete quella porti cella a fianco della maggiore? Osservatecome
essa appalesi ancora i segni diun
ponte levatoio consegnato aduna
sola trave, la quale doveva tutta nascondersi nella grossa muraglia. Ebbene, quella era detta forterella o porta di soccorso.-
Eccoci o per essa o pel ponto levatoio belli ed entrati. -Il fesso che parte in duo Vampio
voltone da cui siamo ricoperti gio-vava per calaro intempo
di guerra la saracinesca:una
grossa inferriata cioèlaquale pigliava tutto Pingresso diuna
torre; che se per disgrazia i nemici riuscivano aguadagnar
la porta od entrare, giù a precipizio la sara-cinesca.-
Il cortile, che vi si apre dinanzi, ricorda an-cora nelle principali muraglie laforma
dell'antico;ma, come
scorgete facilmente, gli ornamenti aggiuntivi nel corso dei tempi gli tolsero ogni impronta guerresca e lo ridusseroun
miscuglio di gotico o barocco. Figurarsi ibusti di dodici Cesari romani iu
un
cortile delmedio
evo!Stosse qui tutto il male: finalmente questi sgraziati busti s1accostano si fattamentealla pareteche di leggieri
sfug-gono
allo sguardo;ma non
isfuggonomica
quelle orride scoglioso statue rizzato su tanti piedistalli ancorapiù or-ridi, e fregiate di certi barbariemblemi
intesi ad atte-stare che esso rappresentano tutta la haute volée dell'O-limpo. Vorrei proprio
mi
si dicesse, quale supplizio avrà destinato Belzebù a quel carnefice del buon senso che- 38 —
s'avvisò cacciar queste Veneri, questi Giovi, questi Apolli a fare cosi bella mostra fra le torri od i merli del se-colo
XIV;
e porche poi vi spiccassero ancora' più, e fos-sero testimoni dello di lui profonde cognizioni estetiche, 10 alternòconalcuni vasi dilimone....La
prospettiva sopra la porta eun
atrio di generazionecrittogama,mezzo etru-sco, mozzo egizio,mezzo
romano, ficcato a fregio diuna
torre dello Scaligoro; eper condimento
un
cotalo dipintovi su in vestoda camera
e berrettodanotte chestaplacida-mente
bevondoilcioccolate.- Le
statueora sonrimastodo-dici: P
uomo
del ciocolate, o,come
lodicevano, Guerrino, è scomparso sottouna mano
di pennellata anuovo -
En-triamo nel salone ove sono disposte alcune armi antiche, sebbene depauperatosin dal
tempo
dei Francesi. Osservatequà un
elmodiformasingolare,làun'alabardacesellata,daun
1altrapartoun
fucilearuota intagliatocon minutiogen-tili rabeschi, e poizagaglie,lancio,
mazzo
ferrato, e ban-diera vecchia onor di capitano- Prima
di lasciare la sala d1armi, inchinatevi alla maestà delDogo
NicolòDonato
: doge per soli treutaquattro giorni, morto a ot-tani anni il 9Maggio
1618. Il neretto da Generaleda Mar
che conservasi nella custodia di vetrosombra
abbia appartenutoad Andrea Donà
nato il 21Novembre
1713.11 vicino Oratorio
ha una
rozza tavolada
altare,mezza
mosaico emezza
legno; oveun
Greco, forse dell1unde-cimo
o dodicesimo secolo, s'intese di rappresentare Cristo in Croce con a'fianchi S. Giovanni o la Vergine.Final-mente
peruna
scala a chiocciola si sale agli apparta-menti superiori, dove 1*antico quartiere dei soldati,anche
divisocom
1ò in tante stanzette,serba peròancora la pri-mitiva forma. Di là si viene aduna
delle torri che fian-cheggiano ilcastello;ed usciti diquella, citroviamosugli spaldi lunghesso i merli. Sebbene si distendano in lar-ghezza più che tre piedi, non avendo dalla parte interna parapetto o ringhiera occorre il più gran giudizio, e saràbuon
cousiglio aggrapparsi ai fessi del muro. RiposiamoDigitizedbyGoogle
- 39 —
invece senza pericoli nella più bella stanza del castello,
nna
camera, da cui vedete i Borici e gliEuganei,S.An-tonio e la
Madonna
delMonte
Borico, i colli e lePrcal-pi. Nel ridisccnderc prenderemo il bel viale dei carpi-ni, dopo avere-tutto intorno girato ilcastello tra i secolari cipressi.
IL
Chi
ebbe pazienzadi leggere i miei primica-pitoli, avrà in questa visita veduto passarsi davanti in
mezzo
alle tenebredelmedio
evoil Couto Ottone diMon-tegalda, Eccelino,
Cau
Grande, il Carrarese, i capitani de'Visconti,nobiligentiluomini, quali i Chiericato, iCon-tarmi, i Dolfin, i Balbi, i Dona. Si sarà risovvenuto dei condottieri che
quà
convenivano a parlamentare, e delie fraterne guerre, che ricominciavano più fiere che mai.Quando
le città Venete si diedero a Vonezia, subentrò anche pel castelloun
1óra, nonché dipace, di ozio,turbata bensì dai cavilli forensi,ma
largamente ricompensata dalnuovo
e giocondo aspetto, cheandava
acquistando.Nuovo
strepito di guerra funestava queste contrade, allorché,un
secolo dopo, fu aggredita Venezia dalla «famosa e brutta lega» conchiusa a Cambrai. Devastavano il territorio tra Vicenza e Padova, non che gli Spagnuoli, gli stessi sol-dati Veneti. Forse in quei giorni si sarà spinto finquà
Massimilianoquando
soggiornava aLongàre, disponendosiali1entrata solenne in Vicenza.
A
Longàre venivano ad inchinarlo gli ambasciatori Vicentini, e con loro alcune fiate LuigiDa
Porto. Il più delle volto il trovavano a sedere sopra la riva del Bacchigliene, equando
con due o tre de'suoi lungo il fiume a cavalcare: eduna
col marchese di Baden,
uomo
vecchio e assai altiero, lo trovarono che giuocava correndo a cavallo conuna
ba-lestra in
un
segno posto in terra, vestito d'un
giubbcrello di tela, con calze della stessa tela, la camicia lavorata all'ongaresca, edun
cappelletto in testa coperto di broc-cato, con certe pennettc di grùlegatevi sopra; a giudizio di LuigiDa
Porto, non moltobuon
cavalcatore: inentro- 40
-invece smontato, postagli indosso
uua
casacca di bloccato parveuomo
digrandissimadispostezza cdibellissima vita:benigno e modesto (1). Certamente visitò il castelloil
13 Giugno 1804
TArciduca Giovanni d'Austria: ne diede avviso il Conte MarcantonioAvogadro
Regio Capitano del Circolo di Vicenza, el1Arciduca vi fu accoltoda S.K. la Nobil
Donna Giovanna
Dolfin vedova Donà. Visse poi oziosa vita il castello, ben differente da quei tempifune-sti chefantasticò Jacopo Cabianca,
quando
cantòcerta vi-sione, e la vergine desolala,E
il cavalier, che in quella fò la scalda, Adelo si dicea da Montegalda (2).Solenne romore di guerrascossequeste contrade nel 1848:
e
una
pagina infelicema
gloriosa di storia, che piacenti riprodurre, e che lascio narrare ai contemporanei.111. (Dalla GazzettadiVenezia21
Maggio
1848.)«11 presidente
Manin
ed il ministroTommaseo
« sono a Vicenza, di dove scrivono:» «che ieri quella
«
cittàha
resistito senza soccorso del generale Durando,« e fece onore al
nome
Veneto,da
tante parti assalito.La
« perdita dei nostri è poca in confrontodel nemico e
pos-« siamo affermarlo senza vanto
menzognero
».«
Annunziamo
poi chea mezzogiorno entravaque-« st'oggi in VicenzailGeneraleDurando, con tuttalasua
« truppa.
« Per impedire che gli Austriaci possano
con-« giungersi a Verona,
un
corpo di truppa del generale«
Durando
ò a Montcgaldclla.«
Una
battagliasembra
adesso inevitabile. »Per
incarico delGoverno
provvisorioIL