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1.3. Le medie imprese del “quarto capitalismo” 1 Una definizione di media impresa

1.3.3. Rilevanza del quarto capitalismo in Europa e Italia

Di seguito sono presentati alcuni dati utili a comprendere la presenza delle medie imprese in ambito sia europeo che nazionale, evidenziandone il contributo apportato in termini occupazionali e di valore aggiunto.

La tabella 1.2., nella quale sono riportati i dati estratti dalle analisi elaborate dall’Ufficio Statistico dell’Unione (Eurostat) illustra, in sintesi, la conformazione per classi dimensionali del sistema produttivo europeo, costituito per il 98,8% da micro e piccole imprese, per l’1% da medie e solamente per lo 0,2% da grandi imprese. Le micro e piccole imprese occupano il 50,1% della forza lavoro complessiva, le medie il 17,2% e le grandi il restante 33%. Inoltre, con riguardo alla produzione di valore aggiunto, le prime ne generano il 38,8%, le medie il 18,3% mentre le più grandi l’ulteriore il 42,5%.

Dal confronto tra le varie classi, emerge d’evidenza come le medie imprese, nonostante il loro modesto peso in termini numerici (1%), contribuiscono in modo determinante alla creazione di ricchezza a livello europeo.

Tabella 1.2. - Contributo all'economia per classe dimensionale a livello Europeo (2012)

Classe % sul totale di imprese

% sul totale dipendenti

% sul totale valore aggiunto Micro 92,7 29,2 21,0 Piccole 6,1 20,9 17,8 Medie 1,0 17,2 18,3 Grandi 0,2 33,0 42,5

Fonte: Eurostat (SBS - Structural Business Statistics) 2012.

Sempre avendo riguardo all’ambito comunitario, nella tabella 1.3. è illustrato il peso delle medie imprese in ciascun paese membro. E’ interessante da subito osservare

che i Paesi in cui la presenza della media dimensione è superiore rispetto alla media europea (1%) sono: Croazia e Malta (1,2%), Bulgaria (1,3%), Lituania (1,4%), Lettonia e Regno Unito (1,5%), Estonia e Austria (1,6%), Romania (1,8%), Lussemburgo (2%) e infine Germania (2,5%). Mentre l’Italia con lo 0,5% si colloca insieme a Spagna, Portogallo, Slovacchia (0,6%), Belgio, Repubblica Ceca, Francia (0,7%), Paesi Bassi e Svezia (0,8%) tra i paesi con una quota percettuale di medie imprese più contenuta.

Tabella 1.3. - Peso delle medie imprese dei settori non finanziari in Europa (2013)

Paese delle imprese % sul totale Paese delle imprese % sul totale

Europa (28) 1,0 Lituania 1,4

Belgio 0,7 Lussemburgo 2,0

Bulgaria 1,3 Ungheria .

Repubblica Ceca 0,7 Malta 1,2

Danimarca 1,6 Paesi Bassi 0,8

Germania 2,5 Austria 1,6 Estonia 1,6 Polonia 1,0 Irlanda . Portogallo 0,6 Grecia . Romania 1,8 Spagna 0,6 Slovenia 0,9 Francia 0,7 Slovacchia 0,6 Italia 0,5 Finlandia 1,0 Cipro . Svezia 0,8

Lettonia 1,5 Regno Unito 1,5

Croazia 1,2

Fonte: Eurostat (SBS - Structural Business Statistics) 2013.

La posizione delle medie imprese in ambito nazionale viene invece descritta utilizzando i dati elaborati nella quindicesima edizione dell’indagine annuale sulle medie imprese industriali condotta dal Centro Studi di Unioncamere e dall’Ufficio Studi di Mediobanca, pubblicata a maggio del 2016 e relativa al periodo 2005- 201418.

Le medie imprese si collocano nei medesimi settori produttivi che caratterizzano l’internazionalizzazione del sistema imprenditoriale italiano (tabella 1.4.), ossia in quei comparti che tradizionalmente appartengono al made in Italy19 e che si                                                                                                                

18  L’indagine censuaria si è basata su un campione finale di 3.283 imprese.  

19 Alimentare; legno, mobili, piastrelle; prodotti in metallo; macchine, attrezzature ed elettrodomestici;

imbarcazioni, moto, bici e articoli sportivi; tessile, abbligliamento e moda. Per la classificazione, si veda Fortis, Fondazione Edison, 2005.

distinguono per un alto grado di specializzazione ed elevata intensità di lavoro. In tali ambiti, a cui sono sostanzialmente estranei i gruppi maggiori (25,1%), le medie imprese realizzano il 62,2% del fatturato e del valore aggiunto. Pressoché simile la produzione riferibile alle medie e medio-grandi (50%). Si riscontra identica analogia anche con riferimento al livello di esportazioni realizzato: mentre per le medie l’incidenza è del 66,8%, per le grandi è il 26,8%.

Tabella 1.4. - Posizionamento delle medie imprese nei vari comparti nel 2014

Settore Fatturato Esportazioni Medie imprese Imprese medio- grandi Gruppi maggiori Medie imprese Imprese medio- grandi Gruppi maggiori in % Meccanico 31,5 27,6 70,0 42 38,9 75,5 Alimentare 21,4 14,3 7,1 12,1 6,2 3,9

Beni per la persona e la

casa 18,6 18,8 7,7 21,1 21,5 8,9 Chimico e farmaceutico 14,4 15,6 6,8 13,4 12,8 5,3 Mettalurgico 6,8 13,6 5,4 6,4 12,8 4,3 Carta e stampa 4,7 6,8 0,8 2,7 4,4 - Altri settori 2,6 3,3 2,2 2,3 3,4 2,1 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Made in Italy 62,2 50,0 25,1 66,8 54,8 26,8 Fonte: Indagine Mediobanca-Unioncamere, Le medie imprese industriali 2005-2014.

Nel lasso temporale oggetto d’indagine (tabella 1.5.), la numerosità dell’universo, in conseguenza di movimenti sia in ingresso (3.237) sia in uscita (4.067), è diminuita di 830 unità. Di queste solo 75 hanno superato i parametri dimensionali (fatturato e numero dipendenti), mentre per le restanti (755) la perdita di status è stata conseguenza di ragioni di altra e diversa natura. La prima: 515 sono state assoggettate a procedure concorsuali ovvero poste in liquidazione (solo 109, invece, le new entry). La seconda causa è rappresentata da fusioni e consolidamenti (181). La terza, infine, è da rinvenirsi nel trasferimento della proprietà da mani italiane verso soggetti esteri (136): la riduzione, come nel caso delle cessazioni di cui sopra, non è stata compensata dalle nuove acquisizioni realizzate da parte d’imprenditori nazionali (40).

Tabella 1.5. - Movimentazioni dell'universo delle medie imprese tra il 2005 e il 2014

Movimenti delle imprese Entrate Uscite Saldo

Movimenti relativi al fatturato 2.302 2.448 -146 Movimenti relativi ai dipendenti 786 715 71

Totale relativo alle soglie 3.088 3.163 -75

Movimenti relativi a:

nuove costituzioni 109 - 109

acquisizioni delle proprietà italiana 40 - 40 perdita della proprietà italiana - 136 -136

fusione e consolidamenti - 181 -181

liquidazioni e procedure

concorsuali - 515 -515

altre variazioni - 72 -72

Totale altri movimenti 149 904 -755 Totale 3237 4067 -830

Fonte: Mediobanca e Unioncamere, 2016.

Dal rapporto Unioncamere è comunque emersa la relativa stabilità del modello aziendale della media dimensione, giacché nel decennio di indagine la permanenza media dell’impresa nell’universo è stata valutata in otto anni.

In Italia le medie imprese costituiscono solo lo 0,5% di tutte le imprese attive, producono il 16% del valore aggiunto dell’industria, generano il 12,5% della forza lavoro complessiva, producendo il 19,5% del totale dei ricavi (Eurostat, 2012; UnionCamere Report, 2016).

Riguardo alla localizzazione territoriale (tabella 1.6.), le medie imprese sono prevalentemente ubicate nell’Nord-Ovest (41,5%), nel Nord Est (37,8%) e nel Centro del Paese 11,4%. Considerando la più ampia area del NEC20 (comprendente il NordEst e il Centro), la quota sale al 49,2%, rimanendo distribuito il residuo 9,3% nell’ampia area del Centro Sud e Isole. In questo contesto, le regioni in cui si riscontra la maggiore presenza di medie imprese sono la Lombardia (31,3%), il Veneto (17,9%), e l’Emilia-Romagna (14,7%). Rapportandone la rilevanza ad alcuni parametri espressivi della dimensione geografica, demografica e imprenditoriale, eccezion fatta per la Lombardia, sono le Regioni del Nord Est e del Centro NEC a rappresentare le aree con maggiore concentrazione di medie imprese.

                                                                                                               

20 Il NEC è l’area individuata da Giorgio Fuà nei suoi studi sullo sviluppo economico italiano nel

dopoguerra, cfr. G. Fuà, L’industrializzazione nel Nord Est e nel Centro; in G. Fuà e C. Zacchia (curatori), Industrializzazione senza fratture, Il Mulino, 1983.

Tabella 1.6. - Peso delle medie imprese manifatturiere per regione 2014

Peso in %

Piemonte e Valle d'Aosta 9,1

Liguria 1,1

Lombardia 31,3

Totale Nord Ovest 41,5

Veneto 17,9

Trentino-Alto Adige 2,1

Friuli Venezia Giulia 3,1

Emilia-Romagna 14,7

Totale Nord Est 37,8

Toscana 6,3

Marche 3,7

Umbria 1,4

Totale Centro NEC 11,4

Totale Nord Est Centro 49,2

Lazio 1,5

Abruzzo 1,4

Campania 3,2

Puglia 1,4

Altre Regioni Meridionali e Isole 1,8

Totale Centro Sud e Isole 9,3

Totale 100

Regioni

Fonte: Report Mediobanca e Unioncamere, 2016.

Dal rapporto, inoltre, emerge la forte relazione esistente tra la media imprese e i distretti industriali in cui le stesse esse hanno avuto origine: la distribuzione su base nazionale risente della collocazione dei distretti industriali, tanto che il 30% del totale delle imprese (pari a 1.000 unità) ha sede nei distretti e il 9,7% (pari a 322 unità) in altri sistemi produttivi locali.

Inoltre è interessante evidenziare il grado di concentrazione delle medie imprese in base al numero di dipendenti (grafico 1.4.). La fascia dimensionale più piccola – da 50 a 99 unità lavorative – rappresenta infatti il 42,8% del totale delle medie imprese esistenti in Italia, mentre la seconda e la terza fascia – da 100 a 199 unità – rappresentano il 36,5% del totale, seguite dalla fascia superiore – da 200 a 249 unità – le quali costituiscono il 7,1%, mentre il restante 13,6% si colloca nelle fasce di dimensioni più grande (dal 250 a 499 unità lavorative). Tali dati dimostrano che l’intero tessuto produttivo italiano risulta caratterizzato da un rilevante numero di imprese di ridotte dimensioni.

Grafico 1.4. - Ripartizione delle medie imprese per classe di dipendenti nel 2014 42,8 36,5 7,1 13,0 50#99% 100#199% 200#249% 250#499%

Fonte: Unioncamere e Mediobanca, 2016.

Dall’esame del Report si evince che, nel lasso temporale oggetto di indagine, alle medie imprese può attribuirsi il merito di aver creato il 35,5% del valore aggiunto nazionale ed occupato il 10,6% dell’intera forza lavoro. Alle stesse imprese deve altresì riconoscersi il merito di aver modificato la composizione dei propri organici mediante aumento delle assunzioni di personale qualificato (impiegati e dirigenti, +21%), mantenendo sostanzialmente invariato il numero degli operai (+5,6%), così dimostrando di aver interesse a cogliere le sfide lanciate dai contesti maggiormente competitivi senza però abbandonare l’ambito produttivo.