• Non ci sono risultati.

I rilievi di Bontems fanno eco alle argomentazioni di Mario Castellana:

tutto il pensiero epistemologico sin dall’Essai sur la connaissance approchée ruota sulla comprensione del ruolo assunto dal pensiero matematico all’interno delle teorie fisiche; a tal riguardo sono importanti le analisi dei contributi di Riemann e di Hermann Weyl prima per le dottrine relativistiche, poi per il ruolo delle matematiche astratte e gli spazi vettoriali hilbertiani nella meccanica quantistica e nei lavori del fisico inglese Paul Dirac. Per questo motivo abbiamo considerato l’epistemologia bachelardiana una vera e propria epistemologia della fisica- matematica incentrata sull’attività scientifica di Dirac, come si evince da La Philosophie du Non a L’Activité rationaliste de la physique contemporaine200.

Le stesse opere bachelardiane, a partire dall’Essai sur la connaissance approchée […] possono acquistare un significato e un peso epistemici diversi se vagliate e analizzate alla luce delle tematiche riguardanti appunto il surrationalisme; non a caso esso è stato considerato da Charles Alunni un vero e proprio ‘programma’, una strategia teorica che ancora oggi si rivela molto fecondo per comprendere sempre più in profondità l’esprit scientifique odierno, i suoi enjeux nell’ambito della stessa riflessione filosofica e soprattutto il pensiero implicito nelle scienze, la pensée des sciences.

Pertanto occorre rivedere il percorso bachelardiano alla luce di tale problematica per chiarirne meglio il senso e la portata epistemici; inoltre è necessario chiarire e affrontare il tema del surrazionale e dei suoi enjeux sia per evitare come nel recente passato sbrigative liquidazioni dell’epistemologia bachelardiana e sia per eliminare definitivamente da essa quella accusa di poeticità e di scarsa scientificità, pronunziata ad esempio da un René Thom e da molti altri.

199 V. Bontems, À la pointe du rationalisme, in V. Bontems (dir.), Bachelard et l’avenir de la culture. Du surrationalisme à

la raison créative, Presses des Mines – Transvalor 2018, pp.7-13;7 [tr. e grass. sono ns.].

Cfr. J.Lamy, Le pluralisme cohérent de la philosophie de Gaston Bachelard, Thèse de doctorat en Philosophie 2014, Université Jean Moulin Lyon III, sous la direction de J.-J.Wunenburger [in particolare Ch. 8: La valeur inductive de l’éducation, pp.433-475].

200

M. Castellana, Gaston Bachelard ou la rêverie anagogique dans les enjeux du surrationnel, in “Revue de Synthèse”, t.136, VI série, nn.1-2, 2015, pp.93-116; 95. Secondo Castellana, “gli ultimi studi sul pensiero epistemologico di Gaston Bachelard, soprattutto in Francia e in Italia, ne stanno evidenziando il carattere creativo e propulsivo assegnato alle matematiche nella costruzione del reale fisico; i suoi lavori condotti sulla meccanica quantistica degli anni ‘30, e soprattutto sulla fisica teorica di Paul Dirac, introducono un particolare concetto, quello della «rêverie anagogique», proprio per comprendere il carattere sempre più astratto e creativo delle matematiche nel pensare i vari livelli del reale fisico. Sulla scia di quello che Federigo Enriques chiamava ‘poesia matematica’, Bachelard arriva a proporre una vera e propria «nouménologie mathématique» che fornisce le basi epistemiche più appropriate per comprendere la ‘razionale efficacia’ delle matematiche e il vero senso della loro applicazione al reale. Per queste motivazioni, Bachelard in questi anni utilizza un nuovo termine per designare il suo «engagement» razionalista, il «surrationalisme», proprio per cogliere quello che già Enriques chiamava ‘la filosofia implicita’ nelle scienze, la «pensée des sciences», dove le matematiche, per il ruolo della «rêverie anagogique», mettono in atto continui «enjeux» dello stesso razionale” (ivi, pp.93-94).

Ma per fare questo occorre lavorare ad un vero e proprio programma di tipo ermeneutico del testo e lessico bachelardiani, che non si deve limitare ai concetti più noti (ostacolo epistemologico, rottura epistemologica, ecc.) come è stato fatto nel recente passato col risultato a volte di letture riduttive; a partire dal chiarire il senso stesso dei termini impiegati nei titoli delle sue opere, occorre individuare concetti-chiave come pensée des sciences, induction, surrationnel, profil, mobile, spectre, récurrence, approximation, projet e altri non facilmente percepibili ad una prima lettura nella loro piena pregnanza teoretica […]. L’introduzione del termine stesso di ‘surrationalismo’ obbedisce a tale esigenza di discontinuità estrema con la tradizione filosofica precedente; anche se esso viene pensato in analogia col movimento surrealista, i suoi enjeux trovano le loro radici e la loro ragion d’essere nelle strutture conoscitive delle scienze, nei loro particolari processi di oggettivazione, nei loro continui percorsi che vanno dal ‘razionale al reale’, nei loro projets. Non a caso nel breve saggio Le surrationalisme, un primo e decisivo tournant in tal senso è visto operante nell’attività scientifica di Lobacevskij che apre i rigidi schemi della razionalità euclidea immettendovi nuovi contenuti in grado di fargli prendere coscienza di un universo aperto a infinite possibilità, dove l’esprit humain, liberatosi dalle catene del razionalismo classico, è libero di andare sempre oltre nella conoscenza di quelle che Leonardo da Vinci chiamava «le infinite ragioni del reale silente». Dato che il termine ‘razionalismo’ rimanda inevitabilmente ad un preciso modello di razionalità conoscitiva, per evitare giustapposizioni e confusioni concettuali, viene inventato ad hoc il termine surrationalisme in grado di tradurre in nuove e più complesse esigenze di razionalità quelle tensioni fra il vecchio e il nuovo che caratterizzano appieno il mondo delle scienze.

Ma in quello che si presenta come un vero e proprio programma surrazionalista, in questo ‘progetto’ viene a giocare un ruolo non secondario un altro concetto […], la rêverie anagogique201.

201

M. Castellana, Gaston Bachelard: per una storia della creatività scientifica, “Scuola e ricerca”, Nuova Serie Anno II – 2016, pp.29-49; 30-31; 32 [grass. è ns.]. In riferimento alla rêverie anagogique, Castellana così precisa in nota: “Dal punto di vista filologico, anagogia è formata da ‘ana’ e ‘ago’, condurre su; originariamente, elevazione degli spiriti alla realtà celesti, processo che conduce alle cose sublimi. Nell’ambito degli studi di esegesi teologica, a partire dalla Scolastica, l’anagogia è la quarta forma di interpretazione del testo sacro che permette di ‘condurre’ il credente dalle cose visibili a quelle invisibili, dalla Gerusalemme terrena a quella celeste […]. Nell’ambito più strettamente filosofico, esso è sinonimo di induzione, come nel Tentamen anagogicum di Leibniz, processo che conduce alla causa suprema” (ivi, p.34 n.16, grass. è ns.) e ancora: “In Bachelard è presente pertanto il senso originario di anagogia, come elevazione ed induzione, ma soprattutto inteso come ‘processo’ attivo da parte dell’esprit humain” (p.34 nota17). Cfr., inoltre, M. Castellana, Razionalismi senza dogmi. Per una epistemologia della fisica matematica, cit. (in particolare Cap.VI Il razionalismo come filosofia del mobile scientifico, pp.179-213; Id., Il surrazionale: come la materia diventa progetto, in F. Bonicalzi-P. Mottana-C. Vinti- J.J.Wunenburger (a cura di), Bachelard e le’provocazioni’ della materia, Il Melangolo, Genova 2012, pp.169-177; Id., Introduzione a A.Lautman, in Albert Lautman, La matematica come resistenza, tr. di M. Castellana, Castelvecchi, Roma 2017, pp.7-47; Id., Epistemologia debole. Bachelard, Desanti, Raymond, Bertani, Verona 1985; Id., Il surrazionalismo di Gaston Bachelard, Glaux, Napoli 1974; Id., Su alcune armonie nascoste in Federigo Enriques: continuità/discontinuità, in C.Alunni –Y.André (a cura di), Federigo Enriques o le armonie nascoste della cultura europea. Tra scienza e filosofia, Atti del Convegno - Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti 14-17 maggio 2012, Edizioni Della Normale, Pisa 2015, pp.53-80. Ancora sul “surrazionalismo” bachelardiano cfr. G.Sertoli, La ragione scientifica, cit., pp.489-500; F.Bonicalzi, Surrazionalismo: Bachelard e la plasticità della ragione, “Altre modernità – Rivista di studi letterari e culturali UNIMI”, numero speciale 2012, Bachelard e la plasticità della materia, pp.148-155, (https://riviste.unimi.it/index.php/AMonline/article/view/2417/2646): “Surrazionalismo e filosofia del non, egualmente dicono il profondo sovvertimento del razionalismo tradizionale […]. Moltiplicandosi, il razionalismo diviene condizionale e si riorganizza secondo livelli di approssimazione […], il razionalismo è funzionale, vivo e differente e la razionalità è movimento aperto dall’interno del pensiero, esposta al vaglio della realtà, impegnata nella direzione dell’astrazione e coinvolta nella comprensione delle scienze, non tanto in relazione alla questione del loro fondamento, piuttosto alla modalità storica del loro costituirsi epistemologico […]. Per riorganizzare, movimento più radicale del ricominciare, occorre infatti una filosofia capace di esporsi al rischio della sua messa alla prova, una filosofia impegnata che lavora nei confronti di se stessa: la riorganizzazione richiede uno sguardo a ciò che può venire da una trasformazione radicale, richiede audacia perché affronta il rischio di spostare i concetti base che sostengono l’edificio del sapere: «Il razionalista ha diversi punti da riorganizzare. Quindi oggi non si può essere razionalisti in un colpo solo: occorre lavorare. La filosofia razionalista, è essenzialmente una filosofia che lavora, una filosofia al lavoro» […]. Un’autentica opera di riorganizzazione deve lasciare che l’edificio crolli per ricominciare tutto da capo, come si è verificato quando Einstein, “genio razionalista”, ha tolto la simultaneità dalla base dei concetti di spazio e tempo e ha obbligato alla riorganizzazione concettuale per la costruzione di una nuova razionalità dello spazio e del tempo. Nella complicazione, la ragione riorganizza tutto ciò che rettifica come un caleidoscopio logico che capovolge all’improvviso i rapporti, secondo la felice immagine della filosofia del non […]. La rettificazione è il modo di procedere dello spirito scientifico ed è anche l’esito della riorganizzazione che da un lato proscrive e cioè giudica il proprio passato storico nel condannarlo, e dall’altro, attraverso ciò che sancisce, opera un processo di generalizzazione, un ampliamento dei quadri della conoscenza) secondo un andamento dialettico che si costituisce come il movimento induttivo di riorganizzazione del sapere che è proprio del razionalismo applicato. Mi sembra di poter dire che la filosofia del ri da un lato ci pone di fronte all’istanza sperimentale del suroggetto