6 “The Odyssey: A Stage Version”
8. Rinnovare la tradizione: “Moon-child” e la messa in scena all’American Academy in Rome
Nel 2011 viene pubblicata Moon-child, una nuova versione della sua famosa opera Ti-Jean and
His Brothers, andata per la prima volta in scena nel lontano 1958 al Little Carib Theatre di Trinidad. Ti-Jean, come abbiamo visto, era stata la sua prima “stylized West Indian play” basata sul folclore di
Saint Lucia e scritta in brevissimo tempo durante il primo soggiorno a New York quando, spaventato dall‟impatto con la città, Walcott era tornato con la mente ai racconti dell‟infanzia, alle fiabe narrate dalla vecchia zia materna Sidone.
L‟opera – nella quale si riflettono anche l‟influenza del cinema giapponese, reminescenze del teatro greco e si trovano parallelismi con Mutter Courage und Ihre Kinder di Brecht - si delinea infatti in maniera simile a quella di una favola, in questo caso il genere caraibico della fiaba
Anansi196. Nel prologo i personaggi che introducono la vicenda sono tutti animali e conferiscono fin
dall‟inizio un tono di antica leggenda all‟intreccio: quella cui si assiste è una storia talmente conosciuta che persino le rane, le lucciole, i grilli e gli uccelli sono in grado di raccontarla.
Al centro della narrazione sono Gros-Jean, Mi-Jean e Ti-Jean, figli di una povera vedova cui il diavolo (travestito da proprietario terriero) lancia una sfida: i tre devono fargli provare sentimenti di ira, rabbia o una qualsiasi altra sensazione di umana debolezza che lui non ha mai conosciuto prima. Chi fra loro riuscirà nell‟impresa sarà ricoperto d‟oro, non conoscerà più la fame e avrà solo “sazietà, benessere e pace”197
; chi fallirà sarà invece mangiato vivo.
Da buon padrone, comincia assegnando loro dei compiti ben precisi.
Tenta per primo Gros-Jean ma a nulla serve la brutale forza fisica che oppone alle continue provocazioni del diavolo e viene presto ucciso; fallisce quindi anche il secondogenito – Mi-Jean –
195 D. Walcott, Walker, op. cit., p. 60-61. 196
“Anancy (o Anansi) è il nome proprio di un ragno parlante la cui presenza nel folclore dei Caraibi è tale da far sì che la locuzione Anansi stories col tempo sia venuta a significare “favole” o “fiabe”, così come in inglese tutte le fiabe sono
fairytales (racconti di fate). In origine un personaggio della mitologia africana che con l‟astuzia ha vinto al dio del cielo
Niame tutte le storie, nel suo passaggio ai Caraibi Anansi si è trasformato in un vero e proprio “trickster”, cioè una sorta di anti-eroe ribelle, astuto ed ingenuo allo stesso tempo, che con la sua buffoneria e irriverenza è capace di rovesciare l‟ordine sociale. Il motivo per cui le storie di Anansi sono diventate così popolari in un ambiente dominato dalla schiavitù è piuttosto evidente: i rapporti di potere fra padrone e schiavo sono impari e solo l‟astuzia può permettere a quest‟ultimo di sopravvivere e, nel migliore dei casi, avere la meglio”. In, M. Campagnoli, “Appunti al margine dell‟Odissea di Derek Walcott”, op. cit., p. 377.
197 D. Walcott, Ti-Jean e i suoi fratelli, trad. ita. A. P. Sanavio, Milano 1993, p. 21. Ti- Jean e Dream on Monkey Mountain sono gli unici drammi di Walcott tradotti e pubblicati in italiano dalla casa editrice Adelphi.
che con i suoi ragionamenti filosofici e le sue teorie imparate a memoria dai libri non può nulla contro le pretese del nemico. L‟unico che ce la fa è il piccolo Ti-Jean che decide di fare esattamente tutto il contrario di quello che gli viene chiesto: disobbedisce al diavolo – organizza addirittura una rivolta di schiavi per bruciargli la casa - e non rispettando i suoi ordini riesce a farlo arrabbiare e a vincere la sfida.
Per vendicarsi il malvagio rivale gli mostra allora il corpo della madre senza vita ma il ragazzo non si tira indietro neanche dinanzi al proprio dolore. Spronato dagli animali della foresta (“Canta, Ti-Jean, canta!/Mostragli che sai vincere!/Mostragli cos‟è un uomo!”198), dà prova di umanità e coraggio, lasciando al diavolo altra possibilità se non quella di arrendersi:
TI-JEAN (canta, all’inizio con esitazione) Ci hai dato la chiave della porta
Dell‟alito della vita, Grazie, Signore,
La porta è aperta, e io entro libero, Amen, Signore…
Nuvola dopo nuvola, come una scala d‟argento, I miei cari aspettano lassù per salutarmi
Con volti silenziosi e i capelli Illuminati dalle stelle.
Amen, Signore. (Piange) DIAVOLO
Cos‟è che mi rinfresca il viso, lavandolo Come vento del mattino? Lacrime! Lacrime! E‟questo allora lo splendore dell‟uomo Di cui tanto ho sentito parlare,
L‟incrinatura della sua corazza, La distruzione dell‟Io?
E‟questo lo strano, lo strano prodigio Che è il dolore? Ti sei guadagnato Il tuo premio, Ti Jean. Chiedi pure!199
Come se non bastasse poi, anche BOLOM, il servo del diavolo ed incarnazione delle anime dei bambini mai nati200, chiede di essere liberato e di diventare un essere umano, preferendo le possibili avversità della vita vera alla propria condizione esistenziale priva di mutamento. Si unisce a Ti-Jean che trova così un “nuovo fratello” e la pièce finisce con un tripudio di canti e musiche che
198 Ibid. p. 66-67. 199 Ibid., p. 67.
200Bolom: la credenza che le anime dei bambini non nati anelino alla vita e si aggirino tra gli uomini per arrivare a
incarnarsi si è diffusa nei Caraibi dall‟Africa, probabilmente attraverso gli spagnoli. Il nome stesso di Bolom sarebbe di origine spagnola, ma alcuni vi scorgono tracce dell‟inglese bedlam (manicomio, da Bedlam, il nome popolare del più antico manicomio inglese, il St. Mary of Bethlehem Hospital di Londra). Ibid., “Note”, p. 173.
inneggiano alle future avventure dei due. Gli animali del bosco si riuniscono tutt‟intorno e il sipario si chiude sulle parole di un attore che interpreta la rana:
RANA
E fu così che Ti-Jean, un folle come tutti gli eroi, passò attraverso le intricate opinioni di questa vita, sciogliendo ai vecchi le fascine marce della conoscenza per prenderle saldamente sulle proprie spalle; e lungo il cammino il fratello incontrò il fratello; e Dio decise che egli fosse il chiarore della luna, a illuminare i dubbi di tutti i viandanti nell‟oscura selva della vita. Uccello, non piove più, la luna sta sorgendo tra le foglie. Messieurs, cric. Crac.201
Ti-Jean and His Brothers, definita da Walcott la sua opera “più spontanea”, è stata spesso
interpretata in chiave storico-politica e si è voluto vedere nel testo una parabola della nascita dell‟identità caraibica. Secondo questa lettura il vecchio proprietario terriero/diavolo incarnerebbe il potere tirannico del colonialismo europeo, la povera madre la terra stessa delle Indie Occidentali e Gros-Jean le prime rivolte intentate ai tempi della schiavitù; mentre Mi-Jean simboleggerebbe una fase successiva nella storia delle Antille, quella in cui l‟intelligencija di colore inizia a rivendicare una cultura propria e, opponendosi a tutto ciò che l‟Occidente ha rappresentato e non cercando una mediazione, soccombe. Ti-Jean sarebbe poi il vero spirito rivoluzionario: lui solo riesce a sconfiggere il male perché possiede tanto l‟umiltà di ascoltare i consigli materni e di accettare l‟aiuto dei piccoli animaletti del bosco, quanto la forza ed il carisma necessari per mettersi a capo di una rivolta, il tutto senza rinunciare a quell‟umanità che nel finale lo spinge a regalare la vita al Bolom, a sua volta, rappresentazione dell‟identità non nata e delle aspirazioni inespresse dei Caraibi202
.
Ti-Jean, nel rispetto della tradizione del genere Anansi, è un giovane eroe ribelle, al contempo astuto ingenuo spontaneo, e diviene il portavoce del messaggio che Walcott vuole trasmettere con la sua opera. Nel prologo scritto per un‟edizione del 1970 l‟autore aveva infatti affermato:
201
Ibid., p. 69.
202 Accanto a quelle storico-politiche si incontrano diversi tipi di interpretazione di Ti-Jean and His Brothers. Albert
Ashaolu dedica un saggio alle varie allegorie presenti nell‟opera e ne individua altre cinque: così la rana che all‟inizio dello spettacolo esclama starnutendo “Aeschylus me!” – oltre a confermare la familiarità di Walcott con i testi classici - rappresenterebbe l‟allegoria dell‟artista ed il suo nominare Eschilo un tentativo di elevarsi dal livello di semplice animale da racconto folcloristico a quello di grande poeta-Narratore dotato di una visione propria delle cose.
Altre due allegorie sarebbero quella cristiana, secondo la quale l‟uomo (Gros-Jean, Mi-Jean) viene sconfitto da Satana e successivamente redento grazie alla missione salvifica del Cristo (Ti-Jean), e quella morale che insegna come l‟orgoglio (Gros-Jean, Mi-Jean) conduca alla sconfitta mentre l‟umiltà ed il rispetto (Ti-Jean) favorendo la collaborazione del prossimo, aumentino le probabilità di successo.
L‟ultima allegoria che analizza Ashaolu è quella di classe: “Jean” richiama il termine francese “gens” che significa persone, popolo, uomini. Gros-Jean incarnerebbe così la parte della società più forte e potente, Mi-Jean i membri della classe media borghese e Ti-Jean gli uomini “piccoli” (“petits”) appartenenti ai ceti più umili.
We present to others a deceptive simplicity that they may dismiss as provincial, primitive, childish, but which is in truth a radical innocence. That is what our fable is about.203
Che l‟innocenza sia la vera forza che consente a Ti-Jean di rimanere in contatto con l‟ambiente naturale e di ribellarsi all‟oppressore viene detto in maniera ancora più esplicita nella nuova versione dell‟opera, Moon-child. L‟innocenza del ragazzo è la ragione per cui gli animali del bosco vedono in lui la speranza del futuro e rappresenta – come dice il narratore - la vera morale della favola:
NARRATOR
[…] But now, in the boy‟s features,
they saw such innocence, that smiling on the creatures he could dissolve their sins.
So they pleaded:
MISS MERLE (Singing)
MOON-CHILD, COME LIVE WITH ME SUN-CHILD,
COME LIVE WITH ME
GOD’S CHILD, WE ALL CAN BE