La motivazione fondamentale dell‟uomo al lavoro è la sicurezza soggettiva, che egli cerca continuamente senza raggiungerla mai potendosi solo avvicinare. Ogni situazione lavorativa è una situazione di gruppo, che porta come conseguenza la fondamentale importanza dei motivi sociali e della desiderabilità sociale nella dinamica della sicurezza.
E‟ necessario, innanzitutto, operare una distinzione tra la motivazione personale del lavoratore e la motivazione alla sicurezza.
Nel primo caso si deve considerare l‟azione per stabilire una gerarchia di desiderabilità sociale; occorre tenere presente che entro certi limiti le desiderabilità sono modificabili in funzione del pericolo reale: non ha senso insegnare teoricamente al lavoratore ad usare i caschi di sicurezza se poi il suo capo preferisce i lavoratori audaci, coraggiosi e spericolati che non li portano.
La motivazione alla sicurezza può essere intesa come la “tendenza al bisogno di
sicurezza fisica, ma anche come bisogno di unità psichica o di unità sociale, cioè come bisogno di accettazione sociale” (Kaneklin, Berra, Costa, Friso, Gallo, Giuffrè,
Pellegrini, Prestipino & Reati, 2005, p.24).
Spaltro definisce la motivazione alla sicurezza come “la manifestazione del
bisogno di sicurezza che è presente in ogni individuo; questa tendenza spinge l’individuo, attraverso il suo comportamento, a raggiungere uno stato di equilibrio affettivo” (Spaltro, 2003, p.168). La motivazione alla sicurezza, dunque, può essere
concepita come tendenza dell‟individuo a salvaguardare la propria integrità fisica e come bisogno di unità; bisogno che presenta tre componenti:
individuale: l‟individuo tende a stabilire un‟unità tra le diverse parti del suo
comportamento e della sua dinamica psichica;
sociale: ogni individuo tende ad ottenere un livello di accettazione sociale elevato
da parte del gruppo di riferimento;
etica: anche rispetto alle regole morali l‟individuo si pone una esigenza di
integrazione allo scopo di diminuire il senso di colpa. L‟atteggiamento nei confronti del rischio è sempre influenzato da:
la distorsione percettiva (locus of control e volizione soggettiva);
la motivazione al rischio (dialettica eccitazione/abitudine/noia, sensation seeking);
la motivazione al successo (need of achievement, tendenza ad evitare il fallimento,
intensità dell‟aspettativa e valore incentivante di una particolare attività).
Se, da un lato, le persone tendono a fuggire il pericolo e sono, dunque, fortemente motivate alla sicurezza, dall‟altro, una certa predisposizione al rischio, in misura maggiore o minore, è presente in tutti noi. Infatti, il rischio è la risorsa più importante della nostra vita: senza rischio non ci sarebbe apprendimento e neppure lotta per la sopravvivenza.
La tendenza al rischio può essere guidata anche dalla noia, dal bisogno di superare la monotonia, la ripetitività: la noia provoca una tensione eccessiva, è sentita come un disagio, un dolore, un malessere dal quale si deve uscire al più presto. La noia è dunque un sistema motivazionale che conduce alla ricerca della novità, dell‟incertezza, anche mediante passatempi fisicamente pericolosi (Berlyne, 1971).
Berlyne sostiene che la noia non opererebbe attraverso un basso grado di attivazione, ma al contrario con un aumento dell‟attivazione stessa: infatti, il soggetto in preda alla noia presenta segni di irrequietezza, agitazione, sconvolgimento emotivo, tutte manifestazioni che di solito coincidono con una forte attivazione. La concezione di Barlyne della noia implica due aspetti: sia che l‟uomo cerca di ridurre gli eccessi di attivazione, sia che cerca di procurarsi livelli di eccitazione più elevati, nel caso che essi si abbassino troppo. E‟ questa la concezione del LOA (Livello Ottimale di Attivazione), secondo la quale ognuno di noi tende a conservare sempre un livello ottimale di attivazione, che varia da persona a persona: chi ha un basso bisogno di cambiamento (alto LOA) non incepperà nella noia davanti agli stessi stimoli ambientali
che sono sufficienti ad annoiare chi ha un alto livello dello stesso bisogno (basso LOA); ne consegue che la noia è prima di tutto un fenomeno strettamente personale.
La concezione del LOA implica a sua volta l‟esistenza, in ogni persona, della tendenza a ricercare la sensazione, a esplorare, a conoscere, a gustare l‟emozione (Tiberi, 1983). Zuckerman (1979) parla a questo proposito di ricerca della sensazione, come bisogno di varietà, complessità, che porta le persone ad assumersi rischi fisici e sociali per soddisfarlo. La noia dunque, contrariamente a quanto si pensa, non è un vuoto emotivo, ma un costrutto affettivo - cognitivo, un sistema motivazionale che orienta il comportamento (Marocci, 1997).
Anche la motivazione al successo (need for achievement, McClelland, 1961) influenza la tendenza al rischio: la persona motivata al successo vuole vedere risultati concreti e sa bene che mete molto ambiziose potrebbero deluderlo; cerca dunque rischi moderati, imprese non troppo facili, ma neanche troppo difficili, sforzandosi di portarle a compimento con le proprie forze.
Il grado di motivazione dell‟individuo, in rapporto alla probabilità di successo, ha dunque un andamento a U rovesciata: aumenta fino a quando le probabilità di successo raggiungono il 50%, per poi diminuire, anche se le probabilità di successo aumentano. Atkinson (1964) al “need of achievement” aggiunge la tendenza ad evitare il fallimento: quando questa disposizione è attiva, il soggetto, posto di fronte a un compito, reagisce con ansia e tende a ritrarsi dalla situazione per paura dell‟insuccesso; se però si trova in condizioni di dover agire, fisserà la sua meta molto in alto o molto in basso, preferendo compiti molto difficili o molto facili, in modo che il fallimento dell‟impresa esca dal proprio controllo. L‟insuccesso in un compito molto facile è poco probabile e, dall‟altra parte, il biasimo per essere riusciti in un compito molto difficile è altrettanto improbabile, essendo la difficoltà del compito un motivo più che sufficiente per la non riuscita. Le scelte di rischio estremo appaiono, in questa ottica, come strategie di difesa contro l‟ansia, poiché l‟insuccesso in compiti altamente rischiosi è fuori dal controllo dell‟individuo. Queste due disposizioni, motivazione al successo e tendenza ad evitare il fallimento, coesistono nella stessa persona: una spinge ad agire, l‟altra svolge una funzione inibitoria del comportamento, influenzando entrambe la motivazione al rischio. In sostanza la lotta alla noia e la ricerca di successo e dell‟evitamento del fallimento, sono fattori intervenienti nella dinamica dell‟accettazione del rischio.