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1. Introduzione

2.5 Risultati fasi di analisi

2.5.5 Risultati analisi del sistema insediativo

L'analisi del sistema insediativo ha innanzitutto previsto la suddivisione dei tessuti urbani in gruppi omogenei in funzione della morfologia, in termini sia di spazi aperti, sia di edificato.

Dallo studio è emerso che la città presenta fondamentalmente 6 diverse tipologie di tessuto urbano, rappresentate da:

• la città murata

• i borghi esterni

• le aree di espansione urbana dei primi decenni del 1900

• le aree di espansione urbana post-terremoto del 1930

• le nuove lottizzazioni degli anni '60

• i piani di lottizzazione e P.E.E.P. progettati dopo il 1968

All'interno di questi differenti tessuti urbani, il verde si inserisce nell'edificato in maniera eterogenea. Lo studio condotto ha messo in luce queste diversità e le criticità che maggiormente si riscontrano a livello generale all'interno di tutte le tipologie prese in considerazione.

In particolare dall'analisi è emerso che nella città murata il verde risulta pressoché assente nello spazio pubblico, ad esclusione delle alberate di Piazza Garibaldi e Simoncelli, di quelle di Via Carducci ed, infine, del prato circostante la Rocca Roveresca. L'unico elemento che può essere considerato come vero e proprio spazio verde è risultato essere il fiume Misa, che attraversa l'intero centro antico.

L'assenza di verde è ascrivibile al fatto che la città murata presenta i caratteri tipici delle antiche città costiere del medio Adriatico, costituite da un tessuto compatto ad alta densità edilizia ed elevata impermeabilizzazione, con edifici di tre o quattro piani direttamente prospicienti la strada e caratterizzate da un reticolo di vie, più o meno strette, che collegano le piazze e gli edifici monumentali principali in un sistema unitario.

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Peggiore è risultata la situazione nei borghi esterni risalenti al 1700-1800, dove in nessuna via è stata riscontrata la presenza di vegetazione. Sono questi i borghi cresciuti lungo le principali vie di accesso alla città e che hanno la forma di contrade, con edifici a schiera disposti lungo l'asse stradale di riferimento (AAVV, 2010).

Differente, invece, la situazione nelle aree di espansione urbana dei primi decenni del '900, dove il verde pubblico comincia ad apparire. I giardini Morandi, il parterre del Piazzale della Libertà e le alberature sul lungomare e lungo alcune vie secondarie ne sono la dimostrazione. Comincia altresì a definirsi, in questo periodo, un modello di impianto dei nuovi quartieri fondato su una griglia di viali alberati. L'affermazione di Senigallia, quale località di villeggiatura balneare, e quindi, il progressivo spostamento dell'interesse sociale ed economico della città verso il mare e la spiaggia, hanno inoltre condotto alla progressiva urbanizzazione, relativa soprattutto alla fascia tra la ferrovia e il mare, che ha determinato la comparsa di numerosi villini con giardino, presenti ancora attualmente.

Ancora differente, invece, la situazione nelle aree di espansione post terremoto del 1930, dove l'analisi ha evidenziato l'aspetto morfologico dello spazio aperto che caratterizza questo tessuto urbano che, pur disponendo in realtà di modesti spazi a verde, appare come il quartiere più verde della città. Ciò è dovuto alla presenza di viali alberati, ai quali si aggiungono giardini privati, ricchi di vegetazione che favoriscono l'ombreggiamento estivo (AAVV, 2010). L'impianto urbano, infatti, in queste zone, viene definito dal sistema della viabilità che organizza gli isolati secondo una maglia regolare, lungo la quale si riscontrano le alberature, e imperniata su due assi principali ortogonali fra loro: Corso Matteotti e Viale Anita Garibaldi.

Contrariamente alla aree di espansione post terremoto, nelle lottizzazioni degli anni '60, rappresentate da lotti organizzati su reticoli stradali di ridotte dimensioni, l'analisi ha messo in evidenza la mancanza sia di un'idea di spazio urbano sia di sistemazioni a verde. L'unica e, tra l'altro, scarsa dotazione di verde è quella riscontrabile nei lotti privati. Spazi verdi ed attrezzature pubbliche a servizio di queste aree, sono infatti state realizzate successivamente all'impianto residenziale nelle aree ai margini degli insediamenti stessi.

Ulteriore differenza, è stata riscontrata, infine, nelle aree realizzate dopo il 1968, anno in cui sono stati introdotti gli standard urbanistici con il D.L. 1444/68, il quale però non è stato sufficiente a garantire la realizzazione di uno spazio urbano di

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qualità nelle nuove aree realizzate, a causa dell'assenza di una progettazione oculata, lungimirante e volta a massimizzare la funzionalità degli spazi. Nonostante infatti le superfici minime adibite a verde ed a servizi rispettino largamente i limiti di legge, la qualità spaziale, funzionale ed ambientale, con particolare riferimento alla componente vegetale, è risultata modesta, a causa soprattutto della frammentarietà del sistema del verde, che impedisce, in alcuni casi, addirittura, l'utilizzazione di diverse aree. Ciò purtroppo è dovuto essenzialmente alla concezione del verde, quale spazio di risulta, il ché ha comportato e comporta tuttora sistemazioni di scarsa qualità urbana ed ambientale.

L'analisi delle aree per attrezzature pubbliche (zone F ed G), volta ad evidenziare la loro collocazione all'interno del territorio comunale e la loro organizzazione, ha confermato questa tendenza: la mappatura delle zone ha infatti evidenziato una presenza rilevante di aree, ma, al contempo, la loro consistente frammentazione, incapace di promuovere un disegno unitario, così come l'eccessiva presenza di aree adibite a parcheggio, la maggior parte delle quali quasi totalmente impermeabili e prive di alberature, o, laddove gli alberi sono presenti, errata è risultata la messa a dimora delle piante e la loro disposizione, che non riesce a garantire l'ombreggiamento estivo delle auto in sosta.

Alla luce di quanto descritto finora, quindi, appare indispensabile che il PSV punti sulla valorizzazione del ruolo ecologico ed ambientale del fiume Misa e dei pochi spazi verdi del centro storico, nonché all'inserimento di sistemazioni a verde nei borghi esterni del '700-'800 e nelle successive espansioni avvenute nel corso dell'ultimo secolo, ove queste aree risultano di bassa qualità, ed infine all'integrazione e connessione delle diverse aree, al fine di favorire sistemi più organici, non solamente a livello di singolo quartiere, ma anche e soprattutto di città intera.

La presenza di alberature lungo le strade e i percorsi, così come già riscontrato nelle aree di espansione post terremoto, può quindi essere considerata una pista da seguire, con la quale riconfigurare la rete della viabilità urbana, riqualificandone l'immagine e il comfort ambientale, in accordo comunque con quelle che sono le esigenze specifiche della città e dei luoghi in cui si dovrà intervenire (AAVV, 2010).

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