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I risultati ottenuti sono (Fig. 5.1):

 Guarigione radiografica in 14 casi (66,7% dei casi considerati) in un tempo minimo di 3 mesi e massimo di 1 anno e 3 mesi. La guarigione è sopraggiunta in media in 5,6 mesi.

 Mancata guarigione radiografica in 7 casi (33,3% dei casi considerati) di età media di 54,14 anni. I fallimenti si sono verificati in 5 donne (età media 44,8 anni) e 2 uomini (età media 43,6 anni). Le sedi interessate sono state in 3 casi il femore, in 1 caso la rotula, in 1 caso la tibia e in 2 casi l’omero (Tab 5.1)

Figura 5.1 - Grafico che rappresenta i risultati complessivi dello studio. 1 Percentuale di pazienti guariti. 2 Percentuale di pazienti non guariti.

Pz, età Sesso Tipo di patologia Sede Localizzazi one Mezzo di sintesi fallito Mezzo di sintesi efficace Guarigione

B.G. 22 Maschio Pseudoartrosi Femore Diafisi Chiodo End. Placca 4 mesi B.S. 59 Maschio Pseudoartrosi Omero Diafisi Placca Chiodo End 4 mesi C.F. 22 Maschio Pseudoartrosi Femore Diafisi Chiodo End. Chiodo end,

cerchiaggio

10 mesi

C.M. 75 Femmina Pseudoartrosi Tibia Placca Chiodo end 7 mesi

C.P. 26 Femmina Pseudoartrosi Omero Diafisi Placca Non guarita

C.P. 75 Femmina Pseudoartrosi Rotula Cerchiaggio Non guarita

C.G. 86 Femmina Pseudoartrosi Femore Diafisi Placca Placca 4 mesi

D.V.M3

4 Maschio Ritardo di cons (2,5 mesi) Tibia Metafisi distale Chiodo End. Fissatore esterno 3 mesi F.C. 71 Femmina Pseudoartrosi Tibia Diafisi Placca Chiodo End. 4 mesi F.A. 68 Maschio Pseudoartrosi Tibia Metafisi dist Fissatore esterno 2 placche 6 mesi F.G. 45 Maschio Ritardo di cons

(5 mesi)

Tibia Metafisi pross

Fissatore esterno Chiodo End 3 mesi G.E. 69 Femmina Pseudoartrosi Tibia Metafisi

pross

Fissatore esterno Non guarita

M.F. 58 Maschio Pseudoartrosi Omero Diafisi Placca Non guartito

M.G. 73

Femmina Pseudoartrosi Tibia Diafisi Placca Chiodo endomidollare

6 mesi M.A.

83

Femmina Pseudoartrosi Femore Epifisi pross Chiodo End. Non guarita

N.A. 48 Maschio Pseudoartrosi Perone Diafisi Placca Placca 4mesi

O.L. 43 Maschio Ritardo di cons

(5 mesi) Ulna Diafisi Fissatore est Placche 1 anno e 3 mesi P.D. 29 Maschio Pseudoartrosi Femore Metafisi dist Placca Non guarito R.S. 80 Maschio Pseudoartrosi Femore Diafisi Placca Chiodo end. 5 mesi

S.I. 39 Femmina Pseudoartrosi Femore Metafisi dist Placca Non guarita

V.P. 49 Femmina Pseudoartrosi Tibia Diafisi Fissatore est Placca 3 mesi

I ritardi di consolidazione guariti sono stati tutti e 3 (100%).

 Il ritardo di consolidazione di tibia (2,5 mesi) trattato con la sostituzione del chiodo endomidollare con fissatore esterno è guarito da un punto di vista radiologico e clinico a 3 mesi dall’intervento chirurgico.

 Il ritardo di consolidazione di tibia (5 mesi), a cui è stato rimosso il fissatore esterno e posizionata una placca, ha necessitato di un secondo intervento chirurgico. Questo è stato eseguito a distanza di 6 mesi dal primo intervento e si è intervenuti nuovamente con l’utilizzo di cellule mesenchimali. La placca è stata rimossa ed è stato inserito un chiodo endomidollare. La guarigione è avvenuta dopo 6 mesi dal secondo intervento.  Il ritardo di consolidazione dell’ulna (5 mesi), trattato sostituendo il fissatore esterno

con una placca, a distanza di 1 anno e 3 mesi risulta guarito.

Le pseudoartrosi sono guarite sia da un punto di vista radiologico che clinico in 11 casi (61,11% dei casi) sui 18 tenuti in considerazione. La guarigione è avvenuta in un massimo di 10 mesi e un minimo di 3 mesi con una media di 5 mesi dall’intervento chirurgico. I pazienti non guariti sono 7 (38,89% dei casi) e hanno un’età media di 54,14 anni.

Le sedi interessate sono in 3 casi il femore, in 2 casi la tibia, in 1 caso la rotula e in 1 caso l’omero.

A livello delle pseudoartrosi femorali le guarigioni sono state 4 (66,7%), mentre i fallimenti si sono registrati in 2 casi (33,3%).

Le guarigioni si sono verificate a distanza mediamente di 5,75 mesi dall’intervento chirurgico (tab. 5.1).

I 3 casi non guariti sono rappresentati da una donna di 83 anni, una di 39 anni e un uomo di 29 anni.

Nel primo caso si trattava di una pseudoartrosi dell’epifisi prossimale; alla rimozione di un chiodo endomidollare fu utilizzata una placca, ma a distanza di 7 sette mesi non si è riscontrata consolidazione ossea. Il gap osseo iniziale a livello del sito di frattura era di 7,02mm.

Il secondo caso è costituito da un paziente politraumatizzato (frattura a tre frammenti del femore sinistro, frattura biossea gamba sinistra e frattura esposta della metafisi distale del femore destro) con ingente perdita ossea a livello della metafisi femorale distale (gap osseo di circa 8cm), sede della pseudoartrosi. Questo paziente ha subito ripetuti interventi chirurgici: nel primo intervento è stata eseguita una sintesi con fissatore esterno, nel secondo, dopo la

rimozione del precedente mezzo di sintesi, si è provveduto a colmare il gap osseo con Patch in pasta ossea ed a stabilizzare la frattura con l’utilizzo di una placca e di un innesto osseo autologo.

A distanza di circa quattro mesi a causa del ritardo di consolidazione il paziente ha subito un ulteriore intervento chirurgico per rimuovere la placca e sostituirla con un’altra placca.

Durante questo intervento sono state utilizzate cellule staminali mesenchimali prelevate dalla cresta iliaca. A causa del fallimento anche di questo trattamento, dovuto alla rottura della placca, circa sette mesi dopo è stato effettuato un altro intervento chirurgico in cui è stata rimossa la placca, bonificato il focolaio, aperto il canale midollare, cruentato ed infine sintetizzata la lesione attraverso un fissatore di Ilizarov.

Il terzo caso riguarda una donna a cui era stato rimosso un chiodo endomidollare e messa una placca; al follow up attuale non si è riscontrata guarigione radiografica (fig. 5.4)

A) B) C) D) E)

Figura 5.4 – Evoluzione della pseudoartrosi della metafisi distale di femore non consolidata. A). Frattura scomposta con perdita di sostanza stabilizzata con fissatore esterno B) Frattura sintetizzata con placca al termine del secondo intervento chirurgico. C) Frattura sintetizzata con placca 3 mesi dopo il terzo intervento chirurgico (eseguito con Regenkit Extracell® BMC). D) Rottura della placca 6 mesi dopo il terzo intervento chirurgico. E) Frattura sintetizzata con fissatore di Ilizarov 2 mesi dopo il quarto intervento chirurgico.

Le pseudoartrosi tibiali hanno portato in 5 casi a guarigione (90%) e in 1 caso (10%) a fallimento del trattamento (tab. 5.1).

Le guarigioni radiologiche sono avvenute a un minimo di 3 mesi e un massimo di 6 mesi dall’intervento chirurgico con una media di 4,75 mesi.

Il fallimento del trattamento si è verificato in una donna di 78 anni con una pseudoartrosi atrofica con gap osseo di 7,22mm. Questa paziente era giunta al pronto soccorso per ustioni diffuse e per una frattura pluriframmentaria di tibia. A causa delle gravi condizioni in cui versava la paziente, la frattura è stata trattata in urgenza con una sintesi attraverso un fissatore

esterno. A circa sette mesi di distanza è stata nuovamente operata; l’intervento chirurgico ha permesso di rimuovere il fissatore esterno preesistente, di revisionare il focolaio e di sintetizzare la frattura mediante una placca; sono state inoltre utilizzate le cellule staminali mesenchimali midollari grazie alla metodica Regenkit Extracell® BMC. La paziente dopo 6 mesi non presentava ancora consolidazione radiologica e riferiva dolore di lieve intensità durante la deambulazione.

La pseudoartrosi di perone è giunta a guarigione radiologica in 4 mesi dall’intervento chirurgico. Il mezzo di sintesi utilizzato è stato una placca (tab. 5.1).

La pseudoartrosi di rotula non è giunta a guarigione dopo trattamento con cerchiaggio. Le pseudoartrosi di omero hanno registrato la guarigione in 1 solo caso (33.3%) mentre in 2 casi (66,7%) non si è raggiunta una consolidazione ossea (tab. 5.1).

Il caso guarito è rappresentato da un uomo di 58 anni trattato con chiodo endomidollare, previa rimozione della placca risultata inefficace. La guarigione radiologica è avvenuta a 4 mesi dall’intervento chirurgico.

I fallimenti si sono verificati in un uomo di 55 anni ed in una donna di 24 anni, entrambi trattati con chiodo endomidollare dopo fallimento della sintesi con placca. Il paziente di 55 anni presentava una pseudoartrosi atrofica della diafisi omerale con una perdita di sostanza di 8,19mm. Questo paziente inizialmente è stato sottoposto ad un intervento chirurgico di sintesi con placca ma senza ottenere nessun beneficio. A distanza di 9 mesi è stato eseguito un secondo intervento chirurgico in cui è stato revisionato il focolaio, rimosso il precedente mezzo di sintesi e inserito un chiodo endomidollare con l’aggiunta di cellule staminali mesenchimali. Anche in questo caso non si è raggiunta la guarigione e il paziente lamenta dolore e limitazione funzionale.

La paziente di 24 anni ha sviluppato una pseudoartrosi successivamente ad una frattura a 4 frammenti dell’omero con un interessamento del nervo radiale. La perdita di sostanza ossea era 7,92mm. Nel primo intervento chirurgico la sintesi è stata effettuata utilizzando 3 placche. Il secondo intervento è stato eseguito circa un anno dopo rimuovendo il mezzo di sintesi fallito, revisionando il focolaio e sintetizzando la frattura con un chiodo endomidollare (fig. 5.6). In questo intervento sono state utilizzate cellule staminali mesenchimali con la metodica Regenkit Extracell® BMC. Anche questa paziente, da un punto di vista clinico, riferisce dolore e limitazione funzionale dell’arto superiore.

A) B) C)

Figura 5.6 – Immagini radiografiche di una pseudoartrosi di omero durante la sua evoluzione. A) Pseudoartrosi fissata con placca. B) Pseudoartrosi dopo intervento chirurgico con l’utilizzo di un chiodo midollare e di cellule staminali mesenchimali mediante la metodica Regenkit Extracell® BMC. C) Pseudoartrosi non ancora consolidata sette mesi dopo l’intervento.

Per quanto riguarda il parametro clinico, valutato con la scala del dolore VAS, i valori rilevati al momento dell’intervento e al momento della guarigione o al momento dell’ultimo follow- up per i casi non guariti sono riassunti nella seguente tabella (tab. 5.2):

Pz, età Sesso Tipo di patologia Sede Localizzazi one Guarigione VAS T=0 VAS G/ UFU

B.G. 22 Maschio Pseudoartrosi Femore Diafisi 4 mesi 3 0

B.S. 59 Maschio Pseudoartrosi Omero Diafisi 4 mesi 4 1

C.F. 22 Maschio Pseudoartrosi Femore Diafisi 10 mesi 2 0

C.M. 75 Femmina Pseudoartrosi Tibia 7 mesi 2 0

C.P. 26 Femmina Pseudoartrosi Omero Diafisi Non guarita 4 3

C.P. 75 Femmina Pseudoartrosi Rotula Non guarita 3 3

C.G. 86 Femmina Pseudoartrosi Femore Diafisi 4 mesi 2 0

D.V.M3 4

Maschio Ritardo di Cons (2,5 mesi)

Tibia Metafisi dist 3 mesi 3 1

F.C. 71 Femmina Pseudoartrosi Tibia Diafisi 4 mesi 2 1

F.A. 68 Maschio Pseudoartrosi Tibia Metafisi dist 6 mesi 4 1 F.G. 45 Maschio Ritardo di cons

(5 mesi)

Tibia Metafisi Pros

3 mesi 2 0

G.E. 69 Femmina Pseudoartrosi Tibia Metafisi

pros Non guarita 3 2

M.F. 58 Maschio Pseudoartrosi Omero Diafisi Non guartito 2 2 M.G.

73

Femmina Pseudoartrosi Tibia Diafisi 6 mesi 4 0

M.A.

83 Femmina Pseudoartrosi Femore Epifisi pross Non guarita 4 3

N.A. 48 Maschio Pseudoartrosi Perone Diafisi 4mesi 3 1

O.L. 43 Maschio Ritardo di Cons (5 mesi)

Ulna Diafisi 1 anno e 3 mesi 2 0 P.D. 29 Maschio Pseudoartrosi Femore Metafisi

Distale

Non guarito 4 3

R.S. 80 Maschio Pseudoartrosi Femore Diafisi 5 mesi 3 1

S.I. 39 Femmina Pseudoartrosi Femore Metafisi Dist

Non guarita 2 2

V.P. 49 Femmina Pseudoartrosi Tibia Diafisi 3 mesi 3 1

Capitolo 6

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