• Non ci sono risultati.

Il costo del prodotto venduto, comprende solo i costi tipici, ovvero quei costi necessari per realizzare i beni e servizi, oggetto del core business aziendale. La peculiarità di questa voce intermedia, consiste proprio nell'individuare esclusivamente il costo dei prodotti venduti nel corso del periodo di analisi e non il costo di quelli realizzati, valore che è ottenibile aggiungendo o sottraendo la variazione delle rimanenze di magazzino. Nello specifico, un aumento delle rimanenze, determina una produzione superiore rispetto a quanto venduto, viceversa, una riduzione implica che si è venduto più di quanto prodotto, andando ad attingere proprio dal magazzino. La sottrazione di una variazione positiva, piuttosto che la somma di un delta magazzino negativo, consente di valutare così il solo costo di quanto si è venduto.

Analogamente,ma con maggior semplicità, i ricavi, prima voce del conto economico, individuano il ricavo netto di quanto venduto, valore direttamente ottenibile dal conto economico civilistico.

Il Margine Lordo Industriale, rappresenta quindi, quanta parte dei ricavi

residua, dopo avere coperto i costi della produzione venduta cioè i costi di trasformazione tipici del processo produttivo; di conseguenza misura quella parte di ricavo atta in primis a coprire gli altri costi della gestione, e successivamente a generare reddito.

Per comprendere la portata informativa del Margine lordo industriale, si consideri inoltre che “ esso è influenzato dal dall'incidenza del costo del prodotto venduto che, a sua volta è un indicatore estremamente importante per le imprese di produzione di beni e servizi.... se il valore del CPV è basso, significa che l'impresa ha un processo produttivo efficace, e razionale che è presupposto per la realizzazione di utile nell'esercizio dell'attività caratteristica”37 .

Tale modello di conto economico presenta tra le principali criticità, un elevato costo di implementazione, proprio perché risulta fruibile solo se si dispone di una struttura informativa atta alla collocazione delle risorse nelle corrette aree funzionali. Il suo potere informativo tuttavia si presta principalmente per analisi di efficienza interna e valutazioni circa il modo in cui le risorse sono consumate per i fini aziendali.

Il Conto Economico a Valore della Produzione:

Tale modello di conto economico parte da una riclassificazione delle voci di costo, per natura, ovvero analizzando il tipo di fattore produttivo.

37 L. Magnani, Analisi del bilanci nel controllo di Gestione, dalla riclassificazione del

conto economico e dello stato patrimoniale all'analisi dei risultati/margini di Bilancio,

Il valore della produzione rappresenta il valore complessivamente prodotto dall'impresa per i beni prodotti a livello di gestione caratteristica.

Nello specifico, al valore dei ricavi netti di vendita, saranno aggiunte le variazioni dei prodotti finiti e anche le opere in corso di produzione. In sostanza, viene considerato un valore di ricavo anche un incremento delle rimanenze finali di prodotti finiti. La logica che sta alla base di tale scelta, è che debbano essere considerati come componente di ricavo o di costo, tutti quei fattori relativi alla produzione, che incidono nell'anno in cui la stessa è stata realizzata.

Sul lato dei costi, il modello parte dalla definizione di tre macro classi di fattori impiegati che sono:

 Materie prime e servizi

 Lavoro (capitale umano)

 Impianti ed attrezzature (capitale fisso)

Le materie prime e i servizi sono considerati dei fattori produttivi esterni, mentre, sia il personale che gli impianti, sono considerati fattori produttivi interni rispetto all'impresa.

Nel modello di conto economico sopra esposto, emergono tre grandezze particolarmente rilevanti ai fini di analisi e controllo aziendale:

 Valore della produzione

 Valore aggiunto

 Margine operativo Lordo o MOL

Il valore della produzione, esprime la volontà di calcolare il valore di quanto l'azienda è stata in grado di realizzare durante l'intervallo temporale di analisi, indipendentemente dalla destinazione al mercato. Si assume dunque inerente al valore della produzione anche quanto viene prodotto per il magazzino, motivo per cui un incremento delle rimanenze finali di

Ricavi netti

+Rimanenze prodotti finiti (Iniziali-finali) +Rimanenze prodotti in corso su ordinazione

+costo dei beni costruiti in economia

Valore della produzione

- Consumi per materie prime

-Costi per altri beni acquistati esternamente

Valore Aggiunto

- Costi del personale

Margine operativo Lordo o Ebitda

- Ammortamenti - Accantonamenti

Ebit

+/- Saldo gestione Finanziaria Risultato gestione ordinaria +/- Saldo gestione straordinaria

Risultato ante Imposte +/- Gestione tributaria

prodotti finiti, è un valore incrementativo del valore totale della produzione. Il Valore Aggiunto, si ottiene sottraendo dal valore della produzione, il costo di tutti quei fattori produttivi, che sopra abbiamo classificato come fattori esterni, ovvero materie prime e servizi. Come già accennato, il valore dei consumi dei FP, non è immediatamente desumibile dai valori di bilancio, esso infatti sarà ricostruito sottraendo dagli acquisti di materie prime la variazione di rimanenze (se positiva, altrimenti si somma).

In sintesi il valore aggiunto esprime il valore incrementale dei prodotti finiti rispetto alle risorse esterne consumate. Tale valore è generato dalla struttura interna aziendale. Rappresenta una significativa misura della capacità aziendale di produrre valore di produzione in modo autonomo, e di conseguenza assume rilevanza in sede di valutazioni di convenienza su scelte di esternalizzazione o meno di attività aziendali.

Il Margine Operativo Lordo, rappresenta il terzo aggregato tipico dello schema di riclassificazione del C.E a coso della produzione.

Tale grandezza, nota anche come EBITA ( erning before ineterst taxes depreciation and ammortization), individua un risultato economico al lordo degli ammortamenti delle svalutazioni e delle tasse. Esso presenta una portata informativa notevole, riassumibile sotto un duplice profilo.

Dal punto di vista Finanziario, si consideri che tutti i valori che lo formano generano delle variazioni a livello finanziario, e nello specifico a livello di capitale circolante netto. E' inopinabile quindi che se tale grandezza è positiva, l'azienda ha creato captale circolante, mentre se negativo ha assorbito circolante.

Sul piano economico invece, esprime il valore di reddito operativo al netto della maggior parte dei costi non monetari come gli ammortamenti e le

svalutazioni, costi questi ultimi che risentono fortemente delle politiche di bilancio aziendale intraprese dal management, dunque un ebitda positivo esprime la capcità dell'azienda di coprire i costi operativi e i costi del personale.

Si ricordi a tal punto che il MOL emerge dalla differenza tra il valore aggiunto e i costi di trasformazione interni,esprimendo la redditività della gestione caratteristica aziendale ovvero se l'azienda è in grado di generare profitti dalla gestione ordinaria.

Questo indicatore risulta utile per comparare i risultati di diverse aziende che operano in uno stesso settore attraverso i multipli comparati (utili in fase di decisione del prezzo in un' offerta pubblica iniziale). È spesso utilizzato poiché l'EBITDA è molto simile al valore dei flussi di cassa prodotti da una azienda, e quindi fornisce l'indicazione più significativa al fine di valutarne il valore.

Il Conto Economico Marginalistico è già stato in parte individuato in sede di analisi della metodologia Direct Costing, verrà quindi qui riproposta una sintesi delle peculiarità che lo contraddistinguono.

La prima operazione da compiere è la suddivisione dei costi tra costi variabili e costi fissi, tale operazione può risultare differente a seconda delle attività economiche prese a riferimento e in base del livello di dettaglio o comunque di fabbisogno informativo di cui si necessita.

La grandezza economica che si ricerca in tale modello è il margine di

contribuzione, ovvero la capacità dei prodotti venduti di contribuire alla

copertura dei costi fissi, e dunque in seconda istanza, di generare reddito. La presenza di un margine di contribuzione positivo è la condizione di convenienza in termini assoluti, se tale valore è negativo, l'azienda non solo

sta operando in perdita, ma ogni unità aggiuntiva di prodotto, genera un incremento della perdita. E' possibile a ben vedere che il margine di contribuzione sia positivo, ma che vi sia un risultato operativo negativo, in tal caso significa che la produzione e la vendita dei prodotti, seppur in grado di coprire tutti i costi variabili, copre solo una parte di costi fissi, non sufficiente a generare utile. In tal caso si potrà valutare se procedere con un aumento del prezzo di vendita ( da cui segue a parità di costi un aumento del MG cont) o un incremento delle unità vendute. Si ricordi, come già mostrato in sede di analisi del Direct Costing, che tale modello di conto economico può essere applicato ad un singolo prodotto, operazione che consente di avere informazioni ad hoc su ciascuna delle produzioni aziendali e dunque di esprimere valutazioni di convenienza economica e di indirizzo strategico. Si riporta qui sotto uno schema sintetico del modello di CE in analisi, ma si sottolinea come quest'ultimo si presti a numerose personalizzazioni in funzione delle esigenze informative dell'impresa e creando dunque ulteriori suddivisioni o aggregati intermedi.

I costi variabili industriali, rappresentano qui il costo variabile dei prodotti Ricavi netti

+ altri ricavi e proventi caratteristici - Costi Variabili Industriali

Margine di Contribuzione Industriale

- Costi Variabili Commerciali

Margine di contribuzione Totale

- Costi Fissi Operativi

venduti, ovvero i costi variabili di produzione cui si sottrae una variazione positiva delle rimanenze di magazzino, o si aggiunge un eventuale delta negativo. Dalla differenza tra i ricavi netti e i costi variabili industriali, emerge il margine di contribuzione industriale.

Il margine i contribuzione industriale, indica la quota residua di ricavo addetta alla copertura dei rimanenti costi variabili di natura commerciale e amministrativa, e alla copertura di tutti i costi fissi. Individua quindi percentualmente, l'incidenza dei costi di trasformazione sul totale dei ricavi, fornendo quindi un'informazione sull'impegno industriale dell'azienda, ovvero quanto pesa l'attività di trasformazione dei fattori produttivi sui risultati che si ottengono.

Il margine di contribuzione Totale, si ottiene invece sottraendo la rimanente parte dei costi variabili ( di natura commerciale e amministrativa) al margine industriale, individuando quindi congiuntamente l'impegno economico di tipo industriale e commerciale, e la sua incidenza complessiva sul totale dei ricavi, mostrando in fine la quota residuale atta alla copertura di restanti costi fissi.

Tale modello di C.E., si presta ad analisi di tipo strategico direzionale nella misura in cui, individuate le possibili leve d'azione, si studia l'eventuale impatto che un decisione comporta a livello di risultati, A tal proposito si tenga qui presente che “ il margine di contribuzione, deriva da elementi quali: i volumi di produzione/vendita, i prezzi di vendita dei prodotti, i prezzi di acquisto dei fattori produttivi, i rendimenti nell'utilizzo dei FP, il mix di produzione vendita. Le possibili vie di intervento sono pertanto rappresentate dall'aumento dei volumi di produzione e dal cambiamento del mix a favore di prodotti mercati che presentano margini di contribuzione

più elevati o dal miglioramento dell'efficienza interna”38.

1.8) CONCLUSIONI

La trattazione fino a qui esposta ha come scopo quello di analizzare le logiche e gli strumenti principali che si possono predisporre in azienda per massimizzare la portata informativa delle rilevazioni e dunque poter beneficiare di un appropriato quadro di sintesi circa l'andamento della gestione.

Si ribadisce qui, come non è obiettivo del presente lavoro, lo studio di tutti gli strumenti ad appannaggio del controllo direzionale e del controllo di gestione, per garantire un processo decisionale razionale e dunque efficace. Piuttosto l'analisi qui fatta deve essere letta in ottica utilitaristica per il prosieguo della trattazione.

L'elaborato infatti, continua analizzando una realtà aziendale, e verrà mostrato come un modello di controllo strutturato per centri di costo sia in grado di fornire un' informativa di sintesi che rappresenta il principale strumento per la direzione aziendale per valutare gli andamenti operativi ed intraprendere decisioni di natura squisitamente strategica.

2 IL MODELLO DI CONTROLLO IN FOX NETWORKS

Documenti correlati