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Il ritorno in città: un mondo estraneo a Drogo

PUNTO DI VISTA INTERNO

II.10. Il ritorno in città: un mondo estraneo a Drogo

Ortiz, proprio quel soldato ancora affascinato dalla Fortezza nonostante gli innumerevoli anni trascorsi lì inutilmente, cerca di risvegliare Giovanni dal torpore.

Io ho aspettato troppo, ma lei … […] Se ne vada fino a che è in tempo […] Non si è poi nati tutti per fare gli eroi. […] Lei ha lasciato passare già quattro anni […] È rimasto tagliato fuori dal mondo, nessuno si ricorda più di lei, ritorni fino a che è in tempo. […] Ne ho già visti altri […] A poco a poco hanno preso l’abitudine della fortezza, sono rimasti imprigionati qui dentro, non sono stati più capaci di

61 D. B

UZZATI, Il deserto dei Tartari, cit., pp. 79-80.

62 A. M

ARIANI, Il deserto dei Tartari di D. Buzzati ed Aspettando i barbari di J.M. Coetzee: il tema

muoversi […]. Lei è giovane […] e lo sarà ancora per un pezzo, è vero. Ma io non mi fiderei. […] bastano anche soli due anni, e tornare indietro le costerebbe troppa fatica.63

Il capitano Ortiz spinge dunque Giovanni a rientrare. Sono passati quattro anni dall’arrivo di Drogo alla Fortezza: durante questo periodo non vi sono mai state minacce esterne, la vita ha mantenuto sempre il medesimo ritmo. Una cadenza che inevitabilmente ha coinvolto anche il protagonista, ormai assuefattosi all’esistenza nella rocca e per questo ancor più esposto alla sua ossessione. Giovanni ha a disposizione ancora molto tempo, ma basterebbero soli altri due anni per impedirgli definitivamente di tornare in città: egli deve dunque rientrare nel mondo esterno.

Addio Fortezza, fermarsi ancora sarebbe pericoloso, il tuo facile mistero è caduto, la pianura del nord continuerà a rimanere deserta, mai più verranno i nemici, mai nessuno verrà ad assaltare le tue povere mura. Addio maggiore Ortiz, melanconico amico che non sei più capace di staccarti da questa bicocca; e come te tanti altri, troppo a lungo vi siete ostinati a sperare, il tempo è stato più svelto di voi, e non potete ricominciare. Giovanni Drogo invece sì. Nessun impegno lo tiene più alla Fortezza. Adesso […] rientra nel consorzio degli uomini, non sarà difficile che gli diano qualche incarico speciale […]. […] mentre lui era alla Fortezza, certo sono andate perdute molte belle occasioni, ma Giovanni è ancora giovane, gli rimane tutto il tempo possibile per rimediare. 64

Smosso dalle parole di Ortiz, Drogo lascia la Fortezza. Il capitano e gli altri soldati hanno sperato per troppo tempo nell’arrivo dei Tartari, perdendo ogni possibilità di ritorno al mondo; Giovanni invece, forte anche della giovane età, è in grado di rientrare in città e sfruttare le opportunità che (a suo dire) saranno a sua disposizione. L’ossessione indotta

63 Ivi, p. 121. 64

dalla rocca pare quindi sconfitta. Il protagonista ora rientra in città, seppure con una licenza momentanea.

Addio dunque Fortezza, con le tue assurde ridotte, i tuoi soldati pazienti, il tuo signor colonnello che ogni mattina, senza farsi vedere, scruta col cannocchiale il deserto del settentrione, ma è inutile, non c’è mai niente. Un saluto alla tomba di Angustina, forse è stato di tutti il più fortunato, lui almeno è morto da vero soldato, meglio comunque che nel probabile letto di un ospedale.65

Inconsapevolmente, Drogo nomina due delle figure più vicine a lui. Il colonnello Filimore, impegnato a scrutare il deserto con il cannocchiale, sarà imitato da Giovanni dopo il suo definitivo ritorno; per quanto riguarda invece Angustina, come detto sopra, la sua morte ricalca quella futura del protagonista.

Giovanni rientra dunque in città.

L’uscio di casa fu aperto e Drogo sentì subito l’antico odore domestico. […] Era odore familiare ed amico, eppure, dopo tanto tempo, vi affiorava alcunché di meschino. […] sentiva mutarsi la felicità in tristezza svogliata. […] Solo se ne stava nella sua stanza, la mamma pregava in chiesa, i fratelli erano lontani, tutto il mondo viveva dunque senza alcun bisogno di Giovanni Drogo. […] E adesso? Si domandava.66

Giunto a casa, il protagonista si rende conto dei cambiamenti intercorsi nei quattro anni alla Fortezza. Il focolare domestico non è più accogliente come un tempo: ciò non permette a Giovanni di trovare la felicità che si attendeva dal ritorno in città. Soprattutto, egli è ora da solo: né la madre né i fratelli sono con lui. A tutto ciò segue un’amara considerazione: il

65 Ibidem. 66

mondo si è abituato all’assenza di Drogo, ha proseguito la propria esistenza anche senza di lui. Egli è ormai assuefatto alle consuetudini della Fortezza, al punto di aver perso il proprio posto all’interno del suo contesto giovanile. Ciò è rintracciabile in questo semplice considerazione marginale:

Tramontando le stelle, rimase Drogo […] a vedere sorgere il giorno […]. In quel momento – Drogo pensò – i primi raggi del sole avevano già raggiunto i bastioni della Fortezza e le sentinelle infreddolite. Il suo orecchio aspettò inutilmente un suono di tromba.67

A sancire il definitivo distacco dal mondo è il colloquio con Maria, in passato fidanzata di Giovanni. Durante la loro conversazione, Drogo comincia a percepire quanto ormai egli appartenga alla rocca.

Giovanni guardava la striscia di sole sul tappeto, pensava alla Fortezza, immaginò la neve che si scioglieva, il gocciolio delle terrazze, la povera primavera della montagna […].

“Ma adesso ti farai trasferire, no?” riprese la ragazza. “Dopo tanto tempo avrai il diritto. Deve essere una bella noia lassù!”

[…] “Un po’ noioso forse, certo preferisco stare qui con te.” Questa misera frase balenò nella mente di Drogo come una coraggiosa possibilità. Era banale, però forse sarebbe bastata. Ma di colpo ogni desiderio si spense, Giovanni pensò anzi con disgusto quanto sarebbero state ridicole quelle parole pronunciate da lui.68

Il pensiero del protagonista è rivolto alla Fortezza, non più a Maria. La donna lascia intendere a Giovanni di provare ancora sentimenti per lui; Drogo non è insensibile alle sue parole e vorrebbe rispondere, ma all’improvviso il desiderio di parlare finisce. Egli è ormai assorbito all’interno della rocca.

67 Ivi, p. 130. 68

Drogo capiva di voler bene ancora a Maria e di amare il suo mondo: ma tutte le cose che nutrivano la sua vita di un tempo si erano fatte lontane; un mondo di altri dove il suo posto era stato facilmente occupato. E lo considerava oramai dal di fuori, pur con rimpianto; rientrarvi lo avrebbe messo a disagio, facce nuove, nuove abitudini, nuovi scherzi, nuovi modi di dire, a cui egli non era allenato. Quella non era più la sua vita, lui aveva preso un’altra strada, tornare indietro sarebbe stato stupido e vano.69

Giovanni prende completamente coscienza della propria condizione. Ortiz lo aveva messo in guardia, ma anche il suo appello si è rivelato tardivo: durante i quattro anni alla Fortezza, Drogo è rimasto intrappolato nella sua ossessione. Le abitudini della rocca hanno preso il sopravvento, rendendolo incapace di cambiare nuovamente per il rientro nel mondo; il percorso intrapreso dal protagonista esclude l’ambiente cittadino, e con esso tutto ciò che riguarda la sua vita passata.