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Robert Louis Stevenson, The Beach of Falesá

Analizzare questo testo dopo l’opera di Pierre Loti fa subito risaltare la grande differenza che può esserci nel trattare il tema dell’alterità tra la letteratura francese e quella inglese. Se in Aziyadé lo spazio era tutto lasciato all’espressione libera della propria immaginazione senza che la realtà potesse entrare in maniera incisiva e senza che vere e proprie problematiche di incontro con l’altro fossero toccate, The Beach of Falesá è al contrario tutta attaccata alla fattualità dell’esperienza nelle isole del Pacifico. L’atmosfera che circonda le due storie è infatti completamente diversa: se da una parte si è ancora in un Oriente da fiaba, con colori e panorami sgargianti, ancora con pose da Mille e una notte e in cui il protagonista può muoversi indisturbato seguendo il flusso del suo piacere e dei suoi desideri, dall’altra parte l’Oriente di Stevenson è ormai molto più disincantato, non c’è più spazio per una dimensione favolistica e il rapporto con l’ambiente, pur a contatto con un natura feconda, è saturato piuttosto dall’attenzione sui commerci e sulle lotte dei mercanti per ottenere qualche vantaggio in più. Insomma, sparisce completamente qualsiasi patina lussureggiante da esotismo, che gioca sullo stupore e sull’incanto, per lasciar spazio a un altrove più concreto, più tangibile, senz’altro più disincantato, e in cui,

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proprio per questo, il rapporto tra le due civiltà differenti risulta più vero nella sua difficoltà e asprezza.

In conseguenza di ciò diventa interessante andare a vedere come la relazione tra l’uomo occidentale e la donna indigena venga trattato nei due testi; quello che colpisce è che a un livello base può riassumersi allo stesso modo: il protagonista si innamora di un’autoctona con cui instaura un rapporto di reciprocità fino alla decisione di rinunciare al ritorno in patria e di rimanere con lei; tanto più è sorprendente, allora, vedere come intorno a questo schema di partenza si ritagli un racconto completamente differente: una storia di amore o, meglio, di amori di marchio tardoromantico nel caso di Loti, un romanzo definibile, paradossalmente, a metà tra il domestico e l’avventuroso e ormai tutto impregnato dell’esperienza coloniale, nel caso di Stevenson.

Con questo romanzo siamo infatti nel 1892, un’epoca già molto più matura rispetto a quella in cui si muove Loti per quanto riguarda il tema del rapporto di forza tra Occidente e Oriente inteso in senso lato; infatti mentre Loti fa entrare aspetti politici e di potere solo come elementi di disturbo al dispiegamento del suo sogno orientale, The Beach of Falesá non può, invece, prescindere da essi poiché vi è immerso e il suo altrove non può più esimersi dal fare i conti con questi fattori e soprattutto con le realtà più misere del colonialismo. Anche lo stile risente profondamente dei due diversi approcci: per fare solo un esempio, Loti utilizza termini arabi e turchi solo per creare un ulteriore colore esotico, un maggior effetto di straniamento, senza, però, mai fare accenno, se non con qualche eccezione trascurabile, alla barriera linguistica del suo protagonista e senza, soprattutto, davvero piegare la lingua francese all’inserimento di tali termini creandone una forma nuova; Stevenson al contrario utilizza il Beach de

Mar come vero e proprio bacino di riferimento del suo stile, creando effetti di

comicità nella lingua, utilizzando la probabile difficoltà del madre lingua inglese a contatto con un dialetto dei mari del sud per aprire possibilità narrative e rendendo ibrido il registro dell’intero romanzo con la conseguenza di un maggiore realismo a partire proprio dal livello formale dell’opera, alla ricerca di una maggiore concretezza della questione esotica197. Insomma, relativamente a quanto detto

197

Scrive a questo proposito Tania Zulli in The Beach of Falesá: le forme ibride della cultura e gli

incontri interstiziali del testo, in Rivista di studi vittoriani, a. VI, n. 12, Pescara, Edizioni Tracce,

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nella panoramica storica, con il testo di Stevenson si va decisamente verso una trattazione più veridica dell’esperienza dell’alterità in cui l’altro non ha più solo funzione di simbolo o di possibilità della soddisfazione del proprio desiderio e con il quale non possono nascere incomprensioni di nessuna sorta dato proprio questo ruolo astratto, ma, al contrario, esso inizia a prendere dei lineamenti ben definiti, delle caratteristiche che lo spingono dentro la narrazione anche per le problematicità che può far nascere all’interno di essa, rendendola in definita più realistica.

Se le differenze tra i due romanzi sono, dunque, molte, emergono, però, degli elementi uguali che sono poi, significativamente, quelli che si sono indicati e cercati fin qui, e, cioè, oltre chiaramente all’importanza dell’erotismo, che è in entrambi i libri impulso base della storia, il contatto con il paesaggio e l’esperienza del sinistro. Dunque anche per Stevenson si parlerà di ritorno del represso erotico e di ritorno del represso culturale, ma se ne dovrà parlare in termini diversi, poiché se è il primo a essere, per così dire, motivo scatenante, è il secondo che poi si delinea maggiormente, iniziando a capovolgere la proporzione tra i due che invece era preponderante in Loti. In ogni caso il ritorno del represso presente in The Beach of Falesá è molto meno esplicitato, non c’è come in

Aziyadé una contrapposizione netta tra Occidente e Oriente in cui il favore del

protagonista sta tutto da una parte; il personaggio di Stevenson è molto meno schierato e le sue azioni non sono mai dettate da grandi pose o grandi dichiarazioni. Questo è dovuto, chiaramente, al maggiore realismo rispetto al testo di Loti, ma dipende anche dal tipo di ritorno del represso che è presente nelle due opere; appoggiandosi alla classificazione orlandiana198, si può dire che, nonostante entrambe le opere appartengano alla categoria C, in cui il ritorno del represso è accettato ma non propugnato, Azyadé abbia delle punte appartenenti alle categoria D, propugnato ma non autorizzato. Questo non significa per forza che l’autore inglese, a 15 anni da Loti, abbia fatto un passo indietro; al contrario, come si vedrà, le tematiche che vengono toccate in The Beach of Falesá sono molto più scottanti e attuali rispetto al romanzo francese ed è proprio per questo

ibrida, in cui il dialogismo e la dinamicità interni costituiscono il mezzo per la formazione di nuove individualità.» e ancora a p. 137: «L’idioma degli indigeni si ‘innesta’ nel tracciato linguistico del testo: disseminati nella narrazione in lingua inglese, i vocaboli e le espressioni nella lingua dei polinesiani danno origine a una ‘generazione di nuovi sensi’».

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che il personaggio stevensoniano è molto più cauto. In altre parole mentre Loti sostiene in maniera netta un Oriente in contrapposizione all’Occidente lo fa solo su un piano, va detto ancora una volta, di comportamenti morali, di libertà del desiderio, senza trattare, se non come effetto, problematiche politiche: i suoi apici di propugnato, insomma, sono ancora presi con una posa da eroe dandy e byronico, con una concentrazione piuttosto sul proprio egotismo; Stevenson, invece, se non si schiera apertamente per l’alterità lo fa perché il suo testo porta con sé una critica più profonda, meno accettabile del sistema europeo, in cui a essere messi all’interno della narrazione, e quindi in questione, sono i metodi con cui gli occidentali portano avanti il loro rapporto con le popolazioni indigene delle colonie. Insomma, The Beach of Falesá va a toccare punti più nevralgici nell’atmosfera dell’epoca e non a caso suscitò molto scalpore tanto che il testo venne epurato a partire proprio dal livello linguistico riportato a un inglese standard eliminando ogni forma di ibridismo; lo scandalo provocato da Stevenson, dunque, inizia a servirsi dell’erotismo più che essere erotico; è infatti attraverso di esso che l’autore può iniziare a inserire una denuncia di parzialità razziale, trasportando il ritorno del represso da maggiormente erotico a maggiormente culturale ed essendo costretto, così, a retrocederlo di nuovo a un piano meno esplicito.

Come già detto la storia di base è molto semplice: un mercante arriva nella sua nuova stazione, sposa una donna indigena come di convenzione e per questo matrimonio ha dei problemi con li suo commercio e con l’altro mercante dell’isola che si rivela essere un vero e proprio rivale, di conseguenza si libera di lui e ristabilisce l’ordine sull’isola. Si può dire, quindi, che la trama funzioni principalmente su tre personaggi: il protagonista, la protagonista e l’antagonista e seguendo i rapporti che il primo instaura con la seconda e il terzo la vicenda si snoda in maniera ascendente, in modo tale che l’approfondimento della relazione con una donna indigena coincida con l’inasprimento di quella con un uomo bianco, in un percorso progressivo di avvicinamento all’una e di distacco dall’altro. Questo movimento catalizza il resto delle vicende e dei personaggi che servono appunto ad accelerarlo fino al culmine finale che risolve drasticamente la storia con l’eliminazione dell’antagonista. Ulteriormente rispetto a questa linea ascendente, il romanzo può dividersi quasi perfettamente a metà tra una prima parte definibile domestica e una seconda parte in cui prevale l’avventura; se infatti

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all’inizio quello che conta è consolidare il rapporto tra l’uomo e la donna, in un secondo momento la complicità affermatasi nella coppia permette al personaggio principale di concentrarsi e di avere la meglio nella conflittualità con l’altro uomo quasi in un vero e proprio duello all’ultimo sangue. Il protagonista, Wiltshire, parte da una situazione di perfetta intesa con l’altro uomo bianco, Case, anche in una sorta di alleanza di razza contro la popolazione del luogo, ma questo stato di cose inizia a incrinarsi dall’entrata in scena della donna, Uma, fino alla rottura definitiva dovuta a varie circostanze collegate proprio al matrimonio con questa; a questo distacco corrisponde l’ufficializzazione del legame con la ragazza e la coalizione con i capi del popolo dell’isola contro Case. Insomma, iniziando da una rivendicazione del proprio statuto di Uomo bianco e Suddito britannico, Wilthshire passa, attraverso un matrimonio interrazziale, a una situazione di compromesso con il modo di esistenza del luogo.

Tutto questo avviene, al contrario rispetto al romanzo di Loti, apparentemente in nome non di ideali o utopie, ma per una questione di mero interesse commerciale: Wilthshire si allea con Case pensando che ciò gli tornerà utile e si distacca da lui nel momento in cui capisce che i suo affari sono da questo messo in pericolo. Per mantenere questa superficie totalmente disincantata e lontana da qualsiasi sentimentalismo il registro utilizzato in tutta la stesura e i termini con il quale il protagonista si presenta in quanto narratore in prima persona sono totalmente dimessi: secondo quanto già detto infatti la lingua è un insieme di gergo mercantile, marinaresco e di Beach de Mar, proprio per mantenere il livello della storia a uno stadio totalmente pragmatico, legato al contingente. I personaggi, seguendo questo clima, non agiscono mai secondo principi morali, ma secondo il proprio utile e la storia è un concatenarsi talmente veloce di fatti che, totalmente in maniera divergente rispetto a Aziyadè, non c’è mai spazio per riflessioni o abbandoni interiori. Tutto sembra essere fatto nell’unico modo possibile e naturale come se non potesse succedere altrimenti e, attraverso questa sorta di pacatezza del testo, Stevenson riesce a descrivere momenti anche tragici come se fossero usuali, riuscendo addirittura a conferirgli una certa comicità: succede così per esempio nella fase di innamoramento tra i due protagonisti o con l’esperienza nella foresta di Wiltshire o, perfino, nell’omicidio finale. In questo senso il linguaggio del protagonista, che sfiora appositamente punte di grande razzismo, serve ad allontanarlo dal rischio di un abbandono totale al rapporto con la donna

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che risulterebbe irrealistico; l’ironia risulta efficace invece per sdrammatizzare il momento di forte Unheimliche che Wiltshire prova nella foresta; il ricorso al principio di utilità a cui si richiamano continuamente i commercianti e una certa comicità macabra vanno invece a coprire l’imbarbarimento a cui vanno incontro gli europei fuori dal controllo della patria e lasciati liberi di esercitare un qualche potere sopra un’alterità ritenuta inferiore. Questo abbassamento generale dei messaggi forti del testo a un sostrato sotto la vicenda principale viene praticato da Stevenson verosimilmente per evitare una censura che, nonostante tutto, lo colpì; ciò significa che le tematiche che il romanzo tocca hanno una potenza comunicativa propria di tutti quegli elementi appartenenti alla sfera del represso: l’attrazione erotica interraziale come elemento di ambiguità identitaria, l’innegabile dinamica di orrore-fascinazione per luoghi fuori dal controllo della civiltà e l’abiezione che l’uomo bianco può raggiugere se tolto da un sistema di regole e leggi ritenute superiori si trovano senza dubbio in questa sfera e The

Beach of Falesá, nella sua capacità di affrontarli tutti contemporaneamente con

una grandissima lucidità sulla realtà del colonialismo, dimostra di essere un precursore di testi che saranno poi ritenuti i capisaldi della letteratura coloniale,

Heart of Darkness in primo luogo.

 Lui, lei, l’altro

Si partirà dalla linea principale con l’intento di illustrare il movimento portante della storia così come descritto precedentemente. Non si divideranno dunque, nell’analizzarli, i due rapporti cardinali del romanzo, che visti comparativamente acquistano più risalto, e si vedranno gli eventi seguendo il loro ordine proprio perché essi seguono la progressione di queste relazioni.

La vicenda inizia con l’arrivo del protagonista a Falesá, isola dei mari del sud dal nome inventato; siamo ancora sulla nave e il capitano gli racconta alcuni dei fatti recenti del posto e, pur non essendo questi tranquillizzanti per il nuovo arrivato poiché hanno a che vedere con la fine poco chiara dei suoi predecessori, l’atmosfera si mantiene solare proprio grazie a quel tono dimesso già descritto. La conversazione viene interrotta dall’arrivo di una barca da terra con a bordo gli altri mercanti del posto ed è qui che avviene il primo incontro con Case. Wiltshire ne è

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subito positivamente colpito: «I was pleased with the look of them at once […]they were both rigged out smart»199

; il protagonista riconosce subito una somiglianza tra loro nell’essere entrambi madrelingua inglesi e ben educati, così nasce una sorta di complicità tra i due: «Case used me like a gentleman and like a friend made me welcome to Falesá, and put his services at my disposal, which was the more helpful from my ignorance of the native.»200. Si instaura, dunque, un rapporto di fiducia tale che Wiltshire si affida al mercante perché gli faccia perfino da guida e interprete. Appena scesi a terra è, infatti, Case a ricordare all’amico di dover trovare una moglie ed è sempre lui a indicargliela e a parlare con lei nella sua lingua fungendo da intermediario. La ragazza scelta è Uma da cui il protagonista rimane subito affascinato ed è per lei che nasce la prima incomprensione tra i due uomini:

“ I guess it’s all right,” said Case. “ I guess you can have her. I’ll make it square with the old lady. You can have your pick of the lot for a plug of tobacco” he added, sneering. I suppose it was the smile stuck in my memory, for I spoke back sharp. “She doesn’t look sort”, I cried.201

Il malinteso viene, però, risolto subito e i due europei si mettono d’accordo per celebrare subito il matrimonio che è ovviamente un matrimonio fittizio, giusto per poter permettere al mercante di avere una compagnia senza resistenza e senza aver nessun tipo di problemi. Ma quando il protagonista rivede la donna al momento del matrimonio la bellezza di lei di nuovo lo colpisce più del dovuto e inizia a mettergli dubbi sul quello che sta facendo. Vale la pena riportare tutto il passo.

She showed the best bearing for a bride conceivable, serious and still; and I thought shame to stand up with her in that mean house and before that grinning negro. I thought shame I say; for the mountebank was dressed with a big paper collar, the book he made believe to read from was an odd volume of a novel, and the words of his service not fit to be set down. My conscience smote me when we joined hands; and when she got her certificate I was tempted to throw up the bargain and confess. Here is the document. It was Case that wrote it, signatures and all, in a leaf out of the ledger.

This is to certify that Uma, daughter of Faavao of Falesá island of - , is illegally married to Mr John Wiltshire for one night, and Mr John Wiltshire is at liberty to send her to hell next morning.

John Blackamoor.

199 R. L. Stevenson, La spiaggia di Falesá, a cura di R.Ambrosini, Venezia, Marsilio Editori, 2011, p. 52. Le traduzioni parziali presenti nel testo, in corsivo, sono del curatore.

200

Ibid., p. 54. 201 Ibid., p. 62.

112 Chaplain to the hulks. Extracted from the Register

by William T. Randall, Master Mariner.

That was a nice paper to put in a girl's hand and see her hide away like gold. A man might easily feel cheap for less. But it was the practice in these parts, and (as I told myself) not the least the fault of us White Men but of the missionaries. If they had let the natives be, I had never needed this deception, but taken all the wives I wished, and left them when I pleased, with a clear conscience.202

Il passo è denso e controverso tanto da essere una delle parti più rimaneggiata dalla censura. Per prima cosa è chiara la denuncia, attraverso il senso di colpa di Wiltshire, della consuetudine adottata nelle colonie dagli Europei di sposare illegalmente donne del luogo attraverso l’inganno: infatti il protagonista cerca di discolparsi prima affermando di seguire solo la consuetudine ( si faceva così da

quelle parti), poi spostando la causa da un atteggiamento degli Uomini Bianchi,

con un senso generale di casta sottolineato dalle maiuscole, a l’imposizione morale e religiosa data dai missionari, toccando con questa notazione il tema, molto importante lungo la storia, dell’influenza delle religioni europee sui costumi di altri popoli. Altro dettaglio importante al fine di questo discorso è che Wiltshire parla di vergogna fin da subito, ma arriva a toccare la dimensione della coscienza solo nel momento in cui si ha un primo contato fisico con la ragazza, a sottolineare che la debolezza del protagonista non nasce dalla sua bontà o da un astratto senso etico, ma da una forte spinta erotica nei confronti di un singolo individuo di un altro popolo e non per questo nel suo intero. In altre parole, Stevenson non vuol fare apparire il suo personaggio come una sorta di eroe buono; al contrario, Wiltshire è sempre ben ancorato all’ambiente in cui si muove, pieno di tutti i pregiudizi e le iniquità di quello che crede il suo rango, e l’unico modo per smuoverlo da questo punto non può chiaramente essere un appello morale, ma un desiderio erotico superficialmente più accettabile, ma proprio per questo in grado di entrare poi più in profondità. Il terzo fatto da far notare sono le modifiche fatte dalla censura a questo passo; ne basteranno due, entrambe, e non a caso, sulla redazione del certificato di matrimonio; con il primo intervento ne venne cambiata la durata da una notte a una settimana, con il secondo la libertà di

mandarla al diavolo viene spostata da domattina a quando lui preferisce. Ciò

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dimostra che il racconto diretto di Stevenson e una denuncia così chiara delle consuetudini nelle colonie rischiavano di risultare talmente sconcertanti all’epoca da far presumere che bastasse un allungamento della validità di una sorta di

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