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IL RUOLO DEGLI STATI UNIT

Uno dei temi più attuali degli ultimi dieci anni riguarda il rapporto tra Stati Uniti e Unione Europea e, in maniera più specifica, l'atteggiamento adottato dagli Stati Uniti nei confronti dell'integrazione europea.

L'importanza della questione è legata al fatto che il rapporto con gli Stati Uniti può essere considerato un fattore che nel corso degli anni ha incentivato il processo di integrazione fra gli Stati membri dell'Unione.

Tra gli anni '50 e '60 gli Stati Uniti hanno favorito l'integrazione europea in funzione antisovietica. Ricordiamo il Piano Marshall, con cui essi hanno investito ingenti somme di denaro nella ricostruzione economica europea con lo scopo di contenere l'espansionismo comunista. Utilizzando le parole di Pietro Graglia,

“In quel periodo aiutare il processo di integrazione europea significava anche mettere una barriera molto più solida di qualsiasi dispositivo militare contro l'espansionismo sovietico.”308

Se l'Europa non avesse raggiunto l'integrazione economica e politica, gli Stati Uniti avrebbero dovuto aumentare i mezzi per la difesa, minacciando un aumento del potere del sistema militare- industriale. Tuttavia, una volta sconfitta la minaccia sovietica, l’Europa ha perso buona parte del suo valore strategico. Di conseguenza gli USA hanno iniziato a considerare l'Unione un alleato che sostenesse il loro ruolo di unica superpotenza e hanno cambiato atteggiamento nei suoi confronti. Avendo essa dimostrato la propria forza sul piano economico- commerciale (ma, come più volte detto, non sul piano politico), diventando negli anni '80- '90 la prima potenza economica, gli Stati Uniti hanno abbandonato la linea di sostegno all'integrazione europea per adottare una prospettiva neutrale e a volte persino ostile nei confronti dell'Unione.

Gli economisti statunitensi hanno definito in termini catastrofici la questione della moneta unica. L'efficacia di una politica economica e monetaria comune dipenderebbe da una volontà politica comune, non da un accordo tra stati sovrani, come nel caso dell'Unione Europea. Essi hanno pertanto preannunciato il sorgere di crescenti opposizioni e dissidi fra gli Stati membri. E dobbiamo ammettere che la situazione attuale non è poi così distante dai pronostici americani. Lo stesso Graglia collega il futuro dei rapporti economico- commerciali tra Stati Uniti ed Unione al ruolo che nei prossimi anni l'euro avrà sui mercati finanziari.309

308 Graglia, P.S., L'Unione europea, Il Mulino, Bologna, 2011, p 130. 309 Graglia, P.S., L'Unione europea, Il Mulino, Bologna, 2011.

Per quanto riguarda le posizioni politiche, gli Stati Uniti nutrono un profondo risentimento nei confronti dell'alleato europeo, soprattutto in seguito agli attacchi terroristici. Mentre i primi hanno risposto agli eventi del 11 settembre aumentando le misure di sicurezza interna e le spese per la difesa, gli europei hanno adottato una linea più morbida, continuando a definire la propria politica estera in funzione economica e commerciale. Diversamente dagli Stati Uniti, lo scopo della politica internazionale per gli Europei non è definita nei termini della lotta al terrorismo. Bisogna tuttavia ammettere che dal 11 settembre l'Unione europea non ha elaborato una propria politica estera, ma ha definito la propria linea politica in opposizione a quella statunitense. L'Unione chiede di essere trattata al pari degli Stati Uniti, i quali rispondono con la richiesta di una politica estera concreta e non di un rapporto basato unicamente su una concorrenza commerciale. L'incapacità dell'Unione di delineare una politica estera chiara e ben definita sarebbe la base del rapporto tra i due poli, una debolezza che, a seconda del momento storico, viene a volte criticata, mentre altre volte assecondata a vantaggio degli Stati Uniti.

Con la presidenza di Obama gli Stati Uniti hanno adottato un approccio più pragmatico e di apertura nei confronti dell'Unione, chiedendole di adottare una linea politica più impegnativa. Durante la sua prima visita da presidente310, Obama aveva infatti sottolineato la necessità che

l'Europa si assumesse maggiori responsabilità sia verso se stessa sia nei confronti dei problemi globali per poter essere partner degli Stati Uniti. Tuttavia, deluso dall'evanescenza dei progetti europei, nel 2010 annullò l'incontro euro-americano.

Il 19 e 20 novembre 2010 a Lisbona la NATO ha stabilito la nuova strategia dell’organizzazione per il decennio seguente. Durante il summit gli Stati Uniti hanno intimato agli Europei di cambiare radicalmente il loro modo di rapportarsi con gli USA e con il resto del mondo per poter così affrontare le minacce terroristiche.

In un rapporto redatto nel novembre del 2009 dall’European Council on Foreign Relations sulle relazioni politiche ed economiche tra Stati Uniti ed Unione Europea emerse il fatto che gli Europei continuavano ad ignorare il cambiamento dell'atteggiamento americano nei loro confronti. Il periodo della Guerra Fredda era stato superato e gli Stati Uniti non erano più interessati al ruolo strategico dell'Europa. L'Unione non riusciva a capacitarsene e gli Stati membri continuavano a privilegiare un approccio bilaterale con gli Stati Uniti nelle aree più importanti per i propri interessi nazionali, nella convinzione di ottenere maggiori vantaggi 310 Conferenza di Praga, 5 aprile 2009.

rispetto ad un approccio multilaterale.

Nel rapporto emerse, come sottolineato più volte, che in materia economica l’Unione europea, avendo ampiamente integrato le economie degli Stati membri, poteva competere alla pari con gli Stati Uniti, diversamente da quanto accadeva in materia di politica estera e di difesa.

Tutto ciò dipendeva dalla mancanza di volontà dei governi europei di mettere in comune gli interessi politici.

“Nella politica estera e di difesa, gli Stati membri mantengono un forte senso di sovranità nazionale, partecipando alla NATO come alleati individuali. (…) Il risultato è il fallimento

dell’Europa nel rappresentare un effettivo attore della sicurezza internazionale”.311

Di conseguenza gli Stati Uniti, nonostante non si oppongano all'integrazione, “non privilegiano le istituzioni dell’Unione europea nei rapporti con l’Europa, ma mantengono una rete di relazioni dirette con i diversi paesi membri, che non esitano ad utilizzare soprattutto quando le istituzioni europee si rivelano incapaci di dare un contributo efficace nelle questioni internazionali”.312

Gli autori del rapporto affermavano che nel futuro l'atteggiamento europeo non era destinato a cambiare e che gli Stati europei avrebbero continuato a cercare un paese alleato -protettore a cui appoggiarsi, a meno che non riuscissero ad organizzarsi in una vera e propria federazione europea.313

L'elezione di Trump a Presidente degli Stati Uniti l'8 novembre 2016 ha sconvolto lo scenario internazionale acuendo il clima di tensione presente nello scenario europeo.

Il suo programma elettorale si sintetizza nel motto America First, un inno all'affermazione degli interessi americani e al contrasto di tutto ciò che avrebbe potuto ostacolarli.

Durante il discorso tenuto a Davos il 25 gennaio, Trump ha specificato che “America First non significa America Alone, ma come presidente degli Stati Uniti metterò sempre gli interessi del mio Paese davanti a tutto, come dovrebbero fare tutti i leader politici”.314

La presidenza Trump, a differenza di Obama, ha preso posizioni fortemente protezionistiche e sta cercando di ostacolare l'operato delle istituzioni multilaterali a vantaggio di rapporti

311 Filippi, L, Le relazioni tra Europa e Stati Uniti ne Il Federalista, Anno LII, 2010, Numero 3, Pagina 200. 312 Ivi.

313 Ivi.

bilaterali315, così come ha ribadito il Presidente a Davos.316

A dimostrazione di ciò nel corso del 2017 gli Stati Uniti hanno proposto accordi bilaterali a diversi paesi europei isolatamente, creando dissapori e pressioni all’interno dell’Unione. Di conseguenza i Ventisette hanno risposto con un rinnovato obiettivo di maggiore integrazione economica, in materia di difesa e sicurezza. La Commissione ha pertanto attivato delle contromisure per stringere rapporti economici con Cina, India, Paesi del Golfo e Messico, cercando in qualche modo di assumere il ruolo di leader nei sistemi di commercio multilaterale al posto degli Stati Uniti.317

Trump si era inoltre espresso con favore nei confronti della Brexit, appoggiando il progetto britannico di separazione dall'Unione, dimostrando in tal modo la propria mancanza di fiducia sulle future sorti dell'Europa.

Guardando al passato, dobbiamo ammettere che in alcuni casi l’Unione ha saputo dimostrare la capacità e la volontà politica di opporsi ad alcune scelte degli Stati Uniti che contrastavano con i suoi interessi. In particolare, negli anni '70, quando i governi dell’Europa occidentale iniziarono a trasformare lentamente le relazioni che intrattenevano con gli stati dell’Europa orientale. Ed ancora quando nel 1978 venne istituito il Sistema Monetario Europeo (SME) per cercare di arginare gli effetti della politica economica americana, la quale si caratterizzava per l'introduzione del cambio fisso tra oro e dollaro e per il conseguente tentativo di svalutazione sui mercati valutari internazionali.

Sotto questo punto di vista l’amministrazione Trump può effettivamente rappresentare un’occasione per gli Stati europei di continuare a perseguire una politica di integrazione e cooperazione.318

Ed infatti nell'ultimo anno l'Unione europea ha dimostrato di voler provare a sfruttare la politica americana di Trump come stimolo all’integrazione.

315 Brugnoli, F., La presidenza Trump e i rapporti UE-USA, ne Commenti Centro Studi sul Federalismo n 93- 16 novembre 2016.

316 Nota Il Sole 24 Ore, 26 gennaio 2018. 317 Nota Il sole 24 ore, 10 febbraio 2017