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SALVADOR: IO TI HO SEMPRE RISPETTATA! E TU MI RISPETTI? NO! DA QUANTO TEMPO NON TI FAI PIÙ SFIORARE DA ME? DILLO, DILLO

Scena II Salvador e Maria discutono animatamente.

SALVADOR: IO TI HO SEMPRE RISPETTATA! E TU MI RISPETTI? NO! DA QUANTO TEMPO NON TI FAI PIÙ SFIORARE DA ME? DILLO, DILLO

ACCIDENTI! (grida)

MARIA: (si avvicina e la guarda fisso negli occhi) Da troppo poco. Avrei dovuto vietartelo molto tempo fa...

SALVADOR: (le dà uno schiaffo) PUTTANA! Meglio andare a letto coi ragazzini, eh?

Maria, basita, indietreggia con una mano posata sulla guancia appena schiaffeggiata. Stringe l'altra mano in un pugno. All'improvviso scatta in avanti, pronta a sbranare chi l'ha ferita, come una belva. Spinge Salvador.

MARIA: Ma tu che vuoi saperne di puttane? Tu non sapresti neppure cosa farci con una puttana. Non hai mai capito nulla di donne, tu, perché una donna non la sai conquistare, non riesci neppure ad avvicinarti al cervello femminile. Perché sei vuoto come un secchio bucato, perché sei ottuso e stupido da quando sei nato. Che insegnamenti di vita avresti dato, tu, ad un figlio? Tu, che non hai mai fatto null'altro che piangerti addosso, convinto di essere il più incompreso dell'universo? Come se io fossi una cretina, come se non mi accorgessi di ogni balla raccontata, come se in fondo io potessi gestire sempre tutto. Ed ora, dopo tutta questa pazienza, dopo quasi quarant'anni in cui mi danno l'anima pur di non abbandonarti sul ciglio di una strada, ora mi sento chiamare puttana? Ora ti permetti di darmi uno schiaffo? Tu a me? E perché?

(breve pausa)

Perché non voglio fare l'amore (breve pausa)

Sai perché non voglio farlo? SAI PERCHÈ NON VOGLIO FARLO? Perché non mi piaci. Anzi, visto che tu parli senza problemi e alzi i toni, sarò sincera anch'io: il tuo corpo mi impressiona. Mi disgusta. Sì, è così. E tanto più mi guardo attorno e vedo uomini più giovani, belli come adoni, quanto più mi passa la voglia di venire a letto con te. Con te che, dall'alto in basso, mi guardi con sufficienza da una vita, con te che mi snobbi per anni e mi cerchi quando non hai di meglio da fare, per cinque minuti al massimo. Ed io non ci vedo più. Ora non ci vedo più, perché sai prima che facevo?

Prima mi autoconvincevo di essere io il problema, di non piacerti più perché non mi curavo come un tempo perché, forse, ero troppo disponibile. Allora ho persino iniziato a farmi delle maschere di bellezza quando non c'eri. Lo sai, sì? E Dio solo sa quanto ho speso in parrucchiere senza che tu te ne accorgessi nemmeno. Ed ho smesso di esserci sempre, controvoglia, nella speranza che così mi potessi desiderare nuovamente. O notare ogni tanto, almeno. Ma così non è stato. E mi sono stancata. All'improvviso ti ho guardato per davvero, come se ti vedessi per la prima volta. Cos'eri tu per me? Un uomo anziano che aveva smesso di vivere la vita. Un vecchio con il quale non sarei voluta stare mai più. Un giorno, stremata, ho deciso di uscire per un aperitivo. Sola come un cane, sentendomi una cretina totale. Non sapevo neppure che diavolo dovessi ordinare lì al bar -erano anni che non ci entravo più-, ma ormai ero uscita e che potevo fare? Ho preso ciò che aveva ordinato una ragazza accanto a me: uno Spritz. Non avevo la più pallida idea di che cazzo fosse, ma qualcosa dovevo pur ordinarla, no? E mentre sorseggiavo il mio primo Spritz si sono avvicinati due uomini e ci hanno provato. Con me, che mi ero sempre sentita invisibile. Con me, che avevo vent'anni più di loro. "Allora non sono così brutta", ho pensato. "Allora forse sono ancora piacente". E sì, lo ammetto, ne ho gioito. Perché a provarci erano corpi giovani, belli come il sole, che credevo esistessero solo nei film. Corpi che non mi ricordavo esistessero. O che forse non ho mai conosciuto.

SALVADOR: Ci hai fatto l'amore?

MARIA: (ignorandolo) Ogni venerdì sono uscita e li ho visti nei loro jeans aderenti, nelle loro magliette straripanti di muscoli. Ed ogni venerdì sono anche tornata a casa. Ho visto te. La tua faccia sempre uguale, la pancia flaccida in un corpo vecchio, rinsecchito come pochi. E quei capelli. Quei capelli che, se solo avessi potuto, te li avrei strappati tutti, uno per uno, pur di toglierti quel taglio che mi costringi a vedere da quando ne ho memoria. Tutto di te ormai mi infastidisce, persino la tua risata che sento soltanto quando, come un incompreso, bevi fino a dimenticarti di te. Perché di me non ti importa. Il venerdì, per la sottoscritta, era ed è tutto questo. Vita e morte, desiderio e supplizio. Cerco loro e trovo te.

SALVADOR: (glaciale) Dimmi soltanto se mi hai tradito. Il resto non importa. Il resto si risolve.

MARIA: (infastidita) Se ti ho tradito? Dopo tutto questo discorso ciò che ti preme è se ti ho tradito? E cosa cambia?

SALVADOR: Cambia ogni cosa

MARIA: Ma ogni cosa cosa? Non capisci che ho perduto la vita? Non capisci che rincorro l'ultima possibilità di essere giovane che mi è concessa? Io voglio vivere e ritrovarmi. Voglio recuperare me stessa così come ero, prima di te, prima di tutto. Voglio essere giovane, nuovamente. Perché non è vero che tutto è finito, perché la vita va avanti se ti adegui ai tempi.

SALVADOR: Te lo richiedo un'ultima volta: mi hai tradito?

MARIA: Sì, Sal. Ti ho tradito. Con tutta l'anima e tutto il corpo, per ricordarmi che c'ero, che esistevo. Per risvegliarmi dal torpore di un'eternità e gridare "SONO VIVA". Per ripetermi che sono libera dagli imbrogli che tutti ci hanno imposto. Perché se nasci solo hai diritto a morire solo. E se anche ti sposi e sei felice non devi, non puoi perdere te stesso. Sal noi ci siamo confusi l'un l'altro per anni. Cosa sei tu? E cosa sono io? Da soli avevamo smesso di esistere. Noi eravamo semplicemente noi, un indefinito imposto da chissà chi che mal tolleravamo. Io non so se tu mi capisci, se condividi, ma questa è sopravvivenza. E l'istinto scalpita fino...fino a correr via. Io non sono più arrabbiata con te, non credo.

Cala il silenzio, Salvador è in stato di shock.

SALVADOR: Tu...tu...tu mi hai...tu mi hai preso in giro? MARIA: Noi ci siamo presi in giro

SALVADOR: NO, NON È DI NOI CHE SI TRATTA. SIAMO SOLI, NO? UNO NASCE E MUORE SOLO? BEH, ALLORA, SEI TU CHE, SOLA, MIA HAI TRADITO. IO NO. Io no. Io il male me lo sono sempre fatto da solo, non ti ho messo in mezzo.

SALVADOR: Io per te ho sentito cose che non potrò mai più sentire.

Afferra un coltello e si gira verso Maria.

MARIA: Sal che fai? Sal metti giù quel coltello. Sì, ti ho tradito, ma in fondo cos'è una distrazione?

SALVADOR:Taci...

MARIA: È capitato soltanto una volta, avevo anche bevuto, ma non l'ho più rivisto... SALVADOR: Taci

MARIA: Avrà avuto trent'anni, è stato uno sfizio nato e morto lì. Nulla di serio, giuro!

Salvador, fuori di sé, sta per scagliarsi contro Maria, ma, all'ultimo momento, rivolge l'arma verso se stesso e si taglia l'orecchio destro.

SALVADOR: (cadendo a terra per il dolore) HAI CAPITO CHE DEVI STARE ZITTA? NON POSSO SENTIRTI. MI FA MALE.

Maria, esterrefatta, indietreggia tremante. È paralizzata dallo spavento. Scena IV

Salvador, ancora a terra, piange disperatamente.

SALVADOR: Non tu... Non tu... Tu non puoi essere come chiunque altro...Non tu... (singhiozza) Come puoi farmi soffrire così? Perché mi abbandoni? Tu e mia madre. Che vi ho fatto per meritarmi quest'inferno da una vita? Voi non volete essere amate da chi vi appartiene. Gente senza cuore, né anima. Feccia che merita ogni male. E se è vero che un Dio esiste, che vi fulmini. Che ti fulmini. Perché mia madre almeno mi ha messo al

mondo, ma tu che hai fatto? Tu mi hai soltanto rovinato la vita (singhiozza). Ed ora va', va' a farti sbattere dai tuoi amichetti per due Spritz. Sentiti donna fatale. Ma ricordati che per loro sarai soltanto un'altra tacca sulla cintura, una tardona smaniosa da accontentare...

MARIA: È questo che pensi? SALVADOR: Sì

MARIA: È questo che provi per me?

SALVADOR: COSA DOVREI PROVARE? COSA PENSI CHE PROVI? LO SAI O

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