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Al-"Samir" Al-Saghir, "Sinbad: la culla del fumetto arabo tra Egitto e Libano

Come si è visto, il «fumetto moderno», inteso come mezzo di comunicazione di massa, nacque negli Stati Uniti a fine '800, ma per affermarsi stabilmente in Medio Oriente impiegò di fatto mezzo secolo. Sebbene infatti la rivista illustrata egiziana “Al-"Samir" Al-Saghir” risalga al 1893, e nonostante in Egitto vengano pubblicate nel 1923 “Al-Awlaad”28 e nel 1940 “Al-Katut” e “Al- Bublul”, per la nascita del giornalino «come è conosciuto in Europa»29 si dovranno infatti attendere gli anni '50 del XXI secolo. Insomma, come ricorda il critico Nadim Damluji, «la storia dei fumetti arabi si estende sino agli anni venti, ma non si può dire che si sia seriamente affermata fino all'Egitto degli anni '50»30.

27 «Tendenza laica nella misura in cui non faceva esplicito riferimento alle radici arabe e Islamiche dell'Egitto, ma

anzi tendeva a esaltare il sentimento africano e faraonico della civiltà egiziana» (Campanini, Storia dell'Egitto

contemporaneo, p. 82)

28 S. Morayef, Arab Comics: Fit for Academic Exploration, in Al-Fanar Media, 18 Novembre 2014. http://www.al-

fanarmedia.org/2014/11/arab-comics-fit-academic-exploration/, fig. 1

29

T. Lahmi, Il fumetto arabo e il caso Algeria, 23 agosto 2005. http://www.al-fanarmedia.org/2014/11/arab-comics- fit-academic-exploration/

30 Y. al-Saadi, Arab Comics: Creating Communities, Archiving History, in AlAkhbar, 1 Aprile 2013. http://english.al-

Figura 6 - Pagine interne di un numero di "al-Awlaad"

Le ragioni di un simile ritardo sono da ricercarsi, prima ancora che nella controversa situazione vissuta dall'immagine nell'Islam, nella situazione socio-politica degli stati mediorientali, soggiogati da un colonialismo che mirava, più che a educare la popolazione, «a contenere lo sviluppo di sentimenti nazionalisti e a favorire quello di una classe elitaria fortemente connessa agli interessi delle potenzie coloniali»31. I numeri sono impietosi nel delineare le dirette conseguenze di un simile atteggiamento: nell'Egitto indipendente del 1922, figlio di quattro decadi di protettorato britannico, l'85% della popolazione adulta era analfabeta. Nell'Algeria del 1962, al momento dell'indipendenza dopo più di un secolo di occupazione francese, il tasso di analfabetismo si assestava ancora sull'85%. Il dato in quegli anni era tragicamente simile per tutti gli altri paesi dell'area: 70% in Siria e Tunisia, 85% in Iraq e Libia, un picco del 90% in Sudan. L'unico paese a discostarsi sensibilmente da questa situazione era il Libano, dove nel 1943, al raggiungimento dell'indipendenza dalla Francia, l'analfabetismo si fermava al 45% della popolazione e, proprio tra il 1940 e il 1945, la

31 M.A. Abdel-Moneim, A Political Economy of Arab Education: Policies and Comparative Perspectives, Routledge,

media di persone in età scolastica iscritte a un istituto di istruzione raggiungeva il 72,7%, contribuendo ad alzare una media che in quel periodo, tra Algeria, Egitto, Iraq, Libia, Siria, Transgiordania, Marocco, Palestina e - appunto - Libano era soltanto del 42%.

Dando uno sguardo alla popolazione infantile, era ancora il Libano a registrare un significativo 90% di iscrizioni alle scuole primarie, mentre Egitto, Siria e Giordania si fermavano poco sopra al 60%. Ad aggravare questi dati contribuì la discriminazione razziale operata dai paesi occupanti: nell'Algeria francese soltanto il 20% della spesa pubblica per l'educazione venne dedicata ai musulmani, mentre al raggiungimento dell'indipendenza dall'Italia, nel 1951, la Libia contava soltanto due laureati, uno ogni milione di abitanti. A dare un importante contributo all'istruzione in tutti i paesi arabi furono dunque le kuttab e le zawia, scuole che rimasero centrali per l'educazione anche negli anni della colonizzazione: strutture dove un unico insegnante insegnava il Corano e le basi di scrittura araba e di aritmetica a una classe composta in stragrande maggioranza da maschi. Questi erano i paesi arabi a cavallo tra il XIX e il XX secolo, proprio in quegli anni durante i quali, negli Stati Uniti, era in corso la Golden Age del fumetto “supereroistico”. Del resto, quando a fine '800 Yellow Kid iniziava a circolare sulle pagine del New York Times, gli Stati Uniti potevano contare su una popolazione con un tasso di

alfabetizzazione già al 90%. Per vedere un fumetto pubblicato in un paese a maggioranza Islamica si dovette quindi aspettare il 3 gennaio 1952, quando la casa editrice Dar Al-Maaref del Cairo pubblicò “"Sinbad"”32,

una rivista per ragazzi con due pagine a fumetti dedicate alle storie Adventures of Zouzou, pubblicate dall'italiano Mario Morelli Di Popolo33, e Chaddad and Awwad di Hassan Bikar, anche copertinista della rivista. Proprio la pubblicazione su una rivista per ragazzi si rivelerà una caratteristica centrale del processo di evoluzione del medium: mentre negli Stati Uniti il fumetto esordì su un quotidiano e in Europa su albi appositi, l'iniziale pubblicazione del fumetto arabo su una rivista esclusivamente e dichiaratamente dedicata al mondo dei

ragazzi lo confinerà per decenni a forma di intrattenimento leggero e infantile, trovandosi a fare i

32

Fig. 7 – https://comicbookguide.wordpress.com/2011/03/13/sameer-the-pioneer/

33 Cfr C. Cassiau-Haurie, Hommage à la revue Sindibad, pubblicato in BdZoom.com, 21 marzo 2010,

http://bdzoom.com/6635/patrimoine/hommage-a-la-revue-sindibad/

conti con una difficoltà di affermazione nel mondo degli adulti con la quale il fumetto arabo lotta tutt'ora.

“"Sinbad"” segnò quindi la nascita del fumetto arabo come lo si conosce al giorno d'oggi, dapprima con due storie che non traevano alcuna ispirazione dall'estero, rifacendosi invece a costumi e paesaggi tipicamente egiziani, e successivamente evolvendo fino a dedicare in ogni numero cinque pagine a nuove avventure a fumetti dei generi più diversi, sia continuando a rifarsi a un contesto locale (Kandous e Noussa) sia traendo ispirazione dalle più note opere occidentali come Tom & Jerry (Farfour and Basbous). “"Sinbad"” solcò così la via sulla quale si sviluppò la nona arte mediorientale: quella delle pubblicazioni pensate «esclusivamente per bambini che, in quanto proprietà dello stato o nel migliore dei casi controllate dalla censura statale, promuovevano valori sociali ed educativi di stampo conservatore»34. Proprio a causa della sua natura di pubblicazione giovanile, con l'obiettivo di intrattenere e istruire moralmente senza tuttavia l'intenzione di contribuire allo sviluppo del fumetto come forma d'arte, “"Sinbad"” si trovò presto a perdere il contributo di artisti importanti che preferirono lavorare su forme d'arte in Egitto più rispettate rispetto alle semplici strisce a fumetti per bambini, come la caricatura o l'illustrazione.

Fu l'arrivo di “"Samir"”35, nel 1956, a dare una svolta alla situazione differenziandosi da “"Sinbad"” e riuscendo ad attirare gli autori sulle proprie pagine grazie al maggiore spazio dedicato ai fumetti. Con "Samir" si sperimentò per la prima volta in Egitto un dinamismo dei disegni che vide alcuni autori seguire le regole della scuola belga, come ad esempio Nassim ("Samir" and Tahtah)36, e altri, come Loutfi Wassfi, portare la ricerca a un livello successivo elaborando un proprio stile nel disegno e un'inedita libertà nel layout della pagina. Proprio Loutfi Wassfi (Antar and Ibn Jarjoun,

Farid Heart of Steel)37 si affermò come uno dei principali innovatori nelle tecniche narrative del fumetto arabo, ponendo maggior cura sulla rappresentazione grafica che

34 Jad, A Brief History of Arabic Comics, 2 Maggio 2007, http://jadarticles.blogspot.it/2007/05/brief-history-of-arabic-

comics.html

35

Fig. 8 – "Samir" https://comicbookguide.wordpress.com/2011/03/13/sameer-the-pioneer/

36 Cfr. Jad, A Brief History of Arabic Comics, 2 Maggio 2007. 37 Jad, A Brief History of Arabic Comics, 2 Maggio 2007 Figura 8- Copertina di "Samir"

non sulla sceneggiatura e divenendo il primo fumettista arabo a utilizzare nella narrazione diversi tipi di inquadratura. Agli antipodi si posero invece “Hijazi”38 e “Mihieddine El-Labbad”39, proponendo un fumetto più incentrato su sceneggiatura e dialoghi, nel quale il disegno era limitato a un ruolo di supporto alla narrazione e richiamava lo stile semplice e già all'epoca molto conosciuto della caricatura. A scapito dell'opera di Wassfi, sarà proprio su quest'ultima via che si svilupperà il fumetto egiziano.

Figura 9- Pagina a fumetti di Hijazi Figura 10- Pagina a fumetti di el-Labbad

"Samir" conobbe un grande successo anche grazie alla scelta di adottare nei propri fumetti l'arabo parlato e non quello letterario, rivelandosi la prima pubblicazione mediorientale a capire che soltanto quel tipo di linguaggio poteva aiutare il fumetto a inserirsi nella società dell'epoca e ad avvicinarsi alla popolazione locale. In arabo infatti «la forma classica della lingua, chiamata fusha, è significativamente differente rispetto al linguaggio parlato»40. Questa scelta risultò fondamentale per la fioritura del fumetto arabo, rivelandosi importante anche nell'attrarre verso il fumetto autori

38

Fig. 9 - http://www.andreasqassim.com/blog/exhibition-arab-childrens-comics/

39 Fig. 10 - http://www.invisiblearabs.com/wp-content/uploads/2011/08/Superman.jpg 40 A. Douglas, F. Malti-Douglas, op. cit., p. 4.

già impegnati nel campo della caricatura e perciò già abituati a questo tipo di linguaggio. L'utilizzo della lingua parlata, di termini e proverbi popolari e di giochi di parole locali fu inevitabilmente molto più efficace rispetto ai corrispettivi equivalenti letterari, aiutando così il fumetto arabo «a imporsi rapidamente come un elemento della cultura locale»41.

Con "Samir" quindi si assistette alla decisiva fioritura del fumetto arabo, con l'arrivo di nuovi generi e stili e, per la prima volta, con il riconoscimento del lavoro agli autori attraverso l'apposizione della firma. Proprio per tutti questi motivi, gli anni contraddistinti dalle pubblicazioni di "Samir" sono spesso ricordati come la Golden Age del fumetto arabo42, rendendo ancora più amaro il fatto che il loro bacino d'utenza fosse esclusivamente costituito da un pubblico infantile e le storie stesse soggette a una rigida censura e alle pressioni governative. Lo stesso "Samir" era proprietà di Dar al- Hilal, una casa editrice nazionalizzata43.

Per quanto, alla luce di quanto detto, si possa decisamente definire l'Egitto la culla del fumetto moderno, «fin dagli anni Cinquanta, tra i paesi mediorientali, [anche] il Libano è sempre stato all'avanguardia nella produzione di storie a fumetti»44. Sulla via segnata da "Sinbad", nel 1955 Laurine Rihani iniziò a pubblicare “Dunia Al-Ahdath”, il primo fumetto libanese realizzato nel solito formato di "Sinbad"45 e che cambiò successivamente nome in “Al Fursan”. Come in Egitto, anche in Libano l'intento principale era quello di «convincere le scuole che le pubblicazioni fossero adatte ai bambini»46, con il risultato che nelle prime riviste soltanto poche pagine erano effettivamente dedicate ai fumetti. Inoltre, sin dalle prime storie libanesi come Zarzour dei primi anni '50, «i combattenti per la libertà venivano dipinti come supereroi e si affrontavano temi prettamente politici».47

A discapito della produzione locale fiorita tra Egitto e Libano, tuttavia, già nel 1964 l'editore libanese Illustrated Publications portò in Medio Oriente Superman48, tracciando la via per una

41 Jad, A Brief History of Arabic Comics 42

Cfr. Jad, A Brief History of Arabic Comics e e Y. Al-Saadi, Arab Comics: Creating Communities, Archiving History

43 Cfr. A. Douglas, F. Malti-Douglas, op. cit., p. 5.

44 B.Vigna, Fumetti nel Medio Oriente arabo, Olbia, Editrice Taphros, 2010, p. 23.

45 Cfr. S. Husni, From Lebanon With Love: Preserving A Cultural History & Capturing The Joys Of Arabic Childhood

Through Comic Books, 30 Dicembre 2014. https://mrriviste.wordpress.com/2014/12/30/from-lebanon-with-love-

preserving-a-cultural-history-capturing-the-joys-of-arabic-childhood-through-comic-books-the-mr-riviste- interview-with-henry-matthews-collector-amp/

46

S. Husni, From Lebanon With Love: Preserving A Cultural History & Capturing The Joys Of Arabic Childhood

Through Comic Books

47 S. Morayef, Arab Comics: Fit for Academic Exploration

cospicua importazione di fumetti occidentali

grado di attirare negli anni a venire milioni di bambini

Figura 11- "Nabil Fawzi" in volo, con la sua S specchiata

Nel 1970 Leila Shaheen da Cruz, caporedattrice di Illustrated Publications, sosteneva che una simile scelta era dovuta al fatto che le capacità artistica, la continuità della storia e una pianificazione a lungo termine erano «ancora sconosciute alla maggior parte degli artisti lo oppure troppo costosi [per gli editori]»

portato in Libano nientemeno che il simbolo del supereroe americano. Con il nome di Nabil Fawzi, reporter della rivista Al Kawkab Al Yawmi, direttame

Superman, nel suo sgargiante costume blu con una S sul petto disegnata al contrario. Già, perché dal momento che gli arabi leggono da destra verso sinistra, si decise che lo storyboard doveva essere ribaltato, e con esso ovviamente tutte le vignette. Probabilmente si scelse questa strada sia

http://www.lemadblog.com/uploads/aramco00.jpg 49 S. Morayef, Arab Comics: Fit for Academic Exploration 50 It's a Bird! It's a Plane! Its... Nabil Fawzi!

cospicua importazione di fumetti occidentali - principalmente americani - di attirare negli anni a venire milioni di bambini49.

"Nabil Fawzi" in volo, con la sua S

Figura 12- "Nabil Fawzi" su una copertina di "Aramco World"

Cruz, caporedattrice di Illustrated Publications, sosteneva che una simile scelta era dovuta al fatto che le capacità artistica, la continuità della storia e una pianificazione a lungo termine erano «ancora sconosciute alla maggior parte degli artisti lo oppure troppo costosi [per gli editori]»50. Proprio per questo, sei anni prima la casa editrice aveva portato in Libano nientemeno che il simbolo del supereroe americano. Con il nome di Nabil Fawzi, reporter della rivista Al Kawkab Al Yawmi, direttamente da Krypton arrivò così in Medio Oriente Superman, nel suo sgargiante costume blu con una S sul petto disegnata al contrario. Già, perché dal momento che gli arabi leggono da destra verso sinistra, si decise che lo storyboard doveva con esso ovviamente tutte le vignette. Probabilmente si scelse questa strada sia

http://www.lemadblog.com/uploads/aramco00.jpg

Arab Comics: Fit for Academic Exploration

It's a Bird! It's a Plane! Its... Nabil Fawzi!, in Saudi Aramco World, Marzo/Aprile 1970, pp. 18

tradotti in arabo e in

"Nabil Fawzi" su una copertina di "Aramco World"

Cruz, caporedattrice di Illustrated Publications, sosteneva che una simile scelta era dovuta al fatto che le capacità artistica, la continuità della storia e una pianificazione a lungo termine erano «ancora sconosciute alla maggior parte degli artisti locali, . Proprio per questo, sei anni prima la casa editrice aveva portato in Libano nientemeno che il simbolo del supereroe americano. Con il nome di Nabil Fawzi, nte da Krypton arrivò così in Medio Oriente Superman, nel suo sgargiante costume blu con una S sul petto disegnata al contrario. Già, perché dal momento che gli arabi leggono da destra verso sinistra, si decise che lo storyboard doveva con esso ovviamente tutte le vignette. Probabilmente si scelse questa strada sia

perché si trattava di pubblicazioni dedicate ai bambini – e non si voleva quindi abituarli a leggere al contrario – sia perché, se già la stessa importazione di storie occidentali veniva osteggiata dai gruppi nazionalisti, snaturare la tradizione araba in favore di una lettura da sinistra verso destra sarebbe verosimilmente risultata inaccettabile.

Tantopiù che i genitori non erano neppure del tutto convinti dall'idea di comprare ai figli una rivista dove eroi mascherati erano impegnati a malmenare i cattivi, motivo per il quale l'editore decise di inserire nella pubblicazione anche otto pagine di giochi e storie che potessero risultare utili per l'apprendimento della lingua. L'idea di Illustrated Publications fu vincente e, dopo Superman, fecero la loro comparsa in Medio Oriente numerosi supereroi, da Batman e Robin (Sobhi e Zakkour)51 a The Flash, passando per Tarzan, Little Lulu e The Lone Ranger: alla fine degli anni '60 Illustrated Publications stampava circa 2,600,000 copie l'anno, distribuite in 17 paesi52.

Negli anni '60, insomma, in Medio Oriente si registrò una vera e propria invasione di fumetti occidentali. Che si trattasse di traduzioni all'interno di pubblicazioni già esistenti o di vere e proprie riviste arabe dedicate ai personaggi occidentali, queste pubblicazioni conquistarono i bambini e convinsero all'investimento gli editori, golosi di un guadagno che vedeva, oltre alle basse spese di importazione e traduzione, anche matite e sceneggiature di buon livello a fronte di pubblicazioni arabe nelle quali si dovevano pagare artisti e scrittori per opere dalle fortune non sempre certe. Il paese con le tecniche più avanzate a livello di importazione, riproduzione era il Libano, che divenne in questi anni il vero centro di questa nuova ondata di pubblicazioni soprattutto per mano dell'editore Illustrated Publications53, La produzione locale, a questo punto, era diventata quasi un rischio difficile da assumersi, e anche l'adattamento egiziano di Mickey Mouse54 fu un passo importante

51 Fig. 13 - http://38.media.tumblr.com/tumblr_lf7pbrQwkx1qzn1de.png 52

Cfr. It's a Bird! It's a Plane! Its... Nabil Fawzi!

53

Cfr. Y. Al-Saadi, Arab Comics: Creating Communities, Archiving History

54 Fig. 14 - https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/236x/d0/9d/2c/d09d2c559c4f370a1f0f4f0ca3b30bc1.jpg e Fig. 10 -

https://comicbookguide.files.wordpress.com/2011/03/sameerintroducingmickey13.jpg?w=593

nell'importazione e riproposizione nell'area di fumetti occidentali. Negli adattamenti delle storie Disney in Egitto erano infatti sempre presenti alcune pagine di giochi e lettere dai lettori, ornate da elementi tipicamente faraonici che richiamavano la tradizione laica egiziana: da Zio Paperone vestito da faraone a Topolino in tipici abiti egiziani, fino alle copertine nelle quali g

tipicamente egiziani erano una costante Abd el-Nasser.

Figura 14- Copertina di "Mickey"

2.4 – Il nasserismo: dall'alba del movimento alla Guerra dei Sei giorni

Pochi mesi dopo la pubblicazione del primo fumetto del mondo arabo l'Egitto si trovò al centro della situazione internazionale per una questione di peso ben più cospicuo: la notte tra il 22 e il 23 luglio 1952 gli Ufficiali Liberi realizzarono con successo

monarchia e costrinse all'esilio il sovrano Muhammad 'Ali. I problemi dell'Egitto liberale come visto erano molteplici e, come nella maggior parte dei paesi arabi, fu l'esercito a tradurre in

55 A. Douglas, F. Malti-Douglas, op. cit.

nell'importazione e riproposizione nell'area di fumetti occidentali. Negli adattamenti delle storie sempre presenti alcune pagine di giochi e lettere dai lettori, ornate da elementi tipicamente faraonici che richiamavano la tradizione laica egiziana: da Zio Paperone vestito da faraone a Topolino in tipici abiti egiziani, fino alle copertine nelle quali g

tipicamente egiziani erano una costante55. Del resto, in Egitto gli anni '60 furono quelli di Gamal

Copertina di "Mickey" Figura 15- Copertina dove compare anche Pippo

Il nasserismo: dall'alba del movimento alla Guerra dei Sei giorni

Pochi mesi dopo la pubblicazione del primo fumetto del mondo arabo l'Egitto si trovò al centro della situazione internazionale per una questione di peso ben più cospicuo: la notte tra il 22 e il 23 luglio 1952 gli Ufficiali Liberi realizzarono con successo il colpo di stato che segnò la caduta della monarchia e costrinse all'esilio il sovrano Muhammad 'Ali. I problemi dell'Egitto liberale come visto erano molteplici e, come nella maggior parte dei paesi arabi, fu l'esercito a tradurre in

op. cit., p. 10

nell'importazione e riproposizione nell'area di fumetti occidentali. Negli adattamenti delle storie sempre presenti alcune pagine di giochi e lettere dai lettori, ornate da elementi tipicamente faraonici che richiamavano la tradizione laica egiziana: da Zio Paperone vestito da faraone a Topolino in tipici abiti egiziani, fino alle copertine nelle quali gli elementi . Del resto, in Egitto gli anni '60 furono quelli di Gamal

Copertina dove compare anche ppo

Pochi mesi dopo la pubblicazione del primo fumetto del mondo arabo l'Egitto si trovò al centro della situazione internazionale per una questione di peso ben più cospicuo: la notte tra il 22 e il 23 il colpo di stato che segnò la caduta della monarchia e costrinse all'esilio il sovrano Muhammad 'Ali. I problemi dell'Egitto liberale come visto erano molteplici e, come nella maggior parte dei paesi arabi, fu l'esercito a tradurre in

un'azione pratica quel malcontento popolare che da decenni dilagava in tutta nella società. Per quanto infatti il ruolo giocato dai Fratelli musulmani fu fondamentale, questi mancavano evidentemente del pragmatismo che avrebbe potuto permettere loro di condurre quella rivoluzione perpetuata invece dagli ufficiali. Questi si posero sin da subito obiettivi di breve termine e molto concreti, riuscendo così a conquistare in breve tempo il fondamentale appoggio delle masse:

Gli obiettivi che si ponevano erano immediati e non vi era alcun progetto di lungo respiro: riparare all'ingiustizia sociale