Tra le decisioni prese nel corso del sinodo imperiale di Aquisgrana dell’anno 816, sotto la presidenza dell’imperatore Ludovico il Pio, una delle più importanti e fondamentali per molti successivi decreti fu quella riguardante l’unificazione del monachesimo franco sotto la regola di San Benedetto. In tal modo, grazie all’au- torità imperiale, questa regola divenne il testo normativo vincolante di tutti i monasteri dell’Impero carolingio1. Nessuna altra regola – né dell’epoca precedente né dei secoli successivi – ha mai raggiunto una considerazione universale quale la sua. Con la decisione di Aquisgrana ebbe inizio un periodo di predominanza del monachesimo benedettino, che sarebbe durato sino alla comparsa degli ordini mendicanti all’inizio del secolo XIII.
Desidero, qui di seguito, offrirvi un breve sguardo d’insieme sugli inizi della vita benedettina e alcune sfaccettature della civiltà benedettina nell’Alto Medioevo, sino alla decisione dell’anno 816. Nel far questo presenterò anzitutto lo sviluppo istituzionale del modello religioso dipendente dalla Regula Benedicti (incluso un breve abbozzo della storia della tradizione della regola, ai suoi inizi). In secondo luogo intendo mostrare, sulla base di alcuni ambiti scelti, il significato insito in un monastero benedettino in quei primi secoli, e quali forme espressive esso avesse trovato2.
* * *
Desidero ringraziare Giuseppe Reguzzoni per la traduzione ed Elisabetta Filippini per la sua gentile disponibilità ad una rapida revisione del testo.
1Cf. J. S
EMMLER, Die Beschlüsse des Aachener Konzils im Jahre 816, in « Zeitschrift für Kirchen-
geschichte » LXXIV (1963), pp. 15-82. Sulle riforme monastiche di Benedetto, cf., con tutti i richiami:
W. KETTEMANN, Subsidia Anianensia. Überlieferungs- und textgeschichtliche Untersuchungen zur Geschi-
chte Witiza-Benedikts, seines Klosters Aniane und zur sogenannten ‘anianischen Reform’. Mit kommen- tierten Editionen der Vita BenedictiAnianensis, Notitia de servitiomonasteriorum, des Chronicon Moissiacense/Anianense sowie zweier Lokaltraditionen aus Aniane, Tesi di dottorato, Duisburg 2000,
pp. 1-32 (online: http://duepublico.uni-duisburg-essen.de/servlets/DocumentServlet?id=18245). Sul contesto storico cf. G. MELVILLE, Die Welt der Mittelalterlichen Klöster. Geschichte und Lebensformen,
C.H. Beck, München 2012, pp. 42-52.
2Cf. su questi ambiti tematici anche i contributi nel volume pubblicato in occasione della mostra europea del 2009: Machtdes Wortes. Benediktinisches Mönchtum im Spiegel Europas, Essayband, a cura di G. Sitar e M. Kroker, Schnell und Steiner, Regensburg 2009, in parte ristampato in: Benedikt und die
Welt der frühen Klöster (Publikationen der Reiss-Engelhorn-Museen, 50), a cura di A. Wieczorek e
G. Sitar, Schnell und Steiner, Regensburg, 2012.
NOMELAV: SAN BENEDETTO E L’EU PAG: 2 SESS: 10 USCITA: Fri Mar 11 10:49:27 2016 SUM: 59DE57D6 /first/TIPOGRAFIA/LIBRI/LEV−SAN−BENEDETTO−E−L−EUROPA−NEL−50o−DELLA−PACIS−NUNTIUS/08−Breitenstein
All’epoca dei decreti di Aquisgrana, il monachesimo benedettino poteva ricollegarsi a una storia di circa trecento anni, i cui inizi restano, peraltro, quasi inattingibili per la storiografia. Noi conosciamo il fondatore, San Benedetto da Norcia, solo attraverso la mediazione della Vita, attribuita a papa Gregorio Magno († 604)3. In proposito risulta poco rilevante la questione, spesso discussa negli ultimi anni, se sia esistita una persona reale, identificabile con Benedetto da Norcia, o se si tratti qui esclusivamente della costruzione idealizzata di una sorta di prototipo monastico4. Se ci si interroga sull’influsso che Benedetto ha avuto, è poco importante che si tratti di una figura reale o fittizia, dal momento che essa resta comunque storica in ambedue i casi.
Tuttavia, anche la storia originaria della regola monastica diffusa sotto il suo nome è avvolta nell’oscurità. Nel secondo libro dei suoi “Dialoghi” Gregorio Magno rimanda solo brevemente alla regola redatta da Benedetto, affermando che essa è tanto misurata nel contenuto quanto chiara nell’espressione e che chi voglia conoscere quel che era stato il Santo, doveva leggere questa regola: « Quest’uomo di Dio certamente non diede nessun insegnamento, senza averlo prima realizzato lui stesso nella sua vita ».5Questa informazione concisa è, al contempo, uno dei primissimi richiami, sinora noti, al testo che ci è stato tramandato sotto il nome di Benedetto da Norcia. Altre testimonianze attestano, peraltro, che questa regola monastica, la più efficace tra tutte, già circolava sul passaggio tra il secolo VI e il secolo VII6.
Non si riesce, però, a spiegare con sicurezza come il testo sia arrivato presso Gregorio a Roma. Se ci si attiene alla tradizione benedettina, dei monaci, prove- nienti da Montecassino, dove Benedetto avrebbe steso la sua regola, nell’anno 577, prima della distruzione del monastero a opera dei Longobardi, sarebbero fuggiti a Roma, salvando l’esemplare originario del testo. Ne deriva, tra l’altro, che questa prima distruzione del monastero avrebbe, così, portato un contributo sostanziale
3G
RÉGOIRE LEGRAND, Dialogues, a cura di A. de Vogüé (Sources chrétiennes, 251, 260, 265),
Les Editions du Cerf, Paris, 1978-1980 e la traduzione in italiano: GREGORIOMAGNO, Vita di San
Benedetto e la Regola, Introduzione di A. Stendardi, Roma 1995.
4Su questa discussione sorta sulla base delle tesi di Francis Clark – cf. anzitutto: The ‘Gregorian’ Dialogues and the Origins of Benedictine Monasticism (Studies in the History of Christian Thought, 108),
Brill, Leiden 2003 – da ultimo J. WOLLASCH, Benedikt von Nursia. Person der Geschichte oder fiktive
Idealgestalt?, in « Studien und Mitteilungen zur Geschichte des Benediktinerordens und seiner
Zweige » CXVIII (2007), pp. 7-30; A.DEVOGÜÉ, Is Gregory the Great the Author of the ‘Dialogues’?,
in « The American Benedictine Review » LVI (2005), pp. 309-314. 5G
REGORIOMAGNO, Vita di San Benedetto..., cit., cap. 36, pp. 101-102.
6Cf. K. Z
ELZER, Zu Geschichte und Überlieferung des Textes der Regula Benedicti. Der Status
quaestionis zu Beginn des dritten Jahrtausends, in Il monachesimo tra eredità e aperture. Atti del simposio “Testi e temi nella tradizione del monachesimo cristiano” per il 50º anniversario dell’Istituto Monastico di Sant’Anselmo (Roma, 28 maggio - 1º giugno 2002), a cura di M. Bielawski e D. Hombergen (Studia
Anselmiana, 140, Analecta monastica, 8), Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, Roma 2004, pp. 739-751; IDEM, Von Benediktzu Hildemar. Zu Textgestalt und Textgeschichte der Regula Benedicti auf ihrem Weg
zur Alleingeltung, in « Frühmittelalterliche Studien » XXIII (1989), pp. 112-130.
70 Mirko Breitenstein
NOMELAV: SAN BENEDETTO E L’EU PAG: 3 SESS: 10 USCITA: Fri Mar 11 10:49:27 2016 SUM: 61F5EC5D /first/TIPOGRAFIA/LIBRI/LEV−SAN−BENEDETTO−E−L−EUROPA−NEL−50o−DELLA−PACIS−NUNTIUS/08−Breitenstein
alla diffusione del modello benedettino7. Tuttavia non si riesce a dare una risposta alla questione se Gregorio Magno avesse davvero conosciuto la Regola da lui lodata, dato che il Papa in nessun passo della sua opera ne cita qualche brano e neppure a essa si richiamò nell’ambito delle sue vaste iniziative monastiche.8 Sicuro è, invece, che l’influsso e il prestigio della Regula Benedicti non provennero né da Montecassino né da Roma. Il centro più importante per la sua propagazione divenne, piuttosto, verso la metà del secolo VII, il monastero di Luxeuil sui Vosgi, che era stato fondato intorno al 590 da San Colombano († 615)9. La regola di San Benedetto peraltro si diffuse rapidamente, non come testo autonomo, ma, piut- tosto, in combinazione con altri testi normativi monastici, secondo quel modello che va sotto il nome di regola mista. A Luxeuil tale regola mista, benedettino- colombana, era in vigore con sicurezza dal tempo del suo terzo abate, Waldeberto († ca. 670)10.
Un’importante tappa per la diffusione sia della regola che della devozione a San Benedetto si dimostrò, senza dubbio, la fondazione dell’abbazia di Fleury sulla Loira, tra il 630 e il 650, a opera di Leodebodo di St. Aignan11. I monaci di Fleury vivevano, come sappiamo dal testamento di Leodebodo, iuxta regulam
sanctissimi Benedicti et domni Columbani12. La cosa di per sé non era straordinaria. L’importanza successiva dell’abbazia, col seguito che poi avrebbe avuto e che si estese a tutta l’Europa, si basava piuttosto sul fatto che, poco dopo la sua fon- dazione, a Fleury furono traslate dalle rovine di Montecassino le reliquie di San Benedetto o, quanto meno, si ritenne che così fosse13. Anche in questo caso è di
7Cf. G. S
PINELLI, Das benediktinische Mönchtum zwischen Gregor dem Großen und Karl dem
Großen, in Benediktinische Kunst. Kultur und Geschichte eines europäischen Erbes, a cura di R. Cassanelli
ed E. Lopez-Tello Garcia, Schnell und Steiner, Regensburg 2007, pp. 25-38, in particolare p. 27. 8Su questa questione cf. K. H
ALLINGER, Papst Gregor der Große und der heilige Benedikt, in
Commentationes in Regulam Sancti Benedicti, a cura di B. Steidle (Studia Anselmiana, 42), Herder,
Roma 1957, pp. 231-319. 9Cf. F. P
RINZ, Frühes Mönchtum im Frankenreich. Kultur und Gesellschaft in Gallien, den Rhein-
landen und Bayern am Beispiel der monastischen Entwicklung (4. bis 8. Jahrhundert), Wissenschaftliche
Buchgesellschaft, Darmstadt 19882, pp. 121-124 e passim. 10Cf. P
RINZ, Frühes Mönchtum..., cit., pp. 270-272 e A. DIEM, Was bedeutet Regula Columbani?,
in Integration und Herrschaft. Ethnische Identitäten und soziale Organisation im Frühmittelalter, a cura di M. Diesenberger e W. Pohl (Forschungen zur Geschichte des Mittelalters, 3), Verlag der Österrei- chischen Akademie der Wissenschaften, Wien 2002, pp. 63-89, soprattutto pp. 77-89.
11P
RINZ, Frühes Mönchtum..., cit., pp. 177 s. Per la datazione cf. J. BARBIER, La reine fait le roi: une
révision de la date du ‘testament’ de Leodebodus, in Retour aux sources. Textes, études et documents d’histoire médiévale offerts à Michel Parisse, a cura di S. Gougenheim, Picard, Paris 2004, pp. 31-42.
12M. P
ROU- A. VIDIER, Recueil des chartes de l’abbaye de Saint-Benoît-sur-Loire, 2 voll. (Documents
publiés par la Société archéologique du Gâtinais, 5-6), Paris 1900-1907, vol. I, n. 1, p. 5.
13Cf. J. WOLLASCH, ‘Benedictus abbas Romensis’. Dasrömische Element in der frühenbenediktini- schen Tradition, in Tradition alshistorische Kraft, Festschrift Karl Hauck, a cura di N. Kamp e J. Wol-
lasch, De Gruyter, Berlin - New York 1982, pp. 119-137, qui a pp. 123 s.; J.-M. BERLAND, Présence du
corps de saint Benoît à Fleury-sur Loire du haut moyen âge à nos jours, in « Studia Monastica » XXI
(1979), pp. 265-302, in particolare pp. 267-269; per il resoconto della traslazione cf. A. BELLONI, 71 San Benedetto e la cultura benedettina nell’Alto Medioevo
NOMELAV: SAN BENEDETTO E L’EU PAG: 4 SESS: 10 USCITA: Fri Mar 11 10:49:27 2016 SUM: 5AA5EF89 /first/TIPOGRAFIA/LIBRI/LEV−SAN−BENEDETTO−E−L−EUROPA−NEL−50o−DELLA−PACIS−NUNTIUS/08−Breitenstein
importanza secondaria se a essere portate dal Lazio in Gallia fossero davvero le reliquie del Padre del monachesimo. Sotto il nuovo patrocinio di Benedetto, Fleury – o St. Benoît-sur-Loîre come oggi è chiamato il monastero – divenne il centro di propagazione, a partire da cui l’area gallica fu ulteriormente segnata in senso benedettino, sia pure, all’inizio, tramite la regola mista benedettino- colombana. Anche Lérins, il più famoso dei monasteri dell’antica Gallia, ricevette lo stimolo a questo nuovo orientamento benedettino mediante l’influsso diretto proveniente da Fleury14.
Grazie all’efficace compartecipazione dell’aristocrazia franca, la regola si dif- fuse così, nei secoli VII e VIII, in tutto il regno dei Merovingi. Decisivo fu il ruolo di monasteri che, o erano stati fondati a partire da tali centri del monachesimo franco-irlandese, oppure in essi vivevano dei monaci provenienti da quell’espe- rienza. Su questa via la regola benedettina arrivò sino all’area italica, a Bobbio, l’ultimo luogo dove aveva operato San Colombano. Qui la presenza della regola è documentata a partire dall’anno 645 ca. e riplasmò rapidamente la tradizione irlandese dopo la morte del suo fondatore15. Con l’eccezione dei territori di Tours, dove sino a quasi tutto il secolo IX dominò la forma monastica legata a San Martino, i monasteri gallici verso la fine del secolo VII erano ormai quasi inte- ramente di orientamento benedettino16. La conoscenza della Regula Benedicti può essere dimostrata già all’inizio del secolo VII anche per la Gallia meridionale – e, dunque, indipendentemente dall’influsso irofranco –, ma, in ogni caso, essa non ebbe un influsso permanente17.
La regola di Benedetto, peraltro, non si diffuse solo in combinazione con quella di Colombano: la regola per le vergini (Regula ad virgines) di Donato di Besançon († vor 660) si basava, per esempio, sulla regola, più antica, di Cesario di Arles, sulla regola di Colombano e – principalmente – sulla Regula Benedicti18.
La ‘Translatio Benedicti’ a Fleury e gli antichi monasteri dell’Italia settentrionale, in « Italia medioevale
e umanistica » XXVII (1984), pp. 1-16, soprattutto pp. 12-16. 14P
RINZ, Frühes Mönchtum..., cit., p. 267.
15Cf. P
RINZ, Frühes Mönchtum..., cit., p. 146 (nel testo invece del 643 è indicata la data, errata, del
693; nella nota 130, invece, il riferimento è corretto). Dubbi sul rapido declino della Regola di Colom- bano sono stati recentemente espressi da M. RICHTER, Bobbio in the Early Middle Ages. The Abiding
Legacy of Columbanus, Four Courts Press, Dublin 2008, p. 67. 16Cf. S
PINELLI, Das benediktinische Mönchtum..., cit., p. 30. Per una rapida e precisa descrizione
di questi sviluppi, cf. F. PRINZ, Grundzüge der Entfaltung des abendländischen Mönchtums bis zu Karl
dem Großen, in Karl der Große und sein Nachwirken. 1200 Jahre Kultur und Wissenschaft in Europa,
vol. I: Wissen und Weltbild, a cura di P.L. Butzer, M. Kern e W. Oberschelp, Brepols, Turnhout 1997, pp. 223-249, specialmente pp. 241-246.
17Cf. P
RINZ, Frühes Mönchtum..., cit., pp. 267 s. e 288; P. ENGELBERT, Regeltext und Romverehrung.
Zur Frage der Verbreitung der ‘Regula Benedicti’ im Frühmittelalter, in « Römische Quartalschrift für
christliche Altertumskunde und Kirchengeschichte » 81 (1986), pp. 39-60, in particolare pp. 40, 43-45. 18Cf. A. DIEM, New Ideas expressed in Oldwords: The ‘Regula Donati on Female Monastic Life and Monastic Spirituality, in « Viator » XLIII (2012), n. 1, pp. 1-38; M. ZELZER, Die ‘Regula Donati’ als
frühestes Zeugnis des monastischen Gebrauchstextes der ‘Regula Benedicti’, in Il monachesimo tra eredità
72 Mirko Breitenstein
NOMELAV: SAN BENEDETTO E L’EU PAG: 5 SESS: 10 USCITA: Fri Mar 11 10:49:27 2016 SUM: 5A435A56 /first/TIPOGRAFIA/LIBRI/LEV−SAN−BENEDETTO−E−L−EUROPA−NEL−50o−DELLA−PACIS−NUNTIUS/08−Breitenstein
Anche la Regula cuiusdam ad virgines del già citato Waldeberto di Luxeuil con- tiene parti tratte dalla regola di Benedetto19.
Accanto a questa tradizione del testo, tramandata soprattutto nei territori fran- chi, se ne può rinvenire un’altra, di matrice italica, la cui storia originaria, però, è piuttosto oscura; essa risulta storicamente documentabile solo nel secolo VIII. Così, Paolo Diacono († ca. 799) – lui stesso monaco a Montecassino – nella sua Storia dei Longobardi racconta di un impegno papale, questa volta documentabile, in favore del monachesimo di impronta benedettina: i tre papi che succedono l’uno all’altro – Gregorio II († 731), Gregorio III († 741) e Zaccaria († 752) – avviarono e sostennero l’impegno dell’eremita Petronace († 749/750) per rifondare Monte- cassino20. Sin dall’inizio del secolo VII, Benedetto era certamente già considerato un abate “romano” e la sua Regola era conosciuta come Regola “romana”21; tut- tavia, per nessun monastero della città di Roma si può dimostrare l’osservanza della regola benedettina prima del secolo X22. Inoltre, si può dimostrare che i papi divennero zelanti promotori del monachesimo benedettino solo dopo la ricostru- zione di Montecassino.
Montecassino era, peraltro, certamente presente, così come gli altri luoghi della memoria benedettina, grazie alla Vita di Gregorio Magno23. Si può consta- tare che l’importanza di Benedetto si deve sostanzialmente alla presentazione cele- brativa che ne fanno i Dialoghi. Non desta quindi meraviglia il fatto che, parallelamente alla diffusione della sua Regola, sia cresciuta anche la venerazione liturgica del Padre del monachesimo, sia nel regno dei Franchi che in Italia.24 In questo contesto di rinnovamento della vita monastica a Montecassino si tramanda che Papa Zaccaria avrebbe inviato a Petronace il codice Cassinense della
e aperture..., cit., pp. 753-763. Sulla regola di Cesario cf. J. PILVOUSEK- K.B. SPRINGER, Caesarius von
Arles und die Klostergründung der heiligen Radegunde, in Radegunde. Ein Frauenschicksal zwischen Mord und Askese, a cura di H. Eidam e G. Noll, Druck und ReproVerlag OHG, Erfurt 2006, pp. 79-95.
19Cf. P
RINZ, Frühes Mönchtum..., cit., pp. 286 s. ed anche gli studi di A. Diem: Das Ende des
monastischen Experiments. Liebe, Beichte und Schweigen in der ‘Regula cuiusdam ad virgines’ (mit einer Übersetzung im Anhang), in Female ‘vita religiosa’ Between Late Antiquity and the High Middle Ages. Structures, Developments and Spatial Contexts, a cura di G. Melville, A. Müller (Vita Regularis. Abhan-
dlungen, 47), LIT, Berlin 2011, pp. 81-136 e Rewriting Benedict: The Regula Cuiusdam ad virgines and
Intertextuality as Tool to Construct a Monastic Identity, in « The Journal of Medieval Latin » XVII
(2007), pp. 313-328, in particolare pp. 319-326 con la comparazione dei testi. 20P
AULUS DIACONUS, Historia Langobardorum, a cura di L. Bethmann e G. Waitz (Monumenta
Germaniae Historia. Scriptores rerum Langobardorum), Hahn, Hannover 1878, VI. 409, pp. 178 s. Cf. WOLLASCH, ‘Benedictus abbas Romensis’..., cit., pp. 125-129.
21Cf. W
OLLASCH, ‘Benedictus abbas Romensis’..., cit.
22Cf. G. J
ENAL, Italia ascetica atque monastica. Das Asketen- und Mönchtum in Italien von den
Anfängen bis zur Zeit der Langobarden (ca. 150/250-604), 2 voll. (Monographien zur Geschichte des
Mittelalters, 39.1-2), Hirsemann, Stuttgart 1995, p. 310.
23Cf. a tale proposito G. MELVILLE, Montecassino, in Erinnerungsorte des Christentums, a cura di C. Markschies, H. Wolf e C.H. Beck, München 2010, pp. 322-344, 763-764.
24Cf. su questo aspetto WOLLASCH, ‘Benedictus abbas Romensis’..., cit.
73 San Benedetto e la cultura benedettina nell’Alto Medioevo
NOMELAV: SAN BENEDETTO E L’EU PAG: 6 SESS: 10 USCITA: Fri Mar 11 10:49:27 2016 SUM: 5871B9B0 /first/TIPOGRAFIA/LIBRI/LEV−SAN−BENEDETTO−E−L−EUROPA−NEL−50o−DELLA−PACIS−NUNTIUS/08−Breitenstein
Regola, che era stato in precedenza salvato a Roma e che si considerava come autografo di Benedetto. Solo ora, a metà del secolo VIII, Montecassino divenne un centro monastico conosciuto e venerato in tutta Europa, anche se la sua influenza era limitata al Nord e le regioni meridionali della penisola appenninica continuavano a restare fuori dall’influsso della Regula Benedicti. Ora, importanti monasteri del regno dei Franchi seguivano la regola di Benedetto o una regola mista, che a essa essenzialmente si richiamava; numerosi monaci si recavano a Montecassino, per conoscervi quella che era ritenuta la forma di vita benedettina originaria e per diffonderla a nord delle Alpi. Su questo aspetto occorrerà ritor- nare. Il Concilium Germanicum tenuto nell’anno 742 sotto la presidenza di Boni- facio e del maggiordomo di palazzo Carlomanno riconobbe già la regola di Benedetto come unica regola monastica del regno merovingio25. Anche se questa decisione non ebbe effetti duraturi, tuttavia comincia con essa una serie di misure che influenzarono sempre di più lo sviluppo della vita monastica nel regno dei Franchi, ormai governato, a partire dal 751, unicamente dai Carolingi.
Carlo Magno, infine, in linea con i suoi sforzi riformistici, fece redigere una copia del manoscritto originale della Regola che, dalla metà del secolo VIII, si trovava di nuovo a Montecassino26. Si deve ritenere che questa redazione inizial- mente non abbia avuto quasi nessun influsso nel Regno, ma che, fondamental- mente, non rappresentasse nulla più di un contributo al vasto impegno di Carlo a unificare il testo biblico insieme con altri testi centrali nell’ambito della liturgia e del diritto canonico. La copia che ne derivò è nota come “esemplare normale” di Aquisgrana. La diffusione di questa redazione, realizzata nel 787 come testo di riferimento, procedette più lentamente di come si sia spesso supposto. Questo snodo nella tradizione testuale divenne realmente significativo solo dopo la dichia- razione del concilio di Aquisgrana nell’anno 816, cui si è fatto cenno all’inizio. Essa ebbe valore generale e, questa volta, risultò fattivamente efficace. Una copia del codice trascritto su incarico di Carlo Magno fu realizzata nel primo trentennio del secolo IX a San Gallo, dove ancora si trova come Codex 914 nella Stiftsbi-
bliothek, la biblioteca dell’ex abbazia di San Gallo. Dato che il manoscritto ori-
ginario di questa redazione – l’autografo attribuito a Benedetto da Norcia – andò
25J. J
ARNUT, Bonifatius und die fränkischen Reformkonzilien (743-748), in « Zeitschrift der Savigny-
Stiftung für Rechtsgeschichte. Kanonistische Abteilung » LXXVI (1979), pp. 1-26, a p. 6. W. HART- MANN, Die Synoden der Karolingerzeit im Frankenreich und in Italien (Konziliengeschichte, Reihe A:
Darstellungen), Schöningh, Paderborn 1989, p. 52. Sui concili riformatori, cf. ora in generale: U. NONN,
‘Castitas et vitae et fidei et doctrinae’ – Bonifatius und die Refomkonzilien, in Bonifatius – Leben und Nachwirken. Die Gestaltung des christlichen Europa im Frühmittelalter, a cura di F.J. Felten, J. Jarnut
e L.E. von Padberg (Quellen und Abhandlungen zur mittelrheinischen Kirchengeschichte, 121), Gesel- lschaft für Mittelrheinische Kirchengeschichte, Mainz 2007, pp. 271-280.
26Cf. Theodomari abbatis Casinensis epistola ad Karolum regem, a cura di K. Hallinger e M. Wege- ner, in Initia consuetudinis Benedicti. Consuetudines saeculi octavi et noni, a cura di K. Hallinger (Corpus Consuetudinum monasticarum, 1), Schmitt, Siegburg 1963, pp. 137-175. Cf. inoltre ENGELBERT, Regel-
text und Romverehrung..., cit., pp. 51 s.
74 Mirko Breitenstein
NOMELAV: SAN BENEDETTO E L’EU PAG: 7 SESS: 10 USCITA: Fri Mar 11 10:49:27 2016 SUM: 56E5B059 /first/TIPOGRAFIA/LIBRI/LEV−SAN−BENEDETTO−E−L−EUROPA−NEL−50o−DELLA−PACIS−NUNTIUS/08−Breitenstein
bruciato nell’anno 896 a Teano, dove era stato portato da Montecassino per pro-