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Sauro Coffani Vincenzo Angileri

Nel documento Il sito della ricerca in agricoltura (pagine 26-37)

Regione Lombardia, Direzione Generale Agricoltura Valorizzazione dei Sistemi Rurali della Pianura e della Collina Via Pola, 12/14 - 20124 Milano e-mail: sauro_coffani@regione.lombardia.it

La rete idrografica naturale

La pianura lombarda, oltre ad essere un’area estremamente popolosa, soggetta a forti pres-sioni insediative e dotata di una fitta rete di infrastrutture che consentono attività umane ad alto reddito, garantisce la diffusione di una delle agricolture più importanti e produtti-ve dell’Unione Europea. Tale agricoltura non avrebbe oggi i rendimento produttivi e non potrebbe fornire i prodotti di elevata qualità che la caratterizzano se non potesse contare sull’impiego dell’acqua. La Lombardia, infatti, in rapporto alle altre regioni italiane pre-senta condizioni favorevoli dal punto di vista delle risorsa idrica; tuttavia sono le opere rea-lizzate nel tempo e la loro attenta e continua gestione a garantire l’irrigazione dei campi coltivati.

La rete idrografica naturale lombarda è alimentata dalle precipitazioni che cadono sul-la regione (non molte alte, invero, e che nelsul-la pianura si aggirano in media tra i 600 e i 1000 mm/anno a secondo delle zone). Tuttavia i ghiacciai della catena alpina e i grandi laghi prealpini, contribuiscono in modo notevole, mediante l’accumulo di riserva idrica, ad arricchire d’acqua la regione stessa. I ghiacciai ammassano infatti grandi quantità di precipitazioni nevose, mentre i laghi invasano gli apporti di pioggia e delle acque di fu-sione. Dai ghiacciai si alimentano i più importanti fiumi lombardi ovvero, procedendo da ovest verso est, il Ticino, l’Adda, l’Oglio, il Chiese e il Mincio. Il regime di questi fiumi, prima di immettersi nei cinque maggiori laghi prealpini lombardi, rispettivamente Mag-giore, Como, Iseo, Idro e Garda, è tipicamente alpino e cioè caratterizzato da un massi-mo estivo dei deflussi e da un minimassi-mo invernale. All’uscita dai laghi il regime dipende in-vece dalla regolazione di questi ultimi. A partire dai primi decenni del secolo scorso si è infatti intrapresa la costruzione delle opere che consentono di regolare la portata di ac-qua defluente dai grandi laghi prealpini, con questo aumentando di gran lunga la funzio-ne di invaso che questi serbatoi naturali possiedono. La regolaziofunzio-ne dei grandi laghi pre-alpini consente l’utilizzo di quantità d’acqua che altrimenti non sarebbero state sfruttate.

La pianura lombarda presenta un territorio fortemente antropizzato e altamente produttivo, ricco di spazi agricoli, di presenze naturali e culturali di gran-de valore, sottoposti a forti pressioni urbanistiche e infrastrutturali e con un’attività agricola tra le più avanzate in Europa. Tale agricoltura raggiunge elevati risultati quantitativi e qualitativi in quanto si giova di un sistema irriguo diffuso e consolida-to nel tempo che, fra l’altro, consente il mantenimenconsolida-to dei delicati equilibri idraulico-territoriali della pianura.

La memoria descrive il sistema irriguo lombardo, le sue connessioni con il sistema idri-co naturale, gli enti che provvedono all’irrigazione, la quantità di acqua e le modali-tà di utilizzazione, le infrastrutture che ne consentono la distribuzione.

A b s t r a c t

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Il principio alla base della regolazione è quello di rendere disponibile, secondo le esigen-ze dell’utenza, la quantità di acqua accumulabile entro i limiti di escursione della super-ficie del lago; in generale, questo avviene con la riduzione dei deflussi dal lago e il con-seguente riempimento dello stesso nei periodi di afflussi abbondanti (primavera e autun-no) e con lo svuotamento del lago nei periodi di magra (estate e inverautun-no). La prima re-golazione risale al 1923 e ha riguardato il lago d’Idro; a questa sono seguite tutte le altre.

I principali fiumi non regolati che nascono dalle pendici delle Prealpi sono l’Olona, il Lambro, il Brembo, il Cherio, il Serio e il Mella. Il regime di questi, tipicamente torren-tizio, presenta valori massimi di deflusso nei periodi primaverile e autunnale e minimi in quelli invernale ed estivo.

Oltre alla risorse idriche superficiali, le acque sotterranee, con i fenomeni delle risor-genze, costituiscono una caratteristica peculiare della Lombardia e contribuiscono a incre-mentare gli apporti. Il fenomeno delle risorgenze è dovuto alle acque di falda che, scor-rendo per naturale pendenza verso sud, incontrano i terreni a granulometria fine e imper-meabili della bassa pianura e per l’effetto del rigurgito provocato dalla diminuzione di po-rosità, sgorgano in superficie con una serie di polle sorgentizie denominate fontanili. Que-ste acque, oltre ad aver permesso la nascita delle marcite grazie alla loro temperatura re-lativamente costante tra i 10° e i 13° C e quindi superiore a quella ambientale in inverno, costituiscono un’ulteriore e rilevante disponibilità idrica.

Agricoltura e irrigazione

Si diceva dell’importanza dell’agricoltura della Pianura Lombarda. Un dato significativo è rappresentato dalla SAU (superficie agricola utilizzata) nell’area di pianura. Secondo i da-ti ISTAT del censimento dell’agricoltura del 2000, essa si attesta a 763.780 ettari e rappre-senta il 75% della SAU lombarda. Nonostante gli elevati livelli di urbanizzazione della pia-nura lombarda, l’agricoltura svolge pertanto ancora oggi una funzione prevalente in ter-mini di occupazione di suolo. A questa si aggiunge l’importanza della Lombardia nell’in-tero sistema agricolo italiano. Il valore della produzione agricola lombarda è stato infatti nel 2004 di 6.192 milioni di euro, pari al 13,4% della produzione lorda vendibile dell’agri-coltura italiana e circa l’80% di questa è stata prodotta dalla cosiddetta “agridell’agri-coltura profes-sionale” che si svolge quasi interamente nella pianura irrigua. Questa forte influenza del-l’agricoltura in un territorio così grandemente soggetto a fenomeni di urbanizzazione e in-frastrutturazione, sarebbe inspiegabile se l’agricoltura non fosse economicamente forte, competitiva sui mercati, fortemente radicata nel territorio. Dati alla mano, senza irrigazio-ne, l’agricoltura lombarda non presenterebbe il rilievo qualitativo e quantitativo che la po-ne ai vertici dell’agricoltura europea.

All’irrigazione provvedono i consorzi di bonifica, i consorzi di miglioramento fondia-rio e associazioni di utenti privati.

La pianura della Lombardia, bonificata nel tempo e resa irrigua, costituisce oggi il co-siddetto territorio di bonifica definito anche dalla legge regionale in materia (l.r. 7/2003).

Su questa area i consorzi di bonifica svolgono le funzioni di esecuzione, manutenzione e gestione delle opere pubbliche di bonifica ovvero provvedono alle funzioni di difesa idrau-lica e, per la gran parte, di fornitura dell’acqua per l’irrigazione. Tale area di 1.215.453 et-tari ovvero circa la metà del territorio regionale, è suddivisa in comprensori di bonifica,

unità omogenee sotto il profilo idrografico e idraulico, per lo più delimitate da elementi naturali (fiumi e Prealpi), e frutto di aggregazioni territoriali di preesistenti enti di bonifi-ca e irrigui di dimensioni inferiori avvenute a seguito dell’applibonifi-cazione della legge regio-nale 26 novembre 1984, n.59 “Riordino dei consorzi di bonifica” oggi abrogata e sostitui-ta dalla recente legge regionale 7/2003.

I comprensori attualmente definiti sono 18. A questi si aggiungano la Lomellina, dove operano l’Associazione Irrigazione Est Sesia e il consorzio di bonifica della Valle del Ticino, e il comprensorio di Burana nell’Oltrepò mantovano, gestito dal consorzio Burana Leo -Scoltenna - Panaro con sede in Modena. Il consorzio di bonifica Terre di Gonzaga, oltre ai due comprensori di Agro-mantovano Reggiano e Revere, gestisce anche una parte del ter-ritorio emiliano della provincia di Reggio Emilia. I comprensori Varese (numero 2) e Brian-za (numero 3), definiti al momento della prima delimitazione comprensoriale nel 1986, con successiva delibera consiliare del 1999 sono stati per una parte stralciati dal territorio classi-ficato di bonifica e per l’altra aggregati al sottostante comprensorio Est Ticino Villoresi.

Il “comprensorio di bonifica medio” ha una superficie compresa tra i 45.000 e i 55.000 ettari (ben 9 comprensori lombardi infatti hanno queste dimensioni); nella bassa pianura mantovana, però, i comprensori sono in genere un po’ meno estesi; il comprensorio Est Ti-cino Villoresi ha invece dimensioni molto maggiori rispetto a tutti gli altri (278.258 ettari).

In base ai dati del Censimento dell’agricoltura del 2000 nel territorio di bonifica risul-ta irrigabile il 91% della SAU.

In molti comprensori questa percentuale supera il 95% avvicinandosi al 100% in Lo-mellina, in alcune aree del cremonese (comprensori Cremasco e Naviglio Vacchelli), del bresciano (Fra Mella e Chiese) e del mantovano (Sud Ovest Mantova e Agro Mantovano Reggiano). La Lombardia è di gran lunga la regione italiana con la più alta percentuale di

Figura 1 - I consorzi di bonifica in Lombardia

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superficie irrigabile rispetto alla SAU (mediamente in Italia tale percentuale si colloca in-fatti intorno al 20%).

Nell’ultimo decennio la diminuzione delle superfici agricole nel territorio di bonifica lombardo ha riguardato anche le aree irrigabili, le quali sono diminuite nel complesso di 30.478 ettari e in termini relativi del 4%. A differenza però di quanto accaduto nei decen-ni precedenti, dove le sottraziodecen-ni di terredecen-ni agricoli riguardavano essenzialmente le aree non irrigue, nell’ultimo decennio il rapporto superficie irrigabile/SAU non è cresciuto, ma si è mantenuto costante. Ad aver fatto segnare i maggiori decrementi di superfici irrigabi-li sono stati il comprensorio dell’Est Ticino Villoresi, i comprensori dell’alta pianura (Me-dia Pianura Bergamasca, Sinistra Oglio e Medio Chiese) e alcuni comprensori del manto-vano (Colli morenici del Garda, Navarolo, Burana).

Nel 2000 sono state censite 38.110 aziende irrigate, il 27% in meno rispetto al censi-mento precedente. La diminuzione del numero di aziende irrigate è stata comunque più contenuta rispetto a quelle delle aziende non irrigate, il che ha determinato un aumento del 9% del rapporto tra aziende irrigate e il totale delle aziende agricole. Nel 2000 tale rapporto è pari al 79%.

I comprensori dove si è registrata la maggiore flessione nel numero delle aziende ir-rigue sono stati la Lomellina (-46%), il Burana (-46%) e il Navarolo (-36%). Questo non sem-pre è correlato alla diminuzione delle aree agricole, ma può essere anche la conseguen-za della scomparsa di aziende di piccole dimensioni. In Lomellina, ad esempio, alla di-minuzione del numero di aziende irrigue ha fatto riscontro solo una limitata riduzione del-le aree irrigabili.

I dati relativi alle colture effettivamente irrigate nell’annata agricola 1999-2000, confron-tati con gli stessi dati dell’annata 1990, consentono alcune considerazioni circa l’evoluzio-ne delle colture irrigue della pianura lombarda. Tra le colture irrigate il mais rappresenta di gran lunga quella più diffusa con i suoi 246.000 ettari; la superficie irrigua destinata a tale coltura è passata dal 30% del 1990 al 45% del 2000. Nello stesso decennio una fles-sione percentuale si è avuta per le foraggere (dal 27 al 17%) e per la soia (dal 13 al 5%), penalizzata dalla diminuzione del sostegno al prezzo. Tra le altre coltivazioni, il riso, in Lomellina e in alcune aree del mantovano, rappresenta la coltura con il più stretto lega-me con l’irrigazione e con il paesaggio irriguo lombardo.

La prevalenza delle colture irrigue sopra citate, insieme alla costante riduzione dei prati, determinano la concentrazione dei fabbisogni irrigui nel periodo estivo, dove si ri-scontrano le massime esigenze del mais: ciò può comportare competizione con altri uti-lizzi, in particolare turistici. In questo quadro, dove l’irrigazione è capillarmente diffusa sul territorio come in nessuna altra parte d’Italia, i consorzi di bonifica provvedono glo-balmente all’irrigazione di 526.783 ettari. Non tutti, però, distribuiscono l’acqua irrigua al-l’intero comprensorio di riferimento in quanto in alcune aree sussistono associazioni irri-gue private titolari di proprie derivazioni autonome. In alcuni casi, il consorzio fornisce l’acqua a gruppi di utenti che gestiscono direttamente una loro rete di distribuzione. Mol-ti agricoltori, inoltre, si approvvigionano di acqua direttamente da pozzi privaMol-ti aziendali.

Oltre al consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi e all’Associazione Irrigazione Est Se-sia che, come gestori dei comprensori più grandi della Lombardia, distribuiscono i mag-giori quantitativi di acqua irrigua, le magmag-giori superfici irrigate riguardano i consorzi

Muz-za Bassa Lodigiana (61.595 ha), Alta e Media Pianura Mantovana (39.528 ha), Navarolo (34.682 ha) e Fossa di Pozzolo (33.765 ha). Poco estese, rispetto al comprensorio di rife-rimento, sono invece le aree irrigate direttamente dai consorzi di bonifica Fra Mella e Chie-se (1.740 ha), Naviglio Vacchelli (3.785 ha) e Sinistra Oglio (11.020 ha); in quest’ultimo ca-so le aree irrigate dal conca-sorzio ca-sono aumentate negli ultimi anni grazie all’ingresca-so nel-l’ente di bonifica di associazioni private di utenti.

I metodi irrigui

Il servizio irriguo è gestito dai consorzi con modalità diverse che dipendono essenzial-mente dalla morfologia del territorio, dalle caratteristiche dei suoli e delle colture, dalle or-ganizzazioni consortili, dalla disponibilità d’acqua, dalle rete di distribuzione, così come si è andata realizzando e consolidando nel tempo. Questo spiega l’eterogeneità che si tro-va nei diversi comprensori irrigui.

Nei comprensori occidentali e di antica irrigazione, l’irrigazione viene effettuata per scor-rimento e raggiunge i campi attraverso una rete di canali che sfrutta la naturale inclinazio-ne del territorio. Questo sistema implica geinclinazio-neralmente una gestioinclinazio-ne per turni irrigui. Que-sta è anche la modalità nettamente prevalente in Lombardia. Si calcola che le superfici irri-gate dai consorzi a scorrimento interessino 288.883 ettari ovvero il 55% del totale. Se a que-sti, si aggiungono i 93.388 ettari delle aree risicole, irrigati per sommersione, considerabile come una tipologia di irrigazione per scorrimento, si raggiungono i 382.271 ettari ovvero il 72,8% delle superfici irrigue. L’irrigazione per scorrimento (sommersione compresa) è tota-le nell’Associazione Irrigazione Est Sesia (90.475 ha) e nettamente prevatota-lente nei consorzi Est Ticino Villoresi (113.500 ha), se (17.663 ha), Fra Mella e Chie-se (1.740 ha) e Fossa di Pozzo-lo (26.055 ha).

Nei comprensori sud orien-tali i canali irrigui vengono man-tenuti riempiti durante la stagio-ne irrigua. Gli agricoltori deri-vano l’acqua dai canali e la dif-fondono sui campi a scorrimen-to o, più spesso, per aspersione.

Questa modalità di irrigazione

modali-Figura 2 - Tipologie di irrigazione nei comprensori lombardi

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tà nei consorzi Agro Mantovano Reggiano (819.906 ha), Sud Ovest Mantova (14.683 ha), Burana (11.376 ha) e Revere (7.000 ha). È inoltre molto significativa, seppur non esclusi-va, nei consorzi Alta e Media Pianura Mantovana (27.031 ha) e Navarolo (25.859 ha).

La pluvirrigazione, effettuata mediante impianti tubati in pressione, è un sistema anco-ra poco diffuso in Lombardia. Essa interessa 20.313 ettari, di cui 9.729 nei Colli Morenici del Garda, una realtà territoriale molto particolare, dove la realizzazione di impianti di sol-levamento in grado di portare sulle colline moreniche, grazie a un migliaio di chilometri di tubi interrati, l’acqua prelevata dai canali di valle, ha permesso di trasformare gli ordina-menti produttivi agricoli, altriordina-menti non competitivi con le aziende di pianura. Tra gli altri consorzi di bonifica la pluvirrigazione è diffusa nei consorzi Sud Ovest Mantova (3.693 ha), Medio Chiese (2.000 ha), Sinistra Oglio (1.726 ha), Navarolo (1.037 ha), Media Pianura Ber-gamasca (880 ha), Alta e Media Pianura Mantovana (748 ha) e Est Ticino Villoresi (500 ha).

Come si può notare, sono situazioni marginali nel contesto dell’irrigazione lombarda.

A questo punto è opportuno fornire alcune precisazioni circa il dibattito che si è an-dato diffondendo negli ultimi anni circa la compatibilità ambientale di un sistema irriguo basato su utilizzi di elevati quantitativi di acqua. Va infatti rilevato che, in virtù delle na-turali e molteplici interconnessioni tra la circolazione idrica di superficie e quella di pri-ma falda, pur in presenza di bassa efficienza al campo dell’adacquamento tradizionale per scorrimento (ovvero di elevate dotazioni irrigue specifiche all’appezzamento), a livello comprensoriale le dotazioni in termini di risorsa idrica regolata si abbassano, sino a dive-nire equivalenti a quelle dei comprensori totalmente irrigati per aspersione. L’irrigazione per scorrimento inoltre, oltre ad essere assolutamente priva di costi energetici, garantisce il permanere di un fitto sistema di canalizzazioni a cielo aperto a cui sono spesso associa-ti elemenassocia-ti paesaggisassocia-ticamente ed ecologicamente rilevanassocia-ti (alberature, siepi etc.).

Le acque utilizzate

Per l’utilizzo delle acque i consorzi di-spongono di concessioni di derivazio-ne che globalmente assommano a 752,9 m3/s. Sono i consorzi della pianura oc-cidentale a disporre dei maggiori vo-lumi di concessione (Associazione Ir-rigazione Est Sesia 188 m3/s, Est Tici-no Villoresi 173,51 m3/s, Muzza Bassa Lodigiana 120 m3/s), anche se spesso le portate di concessione non sono com-pletamente derivabili per la mancanza di una sufficiente dotazione irrigua. I consorzi della bassa pianura, dove l’ac-qua viene sollevata dai fiumi, dispon-gono invece dei quantitativi più limi-tati (Revere 6 m3/s, Sud Ovest Manto-va 10,6 m30/s, Agro Mantovano Reggia-no 14 m3/s).

Provenienza acque Area servita (ha) Area servita (%)

Adda 112.577 11,5

Tabella 1- Superfici servite e provenienza delle acque

L’entità dei volumi concessi è collegata alla dotazione irrigua territoriale (rapporto tra la portata prelevata alla fonte e la superficie irrigata, comprensiva pertanto delle perdite) la quale costituisce un indice del grado di impiego della risorsa idrica nei territori. Essa di-pende dalle tecniche di irrigazione utilizzate (è superiore infatti per la sommersione e lo scorrimento, inferiore nel caso di irrigazioni per aspersione). Le maggiori dotazioni irrigue territoriali si hanno nei comprensori occidentali dove possano superare anche l’1,25 l/sxha.

La gran parte delle acque superficiali utilizzate per l’irrigazione proviene dai fiumi che escono dai grandi laghi regolati lombardi: Ticino, Adda, Oglio, Chiese e Mincio, con pre-valenza dei primi due (tab. 1). Tuttavia va segnalato che più di un terzo (36,6%) dei ter-ritori irrigui sono irrigati con acque miste ovvero provenienti da più fiumi. A queste de-vono aggiungersi gli utilizzi da fontanile e quelli da pozzi.

I consorzi di bonifica della Lombardia dispongono di 127 derivazioni di acqua irrigua;

queste comprendono 24 impianti di sollevamento (negli altri casi si tratta di derivazioni a gravità che riguardano i territori di alta e media pianura). I principali impianti di solleva-mento sono localizzati lungo il Po, l’Adda, l’Oglio e il Mincio e consentono di irrigare 113.913 ettari. In essi sono installate 113 pompe per una potenza complessiva di 22.085 kW. Si stima che vengano sollevati annualmente 580 milioni di metri cubi d’acqua, ovvia-mente dipendenti dall’andamento della stagione irrigua. Gli impianti funzionano media-mente per un intervallo di tempo che può variare tra i 150 e i 60 giorni.

La rete dei canali

Il paesaggio lombardo di pianura si caratterizza per la fittissima rete di canali che scorro-no tra i campi, sottopassascorro-no vie a grande comunicazione e strade vicinali, si seguoscorro-no tal-volta paralleli per chilometri, si intersecano, incrociano nel loro percorso migliaia di ma-nufatti idraulici di regolazione dei flussi delle acque; talvolta preziosi ecosistemi lineari, que-sti canali, grazie alle loro strade alzaie, rappresentano vie privilegiate di accesso alla cam-pagna e assolvono anche funzioni ricreative. Sono essenzialmente canali irrigui e di

bo-Figura 3 - Principali derivazioni e adduttori della rete dei canali in gestione ai Consorzi

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nifica, di dimensioni e lunghezza variabile a secondo che siano derivatori principali o ir-rigatori aziendali, collettori o canali di bonifica secondari.

Questo patrimonio è immenso. I canali in gestione ai consorzi di bonifica raggiungo-no globalmente in Lombardia 17.533 chilometri. Se si pensa di aggiungere a questi i ca-nali privati e quelli aziendali, non censiti dal Sistema Informativo Bonifica Irrigazione Ter-ritorio Rurale (S.I.B.I.Te.R.) della Regione Lombardia, si può facilmente comprendere l’estensione di questa rete. È interessante notare come la rete di canali in gestione ai con-sorzi di bonifica sia di estensione più o meno simile in Lombardia, Veneto (19.232 km) e Emilia Romagna (17.350 km) in base ai dati rilevati dalle rispettive Unioni Regionali del-le Bonifiche. A differenza, però, deldel-le regioni contermini, in Lombardia è la rete irrigua ad essere nettamente prevalente (12.551 km, ovvero il 71,6%, rispetto a 6.112 km e 32% in Veneto e 3.096 km e 17,8% in Emilia). In Lombardia la ripartizione dei canali per le diver-se funzioni, sulla badiver-se della loro lunghezza, è la diver-seguente: 71,6% irrigazione, 13,9% boni-fica, 14,5% mista. Si tenga comunque conto del fatto che in questa attribuzione si consi-derano irrigui anche quei canali che, pur svolgendo in alcuni momenti funzioni di colo, sono stati progettati per assolvere la funzione irrigua, così come vengono attributi alla bo-nifica canali che possono supportare l’irrigazione per limitati periodi di tempo e con por-tate modeste.

La prevalenza della rete irrigua sulla rete delle bonifica in Lombardia, si riflette, come ovvio, anche nei dati per singolo consorzio. Sono proprio i consorzi più tipicamente irri-gui a gestire le reti più estese. In particolare, la rete dell’Associazione Irrigazione Est Se-sia raggiunge i 4.005 km soltanto in Lombardia, a cui si devono aggiungere i 1.212 km ge-stiti dallo stesso ente in Piemonte. La rete del consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi è di 2.503 km, quella del Medio Chiese di 1.306 km. In questi consorzi la rete irrigua rap-presenta più dell’85% della rete totale. Una situazione differente si riscontra invece nei due consorzi che seguono in quanto ad estensione della rete di canali: Media Pianura Ber-gamasca e Muzza. La rete del consorzio bergamasco (1.259 km) è infatti in prevalenza co-stituita da canali ad uso promiscuo (753 km pari al 58,4% della rete), mentre quella del

La prevalenza della rete irrigua sulla rete delle bonifica in Lombardia, si riflette, come ovvio, anche nei dati per singolo consorzio. Sono proprio i consorzi più tipicamente irri-gui a gestire le reti più estese. In particolare, la rete dell’Associazione Irrigazione Est Se-sia raggiunge i 4.005 km soltanto in Lombardia, a cui si devono aggiungere i 1.212 km ge-stiti dallo stesso ente in Piemonte. La rete del consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi è di 2.503 km, quella del Medio Chiese di 1.306 km. In questi consorzi la rete irrigua rap-presenta più dell’85% della rete totale. Una situazione differente si riscontra invece nei due consorzi che seguono in quanto ad estensione della rete di canali: Media Pianura Ber-gamasca e Muzza. La rete del consorzio bergamasco (1.259 km) è infatti in prevalenza co-stituita da canali ad uso promiscuo (753 km pari al 58,4% della rete), mentre quella del

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