• Non ci sono risultati.

Scelta del campione di riferimento e individuazione delle variabil

SPORT, DISABILITÀ E TECNOLOGIE: NUOVE PROSPETTIVE DI RICERCA

4. Protocollo di ricerca per la disabilità in campo motorio-sportivo nella scuola

4.3. Scelta del campione di riferimento e individuazione delle variabil

La scelta del campione di riferimento (target population) o popolazione di riferimento, dovrà definire i limiti che il ricercatore pone al suo studio. Il termine campione dovrà indicare un gruppo parziale che per le sue caratteristiche può essere rappresentativo dell’universo di riferimento. Una ricerca da compiersi nella scuola primaria dovrà quindi coinvolgere un numero di studenti rappresentativo, diviso per classi e sezioni dello stesso istituto o di istituti diversi, prevedendo gruppi eterogenei per sesso che contraddistinguono la composizione dei gruppi classe delle scuola primarie italiane.

L’individuazione delle variabili

L’individuazione delle variabili dovrà tenere conto che i contesti educativi e formativi, rispetto a quelli sportivi tradizionalmente orientati alla valutazione e alla valorizzazione degli aspetti performativi, tecnici e biomeccanici degli atleti, necessitano di una preventiva ricognizione dei bisogni, di un’analisi delle dinamiche

relazionali e comportamentali e di una rilevazione degli effetti che le attività di movimento possono determinare sullo sviluppo psicomotorio dei bambini in età scolare. L’organizzazione ed il controllo dell’attività di ricerca si dovranno collegare ad una serie di variabili legate:

1. all’età,

2. alle caratteristiche dei soggetti in crescita per i quali si delineano le prime differenze morfologico-funzionali,

3. agli effetti neurofisiologici della pratica motoria che, nell’impegnare apparati e sistemi corporei, coinvolge contemporaneamente il piano cognitivo e quello funzionale,

4. alla possibile presenza di studenti con deficit uditivi, visivi, psico-fisici. 5. alla costruzione di specifici ambienti di apprendimento

La conoscenza delle tappe di sviluppo dell’età evolutiva costituisce, infatti, uno dei requisiti fondamentali per la pianificazione di un’attività di ricerca nella scuola a causa dei diversi aspetti dello sviluppo psico-motorio e relazionale. Lo sviluppo auxologico del bambino si caratterizza, inizialmente, per la presenza di una fase puramente assimilativa costituita a livello motorio da movimenti riflessi a causa di una ipertonia diffusa caratterizzata dall’immaturità del sistema nervoso. Nei primi anni di vita si assiste allo sviluppo di atteggiamenti e azioni motorie di adattamento all’ambiente che il bambino assume nelle fasi esplorative; la coordinazione oculo- manuale e la prensione sono i processi di sviluppo e specializzazione che aiutano il bambino nei primi passi della vita di relazione.

Il periodo della scuola primaria che copre la fascia di età 6-10 anni va analizzato tenendo conto delle differenze esistenti tra il periodo della proceritas prima (3-7 anni) caratterizzato da un notevole sviluppo in altezza, ma anche della destrezza e delle abilità, e il periodo del turgor secundus (7-10 anni nelle femmine/8-11 anni nei maschi). In quest’ultimo chiamato anche età del secondo riempimento si delineano le prime differenze tra i due sessi; il riempimento avviene diversamente rispetto al turgor primus, con un notevole aumento del trofismo muscolare, costituendo fisiologicamente una fase di transizione preparatoria alla crisi puberale o sviluppo

motorio di tale periodo riguarda le capacità motorie globali e fini; la coordinazione dei movimenti; il controllo posturale; le capacità attentive, logiche, operative, grafiche e di memorizzazione; la creatività e la dominanza.

Gli ambienti di apprendimento ludico-motori e sportivi da utilizzare nella ricerca didattica, sono da considerarsi come spazi di una didattica partecipata il cui fulcro è costituito dal corpo e dal movimento. Il percorsi laboratoriale a carattere motorio rappresenta uno spazio che “… favorendo la dimensione espressiva, consente di sperimentare il rapporto tra apprendimenti cognitivi ed apprendimenti motor, facendo emergere il ruolo il ruolo della mediazione interpersonale della corporeità. Lo spazio laboratoriale rappresenta quindi un “terreno fertile”, nel quale lo studente “coltiva operativamente” la propria dimensione professionale acquisendo la consapevolezza che il rapporto tra sapere, saper fare e saper essere è il risultato di un processo complesso e dinamico. La ricerca … ha messo in evidenza che la didattica laboratoriale, se ha la capacità di creare una relazione circolare tra dichiarato, agito, vissuto e percepito, attiva, simultaneamente e consecutivamente, una pluralità di apprendimenti, orientandoli verso la costruzione di un terreno, nel quale è possibile coltivare, in maniera naturale, esperienze disciplinari e pluridisciplinari229.

La costruzione di un ambiente di apprendimento funzionale all’ acquisizione di conoscenze afferenti a diversi ambiti disciplinari, alla partecipazione degli allievi ma anche funzionale alle attività di ricerca, sarà caratterizzato dalla presenza di alcune fasi specifiche nelle quali le attività saranno presentate sotto forma di giochi:

Predisposizione dei materiali, degli spazi e degli strumenti per la ricerca:

questa fase prevederà la scelta del luogo in cui svolgere l’attività di gioco-sport (cortile, palestra, ambiente naturale); la predisposizione degli spazi attraverso l’eliminazione di tutti quei corpi esterni che potrebbero aumentare i fattori di rischio (piccoli attrezzi lasciati sul terreno di gioco e non inerenti alla attività da svolgere); la predisposizione degli strumenti (palloni, palle spugna, cerchi grandi e piccoli, conetti, materassini, bandierine, corde etc…); l’adozione di

misure igieniche come la scelta di un abbigliamento tecnico e sportivo adeguato all’attività (tute, pantaloncini, magliette, scarpette comode da ginnastica). − Ambientamento:questa fase costituisce il primo contatto esplorativo con la

dimensione spaziale e temporale dell’ambiente. L’intervento del docente e/o del ricercatore sarà finalizzato alla presentazione di se stesso, dei componenti del gruppo e delle regole base dell’attività di gioco/ricerca attraverso una disposizione circolare. L’organizzazione di attività ludiche spontanee che consentano al gruppo di camminare, correre, saltare, rotolare, palleggiare e lanciare, favorirà i bambini nel primo contatto con gli strumenti (palloni, birilli, conetti), con i compagni e le caratteristiche dello spazio (terreno di gioco, pavimento della palestra, cortile).

Adattamento:questa è la fase di condizionamento organico naturale e graduale

che prepara la parte di successivo impegno la cui durata varia in rapporto alle condizioni climatiche, più lunga nei mesi freddi dell’anno, breve in quelli più caldi.

Fase nucleare:costituisce la parte centrale dell’intervento didattico e di ricerca

durante la quale si svolgono le attività di gioco proposte. L’impiego degli studenti in attività di gioco libere o strutturate consente l’emersione delle abilità motorie possedute e la loro valutazione.

Fase di rilassamento o recupero attivo: l’attività di gioco proposta potrebbe

comportare una molteplicità di implicazioni fisiologiche e reazioni organiche differenti. Compito del docente e del ricercatore sarà quello di determinare una riduzione della frequenza respiratoria, della sudorazione e della tachicardia attraverso esercizi di rilassamento e defaticamento, ma anche occasioni di riflessione e confronto sull’attività svolta.

La costruzione di un ambiente di apprendimento, qual è il laboratorio motorio, richiede, inoltre, la valutazione di una serie di specificità relative:

− ai fattori di rischio legati all’uso di materiali;

− alla impossibilità di garantire una costante assistenza diretta nella pratica delle attività motorio-sportive.