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Il nuovo secolo: l’apertura al modello consensualistico Quello che Sordi definisce “l’ostracismo verso il contratto” 61 è una

tendenza che trovando la sua ragion d’essere nella contrapposizione autorità-consenso62, ha caratterizzato non solo l’ottocento ma anche il secolo successivo sino al riconoscimento dell’operatività dei principi civilistici in materia con la legge sul procedimento del 1990.

Lo stato sociale ed i suoi crescenti fabbisogni avevano già messo in evidenza l’insufficienza del modello pubblicistico puro. Le contraddittorietà tra un sistema che proclama la primazia e la specialità di un diritto dell’amministrazione ed il ricorso che gli enti di nuova istituzione (quali ad esempio l’IRI) a strumenti privatistici raggiunge il suo massimo.

La Carta Costituzionale rappresenta un momento di riflessione sull’intero sistema: la fisionomia di Stato da essa delineata perde i connotati totalitaristici ottocenteschi per tornare (se non creare ex novo) ad una dimensione di Stato a servizio del cittadino. La costituzionalizzazione dell’interesse legittimo, d’impugnazione degli atti, di legittimità e di merito (art. 103 Cost.) costituiscono il primo

61 L.MANNORI -B.SORDI La storia del diritto amministrativo, IV Edizione, Laterza,

2006.

62 In senso contrario F. G. SCOCA, in Autorità e Consenso, in Atti del XLVII Convegno

di Studi di Scienza dell’Amministrazione, Giuffrè, Milano, 2002 : «non c’è mai stato, ne sul piano teorico, ne sul piano pratico, alcun rifiuto degli atti consensuali e degli atti consensuali, e dei contratti in particolare. se le figure complesse. e per la loro ambigua complessità ricostruibili come fattispecie unilaterali ovvero come fattispecie consensuali, sono state attratte nel campo dell’autorità del diritto pubblico, o (forse più esattamente )nel campo del diritto speciale dell’amministrazione, lo si è dovuto ad un’esigenza molto seria, quella di preservare appunto la disciplina speciale e tipica dell’azione dell’amministrazione».

passo verso il superamento della specialità del diritto amministrativo fondato sul binomio sorvanità-autorità.

Si apre la strada all’idea che l’unilateralità non implica necessariamente l’autoritatività, ben potendo svolgersi secondo schemi consensualistici, senza per questo negare la sua portata precettiva.

In particolare la dottrina ha messo in rilievo come all’unilateralità del potere non corrisponda necessariamente l’unilateralità dell’atto, ben potendo realizzarsi anche mediante atti bilaterali. Inoltre si può osservare come l’autorità sia attributo della sovranità63 e come l’attività amministrativa, dall’inizio del XiX ad oggi, sia sempre più transitata da un funzione sovrana ad una funzione di servizi o meglio, sotto il profilo organizzativo da <<apparato d’ordine ad apparato d’erogazione>>64. In questa ricostruzione teorica trovano spazio gli atti consensuali della Pubblica Amministrazione, ovvero, atti che a vario titolo richiedono il consenso del destinatario. In tal senso si annoverano, oltre i contratti di evidenza pubblica, che costituiscono l’oggetto principale di quest’indagine anche tutta una serie di atti in cui la controparte privata assume un ruolo attivo nell’agire della Pubblica Amministrazione, proprio attraverso la manifestazione del consenso65. In quest’ottica, a dispetto del diverso regime applicabile, rientrano nel genus degli atti consensuali non solo i contratti ad evidenza pubblica ma gli accordi (in

63 F.G. SCOCA,ibidem.In questo sensola definizione è coerente con l’impostazione

diH.POPITZ,La fenomenologia del potere, op.cit.

64 F. TIGANO, Gli accordi procedimentali, Giappichelli, 2002, p.49, che in merito

afferma come «La progressiva affermazione di modelli di amministrazione

consensuale viene ad affiancarsi, più che a sovrapporsi all’amministrazione autoritativa, fornendo un’opzione alternativa per la produzione dei servizi richiesti all’apparato pubblico. Quest’ultimo, per altro, da apparato d’ordine quale era inizialmente, si è venuto trasformando in apparato di erogazione, ciò che si per sé, confligge con il modello autoritativo».

65 M. S. GIANNINI, Il Potere Pubblico Stati e Amministrazioni, il Mulino, 1986,

secondo cui «con la locuzione moduli convenzionali, che è atecnica, e volutamente

generica s’intendono tutte quelle fattispecie in cui s’impiega come tecnica di azione l’addivenire tra interessati e le amministrazioni a soluzioni concordate evitandosi così soluzioni unilateralmente imposte in via autoritativa ovvero soluzioni prese solitariamente».

I contratti pubblici e l’annullamento dell’aggiudicazione dopo la direttiva ricorsi

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particolare quelli sostitutivi) ex art. 11 della legge sul procedimento amministrativo, nonché istituti ben noti e risalenti nel tempo, quali: le concessioni contratto, le autorizzazioni, e le convenzioni di lottizzazione, e da ultimo i rapporti di pubblico impiego.

Le differenze tra questi strumenti della Pubblica Amministrazione afferiscono non solo alla disciplina applicabile, ma anche al ruolo che l’elemento consensuale gioca nell’economia dell’atto. Se infatti nei contratti di evidenza pubblica, il momento autoritativo, inteso come unilateralità del precetto si situa nella fase di formazione del contratto (che convenzionalmente s’identifica con la fase antecedente all’aggiudicazione66), nella concessione esso si estende sino al momento costitutivo del rapporto, lasciando all’accordo delle parti la disciplina successiva del rapporto. Ciò comporta un’inversione dei due momenti, come avviene nelle convenzioni di lottizzazione, dove la fase provvedi mentale dell’approvazione segue quella negoziale.

Nel corso dell’ultimo ventennio si è assistito ad un progressivo affermarsi dei modelli con sensualistici che, riconosciuti a pieno titolo dalla legge sul procedimento (art. 1, 11, 15), si affiancano all’azione autoritativa della P.A.67

Tuttavia, proprio in tale prospettiva, l’aumento del ricorso a strumenti consensuali tradisce pur sempre un mutamento di atteggiamento da parte della Pubblica Amministrazione che deve leggersi come il riconoscimento dell’inadeguatezza del modello autoritativo a fronteggiare i nuovi problemi emergenti. Alla fine degli anni ottanta Giannini pur riconoscendo che la dottrina del contratto di diritto pubblico apparteneva al secolo scorso, rilevava come con l’avvento dello Stato pluriclasse, essi siano aumentati non solo a livello

66 L’art 11 del codice dei contratti pubblici ha chiarito come l’aggiudicazione non

equivalga ad accettazione del contratto.

quantitativo ma qualitativo tanto da far parlare di un <<diverso modo di amministrare68>>.

Le ragioni di questo cambio di tendenza sono molteplici: a parte l’estrema permeabilità del sistema a fenomeni di natura corruttiva, resa palese già dagli eventi giudiziari dei primi anni novanta, la P.A. è stata costretta a confrontarsi con la frammentazione di quell’interesse pubblico alla cui tutela è funzionalmente orientata la sua azione, frammentazione non sempre agevolmente individuabile e spesso rappresentata da interessi adespoti69. La tutela dell’ambiente, l’emergente tutela delle regole del mercato e per il mercato, la sempre più pressante richiesta di tutela da parte del controinteressato e non da ultimo, la risoluzione della questione sulla risarcibilità dell’interesse legittimo, hanno indotto il legislatore ad un mutamento di prospettiva che parte dal basso70.

Se, infatti nello schema autoritativo la dicotomia di riferimenti mento è P.A. – titolare di un potere autoritativo e amministrato – in posizione di soggezione, il modello negoziale impone situazione di sostanziale parità tra le parti, in cui l’amministrato diventa “il cittadino”. La questione non è di poco conto, poiché si passa da una logica di “contrapposizione” ad una logica di “cooperazione”, che implica necessariamente il dialogo tra istituzioni e destinatario cittadino.

Se, dunque, si assiste alla valorizzazione dell’attività di diritto privato da un lato, non può non osservarsi, come la nuova logica dei rapport stato-cittadino, contamini anche l’esercizio stesso del potere autoritativo, attraverso la partecipazione al procedimento (artt. 7-13

68 M. S. GIANNINI, Il Pubblico Potere, op. cit. 69 F.TIGANO, Gli Accordi Amministrativi, p. 46.

70 Diffusamente I. M. MARINO in Prime Considerazioni su Diritto E Democrazia,

Cedam, 2010 e anche in Autonomie e Democrazia, Profilo dell’ Evoluzione

dell’autonomia e della Ricaduta sul Sistema Giuridico, in Aspetti Della Recente Evoluzione Degli Enti Locali, 2007, passim.

I contratti pubblici e l’annullamento dell’aggiudicazione dopo la direttiva ricorsi

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della legge 241/90)71. Dinnanzi a tale fenomeno espansivo, è stato messo in evidenza come sia pericoloso identificare nel modello autoritativo la cd. “cattiva amministrazione” riponendo nel modello consensuale ingenue aspettative di correttezza72.

In realtà, sembra difficile negare come proprio questo cambiamento di strumenti utilizzati dall’Amministrazione, non rispecchi un profondo cambiamento ideologico nella concezione dell’esercizio del potere. Come accennato lo strumento autoritativo cela un’idea autoritaria di Stato, che presuppone il riconoscimento da parte del destinatario di una superiorità (morale) dello stesso73, il consenso prestato in questo contesto non è un atto di libera scelta ma un atto di sottomissione spesso inconsapevole. Perché il consenso possa davvero chiamarsi tale, la conditio sine qua non è la reciprocità, praticabile solo in presenza di soggetti in posizione di assoluta parità sostanziale.

Se la premessa esposta è vera, solo due strade appaiono praticabili: la prima è che la P.A. nel contrattare col privato si spogli dell’autoritarietà per “abbassarsi” al livello del privato. Tale opinione sarebbe difficile da sostenere poiché l’autoritarietà è indissolubilmente legata al perseguimento del pubblico interesse che vincola l’azione della P.A. anche in presenza di strumenti privatistici. In alternativa, si potrebbe affermare che, nell’accordo l’amministrazione riconosca implicitamente nella controparte contrattuale un’”altra autorità”, non uguale ad essa, non portatrice di pubblici interessi, ma di interessi propri parimenti meritevoli di tutela.

71 L’istituto, d’introduzione abbastanza recente, attribuendo al cittadino il diritto di

essere informato dell’avvio di un procedimento che lo riguarda e di produrre osservazioni e memorie a riguardo, mira, mediante il coinvolgimento e la tutela del destinatario, a potenziare l’efficienza della P.A. attraverso un confronto effettivo degli interessi in gioco.

72 F. G. SCOCA, Autorità e Consenso, op. cit. 73 J. RAZ, Authority and Consent, op. cit.

5. Il negozio come strumento di regolazione degli interessi