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Capitolo II: i fattori decisivi per la nascita e crescita dell’imprenditorialità femminile

2.2 Second Wave of Feminism

La seconda ondata di femminismo si verificò partire dal secondo dopoguerra e fu protagonista della concretizzazione degli sforzi femminili fatti nella prima fase.

Un secolo dopo l’emergere dei primi movimenti femministi, la condizione della donna, (si pensi soprattutto alla condizione femminile della media borghesia dei paesi Occidentali più avanzati) aveva ottenuto notevoli risultati, tuttavia, la strada da percorre per il raggiungimento di traguardi significativi nell’ambito sociale, politico, economico e culturale era ancora lunga e accidentata.

Simone de Beauvoir in Francia, fu la pensatrice simbolo di questa nuova fase: nel saggio “Le deuxième sexe” (1949) sostenne che, sebbene esistesse una reale differenza biologica che condizionava la donna rispetto all’uomo, questa differenza non implicava inferiorità, bensì diversità. Non erano le condizioni biologiche o psicologiche a definire il destino sociale della donna, piuttosto un modello culturale sviluppato dall’uomo che devolveva differenti ruoli e funzioni ai due sessi.

La donna risultava così una costruzione sociale, che comprendeva elementi biologici associati ad elementi culturali, ed assumeva la funzione dell’ “altro” rispetto al maschile 12.

Negli anni ’60 un’importante tappa venne marcata dalla nascita di nuovi movimenti indipendenti come ad esempio quelli studenteschi, di giovani renitenti alla leva e di antirazzisti (ricordiamo la marcia del 1963 guidata da Martin Luther King considerata la più grande marcia contro la discriminazione razziale) che si ribellarono alle costrizioni imposte dalla società.

12 La Beauvoir infatti scrisse : “On ne naît pas femme : on le devient. Aucun destin biologique, psychique, économique ne

définit la figure que revêt au sein de la société la femelle humaine ; c’est l’ensemble de la civilisation qui élabore ce produit intermédiaire entre le mâle et le castrat qu’on qualifie de féminin. […] Jusqu’à douze ans la fillette est aussi robuste que ses frères, elle manifeste les mêmes capacités intellectuelles ; il n’y a aucun domaine où il lui soit interdit de rivaliser avec eux. Si, bien avant la puberté, et parfois même dès sa toute petite enfance, elle nous apparaît déjà comme sexuellement spécifiée, ce n’est pas que de mystérieux instincts immédiatement la vouent à la passivité, à la coquetterie, à la maternité : c’est que l’intervention d’autrui dans la vie de l’enfant est presque originelle et que dès ses premières années sa vocation lui est impérieusement insufflée ” (S. Beauvoir, 1949 : II 14-15)

All’interno di tali movimenti presero piede gruppi di donne che si riunivano, condividevano, parlavano, si confessavano e puntavano il dito contro il tremendo disequilibrio esistente tra sessi.

Si iniziò a contestare la “legge tacita indiscussa” della superiorità maschile su quella femminile, il dominio e la supremazia dei primi sulle seconde: le donne presero, pian piano, coscienza e consapevolezza dalla loro situazione.

Le idee circolavano e si affermavano. I concetti di disuguaglianza ed oppressione, simbolo del patriarcato, penetrarono rapidamente nella coscienza collettiva delle donne.

In questi gruppi, ogni donna con l’appoggio delle altre, cominciò a sfidare stereotipi e a sfidare sé stessa. Esse intrapresero quindi un cammino personale di autocoscienza che portò ad una critica violenta contro la società sessista e alla cultura del genere predominante.

Questa nuova generazione di donne, per lo più studentesse, chiese il riconoscimento sostanziale di ciò che era stato convenuto solo formalmente: la libertà.

La parola d’ordine non era più uguaglianza, come nella fase precedente, bensì libertà, liberazione della donna e differenza non intese nel modo tradizionale, ma come “diritto di essere diverse”.

Per fare ciò bisognava andare alle radici del dominio maschile sul femminile (da qui il termine femminismo radicale).13

La donna, troppo a lungo era stata soggetta all’influenza e manipolazione della cultura maschile che la relegava al ruolo di madre, compagna fedele, casalinga: si aprì una porta per una decostruzione e ridefinizione dell’identità femminile associata ad una essere umano pensante, volente, agente, ovviamente sessuato, ma non predeterminato da una sorte biologica ineludibile (Pace R. 2009:12).

13 “ Alle radici del predominio dei maschi” spiega Restaino “ […] non c’è lo sfruttamento economico e neppure l’esclusione

dai diritti politici e civili, quanto una supremazia assoluta nella sfera della sessualità e riproduzione, nella quale una differenza biologica, anatomica, fisiologica “sessuale” nel senso letterale del termine, viene trasformata dagli uomini con tutti i mezzi fino alla violenza più brutale […] in differenza di “ruoli” sociali e familiari di “genere” che impone alla donna un ruolo subordinato all’uomo” (A. Cavarero & F. Restaino 2002:32-33)

Nella prima fase della seconda ondata di femminismo, si pose l’accento sulla dicotomia donna-uomo, secondo cui tutti gli uomini erano oppressori di tutte le donne: tale premessa fece in modo che la costituzione di collaborazioni e alleanze uomo-donna per il raggiungimento di fini comuni (come avveniva nella prima ondata), divenisse pressoché impossibile o complessa.

Tale passaggio segnò una rottura radicale con le battaglie femministe del passato, nelle quali l’uomo era considerato alleato, sia da un punto di vista teorico, sia da quello concreto della battaglia.

Le nuove femministe vollero fare tabula rasa del sistema sociale, annientando le ideologie esistenti, in quanto frutto di una cultura androcentrica, per crearne uno nuovo più adatto alla donna.

Tale visione fu espressa nel primo manifesto del nuovo movimento femminista Redstokings nel 1969.14

Le neo femministe contribuirono fortemente alla decostruzione e ricostruzione di conoscenze e strutture mentali assodate, avviando un processo, oggi ancora in atto, di indagine e di analisi dei luoghi comuni e convinzioni, frutto di un riduzionismo biologico stabilito dall’uomo.

Va inoltre ricondotto ad esse non solo il merito di aver contribuito alla costituzione di nuove categorie d’indagine, ma anche di aver favorito l’istituzionalizzazione della dottrina femminista, ossia il riconoscimento istituzionale e in sede accademica di nuove aree di ricerca, dando il là ad un nuovo complesso letterario teorico-scientifico che abbraccia una pluralità di ambiti disciplinari (dalla scienza, alla storia, all’economia, al diritto etc.). Gli studi di genere si inseriscono nel panorama odierno, rispondendo alla necessità di ricercare, comprendere, studiare i vissuti femminili.

14 Si riporta “[…] Women are an oppressed class. Our oppression is total, affecting every facet of our lives. We are exploited

as sex objects, breeders, domestic servants, and cheap labor. We are considered inferior beings, whose only purpose is to enhance men's lives. Our humanity is denied. Our prescribed behavior is enforced by the threat of physical violence […] We identify the agents of our oppression as men. Male supremacy is the oldest, most basic form of domination […]They have used their power to keep women in an inferior position. All men receive economic, sexual, and psychological benefits from male supremacy. All men have oppressed women.” (Redstockings Manifesto 1969).