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SECONDO UN GIOVANE ECONOMISTA INGLESE

Nel documento Cronache Economiche. N.136, Aprile 1954 (pagine 65-68)

D £ G L I

E C O N O M I S T I

A . C . L. DAY

IL FUTURO DELLA STERLINA

SECONDO UN GIOVANE ECONOMISTA INGLESE

A N G I O L I N A R I G H E T T I

Che la sterlina riacquisti il suo antico e tradizionale ruolo di moneta mondiale è senza dubbio una delle maggiori aspi-razioni del popolo inglese, aspirazione interamente condivisa in genere da tutti gli uomini politici e che costituisce parte integrante della politica di qualsiasi Governo assuma il po-tere. Le divergenze, se esistono, non convergono che sulla via da seguire per raggiungere la mèta e sulla maggiore o minore cautela da usare nei mezzi.

Dopo uno studio lungo ed appassionato del problema, che ha cercato di esaminare ed approfondire in ogni sua parte, il giovane economista inglese A. C. L. Day, non sembra però concordare coll'opinione comune. Ed in un suo libro, che ha per titolo The future of Sterling, e che è stato

pubblicato dalla Oxford University Press, egli non si perita

di manifestare apertamente il suo dissenso dal parere gene-rale e di esternare le idee, che si è venuto formando in proposito.

Tali idee possono forse apparire sconcertanti a coloro che si erano adagiati nel mito della convertibilità come in un porto riposante e tranquillo, ma non si può negar loro il merito di prospettare il problema della sterlina sotto una. visuale nuova e di estremo interesse. Rivoluzionari ed audaci per temperamento, in economia come in qualsiasi altra ma-teria, i giovani hanno una parola loro da dire. E se anche dapprincipio essa può lasciare perplessi, sfrondata di quel che di eccessivo è dovuto alla giovinezza merita di venire considerata.

Questo il caso del Day, la cui analisi estremamente acuta e lucida si basa su elementi troppo spesso trascurati in ogni moderna discussione sui fattori economici e sociali, vale a dire l'elemento storico ed il senso della proporzione. Asse-rire che tale analisi, sia perfetta in ogni sua parte o che le conclusioni cui giunge siano assolutamente esatte sarebbe certo dire troppo. Esposte in forma breve, succinta e facil-mente intelleggibile anche al profano di studi economici purché dotato di 'una certa cultura, tali conclusioni sono però degne che se ne prenda visione e vi si mediti sopra. Vi sono dei dubbi ai quali il Day non sa sottrarsi. Primo fra tutti se la politica che il Governo persegue attualmente a proposito del futuro della sterlina, e cui la maggioranza degli Inglesi dà il suo appoggio incondizionato, sia una poli tica saggia e poggi su dei presupposti realistici.

Egli si chiede inoltre se sia desiderabile, ammesso che sia possibile, che la sterlina riprenda la sua posizione di mo-neta internazionale, e se si possa presumere che l'area della sterlina sia destinata ad un futuro durevole giustificabile su basi più o meno prettamente economiche.

Per quanto assurdo sia infatti credere l'area morta od anche soltanto moribonda, vanno diminuendo di giorno in giorno, a parere del Day, i motivi che ne giustificano l'esi-stenza. Ora una saggia politica dovrebbe rendersi conto di ciò e cercare di ottenere gli stessi vantaggi, che derivereb-bero dalla conversione della sterlina con altre misure più idonee e con minor costo di spesa.

Quanto abbiamo esposto ci pare sufficiente a far com-prendere lo scalpore suscitato in Inghilterra dal libro del Day, e le discussioni che si sono accese intorno ad esso. Tanto più che le teorie che vi sono esposte non limitano il loro influsso al campo della speculazione, ma si riverbe-rano in quello della pratica.

Se quanto il Day asserisce, fosse infatti vero, le prospet-tive di Londra come centro finanziario internazionale sareb-bero piuttosto melanconiche, cosa che indubbiamente non può fare troppo piacere ai banchieri della City. Ma egli non si limita a ciò. Per lui l'idea di mantenere e rafforzare Londra come cardine e centro del sistema mondiale dei paga-menti è un'idea che non si confà con una politica avveduta. Venga o non venga ristabilito u n libero sistema di paga-menti; vi sono importanti elementi per credere che gli sforzi che un centro mondiale deve sostenere sono maggiori di quelli che possa sopportare la Gran Bretagna.

Tesi conturbante, e che implica una profonda diver-genza di interessi fra la City di Londra ed il paese in

ge-nere. Per quanto elemento importantissimo nell'economia britannica, le attività finanziarie e mercantili della City

con-stano di interessi particolari, che non debbono, secondo il Day, venire sovrastimati nel giudicare degli interessi

del-l'economia britannica come un tutto. La City non potrà

mai riacquistare l'importanza che aveva prima del 1914. D i conseguenza il futuro dell'economia inglese dipende più dalle industrie della provincia che dalle banche della metropoli. E non vi è ragione di sottoporre le industrie manufatturiere a pressioni e fluttuazioni non necessarie per mantenere il pre-stigio della sterlina 0 per salvaguardare interessi particolari.

Dare all'economia britannica le condizioni necessarie alla vita è già compito sufficientemente difficile, senza che si debba imporre ad essa fardelli non necessari e non proficui. Questa tesi, così poco gradita, come ben si comprende al mondo bancario, non solo viene enunziata da Day all'inizio del suo libro e presentata come frutto dell'esperienza post-bellica, m a viene ribadita verso la fine di esso, dopo che l'autore ha dato pieno sviluppo alla sua analisi. In un capi-tolo sul sistema Bancario Internazionale egli insiste anzi sul fatto che sarebbe sciocco ripetere gli errori del 1925, non

rendendosi conto che la prosperità delle Gran Bretagna dipende innanzitutto dalla prosperità delle sue industrie manifatturiere e solo secondariamente dai profitti del sistema ba ncario internazionale c dal mercantilismo.

Per poter frammischiare, come vorrebbe fare l'Inghilterra, il sistema bancario col resto degli affari, sarebbe necessario essere molto ricchi e potenti, sì da potersi offrire al mondo come oggetto di piena fiducia. Questo non è il caso della Gran Bretagna, dimodoché il voler continuare su tale via rischia di divenire pericoloso. Difficoltà commerciali potreb-bero infatti ingenerare sfiducia nelle posizioni bancarie e tale sfiducia nuocere per contro al commercio, creando in-tralci impossibili a superarsi coi mezzi a disposizione.

Poiché, a parere del Day, non esiste possibilità di dubbio che i sostenitori della convertibilità della sterlina hanno in-tenzione di far riprendere a Londra le sue funzioni di ban-chiere anche per i paesi al di fuori dell'area della sterlina stessa, egli si vede costretto ad insistere sul fatto che l'ac-centrare a Londra le funzioni bancarie internazionali è fatto che per le condizioni contingenti ha perduto grande-mente di interesse. Tali funzioni rimarrebbero infatti sem-pre circoscritte entro stretti limiti, e l'asserire con enfasi che entro tali limiti rimarrebbe pur sempre un enorme lavoro per la City, non serve a nulla e non muta la situazione.

Giunto a queste poco piacevoli e lusinghiere conclusioni per quel che riguarda la riabilitazione della sterlina come moneta mondiale, il nostro economista viene tratto da essi ad esaminare gli altri possibili sviluppi per continuare in obblighi che l'Inghilterra farebbe meglio a tralasciare.

Mostrarsi spiacenti per questo apparente deprezzamento del ruolo della sterlina e ripudiare il concetto che ciascuna delle attività tradizionali della City può costituire un peso non necessario e non utile all'economia inglese non sarebbe suffi ciente a rendersi convincenti. Ma il Day si serve allo scopo di un'argomentazione coerente ed efficace, non ispi-rata in alcun modo ad ostilità per l'economia-e per l'ordine capitalistico. Ed è, esponendo le debolezze e le deficienze dell'attuale politica monetaria, che procede verso la conver-tibilità a tentoni, con rilassamenti successivi e col presup-posto di potersi fermare e perfino retrocedere a piacere servendosi dell'area della sterlina come di un meccanismo difensivo, che il Day cerca di portare i suoi lettori alla con-vinzione che è necessario scoprire un sistema di pagamenti che non imponga alla Gran Bretagna un peso eccessivo. Il che è logico corollario della sua opinione che la sterlina non è più a lungo in grado di sottostare ad un grande sforzo. Questa dimostrazione dell'insufficienza della sterlina allo scopo che le si vuol far perseguire viene compiuta sotto forma di revisione storica, prendendo inizio dall'epoca in cui la sterlina stessa aveva raggiunto il suo massimo

splen-dore verso la fine del diciannovesimo secolo ed i primi anni del ventesimo. Secondo quanto è di moda oggi, il predo-minio della sterlina in quel periodo viene considerato come il risultato di un insieme fortuito di circostanze, con ele-menti di stabilità politica ed economica, che resero possibile ad un sistema basato su di un unico centro di esistere con successo.

Il più pericoloso fallimento avvenuto nel ventennio dopo la prima Guerra Mondiale fu quello che portò a non com-prendere i mutamenti accaduti dal 1914 in poi nelle circo-stanze in cui il meccanismo finanziario internazionale doveva agire. Ed innanzi tutto a non rendersi conto della posizione preponderante che andava assumendo l'America e del rela-tivo declino della Gran Bretagna. La storia della finanza internazionale negli ultimi quarantanni è in realtà la storia di questo fatto, sia pure accompagnata da azioni difensive spesso brillanti da parte della sterlina. Dopo il 1945 divenne del resto manifesto, sempre a parere del Day, che la ster-lina non aveva ormai altra speranza se non di essere prima

inter secundos.

L'area della sterlina, nata nel 1931, è stata ed è ancora un meccanismo essenzialmente difensivo. Nella sua prima fase contro le ripercussioni della grande depressione seguita alla guerra, nella fase presente contro il temibile persistere del problema della scarsità dei dollari.

Stando così le cose, il Day si domanda se il permanere della sua esistenza sia giustificato, e se essa debba essere raf-forzata e consolidata o non ritenuta piuttosto soltanto un vestigio dell'antica indiscutibile potenza di Londra.

Né la convenienza dell'area come base di un sistema di

clearing per i paesi il cui commercio e la cui moneta ha

necessità di procedere in accordo con quella inglese deve essere sopravalutata. Bisogna chiedersi invece se tale accordo di interessi è destinato a continuare e l'attaccamento alla sterlina a sussistere. Inoltre se un blocco monetario deve procurare maggiore stabilità, il blocco dell'area della sterlina è il più confacente allo scopo? Parrebbe di no, poiché ha trascinato alcuni suoi membri, privi di ogni altra colpa se non quella di appartenervi nelle crisi del dopoguerra. Come arma di discriminazione contro la deficienza di dollari o di ogni altra moneta, la sterlina potrebbe essere maneggiata con successo, ma verrebbe in tal modo servito l'interesse di tutti i suoi membri?

La possibilità di un conflitto di interessi sembra evidente al Day, il quale giudica inoltre che tale conflitto si farebbe più acuto in caso la sterlina fosse resa convertibile, poiché la mèta ambiziosa cui si tende per essa involve sforzi che alcuni membri del gruppo non sono in grado di sopportare e spese che la stessa Inghilterra non ha la capacità di sostenere.

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I METALLI

Nel documento Cronache Economiche. N.136, Aprile 1954 (pagine 65-68)