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La semantica generativa di G Lakoff: struttura grammaticale e presupposizioni pragmatiche.

I limiti dell’autonomia della sintassi: semantica frasale, analisi lessicale e logica naturale.

3.3. La semantica generativa di G Lakoff: struttura grammaticale e presupposizioni pragmatiche.

In questo contesto, risulta assai interessante soffermarci, in maniera dettagliata, su alcuni aspetti della teoria formulata da uno dei più noti esponenti della semantica generativa.

Secondo G.Lakoff, il problema non è, infatti, come è stato detto nelle pagine precedenti, soltanto quello di mettere a fuoco i rapporti che, a livello profondo, esistono tra logica formale e linguaggio: il problema, in effetti, concerne, altresì, i rapporti esistenti tra le frasi espresse in un determinato linguaggio e il mondo che esse descrivono. Come nota giustamente Chomsky:

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“Recently, George Lakoff has made what appears to be a radically

new proposal. He suggests that a grammar should not generate sentence in isolation, but rather ‘pairs’ (P,S), consisting of a sentence S, which is grammatical only relative to the presupposition of P”.72

In altre parole, differentemente da quanto è previsto dalla teoria di Katz, Chomsky e Postal, Lakoff ritiene che la rappresentazione semantica giochi un ruolo fondamentale nella generazione stessa delle frasi: essa non costituisce il prodotto ultimo di una serie di trasformazioni grammaticali, bensì uno dei fattori determinanti per la costruzione delle frasi ben-formate.

Lakoff nota, a questo proposito, con grande incisività, come:

“Given a syntactic structure (P1,…, Pn) we define the semantic representation SR of a sentence SR = (P1, PR, Top, F, ...), where PR is a conjunction of presuppositions, Top is an indication, of the ‘topic’ of the sentences, and F is the indication of focus the sentence. We leave open the question of whether there are other elements of semantic representation that need to be accounted for.”73

In base a queste affermazioni di G.Lakoff, ogni frase si fonda, oltre che su una descrizione strutturale, anche su una serie di

72 Cfr.: CHOMSKY,N. “Some Empirical Issues in the Theory of Trasformational Grammar

“, in Chomsky, N., Studies on Semantics in Generative Grammar, The Hague-Paris- New York, Mounton, 1972, pp. 120-21.

73 LAKOFF,G. “On Generative Semantics”, in STEINBERG, D.D.&JACOBOVITS, L. A. (eds.), Semantics, op.cit., p. 234.

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presupposizioni, ossia, come alcuni filosofi preferiscono chiamarle, su delle implicazioni pragmatiche.

Secondo Lakoff le relazioni tra frasi e fatti extralinguistici rientrano nello studio della competenza linguistica. In effetti, molto spesso i parlarti umani emettono giudizi relativi alla accettabilità di una frase basandosi su criteri non strettamente “grammaticali”.

“lf the presuppositions of PR do not accord with his factual knowledge, cultural background, or beliefs about the world, then he may judges S to be ‘odd’, ‘strange’, ‘deviant’, ‘ungrammatical’, or simply ill-formed relative to his own presuppositions about the nature of the world. Thus, extralinguistic factors very often enter in judgments of well-formdness. This is a matter of performance. The linguistic competence underlying this is the ability of a speaker to pair sentences with the presuppositions relative to which they are well formed”.74

Proposizioni del tipo:

a) John called Mary a Republican and then she insulted him

saranno giudicate ben-formate o meno a secondo delle credenze (in questo caso oserei dire, perfino, delle ideologie) del parlante. Nell’emettere un giudizio si dovrà, inoltre, tener conto anche delle credenze di John e di Mary. Si può in effetti insultare qualcuno

74 LAKOFF, G. “Presupposition and Relative Well-Formedness”, in STEINBERG, D. &

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attribuendogli proprietà ritenute dal parlante ammirabili, ma offensive per colui verso il quale tali proprietà sono rivolte.

Tra gli elementi che costituiscono la rappresentazione semantica troviamo, inoltre, anche la nozione di topic. Il “tema” o “soggetto” delle frasi, cioè, ciò che è messo in discussione, nelle lingue naturali viene spesso evidenziato da speciali accorgimenti.

Un altro elemento semantico tradizionale appartenente alle grammatiche è il focus. Per focus si intende l’informazione nuova contenuta nelle frasi.

In una frase del tipo: “John washed the car yesterday” il parlante sottintende che la macchina sia stata lavata ieri e comunica all’ascoltatore, come informazione in più, il nome della persona (John) che ha compiuto l’atto.

Ciò che è stato detto fin qui costituisce il nucleo di quella che G.Lakoff definisce come “basic theory” (teoria base). Le annotazioni che sono state or ora operate chiariscono forse ancor più in quale misura tale teoria giunga a differire, come abbiamo avuto già modo di sottolineare, dalle teorie (teoria standard e teoria standard estesa) formulate, all’incirca negli stessi anni, da Chomsky. Scrive a questo proposito il famoso linguista statunitense:

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“To summarize briefly, the standard theory has been shown to

have certain defects. Two general proposals for remedying these defects have been discussed: EST and generative semantics. When unclarities are removed, it seems to me that these approaches differ in three essential ways: with respect to (A) lexical insertion, (B) derivational constraints, (C) the ordering of lexical and non lexical transformations.”75

In base alla teoria estesa di Chomsky il rapporto tra il senso di un lessema e i suoi componenti è dato da un semplice elenco (simbolo

complesso). Non esiste nessuna struttura legata ai componenti lessicali.

Contrariamente, i linguisti che si richiamano alla semantica generativa, ritengono che il senso di un lessema abbia, in generale, una struttura con lo stesso tipo di complessità che caratterizza la struttura dei sintagmi e degli enunciati. Secondo G.Lakoff, in particolare, ogni grammatica contiene un lessico che è una raccolta di entrate lessicali contenenti informazioni fonologiche semantiche e sintattiche. A tale proposito scrive Lakoff nell’articolo ”On Generative Semantics”:

“Thus, we assume

75 CHOMSKY,N., “Some Empirical Issues in the Theory of Transformational Grammar”,

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2. a lexical transformation associated with a lexical item I maps a phrase-marker P’ containing a substructure Q which contains no lexical item into a phrase-marker P’ formed superimposing I over Q.

That is, a lexical transformation is a well-formedness constraint on classes of successive phrase-markers Pi e Pi+1+1, where Pi is identical to Pi+1 except that where Pi contains a subtree Q, Pi+1 contains the lexical item in question.” 76

In base alla teoria standard chomskiana, invece, le voci lessicali entrano nella struttura profonda in posizioni dominate dalle categorie lessicali. Le regole che governano le inserzioni lessicali vengono applicate in blocco. L‘output relativo all’ultima di queste regole costituisce, dunque, la struttura profonda. Non ci sono ulteriori inserzioni lessicali dopo questa struttura. La rappresentazione semantica sarà, pertanto, determinata completamente dalla struttura profonda. Secondo la teoria esposta in “Aspetti della teoria della sintassi” le trasformazioni grammaticali, che conducono dalla struttura profonda alla struttura superficiale, non comportano alcun cambiamento di significato.

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G. Lakoff offre in “On Generative Semantics” la seguente rappresentazione relativa alla teoria standard:77

P1………..……… Pi……….. Pn

Figura 8: Schema generale della teoria standard

Che cosa accadrebbe se si scoprissero delle inserzioni lessicali successive ad alcune trasformazioni? Ossia, che cosa succederebbe nel caso in cui tra le “all upward-toward-surface cyclic rules” e la struttura superficiale si potessero inserire ulteriori elementi lessicali? Tale eventualità viene studiata da G.Lakoff che, come vedremo, si baserà proprio su di essa per sferrare una duro attacco contro Chomsky. Si considerino, ad esempio, le due frasi:

<1> Many men read few books

<2> Few book are read by many men

Queste due proposizioni illustrano in maniera chiara secondo G.Lakoff la differenza di significato che a volte si manifesta in coppie di frasi attive-passive, ossia il cambiamento di senso che si verifica dopo

77 Cfr.: Ivi, p.238. all lexical insertions all upward-toward- surface cyclic rules deep structure surface structure

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aver applicato una trasformazione passiva. Tale fenomeno è tanto più evidente se si considerano anche le diverse strutture sottostanti alle due frasi, sottostanti, cioè, a <1> e a <2>:

<3> F1 SN SV SN F2 are many men1 SN SV SN F3 are few booksj SN SV meni V SN read booksj

<3’> Many are the men who read few books. There are many men who read few books

101 <4> F1 SN SV SN F2 are few booksj SN SV SN F3 are many meni SN SV meni V SN read booksj

<4’> Few are the books that many men read. There are few books that many men read

La diversità di queste strutture deriva, in realtà, da una particolare legge, che controlla le relazioni di dominanza tra i quantificatori. In base a questa regola, chiamata, appunto, da Lakoff “regola dell‘abbassamento del quantificatore”, l’altezza del quantificatore nella struttura profonda corrisponde all’ordine sinistra- destra nella struttura superficiale.

In parole semplici, il quantificatore che occorre prima in una frase “comanda” quello che occorre successivamente. Questa legge è valida anche nel caso in cui, invece di più quantificatori, si avessero negazioni e quantificatori.

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“Consider, for example, the following sentences discussed by

Jackendoff […]

<21> Not many arrows hit the target <22> Many arrows didn’t hit the target

<23>The target wasn’t hit by many arrows

Jackendoff reports that in his speech <23> is synonymous with <21>, but not <22>.”78

Prendendo in considerazione la struttura sottostante alle due frasi, <21> e <22>, diviene evidente il motivo per il quale esse differiscono nel significato:

“<24> [s not [s arrowsi [s arrowsi hit the target] were many]] <24’> The arrows that hit the target were no many

<25> [s arrowsi [s not [s arrowsi hit the target]] were many]

<25’> The target wasn’t hit by many arrows

In questo caso, dunque, la regola dell‘abbassamento viene generalizzata al punto da includere ogni tipo di predicato logico, ciò in quanto Lakoff giunge a considerare i quantificatori in termini essenzialmente di predicati.

Queste leggi costituiscono le cosiddette “restrizioni derivazionali” di G.Lakoff. Tali restrizioni rappresentano ulteriori condizioni, rispetto a

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quelle offerte dalla struttura profonda, attraverso le quali correlare la rappresentazione semantica alla struttura superficiale.

In particolare, queste regole consentono addirittura di inserire delle voci lessicali dopo le upward-towazd-surface cyclic rules. E’ il caso delle trasformazioni passive che devono, ad esempio, precedere l’inserzione di voci lessicali quali dissuade, prohibit, prevent. keep.

L’esistenza delle restrizioni derivazionali consente a G.Lakoff di contestare lo schema generale della teoria standard (Figura 8). In particolare, la possibilità di inserire elementi lessicali successivamente alle regole cicliche, rende inutile la presenza di una struttura profonda, così come, ad esempio, la intende Chomsky in “Aspetti della teoria della sintassi”.

Secondo Lakoff quindi, il concetto di struttura profonda non può essere assolutamente mantenuto. Per questo motivo anche la teoria estesa di Chomsky, in base alla quale “…semantic interpretation is held

to be determined by the pair (deep structure, surface structure) of Σ, rather than by the deep structure alone...” 79 risulta essere, secondo Lakoff, inadeguata.

Vediamo così, ancora una volta, come Chomsky, pur apportando una serie di revisioni profonde alla sua teoria al livello della struttura

79 CHOMSKY, N., “Some Empirical lssues in the Theory of Semantic Representations”,

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semantica rimanga pur sempre fortemente ancorato alla posizione iniziale dell’autonomia della sintassi. Questa concezione, appunto, secondo G.Lakoff rappresenta il punto reale di discriminazione che fa sì che la semantica generativa non possa, a suo giudizio, essere definita come una variante denotazionale della semantica interpretativa. Segnatamente Lakoff ritiene che ciò che differenzia i due tipi di semantica sia rappresentato dalle risposte diverse che Katz, Chomsky e Postal da un lato e Lakoff e McCawley dall’altro, danno alle due seguenti fondamentali domande, concernenti la natura del linguaggio umano:

i. “What are the regularities that govern which linear sequences

of words and morphemes of a language are permissible and which sequences are not?

ii. What are the regularities by which the surface forms of utterances are paired with their meanings?”80

Lo studio della grammatica trasformazionale, iniziato da Harris e portato avanti successivamente da Chomsky, parte dal presupposto che per rispondere al primo quesito non sia necessario considerare anche il secondo. Su tale assunzione si fonda principalmente la posizione teorica che normalmente viene riassunta con il termine di “autonomia della sintassi”.

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In base alla semantica generativa, invece, le grammatiche trasformazionali offrono numerose intuizioni circa l’organizzazione semantica del linguaggio umano e circa la relazione esistente tra la forma superficiale degli enunciati e il loro significato. Tutto questo fa pensare, in effetti, che ci possa essere un continuum tra sintassi e semantica.

Naturalmente, ove ci si ponga in una prospettiva teorica siffatta, il ruolo di primo piano viene immediatamente ad essere giocato, come si è visto dinanzi, dalle procedure della rappresentazione semantica. Come nota McCawley, occorre delineare una serie di regole generali, capaci di correlare le strutture superficiali alle regole semantiche. Tale delineamento non può che portare gli studi e le ricerche linguistiche a stretto contatto, non solo come abbiamo visto con il “regno” della logica simbolica in generale, ma anche con il regno della semantica formale. Scrive a tale proposito Lakoff:

“Logic, before Frege, was the study of the forms of valid

arguments as they occurred in natural language. In the twentieth century, logic has for the most part become the study of formal deductive systems with only tenuous links to natural language, although there is a recent trend which shows a return lo the traditional concerns of logic. In such logical systems, even the latter sort, the only

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constraints on what the logical form of a given sentence can be are given by the role of that sentence in valid arguments. From the generative semantic point of view, the semantic representation of a sentence is a representation of his inherent logical form, as determined not only by the requirements of logic, but also by purely linguistic considerations, for example the requirement that linguistically significant generalizations be stated. Thus, it seem to me that generative semantics provides an empirical check on various proposals concerning logical form, and can be said in this sense to define a branch of logic which might appropriately be called ‘natural logic’.” 81