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Semantica Interpretativa versus semantica generativa.

I limiti dell’autonomia della sintassi: semantica frasale, analisi lessicale e logica naturale.

3.2 Semantica Interpretativa versus semantica generativa.

L’analisi del linguaggio umano portata avanti da N. Chomsky a partire dagli anni ‘50 del nostro secolo, a cui abbiamo dedicato parecchie delle pagine precedenti, ha rivelato molti aspetti delle lingue naturali dal carattere assai riposto. Essa ha mostrato, segnatamente, come il linguaggio presenti molte caratteristiche misteriose ed inspiegabili e, per questo, tanto più interessanti.

Come è noto, la scoperta progressiva delle leggi che sottostanno ai fenomeni fisici e chimici consente ogni giorno agli scienziati di riprodurre artificialmente, in laboratorio, specifici eventi naturali. Questa possibilità è, tuttavia, oggi, ancora assai lontana dal verificarsi anche nel campo della linguistica. Nonostante gli enormi sviluppi che questa

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disciplina scientifica ha avuto recentemente, non si è ancora giunti, in realtà, a costruire dei dispositivi in grado di riprodurre “fedelmente” il linguaggio umano.

I modelli di grammatica individuati da Chomsky, che abbiamo analizzato nelle pagine precedenti, di certo, hanno enormemente contribuito a portare in superficie alcuni degli aspetti più evidenti del linguaggio umano.

Hanno permesso, ad esempio, di generare molte delle frasi che un parlante umano riconoscerebbe come appartenenti al proprio linguaggio.

Nonostante questo, nessuna grammatica finora realizzata è stata in grado di simulare e di articolare il linguaggio naturale così come quest’ultimo risulta prodotto da un parlante naturale.

I linguaggi naturali derivano, infatti, da un insieme di fattori interagenti. Tentare di spiegare le lingue umane considerando uno solo di questi elementi, così come ha tentato di fare Chomsky, in particolare, nella fase iniziale dei suoi studi, rischia, pertanto, di risultare riduttivo.

Se, ad esempio, come accade, appunto nelle ricerche del primo Chomsky si pone l’accento sugli aspetti più strettamente generativi e sintattici del linguaggio, trascurando, almeno in parte gli aspetti semantici che pure lo caratterizzano, immediatamente ogni possibilità di

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addentrarsi nei meccanismi profondi che presiedono alla formazione delle espressioni linguistiche viene seriamente messo in forse.

Per capire, ad esempio, il motivo per cui alcune frasi sono accettabili ed altre no, indipendentemente dal grado di grammaticalità, è indispensabile esaminare a fondo i rapporti esistenti tra struttura profonda e rappresentazione semantica. Egualmente ci si deve domandare, come appunto fa G.Lakoff, se quelli che Chomsky chiama tratti sintattici non siano in realtà dei caratteri semantici. Queste osservazioni critiche non devono, tuttavia, portarci a pensare che Chomsky non si sia reso conto della necessità di analizzare anche gli aspetti semantici del linguaggio.

Come abbiamo avuto modo, in effetti, di accennare nel paragrafo precedente, dopo una prima fase dedicata allo studio della sintassi, il grande linguista americano rivolse la sua attenzione all’esame delle

“deep structures” e all’esame delle relazioni esistenti tra struttura

sintattica e struttura semantica. Servendosi in parte delle formulazioni teoriche offerte prima da Katz e Fodor in “The Structure of a Semantic Theory” e poi da Katz e Postal in An integrated theory of Linguistic

Description,65 Chomsky nel 1965 con ”Aspetti della Teoria della Sintassi” rivisitò le proprie posizioni teoriche iniziali e giunse ad una nuova teoria

65 Cfr.: KATZ, J. & POSTAL, M., An integrated theory of Linguistic Description,

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del linguaggio successivamente definita come teoria standard. In base a questa teoria, una grammatica di un linguaggio può essere definita come il sistema di regole che esprime la corrispondenza tra suono e significato nel linguaggio stesso.

Gran parte di queste regole costituiscono i due componenti principali della grammatica presentata in ”Aspetti della Teoria della Sintassi”, cioè il componente di base e il componente trasformazionale.

La teoria formulata da Chomsky nel 1965 parte dal presupposto che, oltre ad un lessico, ad un sistema di trasformazioni grammaticali e ad un sistema di regole fonologiche, una grammatica debba contenere un sistema di regole per l’interpretazione semantica e un componente categoriale non contestuale con un elemento designato terminale ∆. Il componente categoriale e il lessico costituiscono la base della grammatica.

Per formulare le frasi di un dato linguaggio L, secondo la grammatica di Chomsky del 1965, è necessario applicare un sistema di trasformazioni grammaticali. Tale sistema determina una classe infinita K di sequenze finite di S-indicatori, ognuna di queste sequenze P1…Pn

soddisfa le seguenti condizioni: “(i) Pn è una struttura di superficie

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(ii) ciascuna Pi è formata applicando una certa trasformazione a Pi-1 in

uno dei modi ammessi dalle condizioni cui sottostanno le regole grammaticali

(iii) non c’è un P0 tale che P0, P1, Pn sottostia alle condizioni (i) e (ii).”66

Stando alla teoria standard, inoltre, ogni grammatica deve tenere conto anche della seguente condizione:

“Date (P1, … Pn) in K, c’è una i tale che per j < i, la trasformazione

usata per formare Pj+1 da Pj è lessicale, mentre per j ≥ i, la

trasformazione usata per formare Pj+1 da Pj è non lessicale.”67

In questo modo data una frase classe K di strutture sintattiche costituita da P1, …, Pi, …, Pn (dove P1, generato dalla componente

categoriale è la struttura iniziale di K, P1 è la struttura post-lessicale, e

Pn è la struttura superficiale che soddisfa le regole sulla buona

formazione delle strutture superficiali) dopo Pi non sarà più possibile

alcuna inserzione lessicale.

In effetti, secondo la teoria standard, la struttura post-lessicale corrisponde alla struttura profonda. ln questo modo Chomsky definisce in maniera molto precisa il concetto di deep structure. La struttura Pi,

infatti, pur conservando la forma generale di P1 differisce dalla struttura

66 CHOMSKY, N., “Struttura Profonda, Struttura Superficiale e Interpretazione

Semantica”, in HEILMANN, L.E & RIGOTTI. E. (eds.), in Linguistica: Aspetti e Problemi,

Bologna, Il Mulino, 1975, p. 270.

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categoriale iniziale soltanto per il fatto che le occorrenze di ∆ in P1 sono

sostituite nella struttura profonda da items lessicali. L’interpretazione semantica di una frase sarà così determinata dal contenuto semantico intrinseco a questi stessi items lessicali. In effetti, secondo la teoria standard, l’unica entrata semantica del processo di formazione delle frasi è data dal lessico. In questo modo le strutture post-lessicali saranno disposte in rappresentazioni semantiche attraverso delle regole semantiche, così come le strutture superficiali vengono disposte in rappresentazioni fonologiche per mezzo di regole fonologiche. L’interpretazione semantica di una frase sarà, quindi, data completamente dalla struttura profonda.

Inoltre, poiché la struttura profonda ha come condizioni in entrata le regole della base, ossia delle regole sintattiche, è chiaro che, secondo la teoria standard, la struttura semantica dipenderà da quella sintattica.

In accordo allo scritto di Chomsky del 1965, quindi, la sintassi determina non solo la formazione delle frasi, ma, in un certo qual modo, anche l’interpretazione semantica ossia il significato che esse esprimono.

Negli anni che vanno dal 1965 ai 1972 numerosi studiosi, oltre a Chomsky, si sono occupati del problema semantico, ossia del rapporto esistente tra struttura semantica e struttura sintattica, giungendo a

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volte a conclusioni molto diverse rispetto a quelle a cui la teoria standard conduce. In questo modo è nato un complesso e intrecciato percorso di ricerca che ha portato ad un serrato dialogo a distanza tra alcuni dei più grandi linguisti e filosofi del nostro momento storico: Chomsky, Katz, Postal, Fodor, McCawley, Lakoff, ecc..

Due sono le concezioni teoriche entro la cui cornice gli studiosi suddetti possono a ragione essere inquadrati: la semantica interpretativa e la semantica generativa. Servendoci delle parole nello stesso Katz68 potremo sintetizzare brevemente il rapporto esistente tra

questi due diversi punti di vista in questo modo. A giudizio di Katz la differenza essenziale tra semantica generativa e semantica interpretativa è data dalla organizzazione interna della grammatica. In una concezione troviamo che un componente di base, generante delle strutture sintattiche profonde (deep structures), precede il componente semantico, che interpreta queste strutture. Nell’altra concezione invece il componente semantico genera direttamente delle rappresentazioni, eliminando, così, il componente di base e le sue strutture profonde.

Il componente semantico, a cui ci siamo or ora riferiti, era stato, come si è detto, introdotto da Chomsky ed originariamente era considerato come un sistema di interpretazione che si applica a

68Cfr.: KATZ. J., “Interpretative Semantics vs Generative Semantics”, Foundations of Language, 6, 2, 1970, pp. 220-259.

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strutture profonde generate dalla sintassi e che costituisce l’input sia del componente trasformazionale che dello stesso componente semantico.

La semantica generativa, così come viene riassunta da Katz,69 in luogo appunto di un componente di base puramente sintattico, di cui l’output è l’input sia del componente trasformazionale che del componente semantico, considera un componente che genera delle rappresentazioni semantiche che costituiscono l’input, direttamente o indirettamente, di un componente trasformazionale che applica questi

input su delle rappresentazioni di struttura a livello di superficie. In

questo senso, la vera differenza tra la semantica generativa e la semantica proposta da Katz, Chomsky e Postal è, a giudizio di Katz, costituita dal fatto che per i generativisti le trasformazioni si applicano direttamente alle rappresentazioni semantiche. Ciò in quanto, a loro giudizio, le rappresentazioni semantiche appaiono possedere la stessa natura formale delle strutture sintattiche.

Seguendo la linea di questo ragionamento, a giudizio di Katz tra semantica generativa e semantica interpretativa non vi è una differenza a livello teorico, per quel che concerne la natura astratta delle grammatiche, bensì vi è una differenza per quel che concerne il delineamento della sua organizzazione interna. Katz giunge al punto di

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dire che la semantica generativa è, al limite, nient’altro che una variante denotazionale della semantica interpretativa.

Secondo Katz, quindi, il livello della struttura sintattica profonda esiste e vi è inoltre una ragione precisa per questa stessa esistenza. Per Katz, Chomsky e Postal le lingue naturali debbono necessariamente possedere una struttura profonda a carattere sintattico in quanto tale livello risulta necessario per la correlazione sistematica tra il suono e il significato. All’ interno di questo livello ritroviamo sempre a giudizio di Katz il reticolo completo di legami esistenti tra le strutture sintattiche universali e le strutture sintattiche particolari tale reticolo, in particolare, risulta essere alla base della correlazione sistematica tra suono e significato. Queste considerazioni conducono infine Katz nel 1971, a scrivere un articolo dal titolo “Generative Semantics is Interpretative Semantics”. Questa visione della semantica generativa da parte di Katz che potremmo definire riduttiva, trova un preciso oppositore nel grande linguista statunitense J.Mc Cawley, che nel 1971 nell’ articolo “Interpretative Semantics meets Frakenstein” rigetta la tesi di Katz, mostrando come per i “semantici generativisti” la grammatica sia un sistema molto più omogeneo ed uniforme di quello di quanto lo considerino i grammatici generativisti. La grammatica in questo senso non appare più costituita da una molteplicità di componenti

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(categoriale, semantico, trasformazionale e fonologico), ciascuno dei quali ha un proprio ruolo e un proprio tipo di regole. Vi è al contrario un solo componente il cui ruolo è quello di generare delle derivazioni; esso inoltre non comporta altro che un solo tipo di regole: i vincoli derivazionali, vale a dire le condizioni di buona formazione delle derivazioni. In accordo a questa impostazione generale, McCawley ritiene che le ipotesi formulate dai semantici generativisti possono essere ridotte ai seguenti grandi principi:

1) “Semantics structures are claimed to be of the same formal nature as syntactic structures, namely labeled trees whose non- terminal node-labels are the same set of labels that appear in surface structure.

2) The notions of a ‘deep structure’ which separates syntax from semantics and a distinction between ‘transformations’ and ‘semantic interpretation rules’ are given up in favour of single system of rules which relates semantic structure and surface structure via intermediate stages which deserve the name ‘syntactic’ no more and no less than ‘semantic’

3) It is held that the rules needed to determine what a grammatical sentence may mean are also needed to determine what is grammatical at all.

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4) A grammar is taken not to generate a set of surface structures but a set of derivations, and to consist of a set of ‘derivational constraints’”70

Anche G.Lakoff nel 1971 risponde in modo netto alla tesi di Katz, mostrando esplicitamente nell’articolo: ”On Generative Semantics” come, se è vero che quest’ultimo tipo di semantica riprende il quadro formale definito da Chomsky, è altrettanto vero che esso se ne distacca poi in modo essenziale. Così, è perfettamente vero che ambedue i tipi di semantica definiscono una grammatica di una lingua come un sistema di regole che lega i suoni della lingua stessa ai loro significati. Egualmente ambedue i tipi di semantica concordano sul fatto che una grammatica data definisce una classe infinita di strutture di superficie e sul fatto che essa contiene un preciso lessico.

Accanto però a queste che costituiscono specifiche concordanze tra i due tipi di concezione per quel che concerne il ruolo svolto dalla grammatica esistono, tuttavia, a giudizio di Lakoff, anche delle differenze ben precise. Scrive a questo proposito, in modo incisivo, Lakoff:

“…the role of a generative grammar of a natural language is not

merely to generate the grammatical sentences of that language but also

70 MCCAWLEY, J., “Interpretative Semantics meets Frankenstein”, Foundations of Language. 7,2, 1970, p. 285.

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to relate them to their logical form. The notion of logical form is to made sense of in terms a ‘natural logic’ a logical for natural language, whose goals are to express all concepts capable of being expressed in natural language, to characterize all the valid inferences that can be made in natural language, and to mesh with adequate linguistic descriptions of all natural languages.”71

In accordo a questi ultimi obiettivi Lakoff giunge, nell’articolo sopra citato, alla conclusione essenziale in accordo alla quale, a livello d semantica generativa, la struttura grammaticale soggiacente ad una data frase è la forma logica delle frase stessa. Di conseguenza le regole che collegano forma logica e forma di superficie sono esattamente le regole della grammatica.

Se le ipotesi della semantica generativa sono esatte ne consegue che lo studio delle forme logiche, ad esempio delle frasi della lingua italiana, giunge a confondersi insieme con lo studio della grammatica. Le regole grammaticali, che generano le frasi grammaticali dell’italiano, non risulterebbero così distinte dalle regole che collegano forme di superficie dell’italiano con le loro forme logiche corrispondenti.

71 LAKOFF, G. “Linguistic and Natural Logic”. in Davidson D. & Harman G. (eds.)

Semantics of Languages, Dordrecht, Holland, D. Reidel Publishing Company, 1972, p. 545.

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In questo senso gli studi di semantica generativa sembrano, a partire degli anni 1970/71, condurre ad una vera e propria svolta nel campo linguistica, una svolta che appare volgere in direzione di un disegno ben preciso, di una sorta di “logica naturale”. Una logica quest’ultima che appare possedere, in linea di principio, un carattere più ampio e più generale di quello proprio della logica simbolica delineata da Russell, Hilbert, Tarski, ecc. e che, pur tuttavia, sembra voler fermamente riproporre, nell’ ambito della linguistica, l’utilizzazione di tutta una serie di tradizionali strumenti di analisi normalmente usati non dai linguisti, bensì dagli studiosi di logica simbolica e formale.

3.3. La semantica generativa di G. Lakoff: struttura