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Teoria della composizionalità del significato e modelli insiemistici.

della conoscenza.

4.2 Teoria della composizionalità del significato e modelli insiemistici.

definiti sulla base di un insieme di condizioni necessarie e sufficienti, si siano raggiunti, recentemente, dei modelli connessionistici, in accordo ai quali la formazione dei concetti può essere considerata come un fenomeno emergente dall’interazione fra un “agente” e il suo ambiente o fra gli elementi che costituiscono la struttura “interna” dello stesso agente.

4.2 Teoria della composizionalità del significato e modelli insiemistici.

Il principio della composizionalità (PC), spesso citato come il principio di Frege, costituisce il fondamento delle teorie composizionali del significato e dei concetti complessi. In accordo a tale principio (PC):

il significato di un’espressione complessa è dato in funzione del significato delle sue parti e del modo in cui tali parti si combinano sintatticamente tra di loro

Dedotto nell’ambito della logica matematica, il (PC) ha trovato recentemente delle valide applicazioni nel campo della linguistica e, più precisamente, della semantica interpretativa. Alcuni linguisti appartenenti alla scuola della grammatica generativa106 hanno, infatti,

pensato di trattare le voci lessicali nei termini di quantificatori e variabili

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logiche. In accordo a questi linguisti, i vocaboli sono costituiti da due parti fondamentali: da un componente grammaticale e da un componente semantico. L’aspetto grammaticale definisce il ruolo sintattico che la voce lessicale può svolgere nell’ambito della proposizione; il componente semantico stabilisce, a sua volta, quale senso assume tale voce nel particolare contesto sintattico in cui si trova. Nell’ambito del componente semantico si distinguono due ulteriori elementi: gli indicatori semantici (SEMANTIC MARKERS) e i differenziatori

(DISTINGUISHERS).107 Servendosi di questi due elementi è possibile

scomporre il significato degli item lessicali in concetti atomici. Gli indicatori semantici e i differenziatori definiscono, infatti, la struttura semantica degli stessi item mostrando, inoltre, le relazioni semantiche esistenti tra i diversi vocaboli. Il significato degli item lessicali è, quindi, rappresentato dalle relazioni formali esistenti tra questi due elementi del componente semantico. Dato, ad esempio, l’item lessicale inglese

bachelor, esso può essere scomposto nel seguente modo:108

107 Ivi, p.412.

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bachelor

noun

(Human) (Animal)

( Male) [who as the first or (Male) lowest academic degree]

[who has never married] (Young) (Young)

[knight serving under the

standard of another knight] [young fur seal when without a mate during the breeding time]

Figura 10: Rappresentazione ad albero del concetto "bachelor"

In questo albero di analisi, “noun” esprime la funzione grammaticale del lessico; (Human), (Animal), (Male), (Young) costituiscono gli indicatori semantici, ed, infine, le espressioni contenute nelle parentesi quadre sono i differenziatori. Nella teoria composizionale del significato, la struttura ad albero serve anche a chiarire i rapporti di sinonimia. Il termine inglese bachelor può, infatti, avere i seguenti diversi significati:

bachelor→noun→(Human)→[who has the first or

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bachelor→noun→(Human)→(Male)→[who has

never married]

bachelor→noun→(Human)→(Male)→(Young)→

[knight serving under the standard]

bachelor→noun→(Animal)→(Male)→(Young)→

[young fur seal when without a mate during the breeding time]

Come è agevole constatare, i concetti sottointesi dai lessici derivano, in questo modo, dall’insieme dei componenti semantici. Gli indicatori costituiscono, quindi, dei primitivi che, combinandosi, secondo i connettivi della logica, danno origine ai concetti complessi.

La teoria composizionale del significato si inserisce, inoltre, nel contesto della grammatica generativa. La grammatica specifica, in effetti, per ogni regola di combinazione sintattica una regola di interpretazione semantica che comprende la specificazione di una data funzione Fn. Tale funzione chiarisce il modo in cui il significato delle parti

di quella costruzione sintattica possono essere utilizzate nel determinare l’interpretazione dell’intero che ne deriva. Nell’opera di Katz e Fodor la funzione Fn corrisponde alle regole di proiezione.

Il tentativo di sfruttare la possibilità di una formulazione esplicita della sintassi delle lingue naturali per dare una formulazione altrettanto

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esplicita della loro semantica si è legato, negli ultimi decenni, al nome di diversi logici e linguisti, tra i quali, spicca il nome di Richard Montague. Gli studi intrapresi da questo grande logico prendono le mosse dai lavori di G. Frege, sviluppati successivamente con le ricerche sulla semantica dei linguaggi formali dovute a Tarski e a Carnap e consolidati, successivamente, con lo sviluppo da parte di Kripke109 della semantica

intensionale a mondi possibili per le logiche modali. In questo senso, lo studio del significato montagoviano si inserisce nel contesto della semantica modellistica, in accordo alla quale gli enunciati di una lingua naturale (attraverso la loro traduzione in un linguaggio formale) vengono interpretati nei termini di strutture insiemistiche che costituiscono un modello astratto degli stati del mondo su cui verte il linguaggio. Centrali da questo punto di vista sono, quindi, i due concetti-chiave di “interpretazione” e “insieme”.

In accordo alla teoria estensionale del significato, Montague considera un modello per il linguaggio di primo ordine L come una struttura M=〈U, I, dove U è un insieme non vuoto, chiamato dominio (o

universo) di M ed I è una funzione interpretativa che assegna items

appropriati costruiti da U alla terminologia non logica del linguaggio L.

109 Cfr.: CARNAP, R., Meaning and Necessity¸Chicago, University of Chicago Press,

1947; TARSKI, A. “Der Wahrheitsbegriff in den Formalisierten Sprachen”, Studia

Philosophica 1, 1936, pp. 206-405; KRIPKE S., “Semantical Considerations on Modal

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Con particolare riferimento al problema dell’interpretazione dei linguaggi e dell’assegnazione dei valori semantici, Montague così scrive:

“An interpretation for L is a system B, Gγ f〉γ∈Γ such that B, G〉γ〉γ∈Γ

is an algebra similar to A, Gγ 〉γ∈Γ and f is a function from ∪δ∈∆ into B (here B is regarded as the set of meanings prescribed by the interpretation, Gγ, is the semantic operation corresponding to the

structural operation Fγ, and f assigns meanings to the basic expressions

of the language). Suppose in addition that B = B, Gγ ,f〉γ∈Γ. Then the

meaning assignment for L determinated by B is the unique homomorphism g from A, Fγ 〉γ∈Γ into B, Gγ,〉γ∈Γ such that f g. Further.

if ζ∈MEL, then ζ means b in L, according to B if and only if there exists

ζ∪δ∈∆Cδsuch that ζ‘Rζ and g (ζ‘) = b, where C is the family of syntactic

categories generated by B and g is the meaning assignment for L determineted by B”.110

L’interpretazione consiste, in questi termini, nell’assegnazione ad una struttura sintattica 〈A, Fγ 〉γ∈Γ 111 di una appropriata e corrispondente struttura semantica 〈B, Fγ 〉γ∈Γ. Il ruolo svolto nell’ambito della grammatica dalle categorie sintattiche viene svolto, nella semantica, da

110 cfr.: MONTAGUE, R., “Universal Grammar”, in Thomason, R.H. (ed.), Formal Philosophy, Yale New Haven, University Press,1974, p.227.

111Dove A è l’insieme di tutte le espressioni proprie d un linguaggio disambiguato e F

γ è una operazione strutturale che indica il modo in cui date alcune regole le categorie sintattiche in entrata si combinano tra di loro.

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delle unità primitive del significato, chiamate, in riferimento alla teoria di Russell, tipi. Secondo Montague, l’insieme dei tipi è costituito da due elementi fondamentali: e, il tipo delle entità, e t, il tipo dei valori di verità. A partire da questi due elementi fondamentali è possibile derivare per mezzo di alcune funzioni di combinazione (funtori) tutti i tipi derivati (complessi). In accordo alla tradizionale bivalenza del concetto di “significato”, inteso sia come bedeutung (estensione), che come sinn (senso), Montague affianca, inoltre, ai tipi semantici e e t, che definiscono la denotazione possibile, la nozione di intensione. Per ogni tipo semantico τ ci sarà un tipo di intensione delle cose appartenenti al tipo semantico τ definito dalla coppia 〈s, τ〉. Nella teoria dell’intensionalità adottata e sviluppata da Montague un ruolo di basilare importanza è assunto dal concetto di mondo possibile. L’idea è che il contenuto di un’espressione si può rappresentare come il variare della sua estensione nei diversi stati di cose rilevanti. In questo senso, una proposizione è assimilabile ad una funzione che associa ad ogni stato di cose il valore di verità che la frase ha in quella situazione (o equivalentemente all’insieme degli stati di cose possibili in cui la frase risulta vera). Il concetto di mondo possibile, che nell’opera di Montague viene considerato come un primitivo semantico, sott’intende, come

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numerosi studiosi in questo campo hanno evidenziato,112 una serie di

coordinate semantiche quali, ad esempio, la c. tempo, la c. luogo, la c. parlante, la c. audience, ecc., che servono a definire il particolare “stato di cose”. Nonostante in alcuni studi successivi sia stata considerata l’ipotesi di una struttura interna dei mondi possibili, Montague nel suo modello per un linguaggio intensionale considera soltanto le seguenti variabili M = 〈U, W, I<, F〉, dove:

U è l’insieme degli individui

W è l’insieme dei mondi possibili

I< è l’insieme ordinato degli istanti di tempo

F è una funzione che assegna una intensione ad ogni costante non

logica del linguaggio.

Nel sistema semantico generato dal logico inglese Montague i “concetti” sottesi dalle diverse parti del discorso rimandano, quindi, all’appartenenza o meno delle stesse parti a determinati insiemi. Come è chiaramente riassunto nella seguente tabella:113

112 Cfr.: LEWIS, D., “General Semantics”, in Davidson, D. & Harman, G. (eds.), Semantics of Natural Languages, Dordrecht-Holland, 1972, pp. 169-218.

113 MARCONI, D., “Semantica Cognitiva”, in Santambrogio, M. (ed.), Introduzione alla Filosofia Analitica del Linguaggio, Roma-Bari, Laterza, 1992, pp. 431-482.

150 CATEGORIA SINTATTICA

frasi

sintagmi verbali e nomi comuni

sintagmi nominali singolari (per esempio descrizioni

definite) ESTENSIONE valori di verità insiemi individui INTENSIONE

funzioni da mondi possibili a valori di verità (= insiemi di

mondi possibili) funzioni da mondi possibili ad

insiemi

funzioni da mondi possibili ad individui

Figura 11:

Rapporti tra categorie sintattiche, estensione ed intensione nel modello di Montague

questi insiemi sono identificati da funzioni binarie di appartenenza e vengono combinati tramite operatori booleani. Le teorie risultanti dal modello montagoviano sono computazionalmente molto appetibili in quanto facilmente implementabili, sebbene, però, non riescano a spiegare larga parte dei risultati sperimentali. E’ sopratutto per questo motivo che, recentemente, si sono sviluppati altri modelli per le forme categoriali. Accanto alle teorie modellistiche o insiemistiche molti studiosi stanno, infatti, mettendo a punto delle teorie in grado di tener conto anche di quegli aspetti “psicologici” che subentrano nella formazione delle forme categoriali. In particolare, si sta cercando di sviluppare delle ipotesi in grado di spiegare i concetti non definibili per mezzo di un insieme di condizioni necessarie e sufficienti. I nuovi

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modelli, inoltre, tengono conto anche di una serie di osservazioni sperimentali molto significative. In effetti, come è agevole constatare, alcune istanze di un concetto sono da considerarsi più tipiche di un concetto rispetto ad altre (un cane è un esempio del concetto di mammifero migliore di quanto non lo sia una balena) e l’appartenenza di un’occorrenza ad un concetto non è sempre di tipo binario (il pomodoro è un frutto?). Passiamo, quindi, ad analizzare i modelli in cui queste osservazioni hanno assunto un ruolo centrale.