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La semantica a mondi possibili

III. TEORIA E METODO

III.2 Le riscritture: definizione e metodo d’analisi

III.2.2 La semantica a mondi possibili

Si sono già in parte introdotti gli interrogativi sui quali si è incentrato il dibattito interno alla Scuola praghese329, in cui l’opera di Doležel si inserisce al fine di

integrare o offrire risposte alternative rispetto a quelle portate avanti da Mukařovský. Obiettivo della semantica a mondi possibili è, infatti, trovare nuove soluzioni non solo in merito alla possibilità di interazione tra il mondo attuale – quello in cui viviamo – e i mondi finzionali, ma gli universi fittizi stessi.

Con l’affermare l’esistenza di un numero illimitato di mondi non attualizzati che circondano il nostro mondo attuale – cui non si legano come puro riflesso o imitazione, come voleva la più longeva dottrina della mimesi, ma in quanto sistemi semiotici prodotti dall’attività estetica, dalla poiesis testuale330 – Doležel ha permesso

anzitutto di rendere questi universi passibili del medesimo approccio empirico adottabile nello studio del mondo attuale. Una volta sottratti alla concezione trascendentale proposta dalla dottrina mimetica, questi mondi divengono potenziali

l’elaborazione di una nuova comunicazione, tra i quali colloca, ad esempio, le traduzioni (cfr. Lotman 1982: 7).

328 Si noti come questi elementi fossero in parte già presenti in altre delle teorie già prese in esame, ma il motivo di svolta sia dato dalla loro coniugazione all’interno della medesima definizione.

329 Il riferimento è al paragrafo sul filone formale-evolutivo, dedicato allo strutturalismo praghese.

330 Cfr. Doležel 1999: 25: «componendo un testo scritto o orale, un autore crea un mondo finzionale che, prima di quest’atto, non era disponibile».

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oggetti di teorizzazione empirica il cui statuto ontologico è quello di possibili non attualizzati composti da enti che godono del medesimo statuto331.

A legittimare la nozione di riferimento finzionale su cui il loro esistere si fonda, presupposto indispensabile è la presenza di una coerenza d’insieme e l’assenza di contraddizione tra elementi contemplati dall’ordine globale del mondo creato: da qui si deduce come non sia più la verosimiglianza e la plausibilità a stabilire l’accettabilità del mondo possibile rispetto alle condizioni che la teoria mimetica richiedeva, quanto l’assenza di stati di cose contraddittori332.

L’equivalenza potenziale a livello empirico tra mondo “reale” e mondi non attualizzati fa sì che a essere contemplata sia anche la possibilità di accesso nel materiale semiotico del mondo finzionale di elementi provenienti da quello attuale che risultano accettabili solo attraverso una conversione ontologica, logica e semantica che rispetti «la sovranità ontologica dei mondi finzionali»333. Per mostrare

come queste interazioni siano possibili, un esempio offerto da Doležel è quello riguardante l’accesso di un personaggio storico, Napoleone, all’interno di un’opera teatrale di Georg Kaiser Napoleon in New Orleans334. Come egli sottolinea, in un caso

come questo non è più la verosimiglianza a determinare o meno la riconoscibilità del personaggio, poiché mentre sul piano storico è essenziale sapere che Napoleone sia morto a Sant’Elena, ora sul piano fittizio la sua controparte finzionale, nello spostamento da un mondo all’altro, può aver subìto anche alterazioni radicali, fino a rendere accettabile che la leggenda posta in epigrafe all’opera narri di un suo trasferimento a New Orleans. Affinché la nuova entità finzionale risulti a tutti gli

331 Cfr. Doležel 1999: 20: «Come possibili non attualizzati, tutti gli enti finzionali hanno la stessa natura ontologica. […] Il principio dell’omogeneità ontologica è una condizione necessaria della coesistenza, interazione e comunicazione delle persone finzionali. Esso riassume la sovranità dei mondi finzionali».

332 Cfr. Doležel 1999: 17-20. 333 Cfr. Doležel 1999: 22. 334 Cfr. Doležel 1999: 19.

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effetti parte del mondo possibile in cui si inserisce, indispensabile è che non crei stati di cose contraddittori rispetto a tale universo diegetico335.

Un altro aspetto di rilievo, ai fini delle pratiche intertestuali che verranno prese in esame, è inoltre l’incompletezza dei mondi finzionali in contrasto con il mondo attuale, dal momento che la stratificazione testuale è stabilita da una funzione di saturazione della texture che permette di identificare un nucleo determinato, un «dominio indistinto dei fatti indeterminati»336 e delle lacune. Ai fini della costruzione

e ricostruzione dei mondi nell’interazione tra autore e lettore e del reperimento di quelle aperture testuali di cui si è detto, risultano decisivi la presupposizione e l’inferenza337 che fanno sì che, anche laddove una descrizione sia ellittica, il fruitore

possa sfruttare le informazioni esplicite per inferire quelle omesse338 attraverso due

differenti metodi di interpretazione: soggettivistico e intuitivo o ideologico339. Due

esempi offerti da Doležel a tale proposito sono tratti dal primo capitolo del Processo di Kafka340, in cui pur senza trovare esplicitato chi sia l’agente che arresta o avvia il

procedimento contro K., il lettore può inferire la sua esistenza e, sulla base della sua esperienza del mondo, può presupporre quali istituzioni possano celarsi dietro questo anonimato.

Un’ultima diade concettuale su cui la semantica a mondi possibili si fonda è inoltre quella relativa alle idee di estensione e intensione elaborate da Frege341, per il

quale il significato delle espressioni verbali è formato da due costituenti intrecciati: riferimento e senso. Se da una parte l’estensione è quella che rimanda al referente,

335 Questi meccanismi da lui definiti di «identificazione attraverso mondi», validi sia per entità storiche che fittizie nel loro passaggio da un mondo all’altro, saranno basilari nell’analisi del corpus di riscritture.

336 Doležel 1999: 186. 337 Cfr. Doležel 1999: 179.

338 È lo stesso Doležel a suggerirci che «quando si rifiuta la lettura pregiudiziale, la ricostruzione del mondo finzionale diventa un atto creativo» (cfr. Id. 1999: 187).

339 Doležel 1999: 177.

340 Cfr. Doležel 1999: 179. Le due frasi sono: «è in arresto» e «il procedimento è ormai avviato». 341 Cfr. Gottlob Frege, “Über Sinn und Bedeutung”, Funktion, Begriff, Bedeutung [1962], Ed. Günther Patzig, trad. it. “Senso e denotazione”, La struttura logica del linguaggio, Milano, Bompiani, 1973: 9-32.

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all’insieme di oggetti che essa designa o indica, molto più sfuggente risulta invece la definizione di intensione dal momento che il problema che si pone è la sua trasmissione al di là della texture da cui essa è generata e da cui parzialmente dipende. Per trovare una soluzione all’apparente aporia presente tra la cosiddetta «eresia della parafrasi»342 – per cui l’intensione si perderebbe nel passaggio attraverso

i diversi interpretanti – e l’impasse euristica – per cui il significato intensionale di un testo può essere comunicato solo ripetendo lo stesso testo – Doležel propone un metodo d’analisi indiretto, uno studio della formazione del significato intensionale del testo come fatto globale, macrostrutturale. La materia della letteratura infatti «è trasformata in una struttura poetica […] [da] un’operazione congiunta di due procedimenti: deformazione e organizzazione»343. La deformazione è definibile come

un’alterazione, che tuttavia costituisce una «condizione necessaria ma non sufficiente della strutturazione estetica»344: solo quando essa diviene sistematica attraverso dei

meccanismi formali e solo quando questi meccanismi si legano tra loro per interrelazione e corrispondenze si ottiene infatti la combinazione tra deformazione e organizzazione propria dell’opera d’arte intesa come struttura totalmente semanticizzata. La semanticizzazione del testo letterario pertiene dunque un duplice livello che non include esclusivamente quello orizzontale ma anche quello verticale o «stratificazionale»345, da cui ha luogo nel corso della ricezione un processo di

accumulazione semantica per il quale a produrre la coerenza del testo poetico è

l’insieme dei segni parziali appresi dal lettore, e per cui ciascun segno è capace di mutare la percezione di quelli precedenti in un processo dinamico e bidirezionale tra il piano orizzontale e verticale.

Definiti a grandi linee i principi cardine della semantica a mondi possibili, mostreremo ora in che modo essi si coniughino con i risultati della Scuola semiologica di Praga in merito allo studio del processo di trasduzione letteraria, in

342 Cfr. Doležel 1999: 142. 343 Doležel 1990: 196. 344 Ibidem.

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vista di una definizione conclusiva del concetto di riscrittura cui in questa sede ci rifaremo.

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