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Tipologie di riscrittura e definizione del corpus

III. TEORIA E METODO

III.2 Le riscritture: definizione e metodo d’analisi

III.2.5 Tipologie di riscrittura e definizione del corpus

Se si passa invece a esaminare più da vicino le differenti strategie di riscrittura che incontreremo, è necessario partire dalla proposta di Doležel di riconoscere tre tipologie di rapporti possibili tra testo d’arrivo e testo di partenza:

a. La trasposizione conserva l’impianto e la storia principale del protomondo, collocandoli però in una diversa ambientazione temporale e/o spaziale. I due mondi sono paralleli; ma la riscrittura verifica l’attualità del mondo canonico inserendolo in un contesto storico, politico e culturale nuovo, generalmente contemporaneo.

b. L’espansione estende la portata del protomondo, colmandone lacune, costruisce una pre- o post-istoria, e così via. I due mondi sono complementari. Il protomondo è inserito in un nuovo co-testo, e quindi la sua struttura canonica è sovvertita.

c. La dislocazione costruisce una versione sostanzialmente diversa del protomondo, ridelineandone la struttura, reinventandone la storia. Queste riscritture postmoderne più radicali creano antimondi polemici, che minano o negano la legittimità del protomondo canonico373.

Sebbene ai fini di una più dettagliata esplorazione dei fenomeni di riscrittura chiamati in causa da queste tipologie la definizione poc’anzi riportata possa risultare ancora scarsamente esaustiva, ciò cui verrà data priorità in questa sede in vista di

le désir de la réécriture; l’idée de paternité et d’originalité; la condition de postérité d’où l’on écrit; la violence de l’appropriation du texte d’autrui; la réécriture comme défi individuel et transgression et, enfin, la poétique de la réécriture» (Ivi: 140). Tra gli aspetti che il lavoro di Guglielmi mette in evidenza nello studio delle riscritture e che questo lavoro sacrificherà, vi sono anche questioni di altrettanto rilievo come quelle relative alla ricezione delle riscritture, al modo in cui esse hanno influenzato la ricezione dell’opera di Dickens, alla circolazione delle opere e alla funzione che il testo riscritto riveste nel rapporto con la storia e con la tradizione in termini di continuità e discontinuità.

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una più precisa delineazione del corpus in oggetto, è illustrare in che modo, la ricchezza ed eterogeneità di riscritture cui Great Expectations ha dato vita, abbia fornito un importante banco di prova per il funzionamento di queste tipologie.

È stato così possibile – attraverso il riconoscimento di tre differenti rapporti che le riscritture generano con il prototesto costruendo mondi paralleli, complementari,

polemici rispetto ad esso – individuare con maggiore precisione alcuni punti di

intersezione tra opere apparentemente distanti tra loro sul piano della similarità diegetica e tematica, ma analoghe per strategie testuali messe in atto374.

Tra i testi in esame vedremo come Kipps di Herbert George Wells e Mister Pip di Lloyd Jones, seppur dissimili per fedeltà strutturale e temi affrontati, siano risultati accomunabili in quanto ascrivibili alla tipologia di riscritture capaci di generare mondi paralleli a quello dickensiano, in quanto entrambi principalmente volti a riprendere e attualizzare lo schema narrativo del testo di partenza; o ancora nel caso di Estella di Alanna Knight, Magwitch di Michael Noonan e la trilogia dei Magwitch di Tony Lester, l’utilizzo di queste categorie ha reso riconoscibile l’intento di creare un mondo complementare rispetto a quello dickensiano, ai fini di colmare le lacune narrative lasciate dall’opera di partenza; mentre, infine, Jack Maggs di Peter Carey è risultata in questo corpus la sola opera volta a “ri-valutare” la narrazione dickensiana, a metterne in discussione la legittimità attraverso la creazione di un antimondo

polemico.

Una precisazione in merito alla scelta e all’applicazione di queste categorie concettuali risulta tuttavia d’obbligo prima di procedere oltre nella definizione del

corpus e nell’utilizzo delle categorie medesime.

374 I concetti di similarità e analogia in riferimento alle relazioni macrostrutturali tra riscrittura e testo di partenza sono tratti da Riffaterre che li adotta per definire i rapporti intertestuali all’interno dei titoli duali (cfr. Riffaterre 1983: 171: «solo le strutture sono coinvolte, e il contatto tra le due si produce tramite un solo unico segno. A tale segno i due testi risultano relati l’uno negli stessi modi dell’altro: trattasi di una relazione basata sull’analogia più che sulla similarità»).

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Nella scelta di adottare una mediazione metodologica al fine di sottrarre l’indagine di queste riscritture al rischio di uno «spontaneismo ermeneutico»375, si è

cercato tuttavia di non perdere di vista il rischio opposto in cui l’utilizzo di una strumentazione teorica può facilmente volgersi, ovverosia quello di una soffocante tirannide sulla fruizione del testo. Se da una parte, infatti, uno dei limiti che indubbiamente quest’approccio potrà presentare sarà quello di non poter esaurire la ricchezza del potenziale dei testi in esame, in cui a essere chiamati in causa saranno un gran numero di questioni e di aspetti che questa impostazione lascerà per certi versi aperti, dall’altra si è cercato tuttavia di illustrare la flessibilità e la permeabilità che anche tassonomie apparentemente così rigide conservano nell’esame dei testi letterari. Come lo stesso Genette ricorda376, il tentativo di descrivere attraverso una

sorta di grammatica i fenomeni intertestuali che ogni opera chiama in causa, non corrisponde certamente alla possibilità di stabilire confini chiari e netti tra queste tipologie e tra i dispositivi adottati. Una conferma a questo riguardo è offerta da un’opera come Jack Maggs, in quanto testo leggibile come creatore di un mondo

polemico nei confronti di Great Expectations, e al contempo di uno complementare ad

esso, dal momento che si propone di ricostruire momenti della vita del forzato che la narrazione dickensiana trascurava fino ad arrivare a scriverne una sorta di seguito, reinventando il finale del prototesto377. O ancora si illustrerà in che modo dispositivi

come quelli dell’allusione o, in generale, di meccanismi volti alla creazione di parallelismi con lo schema del prototesto, non siano appannaggio esclusivo della prima tipologia, mirante alla creazione di mondi paralleli tout court, ma al contrario siano meccanismi chiamati in causa sin dall’esame dei mondi complementari e risultino una costante anche al di là di quanto le etichette tipologiche suggeriscano.

375 Massimo Fusillo, L’altro e lo stesso. Teoria e storia del doppio, Firenze, La Nuova Italia, 1998: 2. 376 Cfr. Genette 1997: 247.

377 A questo proposito cfr. Doležel 1990: 191 dove, riguardo allo schema della comunicazione jakobsoniano, ricorda come uno degli aspetti cardine sia quello della “polifunzionalità gerarchica” per cui risulta difficile trovare messaggi verbali che adempiano un‘unica funzione e per cui la struttura verbale del messaggio risulta dipendente primariamente dalla funzione predominante.

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Un’ulteriore riprova della non rigidità e della non esaustività delle categorie concettuali proposte da Doležel proviene infine dalla necessità di ricercare una più adeguata tipologia di riscrittura per un’opera non pienamente ascrivibile alle strategie testuali finora menzionate: Estella, her Expectations di Sue Roe. La presenza sin dal titolo di un rimando esplicito all’ipotesto e al contempo la non assimilabilità dei meccanismi di riscrittura messi in atto rispetto a quelli enunciati fin qui, hanno richiesto l’identificazione di un’ulteriore tipologia che in qualche modo fosse in grado di compensare quei meccanismi non contemplati dalla definizione di “trasposizione”.

La riflessione ha infatti preso le mosse dalla constatazione di un’impasse cui conducono le tre possibilità di relazione temporale tra riscrittura e prototesto contemplate dallo schema dello studioso ceco: se da una parte si hanno i mondi

complementari che devono necessariamente intersecarsi temporalmente almeno in un

punto con il protomondo – sia esso la fine o l’inizio o una sezione centrale del testo di partenza – e dall’altra gli antimondi polemici che devono necessariamente precedere cronologicamente la scrittura dell’opera di cui si propongono di delegittimare la narrazione, mostrandone una differente versione dei fatti378, la trasposizione risulta

essere la sola a contemplare un’ipotesi di riscrittura il cui mondo si colloca nell’epoca contemporanea all’autore senza mai, di conseguenza, intersecarsi sul piano temporale con l’opera di partenza. Il problema che tuttavia si pone è dato dalla necessità di conferire un’identità a quelle opere che pur intendendo attualizzare la storia di partenza e ridelinearla, non mirano necessariamente alla creazione di uno schema narrativo parallelo a quella del protomondo, come la definizione dell’atto di trasposizione implicherebbe.

Come queste ultime, infatti, e come si vedrà meglio in seguito, l’opera di Roe trasferisce nell’epoca dell’autrice una fetta della costellazione agenziale di Great

378 Tra gli esempi considerati da Doležel, troviamo il caso di Foe di Coetzee, in cui è anzitutto necessario tornare sull’isola e mostrare ciò che lì è realmente accaduto per dare dimostrazione ai lettori del modo in cui la trasposizione dei fatti sulla pagina possa facilmente essere distorta per scopi di mercato.

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Expectations – ovverosia il triangolo costituito da Estella, Pip e Miss Havisham –

senza che questo spostamento ottenga come effetto la creazione di un mondo parallelo, dal momento che il triangolo originario, unito a diverse citazioni e allusioni, costituisce il solo elemento di rimando alla struttura del protomondo.

Al contempo ciò che l’utilizzo di questi elementi suggerisce sin dall’inizio è la presenza di un intento polemico dal punto di vista assiologico nei confronti del prototesto, in quanto riscrittura volta principalmente a “ri-valutare” la struttura e la storia dell’opera di partenza ma soprattutto a rovesciare i valori che la informavano, mostrandone la non attualità379. La prima ipotesi considerata, ovverosia di adottare

l’etichetta di “trasposizione polemica” per designare questa nuova tipologia, si è dimostrata tuttavia fuorviante anzitutto per via dei due differenti utilizzi del termine proposti da Doležel nel passaggio dalla Poetica Occidentale a Heterocosmica.

Mentre infatti nel secondo saggio il concetto di “polemico” è adoperato esclusivamente in funzione della terza tipologia di riscritture, in cui con quest’etichetta si delinea l’“antimondo” volto a negare la legittimità dell’ipotesto – obiettivo che la riscrittura in oggetto non può realizzare per l’aspetto temporale di cui si è detto sopra – in Poetica Occidentale il termine è adoperato in relazione alla distinzione proposta da Popovič380 tra adattamenti “affermativi” o “polemici” a

seconda della relazione che essi instaurano con il prototesto dal punto di vista assiologico, chiamando in causa il differente sistema di valori informante le due opere.

Anche l’utilizzo del termine in questa seconda accezione tuttavia è risultata inadeguata. Se è vero che, come afferma Doležel, «tutte le riscritture […] ri-delineano,

379 Si ricordi come il tratto caratteristico delle trasposizioni sia proprio quello di voler verificare l’attualità del protomondo canonico (cfr. Doležel 1999: 207) mentre in questo smembramento dello schema di partenza e in questa «transvalorizzazione» dei personaggi (Genette 1997: 434) l’opera di Roe intende dimostrare il contrario, il superamento di quello schema e, come si è detto, la sua non attualità.

380 Anton Popovič (1933-1984) teorico della traduzione noto per aver esteso l’approccio semiotico allo studio delle medesime.

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ri-collocano, ri-valutano il protomondo classico»381, anche la scelta di adoperare il

termine “polemico” esclusivamente nella seconda accezione sarebbe stato ridondante dal momento che in termini assiologici tutte e tre le tipologie di riscrittura possono porsi come affermative o polemiche nei confronti dell’opera di partenza. La conferma ci giunge dall’analisi che Doležel propone della riscrittura di Jane Eyre382 elaborata da

Jean Rhys con Wide Sargasso Sea383, in cui la creazione di un mondo complementare,

volto a illustrare la pre-istoria del romanzo di Brontë, mostra chiaramente un intento polemico verso la visione di Bertha offerta dal testo di partenza e la volontà di mutarne l’impianto assiologico sin dalla scelta di una «transfocalizzazione»384

finalizzata a mostrarci la storia dal punto di vista della donna rimasta silente all’interno della storia narrata da Jane Eyre.

Si è scelto pertanto di adottare il termine di trasposizione divergente al fine di mettere in evidenza una relazione con il mondo di partenza in contrapposizione a quel parallelismo che le trasposizioni convenzionalmente dovrebbero istituire. Con esso intenderemo perciò una particolare sottocategoria di trasposizioni, il cui mondo conserva alcuni elementi dell’impianto e della storia del protomondo, inserendolo in un contesto storico, politico e culturale contemporaneo al fine di mostrare l’inattualità e il superamento dello schema di partenza. I due mondi intrattengono una relazione divergente, poiché l’apparente riutilizzo del medesimo schema è volto invece a suggerire un’inversione degli equilibri su cui si fondava il testo di partenza.

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