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Capitolo III: Una rassegna della letteratura teorica ed empirica su Basilea II

3.3 Basilea II: evidenza empirica

3.3.5 Sensibilità al rischio e prociclicità

L’evidenza empirica fornisce qualche conferma della maggiore ciclicità di una disciplina basata su requisiti patrimoniali più sensibili al rischio. Principalmente, le analisi si concentrano sull’impatto del ciclo economico sulla probabilità di insolvenza anche se, l’effetto ciclico potrebbe risultare ulteriormente rafforzato nel caso in cui anche gli altri parametri di rischio risultino legati al ciclo economico.

La valutazione dell’impatto del ciclo economico sui requisiti patrimoniali calcolati in base alle nuove e alle vecchie regole di Basilea è stata effettuata attraverso simulazioni basate sulla costruzione di un portafoglio di esposizioni verso le imprese, la determinazione delle migrazioni dei rating e la quantificazione del requisito regolamentare. Carpenter et al. (2001) sostiene che le nuove regole non dovrebbero essere più cicliche delle precedenti. Va aggiunto che questi risultati sono ottenuti dal confronto tra la simulazione dei requisiti in base all’approccio standard e Basilea I.

Catarineu-Rabell et al. (2003) hanno analizzato il legame tra ciclicità e requisito nei diversi sistemi di rating. Infatti, la prociclicità/ciclicità del capitale regolamentare dipende dalla capacità del sistema di rating di anticipare i cicli economici. I sistemi di rating possono essere distinti in sistemi Point-in-Time (PIT) e sistemi Through-The-Cycle (TTC) in relazione alle proprietà dinamiche che li caratterizzano100. I requisiti calcolati con i sistemi PIT sono più volatili rispetto a quelli derivanti dall’utilizzo di una metodologia TTC in cui il giudizio relativo al merito considera un orizzonte temporale più lungo, risultando meno influenzati dalle oscillazioni dell’economia. Catarineu-Rabell et al. (2003) rilevano una maggiore ciclicità dei requisiti in Basilea II se si utilizzano i rating basati su logiche PIT.

La ciclicità diventa un problema quando amplifica eccessivamente le fluttuazioni dell’economia, minando la stabilità del sistema finanziario. La letteratura sull’esistenza di effetti di feedback dal settore bancario all’economia reale è ancora scarsa e non raggiunge conclusioni concordanti.

Per l’Italia, Gambacorta e Mistrulli (2004) analizzano il ruolo del diverso grado di capitalizzazione delle banche nell’adattamento del flusso del credito a shock o cambiamenti della politica monetaria. I risultati dell’analisi su un campione di banche italiane nel periodo 1992-2001 dimostrano

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Ogni sistema riflette una diversa tipologia di probabilità di default poiché considera informazioni differenti. In un sistema PIT, il rating di un debitore cambia al mutare delle condizioni economiche in quanto utilizza informazioni disponibili in un determinato momento sia sul singolo debitore sia a livello macroeconomico. I sistemi TTC pur utilizzando le informazioni disponibili sul singolo debitore tendono a non modificarsi rapidamente con le condizioni economiche. Ciò si verifica perché le classi di rating sono composte da probabilità di default medie ipotizzando scenari di stress economico.

95 che, le banche ben capitalizzate, vale a dire le banche che detengono un capitale in eccesso rispetto a minimo prudenziale, sono in grado di fronteggiare efficacemente shock di natura monetaria rendendo il credito meno prociclico. Ciò si verifica sia perché le banche meglio capitalizzate sono più avverse al rischio101, di conseguenza i propri affidati sono meno rischiosi; sia perché possono assorbire meglio temporanee difficoltà finanziarie e quindi riescono a mantenere rapporti di credito a lungo termine. Inoltre, shock di capitale esogeni, causati ad esempio dall’imposizione di un indice di solvibilità superiore all’8%, per le banche più rischiose determina una riduzione di circa il 20% nel flusso di credito dopo due anni. I risultati confermano l’ipotesi che è meno costoso intervenire sul credito piuttosto che sul capitale. Per quanto riguarda il caso specifico dell’Italia, l’analisi individua la presenza di un bank capital

channel102 che amplifica gli effetti della politica monetaria sul prestito bancario influenzando soprattutto le piccole banche103 per effetto di vincoli di capitale più stringenti ed imperfezioni nel mercato della raccolta. L’eterogeneità dell’impatto di uno shock sul flusso di credito, causata da diversi gradi di capitalizzazione, dovrebbe attenuarsi in seguito all’introduzione di ponderazioni legate ai rating ed alla disciplina di mercato che riduce i problemi informativi alla base dell’esistenza dei due canali. Infatti, le nuove regole influenzeranno le banche in maniera diversa e in relazione alla loro rischiosità: le banche più rischiose avranno un requisito più alto rispetto al vecchio accordo.

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Si veda ad esempio Gennotte and Pyle (1991).

102 Cambiamenti nella politica monetaria possono riflettersi sul flusso del credito, mediante il capitale della banca, o

attraverso il bank lending channel o attraverso il bank capital channel. Entrambi si basano su problemi di selezione avversa nelle operazioni di raccolta da parte delle banche. Il primo fa riferimento alle imperfezioni nel mercato del debito mentre il secondo si concentra sulle imperfezioni del mercato dell’equity bancario. Attraverso il bank lending channel, una politica monetaria restrittiva, riducendo i depositi, non può essere bilanciata attraverso l’emissione di altre forme di raccolta. Il bank capital channel invece, agisce per effetto dell’impossibilità della banca di emettere facilmente equity per la presenza di costi di agenzia .

103 Nell’analisi si fa specifico riferimento alle banche di credito cooperative che sono più piccole, più liquide e

meglio capitalizzate delle altre. Ciò è consistente con il legame esistente tra capitalizzazione e costi di aggiustamento del capitale: la capitalizzazione è più bassa per quelle banche che sostengono costi inferiori nell’emissione di nuovo equity. Le grandi banche hanno più facilità ad ottenere fondi sul mercato dei capitali, ad esempio emettendo debito subordinato, quindi sono quelle meno capitalizzate.

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Capitolo IV: Un’analisi dell’impatto di Basilea