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Capitolo III: Una rassegna della letteratura teorica ed empirica su Basilea II

3.3 Basilea II: evidenza empirica

3.3.1 Gli studi di impatto

Dal processo di revisione di Basilea I, analizzato nel secondo capitolo, è emerso che una delle maggiori innovazioni della regolamentazione bancaria è il ricorrente ricorso da parte del Comitato alla consultazione con gli intermediari ed alle analisi d’impatto. Infatti, mentre le consultazioni hanno consentito ai soggetti interessati alla riforma di partecipare attivamente, contribuendo alla produzione della normativa, gli studi d’impatto hanno permesso alle autorità di verificare, attraverso delle simulazioni, gli effetti sul capitale regolamentare delle nuove regole.

L’obiettivo dei Quantitative Impact Studies, (QIS), è valutare i presumibili effetti delle nuove regole sui bilanci bancari, in modo da lasciare inalterata, mediamente, la dotazione minima di capitale tra i paesi del G10 rispetto a quella risultante dall’accordo in vigore, e incentivare le banche ad applicare metodologie di stima del rischio più avanzate. Se escludiamo il primo esercizio di simulazione poiché necessario ad impostare il secondo documento di consultazione, dal 2001, sono stati effettuati cinque studi di impatto di cui solo quattro a livello G10. Infatti, il QIS4 è stato effettuato nel 2004 solo da tre paesi, Germania, Giappone e Stati Uniti.

La prima indagine, QIS2, chiedeva di calcolare i requisiti patrimoniali in base alle tre metodologie di stima del rischio di credito previste dall’accordo. La simulazione coinvolse 138 banche appartenenti a venticinque paesi. Le evidenze mostrano che le regole proposte avrebbero incrementato

84 E’ importante notare come ciò sia possibile solo se la supervision bancaria è credibile e non influenzata da

interferenze politiche e quando nel mercato non si registrano andamenti erratici dei prezzi dovuti ad un periodo di crisi.

84 significativamente il requisito patrimoniale rispetto a Basilea I di circa il 24%, per il metodo IRB di base, e 18% per quello standard. Inoltre, poiché il metodo IRB di base risultò più penalizzante rispetto a quello standard, emerse l’esigenza di migliorare il sistema di incentivi tra i diversi metodi di calcolo. Nel complesso comunque la qualità dei dati era scarsa poiché le banche non erano ancora dotate di sistemi di misurazione del rischio di credito in linea con quelli previsti dalle nuove regole.

Com’è stato mostrato nel capitolo II, i risultati del QIS2 hanno portato il Comitato ad effettuare ulteriori modifiche alle curve di ponderazione dei crediti alle imprese e ad adottare una definizione comune di default. Al fine di valutare suddette modifiche, è stata effettuata un’ulteriore simulazione, QIS2.5, incentrata esclusivamente sul rischio di credito misurato con l’approccio IRB di base. L’esercizio riguardò solo le maggiori banche internazionali, circa trentotto, appartenenti a dodici diversi paesi. Ne risultò un requisito sul rischio di credito più basso dell’8% (rispetto al 14% del precedente esercizio) per effetto delle modifiche apportate alle curve di ponderazione delle imprese corporate e, anche se in misura minore, di quelle retail.

Al fine di stilare la nuova bozza dell’accordo, il Comitato decise di effettuare un’ulteriore simulazione,QIS3, più completa rispetto alla precedente e con un’innovazione. Gli intermediari coinvolti dovevano calcolare i requisiti in conformità a regole prestabilite relative a tutte le tipologie di portafoglio interessate dalla riforma, dunque, la raccolta dei dati fece riferimento ad uno schema comune. Le evidenze sommariamente hanno confermato i risultati del QIS2.5 con qualche ulteriore riduzione nel livello dei requisiti. Il Comitato sostenne che i risultati ottenuti tendevano a sovrastimare i requisiti a causa della mancata disponibilità, da parte delle banche, di sistemi di misurazione del rischio validi. Inoltre, notò una dispersione dei risultati tra i paesi, comune a tutte le simulazioni, dovuta alla diversità nella struttura del bilancio oltre che ai sistemi di gestione del rischio.

Lo studio d’impatto più completo e qualitativamente più soddisfacente è il QIS5 che riguarda 382 intermediari appartenenti a trenta diversi paesi e che è basato su un set di regole completo e definitivo, e al documento di giugno 2004 (BCBS, 2004). La crescente qualità dei dati dovuta alla sempre maggiore partecipazione degli intermediari ha favorito l’ottenimento di risultati sempre più vicini all’obiettivo imposto dal Comitato. Inoltre, per superare le critiche mosse ai precedenti esercizi, nel confrontare i risultati di Basilea II rispetto al precedente, è stato utilizzato il patrimonio minimo richiesto85, invece delle attività ponderate per il rischio. Per questa ragione questo esercizio non è confrontabile con le precedenti simulazioni.

Dallo studio risulta che, il patrimonio minimo richiesto ottenuto secondo il metodo standard è in linea con quello della disciplina precedente mentre, quello calcolato con l’approccio IRB, sia di base sia avanzato, è in diminuzione rispetto a Basilea I. Sostanzialmente, non si rilevano differenze nei livelli di capitale tra la media dei paesi G10 e quella europea. Inoltre, per quanto riguarda l’Italia, i risultati sono coerenti con quelli medi degli altri paesi. Infatti, per le banche maggiori si osservano riduzioni del

85 Nei metodi IRB il patrimonio minimo richiesto rappresenta il capitale necessario per coprire l’8% dell’attivo

85 requisito sotto l’approccio IRB, soprattutto in quello avanzato, e invarianza sotto quello standard (Cannata, 2006).

Volendo sintetizzare, i risultati delle simulazioni suggeriscono che, in media, Basilea II non dovrebbe incidere profondamente sul grado complessivo di patrimonializzazione del sistema. Questi risultati non sono sempre confermati da vari studi che, sempre adottando le simulazioni come strumento d’indagine, hanno analizzato il probabile impatto delle nuove regole sul sistema bancario e su quello economico in generale.

3.3.2

I cambiamenti nelle modalità di erogazione del credito alle piccole