• Non ci sono risultati.

Capitolo 2. Ontologia, biologia e linguaggio secondo Aristotele

2. Sensi, phantasia, logos: la piramide della conoscenza linguistico discorsiva

2.3 Senso comune

Aristotele dedica De Anima III, 1 e III, 2 all'approfondimento del senso

138 Giardina, 2009, pag. 163, si pone esattamente la stessa domanda. La studiosa ritiene che il tatto venga trattato per ultimo perché non rientra nello schema percettivo che è stato possibile tracciare per gli altri sensi, in cui intervengono fattori come la distanza e quindi il mezzo. Il tatto infatti scaturisce da un contatto diretto tra la carne e l'oggetto. Certamente nel caso del tatto abbiamo un contatto diretto assente nel caso degli altri sensi, ma ritengo non sia sufficiente leggere il tatto e la sua relativa trattazione nel contesto dei cinque sensi. Dobbiamo allargarci all'intera struttura del

De Anima per trovare la risposta.

139 Questa lettura deriva senz’altro dall’interpretazione di passi come ad esempio: De Part. An., 666a 34-35. Cfr. Giardina, 2009, pag. 163. Ma anche seguendo letteralmente il passo aristotelico l’aspetto importante da sottolineare è l’ubicazione fisica dell’impulso sensoriale nel cuore. 140 Sheiter, 2012, pag. 256-257, ricostruendo il fenomeno percettivo in termini fisiologici, fa presente che “le alterazioni che occorrono nei singoli organi di senso sono trasferite al cuore attraverso i vasi sanguigni che connettono il cuore con gli organi di senso” e ancora: “Quando percepiamo un oggetto fisico, la forma sensibile che si trova nell’oggetto fisico, altera il nostro sensorio dando vita ad una impressione sullo stesso organo. Tale impressione viene trasferita al cuore attraverso il sangue. A quel punto possiamo percepire l’oggetto sensibile”. Il cuore, comunque interviene in quanto sede della sensazione, ma il sensorio primo è sempre da considerarsi l’organo di riferimento di ogni senso.

77 comune. Dunque il senso comune apre l'ultimo libro del De Anima dal momento che con il senso comune diamo vita ad un'operazione predicativa, naturalmente la più semplice di cui l'uomo è capace. Con esso costruiamo un feticcio. I sensibili comuni, dunque gli oggetti specifici del senso comune non sono propri di nessun senso, ma ogni senso può coglierli accidentalmente, in quanto possono essere percepiti non dal singolo senso, ma da più di uno.141Movimento e quiete

costituiscono un altro ordine rispetto ai primi tre, schema (o figura), numero e grandezza. Infatti sono questi ultimi a formare il sostrato. Movimento e quiete necessitano di tale sostrato per sussistere: possono essere infatti detti di una figura,di più figure e la / le figure, avere una determinata dimensione piuttosto che altre.

Il senso comune consente dunque agli animali dotati di più di un senso di percepire simultaneamente ad esempio la bianchezza e la durezza di un corpo. Ma siamo più propensi a ritenere che la sensazione comune in quanto tale non avvenga accidentalmente, e che rientri piuttosto nell’ambito della sensazione propria, perchè essa dà vita ad un’immagine conoscitiva unitaria che raccoglie dati sensoriali delle sensazioni proprie.

“I sensi, poi, percepiscono accidentalmente gli uni gli oggetti degli altri; non però considerati in se stessi, ma in quanto formano un'unità qualora si abbia una percezione simultanea rispetto allo stesso oggetto. Ad esempio, della bile percepiamo che è amara e gialla (giacché non spetta certo ad un'altra percezione dire che queste due qualità formano una sola cosa), ed è per questo motivo che ci si inganna, e, se una cosa è gialla, si crede che sia bile”.142

141 Secondo Trendelenburg, 1833, pag. 350-352, la percezione dei sensibili comuni sarebbe accidentale. É infatti accidentale l'appartenenza di un sensibile comune a un sostrato; ovvero solo in modo contingente può succedere che qualcosa colorata si stia muovendo. Molto più di recente Brentano, ed. del 1989, pag. 125, pensa che la percezione dei comuni sia effettivamente accidentale in quanto l'accidentalità risiede nel fatto che i sensibili comuni non sono gli oggetti verso i quali si orientano i sensi naturalmente. La sensazione comune sarebbe così una sorta di percezione indiretta in opposizione con quella diretta dei sensibili propri.

78 In questo passo emerge la possibilità dell'errore nel caso del senso comune, possibilità esclusa nel caso dei sensibili propri, salvo casi di menomazioni o particolari condizioni patologiche degli organi sensori. Il motivo per cui può verificarsi un errore è il seguente: quando il sensibile proprio diviene sensibile comune significa che l'animale ha costruito una struttura predicativa che, come tale, può essere vera o falsa. L'immagine che ne viene fuori è una mescolanza di verità ed errore. Dire che il senso comune non abbia un sensorio di riferimento non è propriamente corretto. Quello che Aristotele intende dire, affermando che non è annoverabile un organo per questo tipo sensazione è che essa avviene secondo una modalità diversa rispetto alle sensazioni che chiamiamo proprie. Infatti i dati che raccogliamo nella sensazione comune, sono ricavati dalla sensazione propria e organizzati in un determinato modo, corretto o non corretto. L'animale riferisce i molti dati sensoriali ai sensibili comuni (movimento, quiete, numero, figura e grandezza), ecco perché è necessario che gli animali che partecipano del senso comune possiedano più di un senso. É qui che interviene il cuore come sensorio proprio, e non nel caso del tatto; dice Aristotele:

“Ciascun senso si riferisce ad un oggetto sensibile, trovandosi nell'organo sensorio in quanto tale, e discrimina le differenze del proprio oggetto sensibile: ad esempio la vista distingue il bianco e il nero, il gusto il dolce e l'amaro, e la stessa cosa si verifica per gli altri sensi. Ma poiché noi distinguiamo sia il bianco sia il dolce e ciascuno dei sensibili in rapporto a ciascun altro, con che cosa percepiamo che essi differiscono?”143

Il passo si riferisce alla nostra capacità di distinguere le diverse sensazioni. L'animale possiede tale capacità. Ma attraverso cosa percepiamo tali differenze qualitative? I sensi sono rapportati l'uno all'altro, non costituiscono tante realtà separate che non interagiscono tra loro. Ciò è possibile perché c'è qualcosa che rende l'immagine sensoriale unitaria: il cuore. Dunque il cuore non è propriamente l'organo del tatto, che è piuttosto la carne, ma l'organo primo della sensazione. Infatti:

143 De An., III, 2, 426b 9-14. Trad. it., Movia (2005), pag.199.

79 “Di qui risulta manifesto che la carne non può essere l'ultimo organo sensorio, giacché sarebbe necessario che ciò che distingue i sensibili li distinguesse mediante contatto. Ora non è possibile giudicare per mezzo dei sensi separati che il dolce è diverso dal bianco, ma entrambi gli oggetti devono manifestarsi a qualcosa di unico. In quel caso infatti, anche se io percepissi l'uno e tu l'altro, sarebbe chiaro che sono diversi tra loro, mentre deve esserci una sola cosa a dire che sono diversi, giacché il dolce è diverso dal bianco. (...) è dunque evidente che non è possibile giudicare sensibili separati mediante sensi separati”.144

I singoli organi sensori, separatamente considerati, non ci aiutano a mettere in evidenza i rapporti che sussistono tra i sensi propri. Ovvero la vista non percepisce che il colore attraverso l'occhio, e l'udito il suono mediante l'orecchio. Nessuno dei sensi percepisce la differenza tra l'oggetto della vista e quello dell'udito. É necessario il cuore affinché i singoli dati diventino tasselli di una immagine comune. Il cuore come principio di vita, principio della sensazione, poiché è uno in atto ma più in potenza è in grado di percepire sia due oggetti separatamente, sia un unico oggetto. Aristotele paragona, con una bellissima e chiarissima immagine, la natura del cuore come principio ad un punto. Riportiamo il passo per esteso:

“Ma avviene come per quello che alcuni chiamano punto, il quale, in quanto è uno e due, perciò stesso è insieme indivisibile e divisibile. In quanto dunque ciò che giudica è indivisibile, esso è uno e giudica simultaneamente; in quanto invece è divisibile usa due volte lo stesso punto simultaneamente. In quanto perciò usa due volte il limite, giudica due oggetti separati e, in certo modo, separatamente; in quanto invece usa il limite come uno, giudica un solo oggetto e simultaneamente”145

Poiché il cuore ha questa natura è in grado di garantire l'unitarietà della sensazione: in un caso distingue due oggetti come separati. Come se ci fossero due sensazioni differenti, perchè ricordiamoci che il cuore, seppure non sa

144 De An., III, 2, 426b 15-23. Trad. it., Movia (2005), pag.199. 145 De An., III, 2, 427a 9-14. Trad. it., Movia (2005), pag. 201.

80 sensorio propiro nel caso di nessuna sensazione propria, è il principio in virtù del quale la sensazione può avere luogo, la sede fisica della sensazione. Ma nel ruolo di sensorio primo, interviene solo nella sensazione comune, quando grazie ad esso è possibile captare diverse informazioni sensoriali simultaneamente come unica immagine sensoriale, quindi come un oggetto coerente ed unitario.