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UNO SGUARDO SULL’INFANZIA NELLA LETTERATURA TRA OTTO E NOVECENTO

Cap. 3.1. Principali figure letterarie infantili tra ‘800 e ‘900

Il vero e proprio sviluppo dell’eredità umanistica, filosofica e sociologica circa il mondo infantile conosce uno dei momenti di massimo splendore nel XIX secolo, a seguito del grande «studio attento e organico della “storia dell’infanzia”»1

intrapreso nel secolo precedente2.

Se in seguito alla Rivoluzione Francese la priorità del sapere umanistico era quello di stabilire quali fossero i diritti dell’essere umano, e quindi anche del bambino, sarà però soltanto nell’Ottocento che la figura infantile si presterà a divenire il vero e proprio oggetto di studio in numerosi ambiti, partendo da quello filosofico-sociale, sino ad arrivare, inevitabilmente, a quello letterario.

Per quello che concerne il primo campo, fu il pensiero romantico a porre maggiormente l’accento sull’infanzia, esaltando dunque la figura del bambino, poiché convinto che la costruzione dei suoi «più propri valori»3 avvenisse in

quella specifica fase di vita.

1

Franco Cambi, Un paradigma forte e articolato, in Il mondo dell’infanzia. Dalla scoperta al mito

alla relazione di cura. Autori e testi, Bari, ed. Apogeo, 2012, p. 1.

2 Lo studio comprendeva non soltanto il piano storiografico, ma anche quello filosofico e

umanistico. Si pensi ad esempio al paradigma scientifico del sensismo settecentesco, incentrato sulla concezione della realtà attraverso la combinazione sensoriale, di natura perciò empirica, condizionata da un mondo esterno che il soggetto comincia a conoscere proprio a partire dalla sua infanzia.

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Anche dal punto di vista sociale, l’Ottocento appare costellato da vari eventi volti a marcare negativamente la condizione del bambino, seppur nel passato, si sa, quest’ultimo sia sempre stato oggetto di abbandono e sfruttamento. basti pensare alla condizione del lavoro vissuta dai bambini ai tempi della Rivoluzione Industriale inglese e non solo, la condizione d’abbandono vissuta dagli orfani, lo sfruttamento, la violenza subita dal mondo adulto. In ambito letterario, i due romanzi inglesi che emblematicamente riuscirono a descrivere tale realtà furono: Oliver Twist pubblicato nel 1837, e David Copperfield, uscito dodici anni dopo, ambedue nati dalla penna di Charles Dickens.

Tra le più note figure infantili di fine ‘800 incontriamo il giovane Arkadij Dolgorukij, giovane protagonista abbandonato de L’Adolescente (1875), celebre romanzo dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij.

Seppur assai differente nella prospettiva, rispetto ai precedenti romanzi, nell’America dello stesso periodo incontriamo il noto romanzo di Loisa May Alcott, Piccole Donne (1868), storia al femminile incentrata sul percorso di crescita delle quattro sorelle March, Josephine, Margaret, Elizabeth e Amy.

Le ragazze, divenute povere in seguito alla morte del padre, concentreranno i loro sforzi per il raggiungimento della maturità e del senso di responsabilità, evolvendosi nel corso del romanzo. Il romanzo ebbe molto successo, tanto che ne uscì il sequel, Piccole donne crescono; in quest’ultimo le una delle protagoniste femminili è divenuta madre, mentre le altre hanno continuato il loro percorso realizzandosi nel lavoro.

Spostandoci sul versante italiano, imperdonabile sarebbe non citare il famoso bimbo di legno di Carlo Collodi: Le avventure di Pinocchio. Storia di un

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burattino, del 1883; la storia viene tutt’oggi raccontata ai bambini con chiaro

intento morale, per insegnare loro a non raccontare bugie.

Anche in ambito novecentesco incontriamo numerosi «volti dell’infanzia» letteraria, non a caso un’ingente quantità di romanzi del periodo ha figure infantili come protagoniste.

Di fatto, non è un caso che libri come quello scritto da Ellen Key, Il secolo

del fanciullo, abbia come oggetto principale il prefigurare il tema dell’infanzia

come assolutamente centrale sia nell’ambito scientifico che sociologico.

Il concetto di fanciullezza appare infatti adesso mutato, così come il modo di concepire la figura stessa del bambino; di tutto questo, figure come Piaget ne sono state grande prova.

A inizio secolo, dal punto di vista letterario, incontriamo numerosi romanzi che trattano diverse problematiche infantili, seppur in chiave ironica; nel 1912 esce Il giornalino di Gian Burrasca, ad esempio, dello scrittore Luigi Bertelli.

Successivamente, autori come Jean-Paul Sartre o Robert Musil hanno cercato di delineare la loro concezione d’infanzia offrendoci due distinte tipologie di essa. Nel primo caso, il francese Sartre creando un romanzo incentrato sul tema della libertà, con L’età della ragione, del 1945; nel secondo caso, già proiettato nell’età adolescenziale, mettendo in luce i dolori di un giovane cadetto militare con I turbamenti del giovane Törless, uscito nel 1906.

Nella prima metà del ‘900 esce il romanzo di Elsa Morante, L’isola di

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turbolento, contrassegnato dalla presenza di sentimenti contrastanti tra il bambino Arturo, protagonista, orfano di madre, e la nuova compagna del padre.

Sempre in ambito italianistico, Agostino di Alberto Moravia rappresenta senza alcun dubbio uno degli esempi di fanciulli protagonisti più noti della letteratura novecentesca, in questo caso impegnati nella scoperta della propria sessualità.

Beppe Fenoglio ci presenta invece la continuazione di Primavera di

Bellezza, romanzo pubblicato nel 1959, sempre affrontando le tematiche

adolescenziali, di un ragazzo e del suo ritorno a casa da partigiano a seguito dell’armistizio avuto luogo subito dopo la Resistenza.

Nella continuazione della storia offertaci da Fenoglio, Johnny, oramai cresciuto e angosciato dalla sua condizione di imboscato, decide di lasciare la famiglia per riunirsi ad un gruppo di partigiani, riportando così allo scoperto la sua antica vocazione.

Il quadro novecentesco che ci viene così offerto attribuisce all’adolescente svariate forme, nonché aspettative e stili di vita.

L’anello di congiunzione di tutti i romanzi citati sarebbe effettivamente il seguente: tutti loro propongono come figura centrale un minore, sia questi un bambino o un adolescente. Tutte le storie in questione sono storie di bambini, create per mostrare i molteplici volti che l’infanzia può assumere.

Tuttavia, vi è pure un altro tassello all’interno di questi romanzi, un ulteriore punto di giuntura, forse non subito percepibile nell’immediato, ma ugualmente importante per poter captare il vero significato delle storie: il tema della formazione.

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Ciò che nel profondo unisce la maggior parte dei romanzi che trattano d’infanzia è di fatto proprio la loro matrice evolutiva. Lo sviluppo del protagonista segue di pari passo lo scorrere delle righe del libro, così come ogni pagina sfogliata rappresenta un suo ulteriore stadio di sviluppo.

Nel paragrafo seguente vedremo in che modo il romanzo di formazione abbia costituito e costituisca tutt’oggi una forma fondamentale nella storia della letteratura, in particolar modo di quella fascia incentrata sulla figura del bambino.

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Cap. 3.2. Il Bildungsroman

Le vicende legate alla lotta per la sopravvivenza dei capitães di Jorge Amado, così come la progressiva percezione del mondo da parte di Miguilim di Guimarães Rosa, sono alcuni tra i possibili esempi di vicende inseribili all’interno del

Bildungsroman, ovvero il «paradigma letterario dell’esperienza di formazione

tedesca»4.

Di fatto, valendomi del principio storico greco secondo cui ogni corrente, evento storico o pensiero non possa essere circoscritto in mere e rigide delimitazioni temporali, ma che anzi, si riproduca in modo ciclico, ritengo sia opportuno dedicare una parte del presente lavoro alla modalità letteraria sopra citata, in quanto molti dei suoi tratti caratteristici risultano pressoché evidenti in ambedue le opere di Amado e Guimarães Rosa.

Il romanzo di formazione, come suggerito dalla definizione originaria, nasce in Germania verso la fine del ‘700; convenzionalmente, diversi studiosi hanno collocato l’inizio della sua diffusione a partire dal 1796, anno in cui viene pubblicato il celebre romanzo dello scrittore Johann Wolfgang Goethe, Gli anni di

apprendistato di Wilhelm Meister, una storia incentrata sul viaggio per l’Europa,

sia fisico che spirituale, intrapreso dal protagonista al fine di essere iniziato alla vita, alla condotta borghese e all’arte5

.

4

Mario Domenichelli, Il romanzo di formazione nella tradizione europea, in Il romanzo di

formazione nell’Ottocento e nel Novecento, a cura di Maria Carla Papini et al., Pisa, Ed. ETS,

2007, p. 11.

5 Successivamente a Goethe, la Germania vanta, tra i più noti autori di romanzi di formazione, le

figure di Novalis (pseudonimo di Friedrich Leopold von Hardenberg), il quale nel 1801 pubblica l’opera Enrico di Ofterdingen e Gottfried Keller, autore di Enrico il verde, opera dalla duplice edizione (la prima venne pubblicata nel 1885, mentre la seconda cinque anni dopo).

Per quanto riguarda il tema del viaggio, esso sarebbe divenuto uno degli elementi strutturali del

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Relativamente agli altri paesi europei, il romanzo di formazione conobbe una discreta fortuna anche in Francia. L’opera che maggiormente sembra incarnare il carattere e lo spirito di questa tipologia romanzesca è, in quest’area, Il

rosso e il nero, del 1830, di chiaro stampo realistico, nata dalla penna di

Stendhal6. Nel romanzo, il protagonista, in seguito alle numerose esperienze

vissute in vita, si rende conto di aver trovato soltanto nell’amore disinteressato l’espressione più pura del suo vero io.

Sempre in territorio francese, nel 1869 l’autore di Madame Bovary pubblica l’opera intitolata L’educazione sentimentale, basata sulla vicenda di un fallimento avuto luogo a Parigi.

Per quel che invece concerne l’area anglosassone, numerosi autori hanno contribuito alla diffusione del Bildungsroman: primo fra tutti Henry Fielding, autore di Tom Jones, opera per altro di evidente matrice picaresca, pubblicata nel 1749. Nello stesso periodo apparirà la celebre Pamela di Samuel Richardson, opera che secondo i critici avrebbe tuttavia presentato alcune “anomalìe” dal punto di vista morfologico, rispetto alla struttura tipica del romanzo di formazione canonico.

Tra i più noti esempi di Bildungsroman nell’Inghilterra dell XIX secolo incontriamo David Copperfield, romanzo evidentemente autobiografico di Charles Dickens, del 1850, assieme a Jane Eyre, opera drammatica di Charlotte Brontë pubblicata tre anni prima.

opere inerenti il tema sono, per citarne alcune, Il giovane Holden, di J. D. Salinger, del 1951, Sulla

strada di Jack Kerouac, pubblicato lo stesso anno, sino ad arrivare al contemporaneo Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran, del 2005.

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La presenza di una forte matrice psicologica inserita all’interno di certi romanzi di formazione non può e non deve essere tralasciata; emblematico esempio di fine ‘800 è il romanzo pubblicato in diverse puntate di Middlemarch:

studi di vita in provincia, di George Eliot, romanzo dal forte intento morale

incentrato sulla ricerca dell’io individuale.

Così, anche il percorso evolutivo del soggetto, così come l’articolata descrizione del suo “viaggio” verso una fase di sviluppo più matura sono elementi fortemente presenti in tutti i romanzi citati sopra.

La forma attraverso la quale il Bildungsroman si presenta agli occhi del pubblico potrebbe dunque essere paragonata ad una “sintesi” dell’infanzia, in quanto il soggetto descritto costituirebbe una parte dell’integrazione sociale, dell’aggregazione con il totum sociale.

Adottando questo punto di vista, ciò che lo scrittore offrirebbe pertanto al suo lettore sarebbe il resoconto del processo di crescita del soggetto, incentrato sulla fase iniziale della sua vita, quale appunto l’infanzia, la fanciullezza.

La gioventù, definita come parte «più significativa dell’esistenza»7

, viene quindi a rappresentare un passaggio pregnante, assolutamente fondamentale nell’esistenza individuale, poiché contiene al suo interno il primordiale «senso della vita»8.

7 Franco Moretti, Il romanzo di formazione, Milano, ed Garzanti, 1986, p. 9. 8 Ibid., p. 10.

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Come suggerito da Franco Moretti, il Bildungsroman sarebbe di fatto paragonabile a una costruzione, o, per meglio dire, alla “costruzione di una sintesi”:

«La formazione dell’individuo come individuo in sé e per sé coincide senza crepe con la sua integrazione sociale in qualità di semplice parte di un tutto. Sono due percorsi che si alimentano a vicenda, e dove la percezione dolorosa della «rinuncia» - da cui scaturirà la grande problematica psicologica e narrativa otto-novecentesca – è ancora inconcepibile. […] la legittimazione simbolica operata dal Bildungsroman può, forse, riassumersi in queste parole. Il

Bildungsroman come costruzione di una sintesi, dunque»9.

Sarà esattamente partendo dal conflitto legato alla loro integrazione sociale come “semplici parti di un tutto” che Amado proporrà al suo pubblico le vicende dei capitães, prefigurando quello che sarebbe poi divenuto uno dei maggiori temi discussi della società brasiliana, ovvero, il problema dei meninos de rua.

Allo stesso modo, se è vero che in certe tipologie di romanzi, e in questo caso nelle opere di formazione, uno degli obiettivi principali è quello di offrire un ritratto psicologico dell’individuo in questione, assieme alla descrizione della sua quotidianità, ecco che il legame con Miguilim di Guimarães Rosa appare subito evidente, incarnando quest’ultimo tutti i requisiti sopra citati.

Dal punto di vista cronologico, entrambi i romanzi analizzati nel seguente lavoro appartengono ad un periodo posteriore all’Ottocento, ossia al secolo che convenzionalmente è ritenuto essere il “padre” del Bildungsroman.

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Ciononostante, come risaputo, questo movimento letterario ha però irradiazioni assai più profonde, essendo una delle correnti letterarie più ampie e diffuse in tutta la storia della letteratura; la sua fortuna ha continuato a estendersi fino ad oggi: da molti continua ad essere ritenuto una delle forme di romanzo più prossime alla tipologia psicologica, essendo tra i più adatti a cogliere lo status emotivo del personaggio letterario, descrivendone le paure più grandi e i sogni più nascosti. In effetti,

«Il romanzo di formazione, […], racconta la crescita e la maturazione di un personaggio o di un gruppo di personaggi. In passato lo scopo del romanzo di formazione era quello di promuovere l’integrazione sociale del protagonista, mentre oggi è quello di raccontarne emozioni, sentimenti, progetti, azioni viste nel loro nascere dall’interno»10.

Appare pertanto evidente come sia il romanzo di Amado, sia quello rosiano, due opere raffiguranti due diverse tipologie d’infanzia, tendano a riprodurre elementi tipici del romanzo formativo, quali appunto la tematica dell’integrazione sociale, nel caso dei Capitães da Areia, e la presenza di una forte matrice psicologica, nel caso di Miguilim.

Accingendoci ad un’analisi più approfondita verso le suddette opere, vedremo quanto e in che modo tali elementi costituiscano il ritratto stesso dell’infanzia vissuta dai protagonisti, nonché dei conflitti generati dal loro rapporto col proprio mondo esterno.

10 “La letteratura come esperienza di vita: il romanzo di formazione o Bildungsroman”, LoSbuffo,

http://losbuffo.com/2016/05/09/la-letteratura-come-esperienza-di-vita-il-romanzo-di-formazione- o-bildungsroman/, data ultimo accesso: 09/07/2017.

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CAPITOLO 4

TIPOLOGIE D’INFANZIA: I BAMBINI CRIMINALI DI JORGE AMADO

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