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TIPOLOGIE D’INFANZIA: I BAMBINI CRIMINALI DI JORGE AMADO E IL BAMBINO POETA DI JOÃO GUIMARÃES ROSA

Cap. 4.1. Introduzione storica e sociale dei meninos de rua

Nella sua opera, pubblicata per la prima volta nel 1937, Amado ci presenta la misera condizione di vita di un gruppo di bambini abbandonati nella città di São Salvador de Bahia de Todos os Santos1, conosciuti come i capitães da areia.

La tematica dell’opera risulta emblematica per la contestualizzazione del romanzo stesso, poiché, come già accennato, scritto in un’epoca di svolta dal punto di vista letterario in Brasile. Se infatti precedentemente potevamo assistere ad una fase di sperimentazione stilistica letteraria, adesso vediamo autori, quali Amado, volti ad impegnarsi dal punto di vista sociale, attraverso le loro opere. La militanza nel Partito Comunista di Amado risale a partire dagli anni ’30 del XX secolo, quando l’autore decise di trasferirsi a Rio de Janeiro per partecipare attivamente alla militanza comunista, interessandosi a quella che al tempo era una delle tendenze politiche in voga.

In termini letterari, lo stile entro cui si possono iscrivere non soltanto l’opera Capitães da Areia, ma anche le precedenti appartenenti al periodo d’impegno politico dell’autore, è definibile come “literatura engajada”.

Di fatto, la missão amadiana politica e sociale era stata già riscontrata in un’opera precedente ai Capitães, intitolata País do Carnaval, del 1931, nella

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quale emergeva la corrente del Neorealismo, caratterizzata dal chiaro stampo socialista dell’autore. All’interno della suddetta, così come nelle altre da lui scritte nel corso degli anni ’30, quali Cacau (1933), Suor (1934) e Jubiabá (1935), ciò che emerge è il punto di vista del trabalhador, dell’operaio cittadino, dunque di una chiara estetica neorealista che l’autore cerca di promuovere, auspicando un’evoluzione in termini di coscienza ed esplorazione.

La tematica della criminalità infantile presente in Capitães de Areia rappresenterebbe dunque «o ápice à contestação amadiana nesse primeiro momento»2.

Analizzando l’opera, vediamo come nella pagina dedicata ai “Fatos policiais”, nella sezione del Jornal da Tarde, sia presente un reportage intitolato proprio «Crianças ladronas». Secondo quanto riportato dal titolo stesso della sezione:

«As aventuras sinistras dos capitães da areia. A cidade infestada por crianças que vivem do furto. Urge uma providência do Juiz de Menores e do Chefe de Polícia. Ontem houve mais um assalto»3.

È evidente dunque come la problematica legata alla criminalità infantile costituisca l’asse portante dell’intera storia; essa infatti non solo emerge sempre nell’opera, ma è il primo, indiscusso fattore di disadattamento sociale dei

capitães. La criminalità insomma, determina a tutti gli effetti la condizione sociale

2 Anne Micheline Souza Gama, A atualidade da temática da infância em situação de risco na obra

Capitães da Areia, de Jorge Amado, UDESC, 2014, p. 7.

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dei ragazzi; una condizione misera, alla quale inevitabilmente sono condannati. Tale diseguaglianza in chiave sociale è riflessa peraltro dal loro stesso aspetto:

«Vestidos de farrapos, sujos, semi-esfomeados, agressivos, soltando palavrões e fumando pontas de cigarro, eram, em verdade, os donos da cidade, os que a conheciam totalmente, os que totalmente a amavam, os seus poetas»4.

Un vero e proprio ritratto della povertà infantile del Brasile del tempo, ecco come l’opera di Amado sembra presentarsi agli occhi del pubblico lettore; una denuncia permeata da un’evidente polemica sociale, a partire dal ritratto del modo di vivere di questi ragazzi, in parte costretti ed in parte votati alla criminalità. Come riportato da Anna Micheline Souza Gama, questa era, sfortunatamente, la realtà dei ragazzi di strada nel Brasile d’inizio secolo:

«A história narrada por Jorge Amado em Capitães da Areia remonta à representação da realidade brasileira no tocante às crianças que vivem em situação de risco nas primeiras décadas do século XX. A situação de pobreza atualmente em nosso mundo é um grave desrespeito aos direitos humanos, e crianças e adolescentes aparecem no rol dos filhos da miséria que assolam a contemporaneidade»5.

Il rischio come unica aspettativa di vita, dunque, al fine di potersi garantire la sopravvivenza: è stato riscontrato come nei primi decenni del XX secolo, «o menor iniciado precocemente nas atividades produtivas também o era nas atividades ilegais, na tentativa de sobrevivência numa cidade que hostilizava as

4 Amado, p. 21.

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classes populares: o roubo, o furto, a prostituição e a mendicância tornaram-se [assim] meios da sobrevivência»6.

Cosí come nella società brasiliana del tempo, anche nell’opera di Amado la criminalità dei meninos viene associata ad un profondo, inevitabile, dictat di vita, esattamente come riportato da Marco Antonio Cabral dos Santos, il quale nel suo saggio “Criança e criminalidade no início do século”, afferma che «o moleque travesso que alegremente saltitava pelas ruas era também o esperto batedor de carteiras, que com sua malícia e agilidade assustava os transeuntes»7.

L’alternanza tra lo svolgersi delle comuni attività quotidiane con quelle notoriamente considerate illegali è predominante anche sulla scena di Capitães de

Areia; i fanciulli, ignorando il concetto di “famiglia” e basandosi esclusivamente

sui propri mezzi, seppur illegali, di sopravvivenza, riescono così a vivere «a felicidade fugaz de ganho em meio aos caminhantes nas ruas soteropolitanas»8, il

tutto «praticando pequenos furtos ou mesmo furtos “encomendados” por figurões, trapaceando nas jogatinas, batendo carteiras»9.

Di fatto, per ciò che concerne l’opera di Amado, sarà proprio il concentrarsi su un simile stile di vita a conferire il pilastro fondamentale nella stesura dell’opera dei capitães. Non è un caso che Cabral dos Santos definisca tali metodi di sopravvivenza, come un’oscillazione «entre as atividades lícitas (mão- de-obra em pequenos serviços) e ilícitas (na falta de empregos formais recorriam a pequenos furtos e roubos)»10.

6 Ibid.

7 Marco Antonio Cabral dos Santos, Criança e criminalidade no início do século, in História das

crianças no Brasil, São Paulo, Contexto, 2007, pp. 210-230, p. 218.

8 Anne Micheline Souza Gama, art. cit., p. 8. 9 Ibid.

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Come già detto, la criminalità costituirebbe una “risposta” anticonformista, dettata dal senso di ribellione, da parte dei ragazzi di strada, ai «ditames pré- estabelecidos pelo Estado»11, così come lo stesso atteggiamento, talvolta beffardo,

da loro adottato.

A tal merito, come si può evincere dal libro, incontriamo sul versante opposto le posizioni dello Stato volte a combattere la loro ostilità, attraverso l’orfanato e la prisão, il cui obiettivo è quello di educare i bambini abbandonati per mezzo della paura, come giustamente notato da Edson Passeti:

«Ao escolher políticas de internação para crianças abandonadas e infratores, o Estado escolhe educar pelo medo. Absolutiza a autoridade de seus funcionários, vigia comportamentos a partir de uma idealização das atitudes, cria a impessoalidade para a criança e o jovem, vestindo-o uniformemente e estabelece rígidas rotinas de atividades, higiene, alimentação, vestuário, oficio, lazer e repouso»12.

Il fine ultimo sarebbe perciò quello di poter esercitare governabilidade su questi furfanti, seppur molto giovani, trasmettendo di fatto «imagens que assustam quem está fora deles e apavoram quem está dentro»13.

Ciò che ne deriverà, conseguentemente, sarà che tutte le storie descritte nel romanzo, ambientate nei critici anni ’30 di un Brasile impegnato a risolvere problematiche di forte tensione sociale e politica, rifletteranno, in modo assolutamente realistico, uno degli aspetti che ben presto avrebbero fatto tristemente parte della realtà brasiliana sino ad oggi: l’infelice condizione dei

11

Anne Micheline Souza Gama, art. cit., p. 8.

12 Edson Passeti, Crianças carentes e políticas públicas, in História das crianças no Brasil, São

Paulo, Contexto, 2007. pp. 347-375, p. 356.

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bambini abbandonati, privi di ogni qualsivoglia forma di educazione, ovvero, i

meninos de rua.

Così, come ho già avuto modo di evidenziare in precedenza, Jorge Amado ci presenta scene di vita quotidiana di bambini nelle strade di Bahia; vicende, queste, caratterizzate da continue aggressioni e furti domiciliari, commessi dai ragazzi al fine di assicurarsi la sopravvivenza. L’ambiente entro cui si svolgono le vicende dei capitães viene in questo modo presentato al lettore come ostile, nel quale i bambini compiono furti, aggressioni e atti criminali, per dare sfogo, in parte, al loro profondo sentimento anticonformista di ribellione nei confronti del sistema vigente e delle autorità. Questi ragazzi, insomma, «que iam desde os 8 aos 16 anos»14, finiscono per adottare uno vero e proprio stile di vita disadattato, al

margine della legalità, al fine di poter sopravvivere nell’ostile giungla urbana in cui si trovano. La forte aggressività esercitata dai meninos de rua potrebbe quindi essere interpretabile come sorta di difesa nei confronti dell’ingiustizia esercitata a sua volta dagli enti e dalle autorità.

Tale ottica ci consentirebbe dunque di identificare tali azioni aggressive non soltanto come forma di risposta ribelle al sistema, ma anche e soprattutto come «grito de socorro»15, come richiesta d’aiuto di fronte alle situazioni che Bárbara Cecilia dos Santos Neves definisce «excludentes»16.

Ugualmente, lo stesso Amado afferma che l’aggressività esercitata dai

capitães costituirebbe una risposa di vendetta, di astio nei confronti del sistema; o

meglio l’attitudine di vendetta come una controbattuta alla repressione: «A

14

Amado, p. 3.

15 Bárbara Cecília dos Santos Neves, A voz dos excluídos: uma análise da linguagem em Capitães

da Areia, «Cadernos do CNLF», 12, Rio de Janeiro, 2013, pp. 45-59, p. 57.

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violência é o meio de ação dos mocinhos-bandidos, mas é também fim nas típicas atitudes de vingança do aparelho repressivo, sede, fome, espancamento, clausura»17. Come possiamo notare dal seguente estratto del libro:

«Eles furtavam, brigavam nas ruas, xingavam nomes, derrubavam negrinhas no areal, por vezes feriam com navalhas ou punhal homens e policiais. Mas, no entanto, eram bons, uns eram amigos dos outros. Se faziam tudo aquilo é que não tinham casa, nem pai, nem mãe, a vida deles era uma vida sem ter comida certa e dormindo num casarão quase sem teto. Se não fizessem tudo aquilo morreriam de fome, porque eram raras as casas que davam de comer a um, de vestir a outro. E nem toda a cidade poderiam dar a todos»18.

Come si accennava nel capitolo 1, nella capitale dello stato di Bahia, Salvador19, si era diffusa un’epidemia di vaiolo, che aveva lasciato orfani i bambini della città, tra i quali i noti capitães. Dal punto di vista sociale, vi era da un lato l’apparato poliziesco, dedicato quasi interamente alla persecuzione del gruppo di giovani criminali abbandonati nonché minorenni, dall’altro vi erano proprio quei giovani criminali, i capitães da areia, capitanati da Pedro Bala, il protagonista del romanzo.

Non è un caso che all’inizio del libro, nella sezione intitolata “Cartas à Redação”, vengano presentate al lettore alcune lettere scritte da diversi funzionari o rappresentanti di istituzioni, quali il Secretário do Chefe de Polícia, il Juiz de

Menores, il religioso Padre José Pedro e il Diretor do Jornal da Tarde.

17

Eduardo de Assis Duarte, Jorge Amado: Romance em tempo de utopia, Rio de Janeiro, Record, 1996, pp 114-115.

18 Jorge Amado, Capitães de areia, Editora Record, São Paulo, 1998, p. 100. 19 Vedi nota 1.

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La presenza delle corrispondenze epistolari poste all’inizio del libro come

incipit svolge una duplice funzione, relativamente ai propositi comunicativi insiti

nell’opera da parte dell’autore.

In primo luogo, presenta molteplici punti di vista in modo da conferire veridicità all’opera, invitando così il lettore, sin dall’inizio, a concepirne il più intimo significato secondo la chiave realistica in esso contenuta.

Di fatto, le posizioni che inizialmente ci vengono presentate sono quelle relative al punto di vista convenzionale, dunque proprio dello Stato e della polizia, posto in contrapposizione a quello condiviso dal romanzo, che è appunto quello sostenuto dai meninos de rua.

A confermare la veridicità espressa dalle cartas, vediamo come tra le varie corrispondenze appaia quella scritta da una costureira, tale Maria Ricardina, col chiaro intento di criticare il trattamento subito dai ragazzi all’interno del

riformatório.

Inoltre, andando ad analizzarle più da vicino, ci si rende conto di come ognuna di queste lettere riesca a fungere da vera e propria anticipazione narrativa, descrivendo quella che fino a quel momento era stata la condotta adottata dai

capitães e svelando perlatro la posizione di ciascuna istituzione o personaggio

interno alla storia.

Il fatto di presentare il sistema i sopravvivenza adottato dai capitães nella città attraverso l’uso dell’epistola, delineando quelli che sono i “precedenti” della vicenda, finisce così per conferire al suddetto espediente narrativo la funzione di “guida”, di orientamento al fine di agevolare la futura comprensione del testo.

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Cap. 4.1.1. I luoghi dei capitães: la strada e il caro trapiche

Spostandoci dall’ambito stilistico a quello tematico dell’opera, risulta interessante notare il profondo, seppur paradossale, rapporto di intimità che si crea tra il gruppo dei capitani e l’ambiente da loro vissuto, la rua.

Questo rapporto privilegiato scaturisce dalla forte ostilità nutrita dai ragazzi nei confronti di quella parte di società che li esclude e stigmatizza.

Sarà proprio il loro sentimento di ribellione verso le autorità a far crescere un rapporto sempre più intimo tra loro e il vivere di strada, rappresentando quest’ultimo uno dei principali espedienti grazie ai quali ottengono estraniamento dal contesto sociale circostante.

Ho utilizzato precedentemente il termine “paradossale”, poiché questi bambini, nella loro condizione di esseri abbandonati, finiscono per trovare il loro unico personale “rifugio” nell’ambiente più esposto e intriso di pericoli in assoluto. Similarmente alla loro condizione di vita, anche il vecchio magazzino, da loro vissuto come loco in cui condividere la propria quotidiana intimità, risulta essere stato abbandonato in una delle spiaggia della capitale baiana:

«Esse trapiche é a única referência de "lar" que possuem; é onde se abrigam, se escondem, e vivem como família. Sua descrição ocupa lugar de destaque no início da obra. Ali constroem suas próprias regras, são os senhores e é objeto de investigação pelas autoridades, que desconhecem onde os mesmos se ocultam»20.

20“Análise discursiva de cartas argumentativas”, pdf na web,

http://www.conteudoseducar.com.br/conteudos/arquivos/3314.pdf, data ultimo accesso 25/04/2017.

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Il magazzino, così come descritto dall’autore, viene ad essere il luogo principale entro cui si concentrano le ansie, le paure e i progetti di vita dei

capitães; in altre parole costituirebbe il loro proprio «quartel-general»21, assieme

al molo. Ciononostante, risulta altrettanto evidente il modo in cui i capitães riescono tuttavia ad esercitare una sorta di controllo sull’urbe, dal momento che la loro condizione di emarginati permetto loro una più ampia osservazione della realtà circostante, dunque di conoscenza, di controllo.

Così, basti pensare al puro e semplice fatto che la loro dimora null’altro è che un «espaço vazio»22, essendo questa costituita unicamente dalla sabbia su cui

essi dormono «sob a lua»23. Il fatto di scegliere un luogo simile come dimora

finisce inevitabilmente per rimarcare la condizione di marginalizzazione alla quale i bambini sono condannati. Il fatto di vivere ai confini tra sabbia e mare, suggerirebbe così non soltanto la loro marginalização in quanto meninos de rua, ma anche e soprattutto, una metaforica posse, un possesso illimitato della città poiché liberi di esplorarla in ogni angolo e in qualsivoglia momento.

Questo costituisce un altro fondamentale elemento di contrasto presente nel romanzo, volto a confermare il profondo antagonismo tra i capitães e la società circostante.

21 Amado, pag. 3. 22

Arthur Rodrigues, “Capitães de areia”, Correio Federal,

https://correiofederal.wordpress.com/2009/12/03/capitaes-da-areia/, data ultimo accesso 8/08/2017.

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Cap. 4.1.3. La libertà in contrapposizione al Riformatorio

Nell’episodio in cui Pedro Bala, Dora, João Grande, Sem-pernas e Gato vengono arrestati dopo un tentato episodio di aggressione, tre di loro riescono a fuggire evitando la cattura, lasciando nelle mani delle autorità Pedro Bala e Dora. Il protagonista sarà mandato in riformatorio, mentre Dora, l’unica menina all’interno del gruppo dei capitães, sarebbe finita direttamente in un orfanotrofio24.

Il capo della banda, una volta preso dalla polizia, diventerà un emblema per la società normativa; non solo, ma, di fatto, meriterà la prima pagina nel quotidiano “Jornal da Tarde”: «PRESO O CHEFE DOS CAPITÃES DA AREIA»25. Trascorsi i giorni successivi, Pedro si ritrova rinchiuso, costretto a

vivere nelle più misere condizioni, sfamato a stento e dissetato quanto basta per non morire. Quando finalmente viene trasferito in una stanza nella quale si trovavano anche altri fanciulli, il Diretor do reformatório si ritrova a discutere con il bedel26 Ranulfo circa la popolarità dello stesso Pedro, sottolineando

l’impossibilità di trattare quest’ultimo come se fosse un qualsiasi menino de rua:

«É o chefe dos tais Capitães da Areia. Veja... O tipo criminoso nato. É verdade que você não leu Lombroso... Mas se lesse, conheceria. Traz todos os estigmas do crime na face. Com esta

24

La storia di Dora ci viene presentata nel capitolo intitolato “Filha do bexiguento”. All’età di tredici anni la ragazzina rimane orfana, a seguito della morte dei genitori causata dal vaiolo, al tempo diffusa prevalentemente nella Cidade Baixa. L’unico familiare che come lei riesce a sopravvivere è il suo fratellino più piccolo, Zé Fuinha.

Affamati e pieni di dolore, i due fratelli giungono in città, dove Dora tenta di lavorare grazie all’aiuto di una vecchia protettrice della madre. Questa finisce per maltrattarla e Dora riceve così aiuto dal gruppo dei capitães, tra i quali deciderà di restare.

25 Amado, p. 185.

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idade já tem uma cicatriz. Espie os olhos... Não pode ser tratado como um qualquer. Vamos lhe dar honras especiais...»27.

Ancora una volta, come ci è dato sapere dal romanzo, vediamo come l’adozione di tali provvedimenti, chiaramente oltraggiose nei confronti del rispetto dei diritti infantili, fa sì che in Pedro Bala, così come in molti altri adolescenti in situazioni di rischio, si accumuli un sentimento di sempre maggiore ostilità nei confronti del sistema circostante, nonché delle autorità:

«Castigos... Castigos... É a palavra que Pedro Bala mais ouve no reformatório. Por qualquer coisa são espancados, por um nada são castigados. O ódio se acumula dentro de todos eles»28.

Divorato dal bisogno di libertà, seppur allo stremo delle forze, una notte Pedro riesce a scappare dal riformatorio dopo essere riuscito a mettersi in contatto con gli altri membri del gruppo. La notizia inevitabilmente viene resa pubblica, provocando le risate dei capitães nel trapiche: «Trazia uma longa entrevista com o diretor furioso. Todo o trapiche ri. Até o padre José Pedro, que está com eles, ri em gargalhadas, como se fosse um dos Capitães da Areia»29.

Così, il desiderio di evasione dal riformatorio costituirà uno dei moventi che spingeranno Pedro a scappare, senza contare il forte sentimento nutrito per la

27 Amado, p. 191. 28 Amado, p. 203. 29 Amado, p. 205.

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ragazzina Dora, quest’ultima altrettanto motivata da un insito desiderio di avventura e libertà. Di fatto, come riportato dall’autore:

«Um mês de orfanato bastou para matar a alegria e a saúde de Dora. Nascera no morro, infância em correrias no morro. Depois a liberdade das ruas da cidade, a vida aventurosa dos Capitães da Areia. Não era uma flor de estufa. Amava o sol, a rua, a liberdade. Fizeram duas tranças do seu cabelo, amarraram com fitas. Fitas cor-de-rosa. Deram-lhe um vestido de pano azul, um avental de um azul mais escuro. Faziam com que ela ouvisse aulas junto com meninas de cinco e seis anos. A comida era má, havia castigo também. Ficar em jejum, perder os recreios. Veio uma febre, ela esteve na enfermaria, onde o sol não entrava e todas as horas pareciam a hora agonizante do crepúsculo»30.

È interessante notare come il forte desiderio di libertà nutrito dai meninos corrobori inevitabilmente la loro condotta ai margini della legalità, come se

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