Esempi non mancano in città straniere come ad esempio a Stoke on Trent nelle Midlands, ove una serie di spazi liberi di tipo naturale sono collegati da una rete di «sentieri verdi» lungo le linee ferroviarie in disuso e di «sentieri blu» lungo i canali: essi rappresentano, insieme a riserve natu-rali, un totale di oltre 600 ettari posti nel cuore della città ove prima esistevano anti-che miniere.
Anche in certe zone di Dortmund i rilevati ferroviari sono stati proposti all'uso alter-nativo come elementi di parco attrezzan-doli a piste ciclabili o a percorsi equestri. Analoghe esperienze di rivivificazione di percorsi ferroviari sembrano percorribili anche in Italia: si pensi ad esempio al
trac-ciato della Faentina che attraversa l'Ap-pennino ed è quindi pienamente rispon-dente alla vocazione di percorso per le atti-vità sportive dei Comuni interessati, in al-ternativa alla sua completa fatiscenza. Ma se strutture di questo tipo si prestano proficuamente a recuperi urbanistici che li utilizzano come elementi di arredo urbano, altre aree urbanisticamente in condizioni di degrado e fatiscenza, possono costituire ottime occasioni per un progressivo rias-sorbimento nella natura e dunque per la loro destinazione a spazi verdi.
Interessante a questo proposito l'esempio dei terrils, cumuli di scorie di miniera che con un oculato intervento sono divenuti in certe zone europee (specie in Vallonie) ele-menti del movimento paesaggistico, an-dando a costituire una orografia artificiale con insediamento di ambienti naturali. Di essi i tedesci anno studiato il rimboschi-mento, trasformandoli completamente da squallidi ambienti marginali, a verdi colli-ne destinate a parco.
Analogo restauro paesistico naturale si è avuto ad esempio in Belgio nella zona di Tournai, per quanto concerne le acque de-rivanti da scavi e da cave di pietre, pro-mosse ad aree verdi con laghetti ricchi di fauna e di vegetazione naturale, vere e pro-prie riserve naturali.
Questi interventi di recupero paesaggistico al termine del ciclo lavorativo dell'indu-stria, possono essere previsti e tenuti in de-bita considerazione già in fase progettuale; ciò avviene nella zona della lignite a Brii-hl-Liblar in Germania dove gli scavi a cie-lo aperto vengono fatti in modo da preven-tivarne il risultato futuro allorché vi si im-metterà l'acqua e si insedierà la vegetazione. La trasformazione di terreni di scarico in parchi si è molto diffusa negli ultimi anni all'estero basta pensare alla pianificazione nella regione della Ruhr, ove centinaia di ettari sono stati trasformati in spazi verdi integralmente restituiti al territorio natura-le. E stato possibile sviluppare e mettere in pratica tecniche in grado di ristabilire l'e-quilibrio ecologico.
Altri progetti di ridimensione ecologica si sono realizzati nella Swandsee Valley nel Galles del Sud, e a Londra con il parco ecologico «William Curtis» lungo il Tami-gi, al di sopra di Tower Bridge.
Una delle correnti che si sta affermando nella concezione dei parchi urbani è quella di applicare i principi ecologici individuati
negli ambienti naturali a quelli modificati dall'uomo. Molto spesso ambienti che ap-paiono ad una prima analisi irrimediabil-mente compromessi, possono essere positi-vamente recuperati con l'instaurarsi di nuovi habitat per nuove specie: ad esempio i depositi di cenere di una centrale del Lancashire furono colonizzati da una spe-cie di orchidea la Dactylorhiza
praetermis-sa che si riteneva non potesse spingersi,
come areale, così a Nord.
Con una avveduta pianificazione è dunque possibile recuperare queste zone, promuo-vendo così anche l'instaurarsi di nuove for-me di vita selvatica in città.
Un esempio di equilibrata coesistenza tra la fauna selvaggia e l'urbanizzazione è rap-presentato da Amsterdam: nei canali artifi-ciali della città vivono numerose specie it-tice come il Rutilus rutilus, il Phoxinus
phoxinus, l'Anguilla anguilla ed altre
par-ticolarmente delicate come la carpa, la tin-ca, il persico, il luccio ed altre ancora, più comuni.
Così tra la vegetazione si sono insediate specie come la Typha latifolia, la canna palustre ed altre anche particolarmente rare e vulnerabili dal punto di vista ecolo-gico come YAcorus calamus e il Butomus
umbellatus.
Anche gli uccelli acquatici trovano il loro habitat nei 100 ettari di specchi lacuali e lungo i 400 chilometri circa di canali (di cui 75 urbani). Nella capitale olandese ri-troviamo così le anatre selvatiche ed altri uccelli migratori quali il fischione e l'alza-vola.
Interessante esemplificazione della nuova concezione del verde cittadino e del modo di accostarsi alla sua progettazione da par-te dei pianificatori è quello rappresentato da Bialoleka Dworsaka, quartiere residen-ziale periferico di Varsavia. Il quartiere, il cui sviluppo è previsto su circa 2 chilome-tri quadrati per un totale di 25.000 abitanti insediabili, si prevede venga realizzato en-tro il 1985.
I lavori sono iniziati nel 1980, preceduti da ricerce scientifiche tese a determinare le condizioni ecofisiografiche della regione: geomorfologia, geologia, idrobiologia, cli-ma, suolo, copertura vegetale reale e po-tenziale, fauna.
II progetto ha tenuto in debita considera-zione anche gli habitat per gli animali desi-derabili dal punto di vista ecologico e del benessere degli abitanti. In seguito a tali
considerazioni sono state mantenute quasi interamente le parti boscate e le aree verdi urbane saranno collegate alla vicina foresta tramite dei «corridoi ecologici» della lar-ghezza di almeno trenta metri, per permet-tere gli spostamenti di animali. Perno cen-trale degli spazi verdi del quartiere sarà un corso d'acqua preesistente, restaurato e cir-condato da stagni e siti boscosi con isolotti e ripari per la fauna. Per la nidificazione degli uccelli saranno artificialmente pro-dotte delle asperità, delle nicchie, dei cu-muli di pietre ecc. Con l'adozione di siepi, ripari, dislivelli, si cercherà pure di limita-re gli effetti perturbatori o distruttori in-dotti dai fari delle auto e dalla circolazione stradale, mentre passaggi sotterranei al di sotto della strada principale non impedi-ranno gli spostamenti o le migrazioni degli animali.
È un'esperienza unica nel suo genere i cui risultati saranno valutabili solo tra una de-cina di anni. Si tratta comunque di un ten-tativo di avanguardia da indicare ad esem-pio per una integrazione armonica tra città e natura, di elevato valore educativo. Altro esempio significativo è quello della
città nuova inglese di Telford. Il suo
inse-diamento si differenzia dalle altre new town per essersi sviluppato non su un'area rurale bensì su un gruppo di insediamenti industriali preesistenti e in grave declino. Il 25% del terreno della nuova città era ab-bandonato e considerato improduttivo a tutti gli effetti: si trattava dunque di recu-perarlo e rivalorizzarlo.
Il piano di sviluppo della città, al principio non tenne conto delle segnalazioni dei siti di interesse ecologico individuati dal Natu-re Conservation Trust, ma più Natu- recente-mente l'ente di sviluppo si è sensibilizzato e ricreduto al punto da dotare il proprio organico di un ecologo. Non solo ma i do-cumenti di piano si sono arricchiti di un allegato specifico dal titolo «La struttura degli spazi liberi e del paesaggio a Telford», in cui si dettano norme precise per la tutela degli habitat esistenti e di quelli nuovi. L'attività mineraria che ha in passato caratterizzato la zona, ha infatti contribuito alla creazione di nuovi am-bienti: i cumuli di sterri ricoperti di bru-ghiere, di praterie acide o neutre, di cespu-gli o alberi; zone acquitrinose prodottesi per effetto della mancanza di drenaggio causata dallo scarico di terreno sterile. La natura ha dunque creato un mosaico
com-La collina torinese costituisce un'inestimabile patrimo-nio naturale che va restituito all'uso della collettività cittadina.
plesso di habitat ricco di vita vegetale che caratterizza ormai il paesaggio di Telford: non solo ma due di questi siti sono stati in-dividuati come di alto interesse scientifico, la Severn Gorge ed il parco municipale. La Severn Gorge, al limite sud della città è costituita da terreni boscosi in forte pen-dio; seppure disturbata dall'attività indu-striale, la zona permane, ricca di vegeta-zione ed è un'ottima area ricreativa forte-mente frequentata. Un'intelligente azione dell'Ironbridge Gorge Museum Trust ne ha inoltre valorizzato il patrimonio di archeo-logia industriale, facendone un polo di at-trazione turistica.
La flora, di cui si è promossa la rigenera-zione naturale, comprende specie rare come il Sorbus torminalis, YOphrys
apife-ra, la Neottia nidus avis; l'area costituisce
inoltre il punto più settentrionale di
nidifi-cazione per l'usignolo in Gran Bretagna. Anche il parco naturale che comprende 180 ettari di cumuli boscosi, stagni, prate-rie e linee ferroviaprate-rie abbandonate, costi-tuisce con la sua varietà di ambienti semi-naturali un'area di grande attrazione ri-creativa didattica. Tre stagni formatisi in seguito a cedimenti di terreno in zona mi-neraria sono stati uniti ed hanno originato un lago che ospita diverse specie di uccelli acquatici e di trampolieri.
Anche Telford rappresenta un caso signifi-cativo di applicazione sistematica dei prin-cipi della tutela della natura all'urbanisti-ca, che si spera possa trovare sempre mag-giore diffusione.
Agendo in questa direzione ed utilizzando gli spazi liberi e naturali a fini didattici si sviluppa una coscienza naturalistica che porterà ad un applicazione e ad una prati-ca delle teorie conservazionistiche sempre maggiore, alla luce della presa di coscienza
dei benefici del vivere in città con ambien-te variato e grandi spazi naturali.
A questi significativi ed esemplari casi di pianificazione territoriale integrata con la conservazione dell'ambiente naturale, oc-corre guardare con fiducia per uno svilup- 1
po futuro dell'ambiente urbano più conso-no alle esigenze di vita. Occorre però pre-stare attenzione agli interventi di risana-mento e di valorizzazione dei luoghi, affin- i chè non si trasformino in porte spalancate ad operazioni speculative tanto più abili e disoneste quanto più puntano sull'attratti-va degli ambienti naturali così ricostruiti. Poiché oggi gli spazi di natura selvaggia sono quasi del tutto assenti nelle metropo-li, occorre approfittare di queste occasioni per dare alle operazioni di riciclaggio un carattere esclusivamente o per lo meno prioritariamente naturale.
Intanto si intravede tutta una serie di evo-luzioni e di sviluppi nella concezione dei
te a Torino con il Parco della Pellerina e con il progetto degli orti cittadini.
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• . • " B V l P M m a l i 'Gli esempi stranieri ci dovrebbero indurre ad una mag-giore considerazione del valore del verde all'interno delle politiche urbanistiche e del disegno complessivo della città. Questi esempi dimostrano come sia possi-bile un'integrazione tra sviluppo urbano e presenza del-la vita selvaggia in città. L'esempio di Amsterdam è si-gnificativo sotto questo profilo e numerose sono le esperienze europee che lo hanno ripetuto.
parchi cittadini che dai tradizionali parchi municipali artificialmente concepiti ed amministrati sta passando ad un tipo di spazio verde più vicino alla natura, a rige-nerazione naturale con costi di manuten-zione più economici, magari intercalati da fattorie urbane e dalla utilizzazione del ter-reno coltivato.
Sono le stesse esperienze che si sono