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Shepherd Ivory Franz

1.5 Gli Stati Unit

1.5.2 Shepherd Ivory Franz

Su questa linea si colloca anche Shepherd Ivory Franz, probabilmente il primo a mettere il concetto di recupero cerebrale, tanto fisico quanto psicologico, al centro

del proprio lavoro in modo esteso. Prendendo le mosse da una critica agli eccessi del localizzazionismo – considerato alla stregua di una new phrenology – egli affermò con decisione una visione dinamica del cervello e gettò le basi per la nascita di programmi di riabilitazione moderni, mostrando come si possano produrre risultati anche dopo la fase più acuta della malattia (o del trauma

invalidante). All’inizio del XX secolo si riteneva, infatti, che oltre i primi due anni dalla lesione non si potessero ottenere miglioramenti funzionali e che, anche nella migliore delle prognosi, non fosse in alcun modo evitabile un certo residuo, non riscontrato invece negli altri animali.

In un articolo apparso sul Journal of the American Medical Association, Franz riportò la propria esperienza con 5 pazienti di età compresa tra i 30 e i 58 anni, da lungo tempo emiplegici e considerati privi di ogni possibilità di ripresa secondo la visione dominante. I risultati dopo 4 mesi di cura suggerirono al contrario che attraverso diverse forme di stimolazione meccanica si potesse portare il paziente dapprima a semplici movimenti estensori dell’arto offeso, quindi, sfruttando il diretto coinvolgimento del paziente, a una motilità ancora maggiore:

The results we have obtained with these five patients show very clearly the possibility of a return of function in a paralyzed segment even after the paralysis has existed much beyond the time limit set by some neurologists for possible improvement. As far as the results from these cases go we have the right to say that the time limit beyond which improvement may not take place cannot be set. Furthermore, there appears at present no indication of a limitation of the quantity of

improvement which may be attained by suitable and sufficiently prolonged therapeutic measures.77

Nella maggior parte dei casi si ha di fronte una disabilità acquisita a causa della mancanza pressoché totale di trattamenti e non dovuta a un limite intrinseco del cervello. Da qui la necessità, a più riprese sottolineata da Franz, di impartire stimoli adeguati al paziente, prodromici a un recupero più rapido e completo. Gli effetti dell’esercizio vengono provati in un noto esperimento del 1917: dopo aver causato emiplegia su quattro esemplari di macacus rhesus attraverso

cauterizzazione della corteccia motoria, Franz applicò diversi protocolli

riabilitativi al fine di valutarne l’efficacia. Ogni scimmia subì la lesione due volte, prima a destra e poi a sinistra, ricevendo due trattamenti distinti in modo da eliminare ogni possibile variabile interindividuale. Così, per esempio, una prima scimmia venne inizialmente forzata all’utilizzo dell’arto paralizzato mediante la costrizione di quello sano e, insieme, stimolata meccanicamente con trattamenti muscolari specifici; successivamente, una volta completata la terapia e subita la seconda emiplegia, l’esemplare venne lasciato senza restrizioni e si aspettò che il recupero spontaneo si verificasse, limitando il più possibile ogni forma

d’interferenza. Nel primo caso l’animale, sottoposto a un regime d’esercizio mirato, riacquistò la normale motilità della metà del corpo offesa in sole tre settimane, riuscendo in seguito persino ad afferrare una mosca con la mano destra. Nel secondo i progressi furono molto più lenti e una sostanziale ripresa funzionale venne osservata solo dopo sei mesi. Franz sperimentò diverse modalità

d’intervento, arrivando però sempre alla medesima conclusione: l’esercizio (meglio se specificatamente designato per i muscoli paralizzati) comporta un recupero più rapido ed efficace:

When, however, efforts are directed to the special nerves and muscles, and when the sound side of the animal is restrained so that movements of climbing and feeding must be made, if at all, by the use of the paralyzed segments the improvement is rapid and the recovery is practically complete.78

Franz, con grande acume, ebbe sempre ben presente la grande portata, sia teorica che pratica, delle sue scoperte. Su un piano teorico egli notò per esempio che:

The results also suggest a reconsideration of the whole problem of cerebral motor control, and especially that of cortical motor control. It has long been believed and taught that the cerebral cortex is necessary for the production of a voluntary movement. While it would be too venturesome to say from the experiments on the monkeys that the power of purely “voluntary” movement was recovered, the experiments on man which have been previously been cited, and those which will be later be published, show conclusively that such “voluntary” movements may be produced even though the paralysis has been what neurologists call “residual”, and in some cases even when it has persisted for a decade or more.79

Su un piano pratico egli intuì i notevoli benefici, tanto per gli individui quanto per la società, che da queste scoperte si potevano ottenere, sollecitando maggior attenzione sull’argomento e non mancando di esprimere il proprio disappunto nel constatare uno scarso interesse del governo americano per le ricerche sulla riorganizzazione cerebrale, specialmente nell’immediato dopoguerra.

For the general welfare of the nation as a whole for the comfort and well-being of the individuals, a laissez-fare method of dealing with them cannot, and should not, be tolerated. […] Efforts must 78 S.I. FRANZ, R.OGDEN (1917), pp. 45-46.

be made to bring about a functional betterment, for the performance of those operations which will make the individual a useful and productive member of society.80

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